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Solipsismo politico del Pd curnense

6 marzo 2015

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Volantino marzo 2015_1

Facendo clic sull’immagine è possibile leggere il volantino in formato Pdf. La pubblicazione è stata curata dal Comitato per la liberazione di Curno sia come risposta, in generale, all’iperattivismo dell’amministrazione serrana, sia, in particolare, alla pretesa avanzata da Max Conti che il regime serrano debba interpretarsi come un’oasi felice di pacificazione, in rapporto alla «litigiosità della vecchia amministrazione» gandulfiana, così com’è stata registrata e presentata dalla stampa anglorobicosassone. In realtà, anche volendo trascurare lo spirito ferocemente antigandulfiano di certa stampa anglorobicosassone, allineata con il verbo serrapedrettista, tale “litigiosità” testimoniava la volontà di resistenza del sindaco del buongoverno ai diktat dei partiti e agli accordi sotterranei tra i rappresentanti della politichetta locale. Proprio come il clima di pacificazione serrano testimonia — al contrario — il clima del “troncamento e sopore, sopore e troncamento” imposto dalla cosiddetta “condivisione” che è vanto sconsiderato del regime serrano. A tale assopimento politico fa riscontro l’ipercinetismo dell’Amministrazione, in ambiti rigorosamente estranei ai fini istituzionali di una politicamente corretta amministrazione comunale; esso si esplicita in iniziative di tipo Minculpop nell’orbe dell’indotto scolastico, nella sussunzione di “buone prassi” in favore di nuovi e mai specificati diritti Lgbt (= lesbiche, gay, bisessuali e transgenici), in scorpacciate femministe, ultimamente anche nel coinvolgimento della cittadinanza in iniziative ireniche, genericamente pacifiste, targate Acli, a fine di penetrazione del mercato elettorale cattoprogressista: basti considerare l’ostensione in Comune della Madonna pellegrina Vera Baboun, prima sindachessa betlemita.

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Il giorno 6 marzo 2015 nelle vie di Curno, con modalità degne di un’azione di commando, è stato distribuito un volantino che, per la rapidità della diffusione e la precisione chirurgica dei contenuti toglierà il sonno ai similprogressisti: infatti, è dedicato alla politica autoreferenziale della dirigenza del Pd curnense, poco sollecita del bene dei cittadini di Curno, ma molto interessata a conquistare posizioni di merito nel partito e negli ambienti che contano (Oltrecurno, come abbiamo avuto modo di scrivere altre volte su Nusquamia: cioè a Bergamo, in Italia, nel mondo…).
Ma abbiamo ragione di ritenere che farà temere qualcosa di analogo anche ai politici residuali, ormai allo sbando, senza una linea politica e attestati su una linea di squallida furbetta difesa dei diritti dei cani: il Locatelli, per esempio, chi e che cosa rappresenta? Cavagna il Giovane, dopo l’exploit antigandulfiano, pensa ancora di avere un futuro politico? il Marcobelotti  quanto tempo ancora potrà vivere in apnea, pur di non prendere di petto l’impedrettamento della sezione curnense della Lega nord? I politici residuali, infatti, anche loro, sanno benissimo che dovranno rendere conto al popolo, personalmente, del loro operato e del loro non-operato.
Dal coordinamento del Genio guastatori ci fanno presente che le prime reazioni alla distribuzione del volantino sono state molto positive. Del tipo: ah, finalmente! daje agl’ipocriti! Il volantino è stato apprezzato — così mi è stato riferito — da chi l’ha letto, ma anche da chi non l’ha (ancora?) letto, ma ne ha avuto un’impressione positiva (un po’ come avviene delle copertine delle riviste illustrate, come Panorama e l’Espresso, che condizionano il giudizio sul contenuto della rivista, “a prescindere”).
Il significato della distribuzione del volantino, che non dice niente di nuovo rispetto a quanto scriviamo su Nusquamia, né ha pretese nuoviste, è proprio questo: oltrepassare e, se posibile, sfondare il muro di gomma posto a tutela delle iniziative dell’Amministrazione serrana. Tali iniziative godono dell’appoggio del Pd: ma, secondo noi, sono talmente spinte nel senso, per esempio, dell’avventurismo femminista ed Lgbt, ultimamente anche con l’ostensione della Madonna pellegrina Vera Baboun, da risultare controproducenti per lo stesso Pd. Il muro di gomma del quale parliamo è costruito in parte con il materiale messo a disposizione dalla stampa anglorobicosassone, in parte, di fatto, dalle iniziative di slealtà antigandulfiana messe in atto dal sistema di potere che si trova sotto la tutela del Gruppp Cürenberg.
I nostri avversari si sono sempre compiaciuti della circolazione ristretta dei contenuti di Nusquamia, in una cerchia d’intenditori. Il volantino è uno dei tentativi di far camminare le nostre idee fra la gente, in un’ipotesi di comunicazione, per il momento, di tipo gesuitico. Senza pretendere di arrivare alle sciure Rusine, quelle vecchie troje edentule avantieri ingozzate con il panettone natalizio del Pedretti, ieri eccitate dal caffè Corti, domani in fibrillazione con chissà quale nuova diavoleria (ricorrendo, per esempio, al potere afrodisiaco del sedano di Verona), né tampoco pretentedere di toccare il cuore ardente delle maestrine in fregola per gli eventi Minculpop e scatenate in danze bacchiche scandite da neologismi sciaquettistici (l’ultimo è quello dei “consumatori” che diventano “consumAttori”!), per il momento, ci piacerebbe essere intesi dai “mandarini”, cioè da coloro che hanno orecchie per intendere. E che potrebbero essere mediatori con il popolo minuto.
Ma l’obiettivo è, poco per volta, arrivare anche al popolo minuto, salvo che alle sciure Rusine e alle maestrine, ovviamente, perché non possiamo pervertire la nostra proposta politica in funzione di quell’elettorato. Non faremo, cioè, qualcosa di simile a quel che ha fatto Renzi con il suo partito, per catturare i voti in fuga da Berlusconi; o come ha fatto Salvini, per catturare i voti della destra ignorante, becera e giustizialista. Tutt’al più ci interessa catturare l’interesse dell’elettorato autenticamente progressista, insofferente del progressismo fru fru. Ma, soprattutto c’interessa far capire al popolo, a tutto il popolo, che si tratta di liberare Curno dalla tutela del Gruppo Cürenberg, sotto la cui coltre fornicano da sempre destra e sinistra. Ergo, la linea di demarcazione non passa fra destra e sinistra, ma fra buon governo e gestione finalizzata ad “altro”, poco importa se quell’altro è l’asservimento a interessi di parte, l’avanzamento di carriera di politici locali smaniosi di social climbing (“scalata sociale”), o vere e proprie “ipsazioni” spacciate per proposta politica.

164 commenti
  1. La rumba della Curno-bella-da-vivere

    Raffaele Viviani scrisse nel 1932 L’ultimo scugnizzo, una commedia in tre atti, con intermezzi musicali, che ha il suo culmine nel testo surreale ’A rumba d’ ’e scugnizze, dove risuonano le voci dei vicoli, in un dialetto antico che qui sentiamo rivivere nell’inteerpretazione di Beppe Barra e della Nuova compagnia di Canto popolare. Ecco alcuni esempi di quel dialetto: i pallune p’allesse sono le castagne grandi da fare lesse; ’o mastrillo è una gabbietta usata come trappola per i topi; ’a rattacasa è la grattugia per il formaggio. Si veda anche il testo originale con trascrizione fonetica e traduzione, in Raffaele Viviani, Canti di scena, p. 173 ss. Per una lettura più spedita della traduzione, a fronte del testo originale: ’A rumba ’e scugnizze.

    Ma perché parliamo della Rumba scugnizza? Perché il vicolo napoletano con l’affastellamento delle voci, quali sentiamo qui sopra, fornisce per metafora una rappresentazione efficace del sogno politico della Serra, per la quale l’amministrazione del bene comune è solo noia: com’è noto, lei si elettrizza per rendere Curno “bella da vivere”. Il sogno è quello di riempire, in una giornata radiosa (il giorno dell’Assunta?) il Largo degl’Impiccati dei “Serra boys”, che farebbero risuonare alte le seguenti parole d’ordine serrane, più o meno come nel vicolo napoletano:

    Condivisione! Bibliomamme! Partecipazione! Il Comune delle ragazze e dei ragazzi! Associazionismo! Femminismo! Lgbt! Martha Nussbaum! Vera Baboun! Aziendalismo! Slàid! Global service! Co-working solidale! Società civile! Acli! Pacifismo! Correttezza politica! Quote rosa! Raccolta consapevole dei tappi di sughero! Mistica steineriana! Ecc.

    Insomma tutto, e il contrario di tutto, perché la dott.ssa Serra si è messa in testa, pur di non occuparsi dell’amministrazione corrente, di riempire tutti gl’interstizi della società e di rappresentare tutte le possibili istanze, poco importa se contraddittorie, perché nella sua “sussunzione” tutto si scioglie, tutto si amalgama, tutto comporta un ritorno d’immagine, o la penetrazione di un settore di mercato elettorale, fosse anche la cattura di un solo voto.

    Per chi voglia apoprofondire l’argomento, ecco la commedia di Raffaele Viviani per intero: la Rumba degli scugnizzi è al tempo 1 : 14.

    Su Raffaele Viviani si veda la scheda Raffaele Viviani.

    • Giustiziariato di Borgocollefegato permalink

      Il negativo solipsismo in cui sembrano crogiolarsi i “belli da vivere” curnesi, però, non ci pare essere del tutto ascrivibile a colpa degli attuali amministratori quaglio-renzo-bersaniani. Proprio al gentilomo appenninico, che aveva come consulente-segretario unico e fidatissimo un altro gentilomo di partito, certo Penati, si deve attribuire, visto che porta pure il suo nome, quella sconsiderata legge che ha nei fatti ridotto e quasi eliminato le minoranze e le possibilità di opposizione nei consigli comunali dei piccoli comuni, dietro la risibile scusa, indegna di un “filosofo”, della riduzione dei costi della politica, nel caso pressoché inesistenti.
      Evidente il calcolo politico (il Pd regge la stragrande maggioranza dei Comuni italiani), altrettanto evidente il danno arrecato agli interessi del popolo: basta un raffreddore o un qualsiasi impegno personale per spegnere con efficace senso dell’opportunismo una voce politicamente scomoda. Ottimo risultato per un signor rappresentante di smacchiatori per belve feroci…

      • Parlare di Bersani? No, grazie. Sarebbe cazzeggio

        Non capisco questo accanimento contro l’appenninico Bersani, rottamato dal bullo fiorentino. Non vorrei che avesse funzione di “cazzeggio”, cioè di allontnare Nusquamia dalla sua rotta, che ormai dovrebbe essere abbastanza chiara: l’affermazione del buon governo, contro le mene dei politicanti indigeni, dei signori della politica Oltrecurno e degli attori del territorio, grandi e piccoli, a Curno e Oltrecurno.
        • In questi giorni, per esempio, abbiamo avviato un dibattito sulla sussunzione dei contenuti delle Acli da parte della dott.ssa Serra, che ha coinvolto la cittadinanza di Curno in scelte tutte sue, che — fra l’altro — si è guardata dal “condividere” e che comunque esulano dal mandato amministrativo.
        • Stiamo anche affrontando il tema della “somministrazione” ai curnensi di pietanze a base di Conserva Pd-Cirio (somministrazine è un termne tecnico, anche questo, come “penetrazione”: si parla nel mondo infernale e spregevole del marketing non solo di “penetrazione di un settore di mercato” ma anche di “somministrazione di un questionario”): così Max Conti e Serra incollano le etichette della Conserva Pd-Cirio nell’albo della raccolta e fanno carriera, mentre i cittadini stanno a guardare, in attesa del buon governo e di conoscere l’agognato bel vivere a Curno.
        • Un altro tema che stiamo tenendo sotto osservazione è l’evanescenza di Forza Italia, in particolare nell’agro curnetense: non credo che la fasciofemminista potrà in futuro considerarsi in quota alla fazione del nonno imperiale, dove dovrebbe stare, essendo in Consiglio l’erede dell’iracondo Consolandi, semmai le converrà passare a Giorgameloni, che è amica di Salvini, ed entrare nella lista della Lega come indipendente di destra (in questo caso: auguri e figli maschi alla Lega!); [*] Locatelli e — peggio ancora — Cavagna il Giovane li vedo in declino, e noi non faremo niente per offrire loro un tutore, al quale possano avviticchiarsi.
        • Quanto alla Lega, siamo qui, affacciati al balcone, divertiti, a osservare Marcobelotti in apnea, pur di non affrontare la questione dell’impedrettamento: ma quanto potrà resistere?

        Conclusione – Siamo fermamente intenzionati ad andare avanti nelle nostre analisi sulla miseria della politichetta curnense e sull’indegnità dei politici indigeni. Intendiamo continuare a rappresentare gl’interessi del popolo, senza farci distrarre dalle sirene della politichetta, degl’inciuci, di compromessi che ci lascerebbero in mutande e senza onore. Oltre tutto le sirene della politichetta a Curno e a Bergamo sono terribilmente racchie: in ogni caso, non cambieremmo idea nemmeno se ci mandassero avanti Maria Elena Boschi. Però chiederemmo agli amici di legarci all’albero della nave, perché lo spirito è forte, ma la carne è debole. Non abbiamo intenzione di farci distrarre. Perciò — mi dispiace — non ci occuperemo di Bersani. Se acconsentissimo a farlo, aggiungendo nuovi argomenti a quel che abbiamo già detto, per cui preferiamo il tetragono uomo appenninico al bullo fiorentino, ci presteremmo al gioco del cazzeggio, che sarà anche divertente per qualcuno, ma che a noi non conviene. Senza contare, che, in generale, siamo noi quelli che si divertono a schivare fendenti, trabocchetti e trappoloni. E provochiamo l’avversario a scendere in campo aperto.

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        [*] La fasciofemminista in un’intervista, rispondendo a una domanda riguardo alla sua disponibilità ad aderire al partito di Passera, disse che ci avrebbe pensato, e che stava esaminando proposte che le vengono da più parti. Il profilo Twitter della fasciofemminista contiene diversi richiami al Passera.

  2. Rinaldo in campo (di battaglia, non edificabile) permalink

    Riguardo a ripetute e preveggenti osservazioni nusquamiche, segnalo l’allegato a L’eco di Bergamo dell’8 marzo dal titolo “Bergamo, una città grandissima”.
    [Ma è già uscito? Vi si parla anche della Serra e di Max Conti? N.d.Ar.]

  3. P Duellante permalink

    Il mio nome è estratto dalla mia sete di approfondire prima di affondare il colpo ferale.
    Ho letto il volantino consegnato da parte (come dite voi) di un’azione di commando. Se, ripeto se, fosse vera e purtroppo mi si apre una ferita facendo, per memoria associativa, da quel volantino messa in bella mostra in bacheca PD da parte di Conti Massimo, il quale rigettava le colpe su i principali responsabili PD di bergamo chiedendo chiarimenti. Ma perché questo accanimento personale a una persona apparentemente neutra quando la colpa non è personale?

    • Se ho capito bene, lei si domanda perché Max Conti se la sia presa con qualcuno del suo partito (chi? Qualche renzista?) che tuttavia non portava responsabilità personali nel siluramento del Mortadella. Ho capito bene?

  4. P Duellante permalink

    No. Intendevo dire:-malgrado Conti Max se la fosse presa con i vertici del partito bergamasco- perché voi di Nusquamia ve la prendete con lui che è un integerrimo lavoratore?
    Nel volantino avete scritto che ha detto di fare, quel che poi non ha fatto in virtù di qualche sodalizio di carriera. Con buona pace di chi li vota, così stanno le cose. Le persone fanno quel che meglio gli conviene e per ambizioni personali.

    [Max Conti non è certo uno che se ne sta con le mani in mano. Come del resto la dott.ssa Serra. Ora, tutto sta a vedere perché si agitano. Lo fanno perché hanno le belle idee, come dànno a intendere, o lo fanno per se stessi? A noi pare, se i dati della nostra osservazione non fallano, e se non è fallace la concatenazione delle proposizioni desunte dall’osservazione, che si agitino soprattutto per se stessi. Non basta dire: “Ma quello si fa il culo, possibile che tu abbia da dire proprio su tutto?”. Ma io rispondo: “Se uno si fa il culo pro domo sua, qual è il suo merito?”. Se il cavalier Rana spende tanto in pubblicità, diremo forse che è generoso? No, perché è evidente che spende, per poi guadagnare ancora di più, con la vendita dei suoi ravioli. Tutto qui. N.d.Ar.]

  5. Ermete Brozniewskj permalink

    Azione di commando? E che e’? Ci vogliono le teste di cuoio per distribuire un volantino? Comunque. Non ostante i pashmerga di Gandolfi e l’azione chirurgica degna di Tsahal, volantini dalle mie parte non se ne sono visti.
    [La distribuzione è cominciata proprio dalle sue parti, se non vado errato. E il volantino, credo, è stato conformato a tubo, per una più efficace penetrazione nel settore di mercato (“penetrazione” è un vocabolo tecnico del gergo markettaro). N.d.Ar.]

    L’ho comunque letto. Ben fatto… ma risponde a un volantino pd del dicembre 2014. Ora siamo a marzo 2015…e poi…tutto gia’letto e riletto. Insomma per citare Raimondo Vianello… stasera niente di nuovo. Mi piacerebbe poi sapere che effetto desiderava che avesse.
    [Duplice: notifica alla popolazione dell’egotismo similprogressista e rappresaglia demoralizzante. I similprogressisti non possono e non devono permettersi atteggiamenti di superiorità, solo perché tengono per i testicoli la stampa anglorobicosassone: se se li permettono, pagano dazio. N.d.Ar.]

    Stamane il Sindaco e Max Conti facevano colazione allegri e sorridenti [Che tipo si sorriso? Liscio, asseverativo o amaro? N.d.Ar.]. Col volantino sul tavolino…spero non l’avessero letto. Senno’..

    [La fonte di questo messaggio, com’è facile congetturare, ma come anche si può dimostrare, è il similgatto padano. N.d.Ar.]

    • Letto e riletto da chi legge Nusquamia: vero. Ma non letto da chi non legge Nusquamia. Ed è venuto il momento che il popolo sappia; e se non sa, che si faccia venire i dubbi. Per esempio, perché il gruppo similprogressista, nel quale la dott.ssa Serra aveva affermato la propria egemonia, accantonando le pretese della dott.ssa Gamba, si mise d’accordo con il Pedretti e con la quinta colonna del Pdl? Perché pensò che fosse opportuno disarcionare il sindaco del buongoverno 40 giorni prima della scadenza naturale del mandato? Quale segnale volevano mandare? E a chi? Non hanno mai dato una risposta plausibile a tali quesiti e noi siamo autorizzati a pensare il peggio. E, con noi, il popolo.

    • Serrate le porte permalink

      Letto, senza dubbi. E probabilmente nel loro casuale e nutritivo incontro ne hanno anche trattato in profondità e con ampia prudenza. Sarebbe stato in ogni caso assurdo se non l’avessero fatto. E con urgenza. Hanno approfittato subito della casuale circostanza, ovvio. Se anche fosse stato qualcosa di cui fare spallucce e riderci sopra, da bravi elementi di un partito occupazionista quali sono, non avrebbero potuto non consultarsi immediatamente. Se poi il volantino dà pure loro qualche preoccupazione, a maggior ragione hanno dovuto concordare comportamenti e contromosse. Anche perché sono stati rimessi in discussione certi rapporti impropri che forse è giunto il momento di meglio regolare. Come? Forse qui sta il problema, che un solo sorrisetto asseverativo non risolve. E forse anche i corrispondenti dell’altra sponda del problema hanno casualmente fatto colazione insieme. Sorridenti anche loro? Certamente… Forse.

  6. Peppinoil meccanico permalink

    @ Ermete.
    Mai sentito nominare:-azione di disturbo dietro le linee nemiche?-. Quindi nel cuore dell’avversario da studiare per poi colpire nuovamente con azioni ancor più incisive? No!? Ebbene, credo che in futuro ci sarà dell’altro. Adesso sono solo scaramucce a confronto, vedrà quando inizieranno i veri assalti.
    Celebre volantino del Dicembre 2014? Dove sta la diaspora? Come scritto moltissime volte su questo diario-”qua non si dimentica nulla” e adesso neppure i cittadini dimenticheranno facilmente. Anzi, probabilmente inizierà un romanzo dove gli interpreti principali saranno nominati per la loro grandezza, i cittadini (quelli che ho sentito personalmente) non vedono l’ora che vi sia un seguito.
    Giustamente Aristide chiede che si dica il perché del disarcionamento 40 giorni prima della fine naturale del mandato del Sindaco Gandolfi, vogliono sapere anche di alcuni terreni oltre ai motivi che hanno spinto qualche lestofante ad aprire una voragine nel campo edilizio con aggetti fuori misura (gatto padano non intervenga, ho scritto fuori misura, lei è fuori gioco ormai, oltretutto è sotto misura) per gran parte dei residenti creando un grave precedente che destabilizzerebbe l’amministrazione.
    Mi risulta che tutti i cittadini di Curno abbiano ricevuto il volantino, gli unici che possono dire di non averlo ricevuto sono coloro che, spaventati, lo hanno cestinato immediatamente visto che lo stile di Gandolfi è inconfondibile, ma dubito, troppa è la sorpresa. Credo che qualcuno in zona Marigolda non lo abbia ricevuto di proposito, personaggio noto su questo diario per la sublime intelligenza, intelligenza che se non si fosse nascosto in una grotta, quando Dio nella sua infinita bontà pensò di distribuirla.
    Lei signor Ermete è furbo, ma non abbastanza da negare che a qualcuno ha dato un po’ fastidio. Pochino pochino.

    • … perciò: obiettivo raggiunto! Azione di disturbo eseguita, le retrovie hanno accusato il colpo.

  7. Resistente in pensione permalink

    Faccio presente che il volantino in esclusiva per il similgatto padano è stato conformato a tubo dal un resistente per una più efficace penetrazione della sua buca delle lettere.
    Il medesimo volantino è stato consegnato a tutti i suoi condomini e a tutti i suoi vicini di casa di via e di quartiere, ma per loro rispettosamente, ovvero non a tubo.
    In altro condominio della Marigolda, un po’ più a sud est, abita un noto coglione e ipocrita curnese, quello che va in giro a dire che la collocazione della nuova farmacia in paese, e non alla Marigolda, sarebbe una colpa dell’ Amministrazione Gandolfi. Peccato per il noto coglione e ipocrita curnese che la Serra abbia dichiarato in Consiglio, con un suo scritto che è agli atti, che la perimetrazione della zona Marigolda fino a Largo Vittoria (pazzesco!) ai fini dell’apertura di una nuova farmacia fu opera della Morelli. Eppure il falso e bugiardo, che si vede spessissimo anche in Chiesa (questa è da ridere!) seguita a dire che se i marigoldini non hanno la nuova farmacia in loco è a causa del Sindaco Gandolfi. Bravo, bravo il nostro somaro. Ebbene, mi fanno sapere i nostri amici resistenti, che al suddetto coglionazzo, il volantino non è stato intenzionalmente consegnato, per ragioni, diciamo così, “militarmente” riservate. Ma a un suo carissimo amico di area politica che abita nel suo stesso condominio sì, per cui non si preoccupi il nostro similgatto, perché evidentemente o per la legge dell’attrazione egli se la fà solo e soltanto con il suddetto coglionazzo, cui il volantino non è stato intenzionalmente imbucato o il similgatto non dice il vero. Ma può darsi che siano plausibili entrambe le ipotesi, il similgatto non solo frequenta il coglionazzo, ma anche, come di suo solito tra l’altro, non dice il vero.
    Aggiungo che, essendo il similgatto noto non solo ai cittadini di Curno, ma anche ai suoi compagni di partito di Bergamo, per la sua incapacità di leggere un testo tra le righe e pertanto di coglierne le implicite, forse per azione di commando Aristide, con linguaggio simbolico, intende non solo la rapidità con cui il volantino è stato diffuso a tutto campo, tra la notte di giovedì e l’alba di venerdì, sia a Curno che non, ma anche il fatto che nessuno, neppure il mago Silvan, avrebbe potuto immaginare che, d’improvviso, dopo ormai due mesi, e pertanto in modalità “fredda”, a Max Conti sarebbe stato servito il c.d. benservito. Dopotutto non è mica colpa di Gandolfi se Max Conti nel suo volantino PD ha avuto la brillante idea di attaccare un’ Amministrazione, che non governa più dall’ormai lontano 2012. Che regola è mai questa sig. similgatto, il suo amico Max Conti è autorizzato a attaccare Gandolfi anche dopo tre anni dalla fine del suo mandato, mentre Gandolfi non potrebbe rispondere a un volantino del PD soltanto perché sarebbero passati due mesi dalla sua distribuzione. Ragionamento da sfigato il suo, altro che fare il fico. Soltanto uno potente sfigato può ipotizzare di rompere le glorie di Gandolfi e quelle dei suoi compagni resistenti, glorie tra l’altro “ben tetragone ai colpi di ventura”, senza mettere in conto che ne pagherà, a tempo debito, a caldo o a freddo, amarissime conseguenze politiche e di carriera. Il similgatto è tra l’altro doppiamente sciocco, poiché, se non mi sbaglio, Aristide dovrebbe aver scritto più volte che i resistenti di Curno sostengono il diritto alla rappresaglia. La cosa che veramente dispiace, e qui lo dico sinceramente, e non sto scherzando, è che Max Conti metta nei guai per l’ennesima volta il partito del PD e la Serra, che per capacità batte sia Max Conti che Luisa Gamba 10 a 0, ma anche Giovanni Locatelli e Roberto Pedretti, che per colpa sua sono stati citati nel volantino del Davide, non facendo certo una bella figura. Se la prendano dunque sia la Serra, che il suo amico Pedretti e il Locatelli proprio con Max Conti, non certo con Gandolfi. Il suggerimento, umilissimo s’intende, è quello di frequentarlo da parte loro il meno possibile, non vorrei che si cominciasse a dire in giro, che anche Max Conti, come purtroppo Pedretti, e mi dispiace per lui, non porti bene ai suoi frequentanti, in quanto fonte potenziale di guai. Adesso capisco perché Gandolfi su questo blog, quando qualcuno suggerì a Max Conti, che si era appena recato a casa di Pedretti, di recarsi anche a casa sua, Gandolfi rispose, questa volta a caldo: ” Vaderetrosatàn! “.

    • Una nuova cacata legge? La rispediamo al mittente, come tutte le leggi di questo tipo

      Si vorrebbe far passare la cacata legge per cui, all’occorrenza, la similsinistra potrebbe continuare a sparare ad alzo zero contro Gandolfi, mentre noi non dovremmo rispondere se non nei tempi e nei modi da loro stabiliti. Così, secondo lorsignori, il fermo della nuova scuola elementare costituirebbe un «passato vergognoso» da attribuire a Gandolfi, e ci fanno un volantino; come pure Gandolfi dovrebbe vergognarsi della disinformazione del giornalismo anglorobicosassone, che pubblicava “spilli” che invitavano Gandolfi a non reagire alle molestie del Pedretti, che aveva la pretesa di sconvolgere gli assetti istituzionali nel Consiglio comunale, come quando faceva il diavolo a quattro per espellere Fassi e Donizetti dal Gruppo consiliare della Lega nord. Dovrebbe vergognarsi la stampa anglorobicosassone, e invece secondo i similprogressisti dovrebbe essere Gandolfi a vergognarsi. E ci fanno anche un volantino! Eh no! La pazienza ha un limite! Il bello è che, mentre dimostrano di essere poco intelligenti, pretendono, invece, di essere furbi. Ieri erano alleati del Pedretti più che bellicoso nei confrotni dell’Islam, oggi sono allineati con il pacifismo cattoprogressista delle Acli, secondo convenienza. E secondo loro noi siamo fessi, non ci accorgiamo di niente?
      Dunque, lorsignori vorrebbero imporci la cacata legge per cui noi non possiamo rispondere a un loro volantino, due mesi dopo. Ebbene, noi la respingiamo al mittente.
      Non ci facciamo imporre niente: né i tempi delle nostre manovre di guerra, né i contenuti, né i modi, né il linguaggio. Pensate che arrivarono a lamentare che noi usassimo un certo tipo di caratteri (dai coglionazzi chiamati “le font”, perché in inglese font significa “carattere di stampa”) per i nostri volantini (giuro che è vero!). Ma chi credono di essere? Questo è delirio di potenza, follia! E da che pulpito viene la predica!
      Ripeto: io non mi farei mettere i piedi in testa né da La Pira, né da don Milani (che oltre tutto era anche un uomo cattivo, coem testimoniano la sua Lettera a una professoressa e la sua corrispondenza con la madre). Ma almeno quelli avevano una coerenza e una cultura, valeva la pena ascoltarli; così come — non mi stancherò di ripeterlo — valeva la pena ascoltare Togliatti. Altri uomini, altra cultura. Ma questi sono fondamentalmente proiezionisti di slàid, anche se l’ultima loro trovata, della quale vanno molto orgogliosi, è quella di turlupinare le gerarchie cattoliche. Ebbene, saranno smascherati.
      Ribadisco infine un punto, che ho toccato altre volte, ma sul quale varrà la pena insistere. Quando parliamo di politica (in realtà, politichetta curnense) intendiamo fare discorsi concreti. Non solo non ci sta a cuore fare un discorso di comunismo e anticomunismo: fra l’altro, questi similprogressisti aziendalisti, che oggi furbescamente prendono parte alle processioni cattoprogressiste delle Acli, con l’immaginetta di Vera Baboun nel portafoglio, non sono nemmeno degni di chiamarsi “comunisti” (e tu, Bepi el memorioso, vergognati di aver svenduto il partito a costoro!). Non c’interessa nemmeno la contrapposizione destra / sinistra. Ci interessa, invece, la contrapposizione tra buon governo e governo “allotropico” cioè rivolto ad altro: a interessi di parte, alla propria progressione di carriera ecc.
      Dirò di più: non ha senso, in ambito curnense, prendersela in astratto con il Pd, né con Forza Italia, né con la Lega. Semmai — ma parlo a titolo personale — non sopporto proprio la Giorgia Meloni, indipendentemente dal fatto che la fasciofemminista curnense possa schierarsi con lei, a sorpresa. In concreto, invece, ha senso rimproverare al Pd, a Forza Italia e alla Lega di non far niente per levare di mezzo queste loro rappresentanze locali, che fanno mero lavoro d’intercettazione del sentire politico dei cittadini che, alle elezioni nazionali, potrebbero anche votare per Pd, Forza Italia e Lega; ma che a Curno faranno bene a non votare queste rappresentanze che fanno del male, sia a Curno e ai suoi cittadini, sia ai partiti dei quali si sono proclamati agenti monomandatari. Noi ci adopereremo per rendere questo concetto sempre più chiaro, alla luce di due principi:
      a) come nella metafora illuministica dell’Universo assimilato a un orologio, riteniamo che il futuro segnato dalle lancette sia determinato dalla posizione assunta dai ruotismi nel passato, e noi non dimentichiamo niente; in altre parole, i similprogresssiti dovranno fare i conti con il patto serrapedrettista; Locatelli (sempre che gli riesca di presentarsi come agente monomandatario di Forza Italia) dovrà fare i conti con il suo passato di pentastilita, cioè con la sua militanza nella “quinta colonna”; MArcobelotti dovrà fare i conti con il passato e con il presente impedrettamento della sezione leghista di Curno. Deliberatamente non parlo del consigliere cinofilo Cavagna il Giovane, perché lo dò per politicamente spacciato.
      b) le responsabilità politiche di chi pretende di esercitare un ruolo di rappresentanza dei cittadini sono personali e non astratte; in sede curnense non c’interessa verificare quanto il buon Renzi sia aziendalista, servo dei poteri forti e antiumanitario; in questa sede c’interessa verificare quanto questa amministrazione sia prona all’ideologia aziendalista dei fogli Excel e della Gamba-slàid, per esempio. Naturalmente, c’interessa anche demistificare il suo ipercinetismo associazionistico, cattoprogressista ecc.

  8. Giurista permalink

    Cito il similgatto: “Mi piacerebbe poi sapere che effetto desiderava che avesse”
    Interpreto l’effetto: ” è la Legge di De Gasperi, chi l’ha in culo non si esasperi “.

    • Menghistu permalink

      È un curioso detto che, appartenente al gergo qui tanto lodato e talora efficace della benedetta sciura Rusina, pare essere essere ululato, bofonchiato e condiviso da personaggi altrettanto curiosi appartenenti al mondo dei politicanti locali. I quali attendono con ansia di poter formare una corale.

      • Non credo che la sciura Rusina abbia dimestichezza con la legge di De Gasperi (Chi l’ha in culo non si esasperi”, appunto), con la legge di Gay-Lussac (“Cazzo in culo fa ciac ciac”) ecc.
        La voce della sciura Rusina — non dimentichiamolo, è quella della tradizione, dei valori identitari, che ognuno s’inventa a suo piacimento, secondo convenienza: valori che, secondo alcuni furbacchioni, dovrebbero far aggio sull’intelligenza, che è di chi ce l’ha, e sulla cultura, che è di tutti coloro che intendono appropriarsene, e che non conosce confini geografici, né si trasmette per selezione, trasmissione e infusione di sperma.
        La sciura Rusina talora, anche se non è presente materialmente, viene evocata a fini di sleale o quanto meno sciocchina lotta politica, come quando si dice che noi resistenti dovremmo tenerla da conto, come riferimento ideale della nostra proposta politica e della nostra comunicazione. Alla sciura Rusina ideale noi riserviamo una buona spruzzatina di ideale Ddt: ” ‘Mazza la vecchia, col Flit!”.
        Insomma, non vedo perché dovremmo regalare alla sciura Rusina un’arguzia, ancorché solo goliardica, che non ha. Analogamente, in un commento precedente, ritenevo doveroso tenere separati i due personaggi della sciura Rusina e della Maria De Filippi. La sciura Rusina, implicitamente evocata con vari nomi (schiettezza e ignoranza del popolo, tradizione, valori identitari, il territorio, la “nostra” cultura ecc.) è bene che conservi il suo carattere di mostruosità intrinseca, senza contaminazioni.

      • Talami ventosi permalink

        Mi sembra che quella legge, in voga quando De Gasperi era ancora onorato e certe cosucce erano più che esasperanti, sia oggi da modificare. A Curno, almeno. Si dovrà cantare in coro che quando si applica la legge ci si esalta e non esaspera. Fiat pulcherrima voluntas Serrae. Ma io resto del vecchio parere.

        • Sant’Alfonso de’ Liguori non condanna gli Lgbt, ma condanna le pratiche Lgbt

          @ Talami ventosi
          Vedo che anche lei aderisce al vecchio pregiudizio giudaico-cristiano, contrario alla sodomia, confermato dall’autorità fra gli altri – di San Paolo, di sant’Alfonso MAria de’ Liguori, l’autore di ‘Tu scendi dalle stelle’: si veda nel suo trattato ad uso dei confessori il capitolo ‘De actibus turpibus consummatis contra naturam’, sugli atti turpi consumati contro natura, l’esplicita condanna contro la sodomia, che qui è definita correttamente come un modo di giacersi (“concubitus”) contro natura, non necessariamente consistente la penetrazione anale, anche se la condanna comprende questa pratica. La quale, se praticata su una donna, può essere perfetta o imperfetta (in tal caso è meno grave).
          Dunque sant’Alfonso de’ Liguori fa cadere nella parola “sodomia” tutte le pratiche Lgbt. Di qui si deduce che il santo non condanna gli Lgbt (in termini moderni e neofrancescani: chi è un santo della Chiesa per giudicare?) ma condanna le pratiche di conseguimento del piacere che usano tra gli Lgbt.


          Facendo clic sull’immagine si accede alla lettura del trattato di sant’Alfonso Maria de’ Liguori al riguardo della sodomia (che, secondo la dottrina della Chiesa, comprende tutte le varietà di atti impuri commessi in ambito Lgbt, ma non solo: per esempio, anche l’irrumatio , cioè l’atto di chi riceve una fellatio, cambia specie, se praticata in bocca maschile o femminile; e se praticata in bocca femminile può esere perfetta o imperfetta).

          Premesso che non sono un esperto di sodomia, ma che conosco il latino e l’arte d’interpretare i testi, su gentile richiesta della dott.ssa Serra potrei leggere e commentare questo capitolo in Sala consiliare, come contraltare alla presentazione del libro Lgbt-friendly dell’ex segretario comunale Annalisa di Piazza, il prossimo 6 maggio.

      • Leggo don Fanali permalink

        Caro amico, poiché anch’io leggo e sorseggio fra l’altre bagatelle gli scritti di Sant’Alfonso de’ Liguori, credo che la tua proposta di tenere una lettura pubblica di quel testo, cosa mai avvenuta prima d’ora, non solo bilancerebbe l’iniziativa libresca augustea ma la supererebbe di gran lunga, con concorso generalizzato di popolo, inclitus et vulgus. Seriamente: vuoi vedere che mi salta lo sghiribizzo di parlarne in sede opportuna e organizzarla, per esempio all’oratorio e anche senza l’augusto ausilio della sessantaerottesima MAS?

      • Serrate le porte o quel che volete permalink

        Nella sinistra c’è un nome nuovo e promettente in materia Lgbt e tetre terre affini: Alessia Rotta, parlamentare. Nella trasmissione cui ha partecipato con enfasi alquanto volgare ha lasciato intendere che la vicenda Lgbt è questione di diritti umani fondamentali equiparabili o ragguagliabili a quelli di coloro che affogano sui barconi appartenenti alla nota compagnia di navigazione denominata da molti “Catena mafiosa di traffico di persone”, che percorre incontrastata, quasi avesse tutte le regolari autorizzazioni governative, le rotte “avantindrée” del Mediterraneo. Non solo. Certe resistenze all’accoglienza di migranti transmediterranei presenti in Veneto “guarirebbero” immediatamente, secondo la Rotta, se solo si riconoscessero i diritti Lgbt ipotizzati in pericolosi ddl di iniziativa dei renzobersaniani.
        Capito la Rotta? Però, quanto si aspetta questa qui da certe cose!…

  9. Peppinoil meccanico permalink

    @ Resistente in pensione.
    Concordo con quanto scritto da Resistente in pensione.
    Il coglionazzo cui fa riferimento è lo stesso che qualche tempo addietro aveva accusato un portalettere di aver tolto dalla cassetta della posta altre missive per far posto alle proprie (del portalettere), al che, il portalettere spazientito da tanta boria messa in atto dall’imbecille, ha chiesto che venissero chiamati i Carabinieri per definire e chiarire tutta la faccenda.
    Come si supponeva, il pallone gonfiato si è sgonfiato immediatamente e per tutta risposta disse che non era necessario arrivare a disturbare l’arma. Questo per dire come, a volte sono vigliacchi e traditori certi personaggi e di come si vantino della propria posizione credendo si sopraffare il loro prossimo. L’imbecille, credeva di avere a che fare con i soliti suoi simili, ma quando si trovò di fronte a una persona, con i contro coglioni, dico io, se l’è fatta addosso dalla paura andandosene borbottando qualche frase insensata, sì insensata, perché diversamente starebbe ancora a contare gli schiaffi che il portalettere gli avrebbe sicuramente dati. Siccome il coglionazzo temo non sappia nemmeno contare, gli schiaffi pervenutagli saranno sempre uno e qual’ora i suoi simili gli avessero chiesto quanti schiaffi avesse ricevuto, avrebbe risposto:-uno-uno-uno-uno-uno-uno-uno-.
    Stavate buoni nel vostro recinto non sarebbe accaduto così presto, avete fatto arrabbiare le persone sbagliate.

    Non tema signor Salice, c’è sicuramente dell’altro da aggiungere.
    P.S.
    Secondo lei non è stata un’azione di commando? Se lei ha svolto il servizio militare, anche come crocerossina, saprà che quando occorrono azioni urgenti e necessarie non bisogna demandare, si fa e basta.
    Certo che se uno fa l’imboscato non sa neppure di cosa si parla.
    Alcuni di noi, sfortunatamente per alcuni di voi, hanno svolto servizio militare anche come volontari.
    Che gran cazzata che ha scritto, micione sentimentalista, mica abbiamo detto di essere Rambo.

    • Voglio sperare che il coglionazzo qui sopra descritto sia frutto della fantasia di Peppino il meccanico. Com’è noto, non abito a Curno, ma in antro abduano. E se è vero che talvolta mi son preso gioco della modestia intellettuale di alcuni ripani con velleità culturali, se è vero che trovo penose le targhe “Casa da nobile” affisse da un ipercinetico assessore con smanie nobiliari, pur non essendo nobile, e se è vero che tutto quel che qui c’è di bello è dono di natura o frutto d’ingegno non autoctono, alla faccia della mistica localistica e identitaria, ebbene, pur con questi limiti, poiché qui non ci sono pezzi di merda che fanno politica con denunce anonime, né si contano simili nefandezze, mi sembra che questo, tutto sommato, sia un paese bello da vivere. Anche se, per interessamento di un segretario comunale che una ne fa e cento ne pensa, sciaguratamente, e burinamente, si fregia del titolo di città (una delle pensate di quel segretario in splendida carriera è la Coa, il mostro tecno-burocratico partecipato dal Comune di Curno, al tempo della Giunta Morelli).

  10. Peppinoil meccanico permalink

    Il coglionazzo sopra descritto è frutto della verità. Esiste e come.
    Una faccia, una razza; ecco, egli appartiene a quella genia di coglionazzi. Un vanto per il territorio.

  11. Marigolda dissociata permalink

    Il fatto stesso che alcuni personaggi si circondino di personaggi di indubbia [penso che volesse scrivere “dubbia”: N.d.Ar.] qualità umanistica, fa capire che sono disposti a tutto, pur di raggiungere l’agognato posto in carriera. L’aziendalismo amministrativo e politico, che visione tombale.
    Ricorda, signor Aristide, quando su questo diario scriveva che la maggior parte degli aziendalisti sono disposti a vendere la propria madre a un nano da circo? [Ho appreso questa espressione da una canzone di De André. N.d.Ar.] Porca miseria, vuoi vedere che aveva ragione Aristide?

    [Alcuni nostri avversari sono assatanati, e l’assatanamento fa perdere loro il lume della ragione, sempre che l’abbiano avuto in qualche stagione della loro vita, così come sempre l’assatanamento, l’ambizione, l’egoismo allentano o anche mettono fuori gioco parecchi freni inibitori, che sono una prerogativa dell’uomo civile. N.d.Ar.]

    • Leggiamo leggiamo permalink

      Due osservazioni: il pungente commento precedente era evidentemente rivolto contro il Gandolfi, accusato di non essere capace da solo di farsi largo in quella politichetta cui aspirerebbe con smodata ambizione di stampo aziendalistico. Si vorrebbe, cioè, ribaltare sul Gandolfi la stessa accusa rivolta ai suoi avversari, secondo il metodo antico, prediletto dal Perdetti, e forse rispolverato a colazione, del “tutti colpevoli, nessun colpevole”.
      Seconda osservazione: fondamentale il rigore morale, ma occorrono anche concrete azioni di controllo amministrativo, base per un futuro e divrrso indirizzo politico locale.

      • @ Leggiamo leggiamo
        Il «pungente commento precedente» dovrebbe essere di “MArigolda dissociata” che qui sotto precisa di aver fatto ironia sull’acume di penetrazione intellettuale dei nostri avversari. Dunque, se ho capito bene, non era riferito a Gandolfi.
        Quanto al «rigore morale», di per sé insufficiente, penso che lei voglia punzecchiare Aristide, che insiste parecchio sulla meschinità, sull’evasione etica e sulla vaghezza della proposta politica dei nostri avversari, proiettati come sono nella mistica dell’associazionismo, nell’entusiasmo politicamente corretto, e sempre pronti ad abbracciare qualsiasi causa portatrice di consenso, dall’eresia steineriana alle fiaccolate cattoprogressiste.
        Ma io non ho mai sostenuto che l’analisi politica debba esaurirsi nella critica dell’opportunismo e della meschinità dei nostri avversari. Questa semmai è la critica che posso fare, analizzando i dati disponibili, e che so fare. Le «azioni concrete di controllo amminstrativo», che sono fuori della mia portata, sono benvenute. Ma non si può pretendere che le faccia Aristide, che semmai, quando i risultati di tali controlli gli siano presentati, e siano ben argomentati, sarà lieto di darne notizia e tradurli in un linguaggio accessibile ai non addetti ai lavori. Come ho fatto, in parte, a proposito delle manovre sleali per sbalzare Gandolfi dalla scena politica con cavilli amministrativi (vedi le richieste di chiarimento di Cavagna il Giovane), a proposito del ben noto aggetto siffredico.
        In concreto, lei ha qualche sospetto? In quale direzione bisognerebbe indagare? Non pretendo che lei lo scriva su Nusquamia, però penso che lei potrebbe far arrivare a Gandolfi, privatamente, l’indicazione degli argomenti da approfondire. E lei stesso potrebbe dare una mano nell’analisi dei dati che, ripeto, Nusquamia sarà ben lieta di ospitare.
        In conclusione, non vedo come le «concrete azioni di controllo amministrativo» possano mettere in discussione la linea di resistenza dispiegata da Nusquamia o addirittura dare il “la” alla linea di resistenza. Altrimenti si cade nell’assioma del gatto padano doc, per il quale contano le cacate carte, e solo le cacate carte. Delle quali lui si professa espertissimo.

  12. Marigolda dissociata permalink

    Era ironica la parte riguardante la -indubbia qualità umanistica-.
    Non sapendo cosa farsene.

    • Lorsignori si facciano forti, come arma di offesa, dei giornalisti anglorobicosassoni. A noi bastano la cultura, l’ironia e l’onestà intellettuale
      Sull’ironia, che tanto dispiace ai nostri avversari

      @ Marigolda associata
      Giusto. La parola “ironìa”, è una parola greca, difficilissima a spiegarsi, con una semplice riformulazione. Letteralmente, significa “dissimulazione”, ma, detto così, è troppo poco, e si presta a fraintendimenti. Vediamo allora il contesto storico di riferimento, come ce la presenta, per esempio, il dizionario Liddell [*] & Scott:

      εἰρωνεία, ἡ [eirōneía] – Dissimulazione, cioè ignoranza messa in gioco di proposito, per provocare o confondere l’antagonista; un modo di argomentazione usato da Socrate contro i sofisti.

      Lo stesso Cicerone, che più di una volta asserì — fra l’altro, mentendo — che nella lingua latina si possono esprimere tutti i concetti filosofici che i romani còlti leggevano nelle opere dei Greci, si trova costretto a ricorrere alla parola greca “eirōneía”, perché il latino dissimulatio non sarebbe sufficiente a dare un’idea dell’ironia. Così, parlando di Socrate, scrive (si veda Academicorum priorum liber II, 5, 15, un’edizione teubneriana che trovate in rete, certo non in quel ridicolo, pretenzioso e strabuzzurro Bibliomostro, concepito per dare la stura alle smanie di protagonismo di provincialotti ignoranti):

      Ita cum aliud diceret atque sentiret, libenter uti solitus est ea dissimulatione quam Graeci εἰρωνείαν vocant.

      Cioé:

      Pertanto, dovendo [Socrate] dire altro da quel che pensava, fece ricorso volentieri a quella forma di dissimulazione che i Greci chiamano “ironia”.

      ————————————————
      [*] Per la cronaca, Liddell era professore di greco a Oxford, ed era il padre di Alice Liddell, alla quale è idealmente dedicato il libro Alice nel paese delle meraviglie scritto da Lewis Carrol, che all’anagrafe faceva Charles Dodgson: sì, il reverendo Charles Dodgson, professore anche lui a Oxford (professore di matematica), logico e appassionato di fotografia, che in epoca vittoriana era un’arte recente, ancora inesplorata. Qui sotto, una fotografia di Alice Liddell, fotografata da Carroll nelle vesti di una piccola mendicante.

  13. Marigolda dissociata permalink

    @ Leggiamo leggiamo
    Provi a rileggere quanto scritto precedentemente e si renderà conto del grossolano errore in cui è rovinato.
    Scrivevo:-”L’aziendalismo amministrativo e politico, che visione tombale”.
    Tutto è interpretabile, ma dare una errata interpretazione di questo tipo asserendo che Gandolfi aveva, durante il suo mandato come sindaco, gestito l’operato amministrativo in senso aziendalistico, è voler a ogni costo trovare il pelo nell’uovo. E quando mai Gandolfi diresse il paradiso municipalizzato come fosse un manager? Mai; si fidi sulla parola e su questo fatto è testimone questo diario che tutto tratta e nulla inventa, crea, al limite, ma le bugie le lasciamo agli altri che così facendo ci permettono di divertirci sbeffeggiandoli come di deve.
    Per quanto concerne la seconda osservazione non ho altro da aggiungere in relazione alla completa risposta di Aristide in favore dell’intervento.
    Ringrazio Aristide per aver inteso il mio modo di esporre.

  14. Faye Dunaway


    Faye Dunaway in un’inquadratura dei ‘Tre giorni del Condor’.

    Ieri, curiosando sul canale televisivo Iris, mi sono imbattuto in un film, nemmeno di gran pregio: s’intitola L’ultimo appello, ed è tratto da un romanzo di genere giudiziario, dello scrittore di successo John Grisham. Non mi ci volle molto per capire che era un film mediocre: trattava in maniera sentimentale un tema serio come quello del retaggio razzista nel Mississipi, la storia di un uomo che già da bambino partecipava al linciaggio dei neri, perché nella sua famiglia tutti, il padre, il nonno e il bisnonno erano stati membri del Ku Klux Klan.
    Però quel film mediocre l’ho visto lo stesso. Perché? Per la ragione che vi recitava Faye Dunaway, che per me è stata un mito: una donna americana con le caratteristiche di un’europea. Già, perché è facile essere Catherine Deneuve, se si è francesi. Ma un’americana…
    Il bello è che in questo film, che è del 1996, Faye Dunaway ha 55 anni, e recita da cane (lo dico con tutto il rispetto per i cani di Locatelli, s’intende), tant’è che è stata candidata al Premio “Razzie” per la “peggiore attrice non protagonista”, quello stesso che nel 1990 fu vinto da Sofia Coppola, figlia di tanto padre, per l’interpretazione della figlia del Padrino, nel Padrino III. Eppure l’ho visto lo stesso. Non chiedetemi perché, forse a causa dell’affioramento di una vena spagnolesca, un’eco della meditatio mortis che è nella filosofia di Seneca, che è un romano di Cordoba, un ricordo della frequentazione di chiese barocche d’impianto spagnolesco, da bambino. Quel film, che illustra l’incombenza della morte nelle fattezze invecchiate di Faye Dunaway e nella sua cattiva recitazione, dovevo vederlo.
    Per contrasto, come non ricordare, invece, la recitazione perfetta della Dunaway in quel capolavoro che sono I tre giorni del Condor? Il film è del 1975, e Faye Dunaway ha 34 anni, nel pieno della sua matura bellezza. Pensate, a questo film di Sidney Pollack è dedicata una scheda nel nono volume della ponderosa antologia Il materiale e l’immaginario (pp. 582-85), e non si poteva scegliere un film migliore, per analizzare la struttura di un thriller cinematografico.
    Ma il film che destò la mia attenzione su Faye Dunaway è Il compromesso, del grande Elia Kazan: un gran film filosofico, con un suicido simulato come incidente stradale, perché una vita costruita inseguendo il successo non è vita, è merda. Questo film è del 1968, Faye Dunaway ha 27 anni, ed è perfetta.
    Infine, un altro grandissimo film filosofico, Quinto potere, di Sidney Lumet, dove Faye Dunaway è una donna del mondo spietatamente competitivo e spietatamente stronzo della televisione: rampante, determinata, cinica. Nel film c’è un guru televisivo, a metà strada tra Pannella e Casaleggio, che conosce dapprima un successo enorme, poi le sue prestazioni hanno un crollo: tuttavia, per non far venire meno gli indici di ascolto, sarà ucciso in diretta da un gruppo di terroristi, con la complicità dei mongomanager televisivi. Non si può dire che la Dunaway in questo film sia simpatica, anzi è una puttana, ma è tremendamente bella, bella e nevrotica, e il film ci fa capire quanto sia pericoloso il meccanismo dell’innamoramento. Questo film è del 1976 e Faye Dunaway ha 35 anni.

    Basta: mi sa che questa sera rivedrò il film Il compromesso, del quale sono riuscito a procurare una delle ultime copie, in Dvd: l’ho trovato sul mercato francese. Non vedrò I tre giorni del Condor, perché conosco a memoria questo film, quasi quanto Alonnsanfàn dei fratelli Taviani, o Barry Lyndon di Kubrick.

    P.S. – Questa scheda su Faye Dunaway non piacerà al gatto padano doc, alla dott.ssa Serra, alla potente lobby Lgbt. Infatti: mica deve piacere loro. Invece al similgatto padano sarebbe piaciuto scrivere qualcosa del genere: ma bisogna vedere se ne sarebbe capace e, quand’anche ne fosse capace, non potrebbe comunque permettersi questa “parresia”. La dott.ssa Serra, nussbaumiana e VeraBabouniana, la superdott.ssa Bellezza, Lgbt-friendly, per non parlare della dott.ssa Gamba, esperta in fogli Excel e slàid di PowerPoint, non gradirebbero.

  15. Gemellare Curno con Betlemme?
    Un’idea: ma forse le trattative sono già in corso

    Ecco un’idea, che però non so quanto sia originale. È probabile che ci abbiano già pensato lorsignori, di conserva con le Acli, e che siano in corso, ai più alti livelli, trattative tra Curno e Betlemme per un loro gemellaggio.
    Il punto di partenza della mia riflessione è il seguente: c’è già un numero straordinario di città e paesi italini gemellati con Betlemme. Eccoli:
    Ancona, Assisi, Benevento, Bergamo, Brescia, Chivasso, Civitavecchia, Conversano, Este, Firenze, Gallipoli, Greccio, Messina, Milano, Monselice, Montesarchio, Montevarchi, Napoli, Orvieto, Otranto, Palermo, Pavia, Pozzuoli, Pratovecchio, Rivisondoli, San Miniato, Sant’Anastasia, Venezia, Verona.
    Inoltre Betlemme è gemellata anche con la Provincia di Reggio Emilia.
    Bene: ma quante di queste città, quanti di questi paesi, possono vantarsi di essere guidati da una sindachessa?
    Probabilmente Curno è l’unico che possa fregiarsi di questo vanto. E che sia un vanto avere per sindaco una sindachessa è dimostrato dal fatto che la sindachessa betlemita Vera Baboun è stata invitata a Curno precisamente in occasione della Festa della donna, e che da tutte le parti, dove si è recata la Baboun utimamente, in veste di Madonna pellegrina, si è molto insistito che il sindaco nella fattispecie fosse donna.
    Dunque, che cosa ci sarebbe di più naturale che un gemellaggio tra Curno e Betlemme, considerato che entrambi i centri culturali (Curno un po’ meno, ma con il Bibliomostro, chissà…) vantano un reggimento “a sindachessa”? Fra l’altro, nell’ipotesi sciagurata che veramente la dott.ssa Serra non volesse più candidarsi alla carica di sindaco, per cedere il testimone alla dott.ssa Luisa Gamba, [*] questo gemellaggio apporrebbe un autorevole sigillo al lancio della dott.ssa Serra in un ruolo di rilievo sulla scena politica internazionale, dove la dott.ssa Serra sarebbe umile ed empatica portatrice di pace.
    Però — ripeto — ho paura che questa mia ideuzza sia stata già considerata, e che le prime pedine siano già state collocate sullo scacchiere internazionale, per una ruolo mondiale di Curno, o quanto meno della dott.ssa Serra. E il Bibliomostro potrebbe diventare il Palazzo della pace. Clap, clap! Geniale!
    Se proprio sembrasse sfacciato gemellare direttamente Curno con Betlemme, si potrebbe fare un gemellaggio con la Provincia di Bergamo, dove la Serra riveste un ruolo strategico, in analogia con quanto ha fatto la Provincia di Reggio Emilia.

    ———————————————
    [*] Lo dico contro il mio interesse: spero proprio che i similsinistri ci pensino due volte, prima di candidare la Gamba. È finito il tempo in cui chi era “de sinistra” votava similsinistra. Oggi i candidati li si vuol conoscere, gli si vuol parlare ecc. E non credo che il popolo accettrebbe di buon grado le proiezioni delle Gamba-slàid come metodo di argomentazione politica. La stessa dott.ssa Serra, che abitualmente proietta le Gamba-slàid, ma che potrebbe farne a meno, fa così per non dare un dispiacere ala Gamba. Si capisce benissimo, fa così pro bono pacis, per evitare un dissidio aperto coram populo. Proietta le slàid, ma non le degna di uno sguardo: così tiene buona la Gamba, ma non si compromette più che tanto.

    • Gemellaggi diversi permalink

      Fosse solo il gemellaggio sarebbe il meno, quando la similsinistra si prende un pochino di potere, anche in un comune come a Curno, la loro marcia di raccolta punti Cirio per ottenere gli scatti di carriera da aziendalisti non conosce sosta e pudore.
      Arrivano a pianificare perfino questi progetti:
      http://www.imolaoggi.it/2015/03/09/trieste-in-45-asili-il-gioco-del-rispetto-toccarsi-i-genitali-e-travestirsi/

      http://www.repubblica.it/cronaca/2015/03/10/news/trieste_all_asilo_i_bimbi_si_scambiano_i_vestiti_per_la_parita_di_genere_ma_i_genitori_insorgono-109163768/

      questi adoratori di Obama, il premio Nobel della pace sulla fiducia, colui che sgancia bombe e scatena tensioni in mezzo mondo, squittiscono di gioia quando sentono queste notizie:
      http://video.repubblica.it/mondo/obama-contro-gli-stereotipi-di-genere-regali-da-maschio-nella-cesta-delle-bambine/187570/186475?ref=HRESS-8

      Dopo l’adesione alla rete Lgbt da parte della giunta Serrana, senza la partecipazione dell’opposizione a questa votazione, staremo a vedere il Massimo Conti che disperatamente cerca un aggancio in casa Parodi-Gori (gli Obama di Bergamo!?)
      http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/15_gennaio_28/io-vicina-diritti-gay-parodi-riceve-l-invito-corteo-5eabcfbe-a6d5-11e4-93fc-9b9679dd4aa0.shtml
      e si prodiga nel diffondere queste teorie gender negli asili? Tutto per uno scatto di carriera nel partito?
      Ma non si professa come uno casa e chiesa? O deve subire l’empatia della Serra su questi argomenti?
      Oppure sostiene le buone prassi anche lui?
      Però che ci spieghino in parole semplici cosa sono queste “buone prassi”.
      Mi chiedo se queste persone abbiano goduto di un’infanzia felice per arrivare a propinare questi progetti.
      Chi punta ai cani e chi punta ai bambini per un pugno di voti, puntate alla testa dei cittadini e ai loro veri bisogni!
      Merda!
      Ascoltiamo Gaber che è meglio

      • Quando ho sentito alla lettura mattutina dei giornali del tentativo totalitario, a Trieste, di condizionare i bambini dell’asilo riguardo alle tematiche del “genere”, che sarebbe una trovata progressista, in contrapposizione al “sesso” inteso come maschio/femmina, che sarebbe una roba reazionaria, avevo pensato da principio che qualche giornalista avesse calcato la mano. Ma vedendo i documenti, mi rendo conto che quel che ho sentito è tutto vero.
        Altro che Nusquamia, che sarebbe l’utopia della Repubblica perfetta. Questi ci spingono verso il baratro della peggiore delle distopie, cioè delle utopie negative, quali le abbiamo lette in 1984, di George Orwell, in Brave new world di Aldous Huxley, o quale l’abbiamo vista nel film Fahrenheit 451 di Truffaut (ma il film è tratto dal libro di Bradbury). Questo è un mondo di merda: se fossi giovane, farei un figlio e mi guarderei bene dal denunciarlo alle autorità: me n’andrei a vivere in un luogo deserto, con i miei libri, mia moglie e un figlio, ed educherei il figlio come voglio io, nella consapevolezza di compiere il dovere della continuazione dell’Uomo e della sua civiltà. Consegnare un figlio a questi mostri è un delitto.

      • Patto d'unione permalink

        Non so se Massimo Conti abbia a cuore le faccende lgbt o di gender, di certo sappiamo che aveva a cuore le sorti di Pedretti.(e adesso?)
        Conti stesso ci ha ricordato le sue visite di cortesia a casa Pedretti durante un periodo di malattia (un raffreddore?) del povero bi-ex consigliere.
        Aveva con se la valigetta dell’allegro chirurgo per giochi allegri?

        Comunque quando si parla di gemellaggi, nella mia memoria ho stampato immagini come questa, naturista, ecologista e spensierata.

        Il salotto di nonna Speranza

        • Sì, però non dimentichiamo che Rob Pedretti e MAx Conti sono coetanei, nati e cresciuti all’ombra dello stesso campanile, nel paese che la Serra con implacabile empatia e con universale condivisione trasformerà, costi quel che costi, in un paese bello da vivere. C’erano una volta tre magnifici provinciali, determinati a conquistare la città, ricordate? Proprio come in un romanzo di Maupassant. Erano Rob Pedretti, Max Conti e Cesare Zapperi. Il più riuscito, il personaggio di successo, sembrava il Pedretti, ma poi vedete come gira la ruota della fortuna, oggi il Pedretti politicamente conta come il due di coppe quando la briscola è a spade: è costretto a sperare, anche lui, nell’oblio, come sperano nell’oblio gl’impedrettati tutti, e a Curno non furon pochi. Un altro che sembrava destinato a fulgida carriera era lo Zapperi, principe del giornalismo anglorobicosassone: fu direttore di Bergamo news; inoltre, se c’era da moderare tavole rotonde di argomento economico, soprattutto economico, immancabilmente si faceva il suo nome, lui presentava i corsi di formazione, lui intervistava le industrialesse, e sul Corriere della Sera le interviste con i Vip bergamaschi erano tutte sue; quindi le sue collaborazioni al Corriere si diradarono, fino a scomparire del tutto. Ma perché? Ci sono almeno due lettori di Nusquamia che, volendolo, potrebbero ragguagliarci: ma sono trincerati dietro il più ostinato mutismo. Il più sfigato del terzetto sembrava proprio Max Conti, il quale oggi da un lato può compiacersi di non essere stato travolto dai colpi di ventura, com’è capitato agli altri due coetanei in carriera; dall’altro però non può fare a meno di pensare che “non c’è due senza tre”, e probabilmente si è provveduto di aglio, prezzemolo e finocchio, perché la dira sorte non si occupi di lui.

    • al Gandalfir billa' permalink

      Be’, gli effetti sarebbero plurimi: la tetra (e dalla navata neanche diritta) chiesa parrocchiale di Curno diventerebbe la Basilica della Natività bergamasca, con eventuale annesso ambulatorio per gestanti e partorienti varie allestito in canonica, il cimiteriale muro della nuova e inadeguata scuola elementare diventerebbe il locale Muro del pianto, dove insegnare a piangere fin da bambini, il bibliomostro il novello Tempio di Salomone, per l’occasione ribattezzato Robertiano o anche Tempio della cultura cessata, l’Uccellanda…, la Colombaia roba per adeguamenti Lgbt… etc., etc. Insomma, Curno sarebbe luogo dove renzianamente riprendersi. Sì, con annessa forca, i pali di Largo degl’Impiccati nel…

  16. Deriva permalink

    @ Gemellaggi diversi
    Le ideatrici del progetto rilevano quanto sia «importante confermare loro che maschi e femmine sono diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili»
    le ideatrici rilevano!? Rovina famiglie dovrebbero rilevare, coglioni coloro che non si oppongono a questa violazione dei diritti dell’uomo nel decidere di essere se stessi. “Troie”.
    I genitori insorgono? Interrogazione parlamentere per una questione che il buon senso e chi ce l’ha, l’intelligenza, avrebbero evitato tutto questo clamore che qualche frustrata e speranzosa di non rivelare la sua propria tendenza? Proprio come a Curno?
    Poi non dico nulla sulla Parodi. E’ tutto lì da vedere quel che è, macchietta che si professa aperta a tutte de indiscriminanti attenzioni. Vi è mai capitato di incrociarla nel suo incedere? Altezzosa, anzi, altezzosissima.
    Obama è un grande, ha scoperto quanto sia subdolo il mondo che lo ospita.

    • Mana' mana' permalink

      Io procederei con maggiore prudenza: prima valuterei con genitale attenzione le ideatrici e gerenti il progetto per Curno. Poi, se mai…

      [Cioè, se ho ben capito, lei sottoporrebbe a ispezione genitale le stesse pedagoghe che eventualmente si adoperassero per introdurre le tecniche d’ipezione genitale fra i bambini dell’asilo? Mah, io eviterei questo passaggio: non solo non mi punge vaghezza di approfondire tale aspetto genitale (non necessariamente vaginale), ma non penso nemmeno che sarebbe il caso d’incaricarne un medico, che immagino più preparato di me a considerare qualunque sorpresa (io sono rimasto fermo alla dualità maschio/femmina, e potrei subire un trauma dall’ispezione di variazioni sul tema, anche se ammetto che possano esistere in natura, o che anche possano essere procurate chirurgicamente e per via ormonale). Infatti credo che in ogni caso le pratiche che le pedagoghe potrebbero introdurre tra i bambini dell’asilo ai fini di una loro precoce sessualizzazione siano degne di un universo concentrazinario e psicopatico, indipendentemente dalla conformazione genitale delle pedagoghe portatrici del prog(g)etto. N.d.Ar.]

  17. I cittadini di Curno dovranno subire questa ennesima “buona prassi” Lgbt-friendly, anche loro?
    Quando le “buone prassi” Lgbt prefigurano un inferno totalitario, governato da sciacquette e psicopatici


    Contro la sessualizzazione precoce del bambino e l’ideologia (cosiddetta) del “gender” si registrano reazioni sparse, in particolare in Italia e in Francia. Ma hanno il difetto di essere etichettate come iniziative cattoliche, spesso tacciate di estremismo, e periferiche, in sottotono. Può succedere, in effetti, che gli unici a levare la voce contro la sessualizzazione precoce siano gruppi di destra cattolica: ma questo non dimostra che la battaglia contor la sessualizzazione precoce sia una “battaglia di destra”. Dimostra soltanto l’incapacità della Chiesa cattolica di svolgere un ruolo protagonista, di assumere una posizione coerente con la propria teologia. La Chiesa cattolica, praticando la politica delo struzzo, ed evitando di reagire in prima persona, tutt’al più stando a guardare quale risposta ottengano gli interventi della destra cattolica, dimostra ancora una volta di essere partecipe del movimento di decadenza, del cosidddetto ‘cupio dissolvi’, che caratterizza tutto il mondo occidentale (America esclusa, in parte). Strano, perché in altri ambiti la Chiesa cattolica prende posizione, senza timore di compromettersi: si veda la gestione dell’immagine della sindachessa betlemita Vera Baboun, pecisamente in quanto cattolica, e con gran seguito di cattoprogressisti, che recentemente in Lombardia ha svolto un ruolo quasi di Madonna pellegrina, come la ‘Peregrinatio Mariae’ negli anni 47-49 del secolo trascorso, per iniziativa della Diocesi di Milano.
    Ma noi, che siamo laici, postuliamo un punto di vista laico e scientifico contro la sessualizzazione precoce: che non esclude, però, una convergenza con la Chiesa cattolica, qualora la Chiesa volesse finalmente farsi carico del problema.

    I cittadini di Curno, costretti a “condividere” la sterzata femminista ed Lgbt-friendly della sindachessa Serra, che però — non dimentichiamolo — è anche molto attenta al messaggio cattoprogressista veicolato dalle Acli di Bergamo, in particolare all’iniziativa Molte fedi sotto lo stesso cielo, quello che ha diffuso lo slogan sciacquetto-simil-progressista “Per una convivialità delle differenze” saranno obbligarti a subire anch’essi questa “buona prassi” Lgbt? Il timore è fondato, perché la dott.ssa Serra, com’è noto, è tutto e il contrario di tutto, ed è particolarmente attenta alle richieste, sempre più pervasiva, della potente lobby Lgbt (vi accennò anche papa Francesco, all’inizio del suo pontificato).
    Qual è il nostro timore, in concreto? Quello di una precoce sessualizzazione del bambino curnense, costretto a subire il messaggio Lgbt all’asilo e sui banchi di scuola, dai quali non può scappare. Quello di una persuasione morale cogente verso le tematiche Lgbt. Ma la cosa che più ci ripugna è la possibilità che queste buone prassi possano essere introdotte per via “istituzionale”, dunque chi si ribella potrebbe perfino essere passibile di essere condannato per apologia di reato, con l’imputazione cervellotica di “omofobia”!
    Chi ci garantisce che la Serra, che, con il concorso della consigliera Bellezza, promosse l’asservimento del Comune di Curno alla rete Lgbt-Ready, non voglia fare un passo in questo senso, qualora le risulti opportuno e conveniente? Che cioè la precoce sessualizzazione dle bambino curnense non sia annoverate tra le “buone prassi” sulle quali il Comune si è impegnato, aderendo alla rete Lgbt-Ready? Ovviamente — come dubitarne? — l’iniziativa sarebbe “democratica”, concordata tra il Comune e cellule di maestre progressiste.
    Ebbene, siamo preoccupati. Per dormire sonni tranquilli, avremmo bisogno di un pronunciamento da parte della dott.ssa Serra vincolante ed espresso in sede propria; avremmo bisogno, cioè, di udire una presa di posizione contro la precoce sessualizzazione del bambino, come richiesto dalla lobby Lgbt, pronunciata nel Consiglio comunale e debitamente verbalizzata, rintracciabile tra gli Atti del Comune che “fanno giurisprudenza”.

    Le ideatrici del progetto alle quali fa riferimento il commento precedente, sono quelle delle quali si legge nel’articolo Trieste: in 45 asili il “gioco del rispetto” (toccamenti vari e travestimenti). Qui si parla del “gioco del rispetto – pari e dispari” proposto da 45 scuole dell’infanzia a Trieste. Al progetto ha aderito il Comune di Trieste, in una prospettiva di «sensibilizzazione contro la violenza sulle donne». Leggiamo infatti nell’articolo il seguente virgolettato:

    Le ideatrici del progetto rilevano quanto sia «importante confermare loro che maschi e femmine sono diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili».

    Di qui agli interventi di manipolazione delle coscienze dei bambini, per una «pedagogia gender-transformative», il passo è breve (si veda ancora l’articolo sopra citato e il documento allegato).
    Io non so se questo “mondo nuovo” (vedi Brave new world, di Aldous Huxley) sia veramente ineluttabile, come pare che sia. Ma io dico che, se le cose stanno così, non vale la pena vivere in questo mondo di merda. Filosoficamente sarei un epicureo, ma non posso non ammirare la coerenza dei filosofi stoici e di coloro che avevano abbracciato la loro dottrina: piuttosto che subire l’infamia della dittatura dei mediocri, meglio morire.
    Però, ripensando a una novella di Pirandello (L’imbecille), a dire il vero, ciascuno di noi, prima di morire, potrebbe fare un’opera buona. I nostri avversari nussbaumiani, VeraBabouniani ed Lgbt-friendly vogliono sapere quale sia questa buona azione? Beh, facciano lo sforzo di leggere la novella di Pirandello.
    Merda a voi, che vi professate progressisti! Ma quale progressismo! Studiate, e vedete se gli apostoli del socialismo e della classe operaia si fecero mai propugnatori di iniziative contro natura e che ingenerano ribrezzo in qualsivoglia uomo, degno di dirsi tale. Abbiamo ricordato altre volte, rievocando il concetto rinascimentale di “indiamento”, che l’uomo che coltivi la parte migliore di sé, può giungere a sfiorare altezze divine; ma lo stesso uomo, assecondando i propri istinti peggiori, ricercando costi che costi il proprio tornaconto particolare (per esempio, la carriera politica, se sposa le cazzate di ultimo grido pseudo-progressista) può diventare una bestia. Ebbene, noi non vogliamo diventare bestie. Merda a voi che volete trscinarci, noi e i nostri figli, in questo baratro!

  18. Forza Italia scricchiola, la quinta colonna vuole impallinare Brunetta. E a Curno Forza Italia è morta e sepolta

    Leggiamo sul Corrire della sera (si veda La lunga notte al telefono di Berlusconi con i ribelli che Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera è «il capogruppo di un gruppo in macerie». Teoricamente ha vinto la sua linea dura: al momento della votazione l’unico che ha votato “Sì” alle riforme di Renzi è stato l’ex Dc Rotondi. Tutti gli altri forzitalioti, che in virtù del patto del Nazareno finora avevano assecondato il percorso di Renzi, hanno adesso votato “No”, proprio come voleva Berlusconi, che è stato fregato da Renzi e se l’è legata al dito. Ha votato “No” anche la Pitonessa, la Santanché, colei che ancora non molte ore fa aveva dichiarato che, avendo finora detto “Sì”, non se la sentiva di votare “No”, di punto in bianco, facendo la figura della peracottara.
    Ma poi la figura dei peracottari l”hanno fatta tutti i forzitalioti, hanno obbedito al “pressing” (come si dice: cioè, all’azione pressante di convincimento e si strafottuta condivisione) di Berlusconi. E proprio per questo, perché hanno fatto la figura dei peracottari — e lo sanno benissimo, loro, come lo sanno tutti — sono incazzatissimi. E, non sapendo che cosa fare di meglio, se la prendono con Brunetta (che, almeno, è intelligente).
    Su 69 deputati, 35 ce l’hanno a morte con Brunetta: i 18 cntrollati da Raffaele Fitto e i 17 di Denis Verdini. Hanno votato come voleva Berlusconi «per affetto e lealtà nei tuoi confronti», cioè nei confronti di Berlusconi, e in considerazione «del momento che vive» (il processo per aver fatto sesso con l’ingenua e minorenne Ruby Rubacuori, nipote di Mubarak, dapprima indotta alla prostituzione dai famigli di Berlusconi, quindi affidata per interessamento del Cav. all’opera redentrice della Minetti), ma non per questo «ci iscriveremo al comitato per il No contro queste riforme».
    Brunetta vedrà i sorci verdi: nessuno scommette un soldo di cacio su di lui, pare che sarà sostituito da Elio Vito. Brunetta prende la parola in aula, ma intorno c’è il gelo: «La Carfagna, già scura di carnagione, è nera. La Gelmini, che di Brunetta sarebbe addirittura vice, si morde — letteralmente — le labbra. Gli occhi piccoli come fessure».

    E a Curno? Beh, vi ricorderete certamente il tempo in cui Brunetta venne a Curno, Locatelli e Cavagna il Giovane gli stringevano la mano, si facevano fotografare con una stangona che stava accanto a Brunetta e con Brunetta stesso, e poi pubblicavano su Facebook.

    Sapete anche che Locatelli ha piazzato il marchio di Forza Italia, piccolino, in basso a destra, accanto al suo marchio “Curno oltre”. Ma di ufficiale non c’è niente. Teoricamente il nonno imperiale potrebbe fare opposizione.

    Così appare il sito “L’Obiettivo”, a cura del Gruppo consiliare “Curno oltre – Lega nord” (che non esiste, semmai esiste il Gruppo consiliare “Claudio Corti sindaco”, nato per volontà di Locatelli e di Pedretti). Si veda anche l’articolo Situs interruptus. Facendo clic sull’immagine si accede al sito dell’Obiettivo su Curno, che però è un obiettivo che non inquadra un bel niente (è fermo tutto a una anno fa), in continuità con il “Laboratorio delle idee”, messo su sempre da Locatelli, che era un laboratorio che non elaborava.

    Sapete anche che Locatelli ebbe nell’Amministrazione Gandolfi un ruolo di quinta colonna. Ebbene, adesso Brunetta viene giubilato dalla quinta colonna di Forza Italia. Dunque Locatelli, che fu quinta colonna, e che si è accreditato come amico di Brunetta, deve prendere atto che la quinta colonna fa fuori il suo politico nazionale di riferimento. Bene: chi di quinta colonna colpisce, di quinta colonna perisce.
    Insomma, se per il Pdl-Forza Italia le cose vanno male sul territorio della Repubblica italiana, nell’agro cornetense il partito è allo sfascio. Viene allora naturale porsi la domanda: Locatelli si rassegnerà a mettere in soffitta le ambizioni di leader indigeno, come tutto sommato si è rassegnato il suo amico Pedretti? Oppure pensa di metter su nove liste civiche, nuovi marchi, nuovi cani? Sì, ma a che pro? Perché i curnensi dovrebbero votare, fra due anni, per un partito in disfacimento e probabilmente per quella data già disfatto, o per una trasformazione locale del partito guidata da un Locatelli che ha perso per strada il suo politico di riferimento? A che cosa si attaccherà, per poter “gestire” una lista tutta sua? I lettori di Nusquamia ne converranno: i cani possono anche essere un punto di forza della sua “proposta politica”, una trovata, una furbata — d’accordo — ma Locatelli non potrà dire, parafrasando Archimede: “Datemi un cane e vi solleverò Curno”.
    Quanto a Cavagna il Giovane, la cosa migliore per lui, considerato anche il ruolo che con improvvido zelo ha interpretato recentemente, raccogliendo i cocci della montatura antigandulfiana relativamente al presunto illecito siffredico, sarebbe che al prossimo Consiglio si presentasse dimissionario. È ancora in tempo per uscire di scena con l’onore delle armi, che gli concederemmo in via straordinaria, e con più che liberale indulgenza (considerata la giovane età e l’ingenuità, per cui fu fin troppo facile metterlo nel sacco).
    Riassumendo, qual è lo scenario politico curnense? Eccolo:
    • Similprogressisti: sono tutto e il contrario di tutto, ma soprattutto — intus et in cute, cioè dentro e sotto la pelle — aziendalisti. Anche quando, come è avvenuto recentemente, si tuffano a corpo morto nell’alveo cattoprogresista delle Acli (processioni con fiaccole, Vera Baboun ecc.) lo fanno sempre con tecnica di penetrazione (nel mondo cattolico) d’impronta aziendalistica, come pure aziendalistica è la gestione della propria immagine, a fine di progressione di carriera nel partito e negli ambienti che contano. Non hanno una visione politica di Curno se non quella di trascinare i cittadini nelle loro personali predilezioni (femminismo, Lgbt ecc.) e avventure che di politico hanno ben poco.
    • Partito del buon governo (Gandolfi). Ha un programma politico minimo, sotto il profilo della grancassa mediatica, perché si riassume nel proposito di “buon governo”, appunto, ma immane, se si pensa quanto sia difficile realizzare il buon governo contrastando — invece che assecondando, come fa l’amministrazione serrana — tutti i tentativi di aggiogamento della politica a interessi “altri”, spesso in contrasto con gl’interessi dei cittadini (ambizioni dei leader politici indigeni, condizionamenti di centri di potere et al. a Bergamo e altrove, tornaconto degli attori di attori del territorio vari, dal più potente, e perciò innominato, fino al presidente del Circolo dei collezionisti di cacche di salamandra, che pretenderà attenzioni particolari in cambio del voto dei suoi associati). Il partito del buon governo vanta, alle proprie spalle, un quinquennio di buon governo, con il risanamento del bilancio ecc.
    • Lega nord. A causa del suo impedrettamento, quando alle precedenti amministrative si presentò insieme a Locatelli nella lista “Claudio Corti sindaco” (poi sfanculato) ebbe un risultato modesto, rispetto al mercato potenziale. Poiché continua a essere impedrettata, né Marcobelotti intende prendere il toro per le corna, è destinata a conseguire in ambito curnense risultati modestissimi, in controtendenza allo sfondamento di Salvini sul suolo italico. I curnensi ormai si sono fatti un’idea precisa dell’impedrettamento: anche coloro che alle elezioni “nazionali” (italiane) avranno votato Lega, si guarderanno dal votare per candidati curnensi legati al ricordo e alla prassi del dominio pedrettesco.
    • Forza Italia/Locatelli: scomparso.

    ——————————
    P.S. – Brunetta però si batte come un leone. Fa finta di niente, rilancia e si proclama vincitore. Si veda «Ho vinto su tutta la linea: il gruppo sta con me, Verdini perde i pezzi».
    Beh, questo è il lato simpatico di Brunetta, è più intelligente degli altri, e sa di esserlo. Da giovane, quand’era socialista, fece un lavoro eccellente di demolizione delle superstizioni correnti che andavano per la maggiore presso i sindacati, riguardo alle rigidezze del mercato del lavoro. Adesso che è anziano, è incartapecorito, e ha proccupanti tormenti mentali che lo inducono a ripetere mille volte la stessa frase, come un disco rotto, al tempo dei 78 giri: tant’è che un giorno la Mussolini gli domandò “’A Brunetta, ma che ti sei fumato, oggi?”. Però nella circostanza di questa resa dei conti, pur sentendosi spacciato, fa un ragionamento da uomo provvisto di mentalità scientifica: la probabilità che sfugga alla mattanza è minima, ma qualora si presentasse, all’improvviso, un’occasione favorevole, lui saprebbe coglierla al volo, perché è intelligente; gli altri sono stronzi, non capirebbero e se la lascerebbero sfuggire. Perciò parla come se niente fosse.

  19. La bella politica

    Noi siamo contro la politichetta, auspichiamo che si torni alla bella politica: lo scontro dialettico e la guerra delle idee, invece delle schifose denunce; il parlare rotondo invece del bofonchiamento (come quello di un noto politico territoriale curnense); la forza delle idee invece che la rottura di cabasisi delle slàid; il sorriso di grazia nativa, invece del sorrisetto asseverativo.
    Oggi ho visto che alla trasmissione delle Gruber labbrona c’era Maria Elena Boschi: sono andato al computer e nel corso della trasmissione in diretta, via flusso di dati (cosiddetto streaming) ho catturato il fermo immagine che vedete qui sopra. La Boschi in questo momento risponde a una domanda ficcante di MArco Damilano, riguardo al conflitto d’interessi per via del padre e dei suoi interessi nella questione delle banche popolari (si veda Popolari, Maria Elena Boschi replica al Fatto: “Non c’ero al Cdm”.
    Non sono d’accordo con il sistema di riferimento ideale difeso da Maria Elena Boschi (è un sistema di disvalori), ho orrore del mondo che sta dietro Renzi (i poteri forti e la soperchieria della finanza), detesto le slàid che la McKinsey prepara per Renzi, trovo vomitevole il bullismo di questo fiorentino che Dante avrebbe relegato della seconda bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno, tra gli adulatori e i lusingatori, tuffati nello sterco: sì, posso dire — e i lettori di Nusquamia mi sono testimoni — di non essere d’accordo con le parole di Maria Elena Boschi. Ma come le dice, come parla soavemente, e con che grazia! Altro che i bofonchiamenti, le slàid, i sorrisetti asseverativi. Vedendola, e sentendola, mi s’apriva il cuore. Ma la dott.ssa Serra, invece d’invitare a Curno quella befana di Vera Baboun, non potrebbe invitare Maria Elena Boschi? Dove sta scritto che dobbiamo sempre soffrire?

    • Labbroni d’Italia

      Nel commento precedente ho fatto un cenno ai labbroni di Lilli Gruber. Fra l’altro, da che l’ambiziosissima Gruber (che per ipercorrettismo, come si dice, il compianto Miglio pronunciava Grüber, cioè con la “u” lombarda) è pervenuta ai fastigi di una trasmissione tutta sua, dove fa markette, ma le fa bene, è molto meno antipatica di quand’era giovane.
      Vero è che pochi la stanno ad ascoltare, ma più che altro guardano le rughe del collo, la rigidità delle mani e, soprattutto, i labbroni, in contraddizione con il messaggio giovanilistico del corpo sessantenne. Per il resto, non c’è che dire, la Gruber è ben rifatta e ben mantenuta (ottimo il culo a mandolino, anche le caviglie sono notevoli, e quando porta i capelli alla tirolese, tirati dalla nuca in su, come vediamo nella foto qui sopra, ma meglio ancora, come quando li annoda a treccia, raggiunge vette di piacevolezza, specie se traguardata in campo lungo). Ma i labbroni a canotto, esito d’infelici interventi chirurgici negli anni passati, com’è noto, sono un dettaglio appariscente, che finiscono per caratterizzarla e ne rovinano l’immagine.
      Dicevo, dunque dei labbroni. Beh, confesso di non essere stato originale. Accennava ai labborni di Giolitti il vate D’Annunzio in un infuocato discorso interventista. Si veda l’Arringa al popolo di Roma in tumulto, la sera del 13 maggio maggio 1915.

      Compagni, non è più tempo di parlare ma di fare; non è più tempo di concioni ma di azioni, e di azioni romane. Se considerato è come crimine l’incitare alla violenza i cittadini, io mi vanterò di questo crimine, io lo prenderò sopra me solo.
      […] Il tradimento è oggi manifesto. Non ne respiriamo soltanto l’orribile odore, ma ne sentiamo già tutto il peso obbrobrioso. Il tradimento si compie in Roma, nella città dell’anima, nella città di vita! Nella Roma vostra si tenta di strangolare la Patria con un capestro prussiano maneggiato da quel vecchio boia labbrone le cui calcagna di fuggiasco sanno la via di Berlino. In Roma si compie l’assassinio. E se io sono il primo a gridarlo, e se io sono il solo, di questo coraggio voi mi terrete conto domani. Ma non me ne importa.

      Va bene i labbroni, ma perché Giolitti sarebbe stato fuggiasco a Berlino? Il fatto è che Giolitti era accusato di aver ottenuto due prestiti, uno di 60.000 lire e l’altro di 40.000, e li aveva ottenuti dalla Banca Romana, che subì un crollo finanziario nel quale pareva che fosse coinvolta la stessa Corona, nella persona di Umberto I. Giolitti fu travolto dallo scandalo e si dovette dimettere il 15 dicembre 1893, quindi si recò a Berlino: secondo i maligni, per evitare l’arresto. Va anche detto che D’Annunzio ce l’aveva con Giolitti che, dopo dieci anni di assenza dalla scena politica, sposò una linea neutralista nel contrasto che opponeva gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria e Impero ottomano) al blocco cosiddetto della Triplice intesa (Terza repubblica francese, Impero britannico e Impero russo). La neutralità dell’Italia avrebbe abbreviato il conflitto a vantaggio della Germania e dell’Austria, e così sarebbe stata smentita tutta la tradizione del Risorgimento: senza contare che in Italia avrebbero finito per prevalere le forze consevatrici. E non solo in Italia: come scrisse Paolo Monelli (in Mussolini piccolo borghese, Vallardi, 1983), «la sconfitta della Francia sarebbe un colpo mortale per la libertà in Europa».
      Ed è così, con queste belle premesse, che nacque la Grande Guerra, quell’orrido macello che sappiamo. Ma questa è un’altra sotria. Quel che è importante è conoscere la Storia, e impararne la lezione.

  20. E Curno? Che cosa ha in serbo la Serra? I curnensi saranno aggregati ai mozzardi?
    Il Comune di Mozzo organizza la deportazione degli ultrasessantenni all’Expo di Milano

    L’Expo di Milano? non l’ho vista e non mi piace.
    Il tema dell’alimentazione? Se affrontato nella prospettiva, scientifica, di mettere a punto una strategia per sfamare il mondo, farne una kermesse è un modo di degradare il problema. Come quando su Nusquamia (si parva licet…) tocchiamo qualche tema serio e scottante e immancabilmente vi si fionda qualcuno che vorrebbe buttarla sul cazzeggio. Trattare un tema serio, quand’è serio, con il frastuono delle tamburi, dei pifferi e dei cembali delle pubbliche relazioni, quand’anche fossero quelli dell’Associazine amica “Le muse” (sempre si parva licet…) è un’offesa all’intelligenza degl’italiani intelligenti. Per quanto pochi essi siano, niente autorizza ad offenderli.
    Organizzare la deportazione degli ultrasessantenni di Mozzo in quel bailamme, a ingozzarsi di cibo che cacheranno dolorosamente, a sbavare davanti a puttane che non potranno permettersi, è un’offesa, uno sghignazzo beffardo che i vegliardi non meritano: un’offesa per quelli che non hanno bisogno di badanti, perché possono recarsi a quell’Inferno, se vogliono, da soli: pagando di più, è vero, ma conservando la propria dignità (che comunque preserverebbero meglio non andondoci del tutto); ma anche per quelli che hanno bisogno di badanti, a maggior ragione: assistendo impotenti a tutto quel trambusto, vedendo tutte quelle luci e aguzzando gli occhi acquosi su tutte quelle puttane (pare che siano in arrivo a Milano 15.000 nuove puttane, ma la cifra mi sembra approssimata per difetto) soffriranno vieppiù della loro menomazione.

    • mozzese d.o.p. permalink

      Beh, da noi a Mozzo le cose si fanno per benino. Noi si sta zitti, si resta in quiescenza, non si risponde alle interpellanze più spinose, si eliminano assessoresse carine solo perchè dotate di pensiero proprio.
      Ma quando ci si mette sappiamo fare cose eccelse. Noi a Mozzo portiamo i nostri vecchietti al mare, li erudiamo con gite alla Mostra mondiale della mazzetta. (“Età futura”… Ma nessuno si ribella a questi insulti?)
      Anzi noi a Mozzo siamo molto meglio di Curno perchè addirittura nel 2012 abbiamo istituito l’assessorato all’Expo 2015.
      Queste sono le cose importanti, mica collaborare con la Scuola sui temi di Expo 2015, no. I giovani vanno lasciati nei loro parchi pubblici a farsi le “robe” loro. Gli insegnanti e i ragazzi non vanno disturbati da esperienze così poco formative come Expo 2015.
      Molto meglio portare gli anziani, quelli che godono per un pasto gratuito e che voteranno sicuramente per gli amministratori “vicini alla gente”. Purtroppo non si accorgeranno delle “deportazioni”, gli amministratori tricoloramente fasciati gongoleranno per queste meschinità.

      • Stabiliamo una volta per tutte che il “politicamente corretto” è “stronzo”, sia politicamente, sia impoliticamente

        Ah, dunque “Età futura” sarebbe, per gli amministratori mozzardi, una bella trovata, un eufemismo per non dire più “Terza età”, per evitare che per “terza età” s’intenda l’età del rincoglionimento? Ma a sua volta “terza età” fu introdotto per non dire “vecchio”, che sarebbe la parola giusta. Io m’incazzo perfino quando, in certi contesti, si dice “anziano”, per non dire vecchio. Ma piantiamola, una buona volta, con questa stronzata del politicamente corretto!
        Mi viene in mente che una volta si diceva “scemo”, che significa di intelletto non pieno, dimidiato (dal lat. semis, “metà”). Poi sembrò brutto dire “scemo”, e si disse “handicappato”, che è molto peggio, perché fa riferimento al vantaggio del quale hanno bisogno, nelle loro gare, i cavalli e i cani meno dotati. Poi “handicappato”, quando entrò nell’uso e finalmente si capì a che cosa si alludeva, cioè a un intelletto manchevole, fu sostituito dal termine “mongoloide”. Quando si capì che cosa significava “mongoloide”, si disse “down”. Quando si capì che cosa significa “down”, si disse “diversamente abile”. E poi? Beh, ho perso il conto.

        Il politicamente corretto dei linguisti-fai-da-te – Analogamente, mi fa ridere che tutti i dialetti italiani siano oggi diventati lingue. Perché? Perché sembra brutto dire “dialetto”: par meglio dire “lingua”. Par meglio, sì, ma solo agli intelletti più deboli: perché se a me piace esprimermi nel mio dialetto, e nel mio linguaggio, non mi piacerà di meno, solo perché è un dialetto.
        In origine, nell’Ottocento, i glottologi avevano stabilito che fra tutti i parlari italiani che non fossero già lingue fuori d’Italia (come il catalano di Alghero, il francoprovenzale in Val d’Aosta e perfino in Puglia, il greco dei “grichi” nell’Italia meridionale ecc.) fossero dialetti della lingua italiana, tranne il sardo e il ladino. E l’avevano stabilito in base a questi criteri: a) la lingua possiede una norma, il dialetto no; b) la lingua è accettata dall’intera comunità, il dialetto no; c) la lingua è valutata positivamente dagli utenti, il dialetto no. Saranno anche criteri discutibili, e soprattutto mutevoli, non dico di no: infatti, tutto può essere discusso e, personalmente, non sono un talebano.
        Ma discutibilissimo, e ridicolo, e sciacquettistico, per non dir di peggio, è pretendere che sia meglio dire “lingua”, piuttosto che dialetto, perché “lingua” sarebbe meglio che dialetto. Com’è noto, l’Iliade e l’Odissea sono scritte in dialetto ionico; i lirici greci si espressero in dialetto attico-ionico, dorico ed eolico. Bene: devo ancora conoscere lo stronzo che dica: ah, quelli non sono dialetti, quelle sono lingue, sulla base dell’assunto che “dialetto” sia meglio che “lingua”. Cioè, io non l’ho mai sentito, né al liceo, né nel giro delle mie frequentazioni, talora anche di un certo livello. Ma uno stronzo lo si trova sempre: vuoi vedere che qualcuno l’ha detto veramente? E che qualcuno s’ingegnerà a cavare con le pinze questa affermazione, mediante opportuna estrapolazione, anche da qualche testo serio? Ma uno stronzo non fa testo, come una rondine non fa primavera. E non vedo perché le persone serie debbano perdersi dietro questioncelle stronzette. Già Seneca ci ammoniva a non perder tempo dietro a questioncelle e falsi problemi e, prima di lui e dopo di lui, tutti i classici del pensiero razionalista.

        • I dialetti, vittime anche’essi della superstizione del “politicamente corretto”

          Nel commento precedente, abbiamo preso le distanze dal politicamente corretto. Il ragionamento è principiato considerando una particolare stortura linguistica che il “politicamente corretto” pretende di imporre, quella di abolire la parola “vecchio”, sostituita dal più politicamente corretto “anziano”, quindi sussunto nel concetto di “terza età” e, infine, a quel che abbiamo appreso — quanto meno nel Comune di Mozzo — approdato alla cosiddetta “età futura”, una cazzata paurosa. [*] Di qui siamo arrivati a dover prendere atto che della smania del politicamente corretto non sono immuni nemmeno coloro che sarebbero schierati da una banda opposta, rispetto ai similprogressisti. I fanatici dell’identitarismo, per esempio, cascano come pere cotte nel tranello del politicamente corretto, anch’essi in campo linguistico.
          In effetti, una preoccupazione costante di tutti coloro che, più o meno consapevolmente, coltivano la mala pianta dell’ideologia totalitaria è quella di una “normalizzazione” linguistica. Nel romanzo 1984 di Orwell, per esempio, che prefigura una distopia (un’utopia negativa, cioè) tecnocratica e totalitaria la “neolingua” svolge un ruolo determinante per il controllo delle coscienze. Alla tabe del politicamente corretto non sono sfuggiti i dialetti, che finora sono stati parlati da coloro cui piacesse parlarli e studiati da glottologi seri e disinteressati. Ma ecco che, da qualche decennio a questa parte, dei dialetti hanno cominciato a occuparsi i politici, in particolare quelli che si dicono portatori di “valori identitari”. Hanno perfino trovato qualche linguista, più o meno sfigato, che si è messo al loro servizio. Beh, la cosa non deve stupire: Hitler a suo tempo trovò linguisti ed etnografi, anche seri, non sfigati, che si misero al servizio della sua ideologia della discendenza ariana dei popoli germanici. Alcuni si spinsero fin sulle montagne del Tibet, alla ricerca dell’antica sapienza. Ne abbiamo parlato in un nostro commento, Mistica dell’identitarismo nella tradizione atlantica.
          Per parte nostra, noi — e siamo in buona compagnia, e l’esempio ci viene da Galileo — siamo del parere che le questioni scientifiche non debbano essere prostituite a esigenze di egemonia ideologica, religiosa o politica. Si veda anche quanto abbiamo scritto in precedenza sull’argomento:
          Boccaccio bergamasco

          La lezione del Cattaneo: anche parlando di dialetti, impariamo a far a meno della mistica

          ___________________________________________________-
          [*] Si veda il volantino stampato dal Comune di Mozzo Età futura dove leggiamo, in copertina: «ETÀ FUTURA… non è l’età che ferma il futuro… Progettiamolo insieme». L’età che non ferma il futuro? MA che significa? Scusate, possiamo conoscere i copywriter che scrivono queste genialate e avere uno scambio d’idee, sempre che non siano convinti di essere veramente dei geni e di possedere la verità? Non potrebbero fare uno sforzo per essere un po’ meno ridicoli? E quel pensierino di madre Teresa di Calcutta, di una banalitò disarmante, non potevano risparmiarcelo? Il volantino, a quanto pare, è promosso dalle «Associazioni del territorio che promuovono iniziative a favore degli amici “Over60″».

  21. Dodici Marzo permalink

    Dal tempo della divulgazione del volantino da parte di Gandolfi, in risposta al volantino di divulgazione celebrativa del PD di Curno a mo’ di rappresaglia nei confronti del ben noto Max Conti, è ormai da molto tempo che su queste note non si rivela il simil gatto a difesa dell’amico Max. Ma come, di solito quando prendeva licenza di abbandono non mancava di comunicare la sua assenza anche per vari motivi da questo diario. Tutto bene?

    • Toc, toc! Similgatto padano, dove sei?

      Forse, per incarico della dott.ssa Serra, Max Conti, che è notoriamente l’ispiratore del similgatto padano, partecipa a qualche seminario delle Acli. Perciò il similgatto padano manca della necessaria informazione di base (che in linguaggio coglione viene detta “input”: di qui anche l’orrida espressione, l’ “imputtazione dei dati”). I due, cioè MAx Conti e Serra, com’è noto, procedono di conserva [*], cioè congiuntamente, da quando Max Conti assunse il ruolo di capofila nelle trattative a tutto campo (che in linguaggio aziendalistico-coglione si dice “a 360 gradi”) per l’instaurazione del patto serrapedrettista e il rovesciamento dell’Amministrazione Gandolfi, con il placet degli attori del territorio. Qui sotto, una foto storica dei due, al momento del trionfo, nel maggio 2012: la dott.ssa Serra è visibilmente commossa, come se la sua fosse stata una vittoria delle belle idee, e non del tradimento e del complotto, mentre Max Conti, come nel film Zelig di Woody Allen, si è trasformato in Groucho Marx.

      ——————————————
      [*] Ogni riferimento alla raccolta delle etichette Cirio, quelle dei barattoli della conserva di pomodoro Cirio, una metafora dei punti che i due accumulano coinvolgendo i cittadini in iniziative di propria esclusiva pertinenza, e che poi presentano al partito perché i punti siano scontati in scatti di carriera, è puramente casuale.

      • Il Salice Piangente permalink

        Bella foto, ma scusi, che c’è da scrivere?
        Il volantino contiene, con qualche gradevole ritocco estetico, (per non renderlo proprio un copia-incolla immagino) materiale su cui a suo tempo si era già dibattuto. che dobbiamo fare? rifare tutto daccapo per venir dietro al fatto che il volantino è uscito, per ragioni che non conosco, adesso, in primavera 3 mesi dopo quello del PD?
        Non Direi.
        [Il volantino? Chi ci pensa più. Adesso i temi sul tavolo sono tre:
        a) La svolta serrana in direzione del mercato elettorale cattoprogressista. È destinata a durare, oppure fatta la festa, gabbatu lu santu? Ci saranno altre volate cattoprogressiste, tipo la processione con fiaccole e la sussunzione di Vera Barnoum?
        b) Ma è vero quel che si mormora, che i similporgressisti curnensi intendono candidare la Gamba alla prossima tornata elettorale? Premesso che in tal caso per noi è grasso che cola, ma ci hanno pensato bene?
        c) Se la Serra non si ricandida sindaco, a quale collocazione OltreCurno aspira?
        Riesce a rispondere senza scantonare?
        N.d.Ar.]

        Quando ci sarà qualcosa di nuovo, se lo desidera, non ostante l’ostilità di un paio di petomani (pluriidentitari, ma sempre quei due o tre) e del Gatto (a proposito, è ancora in panchina? Lo sta preparando all’uopo per qualche prossima Bombazza tipo la bufala di Energheia? Non credo perchè la prossima volta dai Carabinieri qualcuno ci andrà per davvero come lei ben sa) riprenderemo il filo del nostro proficuo [mica tanto: N.d.Ar.] e costruttivo [lo sarebbe, se lei non scantonassse: N.d.Ar.] dialogo.
        Che tanto mi manca.
        [Dialogo? Ma non giovanneo, non irenico: il dialogo che ho in mente è la dialettica degli opposti, la guerra delle idee!
        Quanto al gatto padano in serbo e da me «in preparazione», secondo lei, com’è noto, è espulso per tutto l’anno; poi si vedrà. Io l’ho tanto poco in serbo, il gatto padano doc, che è opinione diffusa che voi due gatti abbiate trovato una composizione (telefonica, immagino) della vostra zuffa, quando il gatto padano ha sfoderato la teoria che lui scrive le balle, io esprimo i miei dubbi e chiedo risposte, poi però delle balle che racconta lui il responsabile sarei io, perché secondo lui io non sarei stato in grado di dimostrare la provenienza della balla. Ma si sbagliava, come spesse volte voi politici indigeni curnensi, quando pretendete di fare i furbi e fate il passo più lungo della gamba. Che Aristide si prendesse paura era convenienza vostra, non di Aristide. Peccato che Aristide non si fosse preso paura e si sia dimostrato agguerrito: e, se ci fosse stata una denuncia, il gatto avrebbe preso una scoppola, come già il suo amico Pedretti, a suo tempo. Ma perché poi non c’è stata una denuncia? Certo non per fare un piacere ad Aristide.
        N.d.Ar.]

        Comunque il Conti ha cambiato look, la foto è decisamente vecchia.
        Alla riunione di venerdì scorso a Curno con l’onorevole Misiani (interessante punto nave su partito e Governo, una bella serata) si è presentato con barba lunga e capello corto (alla maniera Hipster) e occhiali diversi.
        Bello a dire il vero… pare a tutti che si sia ormai completamente ristabilito (facendo i debiti scongiuri) e che si avvii verso il futuro sereno e ricco di soddisfazioni.
        [A Curno, oppure Oltrecurno? N.d.Ar.]

      • Alcide permalink

        @Aristide
        Per qualche giorno è rimasto fermo, immobile, non si è esasperato, in attesa di percepire le sensazioni che provenivano dal basso, dalla gente.
        Poi qualcosa si è mosso, ha percepito delle sensazioni poco amichevoli e preoccupato dai rumors e dai movimenti provenienti dal basso ha provato a divincolarsi nel tentativo di prendere le distanze, troppo tardi e si è esasperato inutilmente aumentando la scomodità della sua posizione.
        Cercando su Google:
        de gasperi non si esasperi

        l’acuto soggetto in questione trova la spiegazione

        • Accidenti! Ho seguito la sua indicazione e sono capitato, in prima battuta, su una delle Scuole di giornalismo pubblicate su Testitrahus:
          Scuola di giornalismo_3 – La bufala del forum di discussione “libera”.
          Qui viene, appunto, enunciata la famosa legge intitolata al famoso statista trentino (che fu statista per davvero, mica come Aldo Moro, come si legge nelle targhe stradali.) La legge viene enunciata nella sua formulazione classica (ci sarebbero alcune varianti, che omettiamo):

          Legge di De Gasperi: Chi l’ha in culo non si esasperi.

    • uhulu-uhulu-lah permalink

      Non sarei così preoccupato. Tutto bene. La bella coppia dalla vocazione governativa, sorridente come nella fotografia sopra riprodotta, si è già congiunta a colazione, ha letto il volantino, ha tranquillizzato tutti dal tavolino del bar con asseverativa condiscendenza, ha confermato la sua ispirazione progressista, ha scritto a Riva Gabriele (prima il cognome e poi il prenome, rigorosamente, come nell’elenco dei caduti. Perché gli scrive? Così, per tenersi in allenamento. Ma chi è costui? Uno del Pd messo lì per “comprendere le gravità” delle contingenze a seconda di come tira il vento. Pensa tu che vecchio ppc!), ha pensato come restaurare la pax Mario-Antonietta Augusta Lgbt a Curno mediante adeguato rito di condivisione forzata con omelia sulla prassi del politicamente corretto (o corrotto, che è lo stesso), e infine ha proposto alle famiglie, ai partiti e agli attori del territorio curnese, e non al popolo naturalmente, una opportuna modifica del nobile patto serrapedrettista, da sottoscrivere regalmente al parcheggio Zebra, alla presenza dell’amato e ovviamente tradito on. Dr (è anche laureato) Bersani, per taluni anche noto comico piacentino.

      • A parte Bersani, che secondo me è una persona perbene, e che — insisto — è laureato in filosofia a Bologna su un argomento serio (filosofia vera, che richiede la conoscenza del latino, che l’uomo apenninico ha studiato a Piacenza con la prof.ssa Rita Calderini, e mica dico cotica, mica dico Martha Nussbaum), mi sembra di capire che qualcosa bollirebbe in pentola, riguardo all’area del parcheggio Zebra, quello sul quale sarebbe sorto l’odiato Ecomostro, se non fosse stato fieramente avversato dai due Dioscuri, il Pedretti e Max Conti. Adesso i similprogressisti vorrebbero costuirci qualcosa? E così troverebbero i soldi per finire il Biblioimostro? Ma abbiamo notizie certe, o trattasi solo di spiragli? Max Conti adesso è d’accrodo? E il Pedretti? Beh, credo che il suo parere non conti più niente: perlomeno, così voglio sperare.

        • Ma come, niente più feste popolari in funzione di carta moschicida acchiappa-voti?

          Mi viene in mente che, qualora i similprogressisti avessero deciso di edificare qualcosa sull’area dell’ex parcheggio Zebra, qualcosa purchessia, pur di far cassa e realizzare i loro perniciosi sogni nel cassetto, beh, naufragherebbe l’indicazione data imperiosamente dal Pedretti, quand’era il bau bau di Curno, e tutti si mettevano sull’attenti: tutti, tranne noi eroici resistenti. Allora il Pedretti disse: l’area del parcheggio Zebra è destinata alle feste popolari dei curnensi, così ho detto, e così sarà. E tutti: sì, le feste popolari: squit, squit, squit! Le feste popolari, le feste popolari!
          Ma se i similprogressisti hanno bisogno del vile metallo, il sogno pedrettesco, da loro a suo tempo assecondato, va a farsi benedire. Se ne profittano del fatto che il Pedretti è politicamente emarginato (da tutti, tranne che da Marcobelotti).
          In conclusione: niente più feste popolari. Dunque, niente più banchetti per la vendita dello gnocco fritto. Niente più gonfiabili, come quelli organizzati dal Pedretti per il lancio della candidatura di Claudio Corti sindaco. Niente più birra e gare di rutto libero. Niente più matrimoni celtici, niente riti celtici e niente evocazioni spiritiche del dio celtico Belanu. Niente gare d’ingozzamento di panettone fra sciure Rusine avvinazzate con emissione di grida gutturali, tra un boccone e l’altro. Niente di tutte quelle schifezze che si pretendono “popolari” e che sono soltanto l’esito di una ben calcolata istigazione degli istinti peggiori del popolo. Ma noi sbaglieremmo se giudicassimo il popolo considerandone solo l’ignoranza, la superstizione, la bestialità (carezzata spudoratamente dai leghisti, con condimento di retorica territoriale: ma non sono i soli).
          Se leggiamo i Promessi sposi del Manzoni, vediamo che il popolo non è quella schifezza vagheggiata e titillata dai politici indigeni di Curno. Nei Promessi sposi leggeremo, è vero, dello sghignazzo osceno dei monatti, leggeremo del Griso che fu il tirapiedi fedelissimo di don Rodrigo e che quando lo trova appestato, chiama i monatti, fruga nei panni del padrone per impossessarsi dell’oro, e viene colpito egli stesso dalla peste, che può essere fulminante. Leggiamo quanto di bestiale ci possa essere nel popolo. Ma leggiamo anche di quanta umanità, spirito compassionevole e generosità alberghi nel popolo. Alle volte basta poco, come quando il vecchio servo di don Rodrigo esce dal palazzotto e si reca a Pescarenico ad avvertire fra Cristoforo del progetto di rapimento di Lucia. E, con buona pace di coloro che considerano “popolare” quella vecchia troja della sciura Rusina, non è forse popolo anche fra Cristoforo, che dedica la vita alla cura degli appestati, non siamo popolo anche noi, anche se non siamo bestie, anche se non siamo ignoranti come capre? Perché dev’essere considerato “popolare” solo ciò che vi è di bestiale nell’uomo? A differenza dei nostri avversari noi pensiamo che bisogna promuovere lo sviluppo della parte migliore del popolo, quasi con azione “maieutica”, cioè come una levatrice che fa veniere alla luce un bambino che non è suo, ma che ha bisogno del suo intervento, perché nasca. (L’esempio è riferito al tempo in cui i bambini nascevano in casa, ed è una analogia antica.)
          La smettano insomma, una buona volta, i politici indigeni curnensi, di considerare i loro concittadini come bestie ignoranti! Ammesso che qualcuno sia una bestia, perché non aiutarlo a diventare uomo? Piantiamola con queste prese per il culo! Basta con l’associazionismo culilinctorio! Basta con i cani! Che la smettano di attaccarsi a quel tanto di religiosità popolare che avanza (e destnato a perdurare, nonostante gli errori della Chiesa) per rastrellare voti! Anzi, che si vergognino! Ecc.

      • uhulu-uhulu-lah permalink

        Vergognarsi: roba troppo difficile e seria per questi qua. La bella coppia dalla vocazione governativa ha scoperto che sotto il parcheggio Zebra c’è ancora metano per alimentare gli sprechi comunali, che il Gandolfi non sognava mostri quando voleva autorizzare il progetto Bodega, ma semmai li sognava il Perdetti, che a Curno ci sono molte quaglie. Ed ecco fatto il salto bersaniano.

        • Sulla vocazione governativa dei due soci del Pd e sul salto della quaglia
          Faccio qui di seguito un esercizio ermeneutico, un tentativo, cioè, d’interpretazione. Qui sopra si accenna a un salto bersaniano. Ma, poiché. qualche parola prima, si parlava di quaglie, immagino che il salto sia un salto della quaglia. Perché però, bersaniano? Forse perché Max Conti e Serra furono bersaniani, anche se adesso il similgatto padano mette i puntini sulle “i” e precisa: “non propriamente bersaniani”, semmai con Bersani contro Renzi”. E quando noi diciamo “Comunque adesso siete renzisti”, lui soggiunge: “No, non è che siamo propriamente renzisiti”. Vabbè, facciamo finta di niente, come se fossimo fessi. Ma non siamo così fessi da non capire che, con tutti i loro distinguo, i due stanno oggi con Renzi, per giunta con forte, frtissima vocazione governativa, proiettata possibilmente Oltrecurno.
          In ogni caso, confermo il mio giudizio positivo nei confronti di Bersani, soprattutto in relazione al “bullo di Firenze” (copyright di Corrado Augias).
          Ma, infine, una volta chiarito che il salto è un salto della quaglia, e che il salto della quaglia è fatto da due ex bersaniani (con tutti i distinguo, naturalmente: altrimenti si offendono, se non distinguiamo anche noi), il salto, nella fattispecie, quale sarebbe? Qui l’interpretazione vacilla: il contesto farebbe capire che i similsinistri, dopo essersi pretestuosamente detti contrari all’edificazione del progetto Bodega nell’area dell’ex pargheggio Zebra, adesso siano favorevoli a qualche edificazione. Forse. Sospendiamo il giudizio e attendiamo chiarimenti (che non verranno, immagino) o, in mancanza di chiarimenti, attendiamo lo sviluppo degli eventi.

  22. La misura è colma: signori delle pubbliche relazioni, per favore non parlateci più di Vera Baboun!
    Vera Baboun è molto impegnata nella tematica “di genere”


    Vera Baboun, irenica sindachessa betlemita, con Obama, premio Nobel per la pace: quando vedremo con Obama anche la Serra, pure lei sindachessa, pure lei irenica, ancorché determinata? Forse in occasione dell’Expo?

    Com’è noto, se sei appena un po’ progressista non parlerai di sesso (si dà per scontato che sia soltanto maschile e femminile, con una timida apertura al “terzo sesso”, per definizione indefinito) ma parlerai di “genere”. Anzi, neglio ancora, parlerai di “gender”, che contempla tutte le infinite declinazioni sessuali che si vorrebbero implicite nel termine Lgbt (= Lesbiche, gay, bisessuali e transgenici). Inoltre — questo è il punto fondamentale — nel “gender” tutte le infinite declinazioni sessuali sono paritetiche rispetto ai due sessi maschile e femminile che, diventano, semmai, anomalie benevolmente sopportate, ma pur sempre anomalie.
    E adesso veniamo a Vera Baboun che, in occasione della recente Festa della donna è stata ampiamente pascolata — dalle Acli e da vari organismi d’ispirazione irenica, femminista o Lgbt-frinedly, o comunque egemonizzati da costoro — in modalità di Madonna pellegrina. Ma di questo abbiamo ampiamente parlato su Nusquamia, così come abbiamo parlato della sua “sussunzione” curnense [*] per ferma volontà della dott.ssa Serra.
    Rimaneva da approfondire l’impegno della Baboun a favore della cosiddetta cultura del cosiddetto gender: immagino che tale impegno sia una di quelle buone prassi per cui il Comune di Curno si è impegnato con la rete Lgbt-Ready, sempre a nome dei cittadini curnensi. I quali però non ne sapevano nulla (niente assemblee, niente condivisione, al momento d’impegnarsi; semmai si sono tenute due conferenze a cose fatte: dunque, condivisione da trangugiare, zitto e mosca!).
    Un resistente curnense mi segnala tre luoghi della rete dove si possono attingere notizie sull’impegno “di genere” di Vera Baboun. Ecco in breve:
    a) leggiamo in una prima biografia che Vera Babpun «ha tenuto corsi di insegnamento magistrale sull’Approccio di Genere nella Cooperazione allo Sviluppo per sei anni»;
    b) in una seconda biografia leggiamo che la Baboun è molto presente nel propugnare la consapevolezza di genere («She is highly active in advocating gender awareness») nel corso di confereneze e seminari per un gran numero di Organizzazioni non governative («she lectures, and gives training on gender issues for a considerable number of social NGOs»).
    c) infine, leggiamo che parteciperà in videoconferenza al seminario sulla “Consapevolezza di genere” che si terrà a Pavia il 14 aprile, indirizzato agli studenti del “Master Program in Cooperation and Development (Master CD)”: sono gli studenti della Scuola di specializzazione in Cooperazione e sviluppo. Si veda Videoconference with MICAD, Bethlehem: “Gender Awarness”.
    Il similgatto padano scriveva che gli assenti hanno sempre torto, intendendo dire che abbiamo fatto malissimo non essere presenti al pistolotto della Baboun. Altro che torto! Abbiamo fatto benissimo a non cadere nel trappolone.

    ————————–
    [*] “Sussumere” significa ricondurre un concetto nell’ambito di un concetto più generale. La Vera Baboun è stata formalmente presentata come sindachessa di Betlemme, dunque come testimone obiettivo di una realtà particolarmente degna di riflessione, in quanto paradigmatica. In realtà è stata “sussunta” dalla Serra, in nome del popolo curnense, perché riconducibile alla tematica serrana, irenica e cattoprogressista, proiettata Oltrecurno.

  23. Peppinoil meccanico permalink

    @ Salice piangente
    Un passo la volta prego. Il volantino è bello da leggere e soprattutto configura una realtà che a molti era riuscita a schivarla, la gente per bene ora sa con chi e per cosa taluni personaggi curnensi si agitino, perché e per che cosa. Il volantino non è in ritardo, è presente, passato e futuro.
    Se si riferisce anche al sottoscritto, apostrofandomi petomane, stia tranquillo, non minaccio querele, sono lieto che abbia dato un indirizzo diverso al sottoscritto allontanandomi anni luce dal pezzo di merda che si qualifica per la falsità dei messaggi e per la non curanza dell’estetica comportamentale. Non sia vago, dica chiaro e tondo chi avrebbe querelato, il perché e per conto di chi.
    Come mai ha così a cuore la serenità di Max Conti? Perché, non era sereno? Grazie al suo aiuto, ora lo sarà maggiormente e vedrà come lo sarà ancor di più in futuro, glielo auguro fortemente.
    Qua non si vuol male a nessuno, anzi. Però quando si esagera, sappiate che abbiamo gli argini bassi e appena l’acqua arriva a livello, siamo obbligati ad aprire le chiuse per evitare straripamenti fastidiosi e stupidi, facilmente evitabili quando si utilizzasse il neurone giusto.
    Il gatto doc è espulso per ignoranza manifesta. La gelosia lo spinge a comportarsi in maniera feroce scrivendo cattiverie assolutamente senza fondamento alcuno. Ne sa qualcosa lei, quando ha preso le difese di Max Conti riguardo la proprietà di Energheia che il gatto doc aveva imputato a lui ignorando i fatti e raccontando fantasie. Lei Minacciò querele, peste e corna se il felino non avesse ritrattato quanto scritto. Il Gatto doc non ha ritrattato un bel nulla e fino a ora non sappiamo se la denuncia c’è stata o meno. Se c’è stata, lei sarà considerato un signore per aver dato conferma alla coerenza di quanto promesso, se non c’è stata nessuna denuncia, in questo caso si dia un aggettivo da solo. Io già lo conosco.

    • Salvini, politico vecchio ubiquo, mediatico, oggi anche moralista

      Sviluppo il commento precedente, riproponendo la visione immediata della perorazione di Travaglio, udibile recandosi alla pagina del Fatto quotidiano ivi segnalata. Riporto inoltre qui di seguito il riassunto (in linguaggio coglione: abstract) dell’inteervento di Travaglio alla trasmissione televisiva Servizio pubblico.

      Ritratto del leader del Lega Nord Matteo Salvini ad opera di Marco Travaglio, che osserva: “Stasera Salvini non è qui e ci scusiamo: la gente è così abituata a vederlo in tv che quando arriva il segnale orario o il meteo si domanda subito: ‘Com’è che non c’è Salvini? Non starà mica poco bene?’. E aggiunge: “Nei primi due mesi del 2015 ha partecipato a 73 programmi, 1 e 1/4 al giorno, senza contare i tg, per un totale di 24 ore di riprese e 18 ore di parole. Sempre varie e profonde: “Padroni a casa nostra”, “Immigrati a casa loro”, “Renzi a casa”, “Se entri a casa mia ti sparo” (dove c’è Salvini c’è casa). E poi “Fornero vaffanculo” e soprattutto “Va’ a ciapà i ratti”. Solo Renzi ha fatto meglio di lui, con 55 ore più i tg, contro le 7 di Berlusconi e le 3 di Grillo. Praticamente la sera Salvini non rincasa neppure: quando chiudono i programmi di seconda serata, lo ritirano nel magazzino degli arredi, con le sedie, le scenografie e il maggiordomo di Vespa, lo coprono con un telo verde contro la polvere, e il mattino lo tirano fuori come nuovo”. Il direttore de Il Fatto Quotidiano passa in rassegna la storia del segretario federale del Carroccio: “E’ il leader politicamente più vecchio della Seconda Repubblica. Ha appena compiuto 42 anni, di cui 22 a carico nostro. Prima invece a carico dei genitori. Entra in politica nel 1990, 4 anni prima di Berlusconi. Mai lavorato in vita sua, a parte qualche mese in un fast food Burghy, al primo anno di università, corso di Storia alla Statale”. Travaglio elenca il curriculum politico di Salvini e le sue crociate contro i rom e i musulmani. Poi spiega: “L’ex moglie Fabrizia Ieluzzi l’ha sistemata per 10 anni al Comune di Milano, contratti a chiamata delle giunte Albertini e Moratti. Poi, dopo il divorzio, arriva la compagna Giulia Martinelli: Salvini stavolta la piazza in Regione, assunta a chiamata dalla giunta Maroni, 70 mila euro l’anno. Fortuna che la nuova fidanzata un lavoro ce l’ha già, alla Rai: Elisa Isoardi, conduttrice di Acontifatti su Rai1, programma di economia domestica. Un mese fa s’è scontrata con Flavio Tosi, il sindaco di Verona guardacaso in lite col suo moroso. Economia domestica, appunto. Eppure” – prosegue – “quando scoppiò lo scandalo dei fondi pubblici buttati dal tesoriere Belsito per mantenere pure i figli di Bossi, Salvini fece il moralista: “La mia paghetta era 500 lire”. Ma pochi mesi prima era in vacanza col Trota. E ora, al processo Belsito, ha ritirato la Lega da parte civile rinunciando ai soldi rubati. Incazzati neri i 12 giornalisti della Padania, cassintegrati proprio per le casse svuotate. E gli scandali continuano: presunte tangenti in Piemonte, altre ruberie in Emilia. Speriamo non debba farsi fare una nuova felpa: “Ladroni a casa nostra”“

  24. Il papa proclama un Anno santo straordinario. Renzi esulta, speriamo che la Serra non sussùma

    Papa Francesco proclama un Anno Santo straordinario, dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016. Renzi dichiara, a botta calda: «L’annuncio del Giubileo è una buona notizia che il governo accoglie con i migliori auspici». E aggiunge: «L’Italia, che quest’anno ospita l’Expo, saprà fare la sua parte anche in questa occasione». Già figurati, se lui si fa scappare questa occasione per fare una dichiarazione. Per il momento una dichiarazione, poi si vedrà.
    E la sindachessa di Curno Perlita Serra? Beh, l’abbiamo vista ultimamente molto impegnata a “sussumere” eventi cattolici, in nome di tutta la cittadinanza di Curno. Per esempio, ha dato l’adesione del Comune a una processione con fiaccole e ha partecipato, ultimamente, in occasioned della Festa della Donna, in collaborazione con le Acli, all’ostensione di Vera Baboun, sindachessa betelemita, cattoprogressista e impegnata nella tematica del “gender”, proprio come Perlita Serra. La gestione della Baboun come Madonna pellegrina è stata curata — ricordiamo — dalle Acli di Bergamo, in particolare dal suo distaccamento irenico (nel senso che abbiamo chiarito in un commento precedente) “Per una convivialità delle differenze”.
    Bene, abbiamo scoperto che la dott.ssa Serra collabora al progetto di una “convivialità delle differenze” (ma che significa?) da qualche anno. Si veda per esempio la pagina delle Acli bergamasche Rogazioni: invocazioni sulle strade della vita. Trattasi di un “evento” (parola orribile. ma così leggiamo e così trascriviamo) che ebbe luogo a Bergamo il 28 settembrte 2013: i partecipanti all’evento furono accompagnati da Rossella Ferrari e Perlita Serra Bailo. Capiamo così che l’ostensione a Curno di Vera Baboun non nasce dal nulla: a monte, c’è stato tutto un lavoro di preparazione, tra la dott.ssa Serra e le Acli, con punta condivisione (cioè, con nessuna condivisione) da parte dei cittadini di Curno.
    Mettiamo subito in chiaro che non abbiamo niente in contrario, se la sindachessa di Curno partecipa privatamente e organizza eventi sotto l’egida delle Acli bergamasche, ancorché rispondenti a un titolo sgangherato, come “Per una convivialità delle differenze”.
    Diciamo però che non ci va a sangue che la sindachessa sussuma iniziative siffatte, non inerenti al suo mandato amministrativo, direi anzi “impertinenti”, in nome della cittadinanza di Curno. Il fatto che il suo gruppo politico si fosse presentato alle elezioni con lo slogan “Per una Curno bella da Vivere”, lungi dal costituire un’attenuante, è anzi un’aggravante. Perciò facciamo voti perché né da sola, né in cogestione con l’amica Vera Babouns, indachessa betlemita cattolica ed esperta nella tematica “gender”, metta cappello su questa recente iniziativa di papa Francesco.
    Da una sindachessa che fu sobria quando invece, a nostro sommesso parere, da consigliere comunale di Curno e da esponenete del Pd, avrebbe dovuto prendere posizione sull’ispezione predisposta dal Pedretti presso la cosiddetta moschea di Curno, in modalità di provocazione e in contraddizione con l’art. 18 dei Dirritti dell’Uomo, ci aspettiamo sobrietà nei confronti dell’iniziativa del papa, perlomeno nella sua veste di sindachessa. Come cittadino privato, ovviamente, può dire e fare quello che vuole.

    • uhululu-uhululu-uhululu-lah permalink

      Credo che le sussunzioni curnesi stiano all’anno santo dedicato dal papa alla misericordia così come il nome del paese di Covo sta al coccode’ delle galline.
      Cioè credo che semmai certi obbrobriosi comportamenti nei confronti dei cittadini curnesi potrebbero anche essere rimeditati alla luce del penitenziale anno santo, ma di fronte ai ben chiari interessi evidenziati in questo diario, ciò non avverrà mai.
      Ve lo profetizzo con asseverativo sorrisetto: morale pubblica e privata da un lato e politichetta dall’altro a Curno sono e saranno sempre totalmente divergenti. E ciò è lapalissiano e sussunto da decenni, proprio come dire che anche a Covo le galline fan coccode’.

    • Violeta Alazraki e Kamella Scemi' permalink

      Forse andrebbe fatto un chiarimento: c’è una relazione diretta fra l’anno santo a tema, appena indetto, e il sacramento della riconciliazione. Se si vuole entrare nello spirito di questo anno santo occorre aprirsi al desiderio della misericordia, che significa disponibilità a prendere coscienza delle proprie mancanze e manchevolezze.
      “Misericordia”, nel senso di percorso personale e relazionale sopra accennato, non è sottotema della giustizia, proprio perché Dio non è vincolato alle nostre regole di giustizia, per quanto belle e razionali possano essere. La misericordia, dunque, è innanzitutto fedeltà di Dio a se stesso e alla Sua alleanza cogli uomini. Per costoro, a propria volta, la misericordia è fedeltà alla propria originaria immagine, inutile se non considera l’altro, il prossimo, immagine che, dunque, non è e non può essere buonista o permessivista, perché in tal caso verrebbe svalutato il significato centrale e fondamentale della verità.
      Quindi, come prima conseguenza, la misericordia riguarda non solo l’etica interrelazionale e sociale ma la stessa comprensione e prassi della società. In questo senso certamente riguarda anche la politica e la buona amministrazione della cosa pubblica.

      [Va bene, ma questo non giustifica le sussunzioni della dott.ssa Serra. N.d.Ar.]

  25. Attenti al lupo permalink

    Che si vergognino, tutti e senza deriva di speranza li colga.
    Fare carriera in maniera così sfacciata alle spese dei cittadini (perfettamente ignoranti e totalmente tenuti all’oblio per convenienza). Esseri spregevoli che accolti dalle acli bergamasche travisano l’utile con il possesso. Anatema a loro e vergogna a tutti coloro che mettendo la testa sotto la sabbia fingono di non sapere. Fanno venire il vomito queste merdate tinte e nascoste dietro l’istituzionalità del buon progetto. Similgatto credeva che tutto fosse a posto? Si credeva al riparo da possibili attacchi verbali da parte di chi non ci sta a farsi prendere in giro? Vada, corra a riferire al suo amico che a breve se ne vedranno delle belle.
    Ai cittadini di Curno, quelli sani almeno, cosa interessa se la sindachessa betlemita è di genere o generalista se poi a Curno vengono tolti i servizi primari? Cosa interessa ai cittadini di Curno, quelli sani almeno, se l’amministrazione sfila in fiaccolata per le vie del paese se poi a Curno aumentano le tasse per poi inutilizzarle per il patto di stabilità!!!!????
    Che facciano cose utili per la popolazione e la smettano di fare le marchette per visibilità di carriera. Carriera sopravvenuta sul sangue delle brave e ignoranti persona che non sospettano l’esistenza di tanta meschinità.
    Vergogna, anatema. sciagura. Ma che la smettano di lucidare i fondoschiena. Non posso consigliare neppure di aver maggior rispetto verso loro stessi, figuriamoci in dignità:.

  26. Prosegue il dibattito sulla “sussunzione” serrana
    Discorso di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona: questo la Serra non lo “sussume” di certo

    Riportiamo qui di seguito un estratto del discorso di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona (in td.: Regensburg), il 12 settembre 2006 (il discorso completo è riportato nel sito del Vaticano: Incontro con i rappresentanti della scienza).

    Recentemente lessi la parte edita dal professore Theodore Khoury (Münster) del dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo, forse durante i quartieri d’inverno del 1391 presso Ankara, ebbe con un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue. […] Nel settimo colloquio (διάλεξις – controversia) edito dal prof. Khoury, l’imperatore tocca il tema della jihād, della guerra santa. Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: “Nessuna costrizione nelle cose di fede”. È probabilmente una delle sure del periodo iniziale, dice una parte degli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il “Libro” e gli “increduli”, egli, in modo sorprendentemente brusco, brusco al punto da essere per noi inaccettabile, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. «Dio non si compiace del sangue – egli dice -, non agire secondo ragione, “σὺν λόγω“, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…».

    Questo discorso ha suscitato reazioni negative sia nel mondo che propugna la jihād, cioè la guerra santa islamica, [*] sia negli ambienti cattoprogressiti, ai quali la dott.ssa Serra fa riferimento: non solo, ma in qualità di sindachessa ne “sussume” i contenuti, cioè li assume e li incorpora negli atti del mandato amministrativo.
    Il mio punto di vista, com’è noto, è razionalista: proprio per questo non posso non plaudire alle parole del pontefice emerito (oggi, ma allora era pontefice a pieno titolo) in quel suo passaggio fondamentale, contro la conversione mediante la violenza, quando afferma che «non agire secondo ragione, “σὺν λόγω“, è contrario alla natura di Dio».
    Trovo parimenti salvifica (per la sopravvivenza della cultura occidentale, per la quale “faziosamente”, ma onestamente, mi batto), ancorché non ascoltata, quasi vox clamantis in deserto, la presa di posizione di Benedetto XVI contro la deellenizzazione del cristianesimo, cioè contro l’espulsione della filosofia greca inglobata dai Padri della Chiesa nella teologia cristiana. Tale richiesta di deellenizzazione, ha spiegato papa Ratzinger, è venuta dalla Riforma protestante, prima, e viene tuttora dalla teologia liberale. Perfetto: com’è noto, considero con orrore la mentalità protestante (che invece piace ai cattoprogresssiti), quella che valorizza la barbarie del Vecchio testamento, quella che con la sua assurda teoria della predestinazione nega il libero arbitrio e che ritiene il successo economico attestazione di benevolenza divina: anche se i mongomanager sono troppo ignoranti per saperlo, questa è la ragione per cui oggi possono comportarsi come squali, senza più essere disprezzati (in conseguenza dell’egemonia del pensiero nordamericano).

    Bene: adesso, proviamo a ragionare.
    a) Il discorso di Ratisbona, in particolare il passaggio che abbiamo sopra riportato, è stato accolto dagli ambienti cattoprogressisti con lo stesso entusiasmo con cui in altri tempi si accoglievano i cani in Chiesa (in altri tempi: prima che a Curno, borgo di Bergamo, ne fosse stabilita la santità, per interessamento di alcuni politici indigeni).
    b) la dott.ssa Serra, come abbiamo documentato, ha sussunto, a nome dei cittadini di Curno, i contenuti cattoprogressisti. Se lei, a titolo personale, è vicina all’iniziativa Per una convivialità delle differenze</strong>(vedi), non abbiamo niente in contrario. Non ci va a sangue, però, che lei sussuma quei contenuti in qualità di sindachessa di Curno, inglobandoli in azioni pubbliche patrocinate dal Comune (vedi le recenti iniziative di processione con fiaccole e l’ostensione della sindachessa betlemita Vera Baboun, Madonna pellegrina in Lombardia).
    c) Sappiamo benissimo che il punto di vista di Ratzinger è perdente, e ben ci guardiamo dall’affermare che la dott.ssa Serra dovrebbe adeguarsi. Non glielo chiederemmo nemmeno se quel punto di vista fosse vincente. Noi diciamo un’altra cosa: la dott.ssa Serra può fare quello che vuole, purché privatamente.
    d) Noi stessi, che pure plaudiamo alle parole di Ratzinger quando postula l’opportunità di non “rottamare” (così direbbe il bullo fiorentino) il pensiero greco inglobato nella teologia cristiana, rivendichiamo per noi stessi un’autonomia di giudizio e, cavourrianamente, affermiamo “Libera Chiesa in libero Stato”. A maggior ragione pensiamo che le Amministrazioni comunali debbano occuparsi di ben governare i cittadini, e non intrufolarsi nelle questioni religiose, tanto meno sussumerle.

    ————————————–
    [*] L’uccisione di una suora italiana a Mogadiscio è stata interpretata come una rappresaglia al discorso di Ratisbona di Benedetto XVI.

    • Karl Heinz Treetball permalink

      Veramente il principio cavouriano non è così libertario, per così dire, come appare o si vuol far credere: prevede una libera Chiesa, cioè una specie di libera associazione, all’interno di uno Stato che, questo sì, è veramente “libero”, nel senso che è sovrano. Ed esercita la sua sovranità anche sulla libera associazione a esso interna.
      [Ho usato una locuzione passata in proverbio. Come che sia, insisto sull’autonomia delle due sfere e condanno decisamente le sussunzioni serrane. N.d.Ar.]

      • Non ho particolare simpatia politica per Camillo Benso conte di Cavour, anche se ne riconosco l’intelligenza, come del resto per il barone Bettino Ricasoli. Garibaldi li detestava entrambi. Invece a Garibaldi era simpatico Vittorio Emanuele II, a me — per quel poco che conta — per niente simpatico. Ma capisco perché Garibaldi simpatizzasse per il re sabaudo: erano entrambi “fimminari”. Su questo punto, e solo su questo, simpatizzo per entrambi. Ho l’impressione che a MAzzini piacessero le donne, soprattutto se inglesi. Ma in pubblico faceva lo schizzinoso: e questo non va.

  27. Un punto di vista laico, anche e soprattutto sulle cacate leggi

    Il segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, torna sull’assoluzione dell’ex Cav in Cassazione per il caso Ruby e afferma: «Bisogna andare a leggere le motivazioni: se un fatto è legale, non è detto che sia anche morale». Si veda: Vescovi contro Berlusconi, Galantino: “La legge arriva fino a un certo punto, dato morale è altro”.
    Premesso che, secondo noi, mons. Galantino poteva risparmiarsi, e risparmiarci, questo intervento, perché sarebbe bene che gli uomini di Chiesa non si occupassero di politica, perlomeno non così platealmente, non possiamo tuttavia non essere d’accordo con il significato delle sue parole. Non è forse questo quel che non ci stanchiamo di ripetere, in particolare ai due gatti padani? Loro fanno sempre di tutto una questione di cacata carta. Noi, invece, siamo del parere che il problema etico-politico vada discusso liberamente, senza necessariamente fare riferimento alle cacate “leggi” (fra l’altro, queste leggi se l’inventano loro).

    • Ellie Siano permalink

      Condivido totalmente. Lo stesso ragionamento vale, rigirato, per la Boccassini. E questo è più inquietante dell’altro.

      • Da uomo laico, mi sento disturbato sia dalle esternazioni della Boccassini (dovrebbero parlare per lei gli atti ufficiali), sia da quelle del segretario della Cei (che non dovrebbe affrontare pubblicamente temi di attualità politica). Se fossi anche cattolico praticante (sono solo un cattivo cristiano, in senso lato, appassionato della lettura dei Vangeli), sarei vieppiù preoccupato dalle esternazioni di mons. Galantino.

  28. Fimminari permalink

    • Trovate dannunziane
      Il “muscolo fecondatore” e il motto Nulla dies sine ictu

      Non male l’aneddoto raccontato da Giordano Bruno Guerri: Mussolini si reca al Vittoriale e saluta D’Annunzio, che fu aviatore, con queste parole: “Salve, o fante alato!”. E D’Annunzio, pronto, ricordando che Mussolini fu bersagliere, risponde: “Salve, o lesto fante!”.
      Comunque è vero che furono entrambi fimminari, soffrivano entrambi di priapismo, conseguenza di infezione venerea. Un funzionario ministeriale — faccia di merda — un giorno ebbe da ridire su una medaglia commemorativa, commissionata da D’Annunzio, che presentava un uomo vistosamente membruto. D’Annunzio scrisse un biglietto a Mussolini, lamentandosi della solerzia di quel miserabile, tanto più che Mussolini, si sapeva, faceva buon uso, e assiduo, del «muscolo fecondatore». Il biglietto di D’Annunzio si congratulava con Mussolini per tale assiduità d’uso: lui stesso, il vate, si atteneva alla regola ‘nulla dies sine ictu’, cioè “nessun giorno senza un colpo”.

      • Ancora sul muscolo fecondatore

        Questa storia del muscolo fecondatoe di Mussolini la sapevo da quand’ero ragazzo, ma non ricordo dove l’avessi letta: mi pare, su una rivista acquistata da mio padre, ma non ne sono sicuro.
        Ho fatto una ricerca in rete, e ne ho trovato traccia in un sàpido libro di ricordi triestini:
        La Villa di Zeno, di Fulvio Anzelotti, p. 53.

  29. Abbiamo scoperto dove nasca questa «convivialità delle differenze»

    Ecco, abbiamo scoperto dove sia nata questa espressione sgangherata, di «convivialità delle differenze»: da un discorso entusiastico, ispirato, mistico di don Tonino Bello. Eccone uno stralcio:

    Don Tonino Bello: La pace è la convivialità delle differenze

    Parole scontate, banali. Buone per creare entusiasmo, forse, in chi sia predisposto all’entusiasmo. Ma sono parole senza uno straccio di analisi, senza uno straccio di soluzione del problema. Perché don Tonino Bello poteva dire, per esempio: il ricco dia metà dei beni che possiede al povero. O anche: i proprietari delle case Ecodomus, lungo la via Curnasca, le regalino ai poveri, almeno in parte, se non proprio tutte (alcuni degli appartamenti di pertinenza di Locatelli potrebbero essere sacrificati, al loro posto potrebbe sorgere una “Casa del cane”, da regalare ai cittadini di Curno; così, anche lui, non meno di Max Conti, potrebbe dimostrare di credere veramente nei principi che professa: Max Conti l’irenismo cattoprogressista, Locatelli l’amor canino). Don Tonino Bello poteva dire, molto concretamente, a proposito di pace: andiamo a La Spezia e chiudiamo i cantieri della Oto Melara, dove si producono armi che l’Italia esporta in tutto il mondo. Ma non l’ha detto. Dice banalità, come quello di aggiungere un posto a tavola, come nella canzone di Johnny Dorelli.

    Insomma don Tonino parla ispirato come un rivoluzionario, ma non è un rivoluzionario. Crea un piacevole scombussolamento nell’animo, ci si sente per un attimo migliori, poi tutto rimane come prima. Chi ha i privilegi se li tiene, anzi è autorizzato ad allargare l’area del proprio privilegio. Ma va là! Questi discorsi irenici, generici, banali, offendono la nostra intelligenza, noi li rifiutiamo.
    Chi voglia approfondire il pensiero entusiastico di don Tonino Bello può leggere, a suo rischio e pericolo, Pensieri e parole di Tonino Bello.
    Frugando in rete, scopro che esiste una “Casa della convivialità”. Lo apprendiamo dal sito http://www.papaboys.org (sì, avete letto bene: “papaboys”!). Beh, almeno in questo caso la parola “convivialità” non è usata a sproposito: immagino che nella Casa della convivialità siano somministrati i pasti, dunque almeno lì c’è un convivio. Ma la convivialità delle differenze che cosa sarà mai? Un modo di essere a convivio delle differenze? Quali differenze? E come stanno a convivio le differenze? Questa è roba mistica, siamo ai livelli della mistica steineriana, che non a caso ha trovato a Curno una sua nicchia protetta.
    Ma, visto che la dott.ssa Serra doveva a tutti i costi coinvolgere i cittadini in queste sue predilezioni cattoprogressiste, non poteva scegliersi un referente migliore? Don Gallo, per esempio: un prete di strada, di sinistra, che se non altro aveva il pregio di fare discorsi meno fumosi (per esempio, quando invitava i giovani a usare il preservativo).


    Don Gallo, prete di strada genovese. Si veda Addio a don Gallo, il prete degli ultimi. Sabato i funerali: sul feretro la Bibbia e la Costituzione.

    • Continua la discussione dei contenuti cattoprogressisti sussunti dalla dott.ssa Serra
      La “convivialità delle differenze”: inutile pretendere di capire, è un mistero; e tale deve rimanere

      Nella nostra ricerca finalizzata a trovare un senso a questa benedetta “convivialità delle differenze”, concetto sussunto dalla dott.ssa Serra ed empaticamente offerto “in condivisione” ai cittadini di Curno, abbiamo fatto qualche progresso.
      Ora, avendo prestato orecchio al modo in cui, nel corso della sua recente peregrinazione, la sindachessa betlemita Vera Baboun è stata presentata a Curno e altrove in Lombardia (dalle Acli e dalla collega sindachessa dott.ssa Serra), non è difficile capire che cosa volesse significare questa benedetta “convivialità delle differenze”: nella prospettiva irenica di don Tonino Bello, delle Acli e della dott.ssa Serra “convivialità delle differenze” significa “convivenza pacifica delle differenze”.
      Addirittura, la convivialità delle differenze potrebbe essere tradotta, con espressione serrana (che linguisticamente, però, non sarebbe neanche sbagliata) come “condivisione delle differenze”: ah, la condivisione: squit! squit! squit!. Ma perché “convivialità”? La scelta di questo vocabolo sembra fare a pugni con la lingua italiana. Per esempio, il Dizionario italiano del Gabrielli [*] recita, alla voce “convivialità”:

      convivialità, s.f. inv. – Indole conviviale di una persona
      ‖ Carattere conviviale di una situazione: riunione, incontro e sim.

      In ogni caso, “conviviale” è un sostantivo astratto derivato, dall’aggettivo “conviviale”, così definito dal Vocabolario Treccani:

      Uso metaforico, ma razionale, del termine “convivialità”
      Naturalmente, sappiamo bene che le parole possono assumere un altro significato, diverso da quello proprio; ciò avviene quando l’uso del vocabolo è metaforico (“metafora”, letteralmente, significa “traslato”. cioè trasferimento di una parola da un campo semantico – di significato – a un altro). Sì, ma ci dev’essere, una logica: per essere precisi, ci dev’essere un rapporto analogico fra i due campi semantici. Così, per esempio, se dico che il leone è il “re” della foresta, intendo dire che il leone prevale sugli altri animali, come il re prevale sui sudditi. Cioè, ho paragonato gli animali della foresta ai sudditi di un regno.
      Ma, nel caso della convivialità delle differenze, perché le differenze dovrebbero stare a banchetto, o perché dovrebbero essere gioviali, sia pure metaforicamente? (si veda ancora la definizione di “conviviale”).
      Infatti, si può usare la parola “convivialità” metaforicamente, ma senza dare un calcio alla logica: come ha fatto, per esempio, Ivan Illich in un saggio che s’intitola, appunto, Strumenti per la convivialità (Tools for Conviviality): in questo saggio Illich auspica una liberazione dell’uomo, in particolare una sua riappropriazione degli strumenti per realizzare un destino a misura d’uomo, appunto, e non a misura delle esigenze delle multinazionali e dei mongomonager. Qui la convivialità ha un significato metaforico e preciso: “convivialità” indica un consesso di uomini riuniti a convivio e — perché no? — gioviali, liberati dal dominio tecnoburocratico. [**] Fra l’altro, Illich parla di una “società conviviale”, senza dunque forzare la natura delle lingue (della lingua inglese: ma l’espressione funziona benissimo, tradotta letteralmente, anhce in italiano). Invece la “convivialità delle differenze” è un calcio sferrato da un somaro sui denti di una bella signora, la lingua italiana (questa è una figura retorica: si chiama “prosopopea”, cioè personificazione, perché la lingua italiana è impersonata da una signora di aspetto assai gradevole).

      Uso misterioso del termine “convivialità” presso i cattoprogressisti
      Quanto alla “convivialità delle differenze”, posso dire di aver individuato il mistero, non certo di averlo risolto: altrimenti che mistero sarebbe? Nel commento precedente abbiamo fornito il collegamento ipertestuale a un documento audio che ci consente di ascoltare le parole entusiastiche di don Tonino Bello. Parole fatte per trascinare l’uditorio, specie se è di bocca buona: porprio per questo potrebbe essere ingiusto trarre conclusioni affrettate. Quello è un discorso fatto a braccio, da un prete entusiasta, per un pubblico entusiasta. Il discorso di un prete “liberato” e traboccante di gioia, non più schiavo delle vecchie beghine, come i preti di campagna di una volta, il discorso di un prete proiettato nel mondo. Tutto il contrario di quel prete interpretato da Alberto Sordi nel film Contestazione generale, quello che chiese licenza al vescovo di sposarsi, per metter fine alla propria tristezza. Meglio dunque affidarsi agli scritti. Ecco dunque un piccolo estratto, da La famiglia come laboratorio di pace, di don Tonino Bello (Prato, 10 settembre 1988).

      Una delle cose più belle e più pratiche messe in luce dalla teologia in questi ultimi anni è che la SS. Trinità non è solo il mistero principale della nostra fede, ma è anche il principio architettonico supremo della nostra morale. […] Nel cielo tre persone uguali e distinte vivono così profondamente la comunione, che formano un solo Dio. Sulla terra più persone, uguali per dignità e distinte per estrazione, sono chiamate a vivere così intensamente la solidarietà, da formare un solo uomo, l’uomo nuovo: Cristo Gesù.[…]L’imperativo etico che ne deriva per coloro che vivono sulla terra è che se tengono sotto sequestro le proprie risorse spirituali o materiali senza metterle a disposizione degli altri, non possono esimersi dall’accusa di appropriazione indebita.
      Possiamo concludere, allora, che il genere umano è chiamato a vivere sulla terra ciò che le tre persone divine vivono nel cielo: la convivialità delle differenze.
      Che significa? Nel cielo, più persone mettono così tutto in comunione sul tavolo della stessa divinità, che a loro rimane intrasferibile solo l’identikit personale di ciascuna, che è rispettivamente l’essere Padre, l’essere Figlio, l’essere Spirito Santo. Sulla terra, gli uomini sono chiamati a vivere secondo questo archetipo trinitario: a mettere, cioè, tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità, trattenendo per sé solo ciò che fa parte del proprio identikit personale.
      Questa, in ultima analisi, è la pace: la convivialità delle differenze. Definizione più bella non possiamo dare. Perché siamo andati a cercarla proprio nel cuore della SS. Trinità. Le stesse parole che servono a definire il mistero principale della nostra fede, ci servono a definire l’anelito supremo del nostro impegno umano.
      Pace non è la semplice distruzione delle armi. Ma non è neppure l’equa distribuzione dei pani a tutti i commensali della terra. Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme con i fratelli.
      Convivialità delle differenze, appunto.

      Avete capito il trucco? Tonino Bello afferma che il mistero della Trinità è fondamento della nostra morale (sarà vero?). Quindi afferma «che il genere umano è chiamato a vivere sulla terra ciò che le tre persone divine vivono nel cielo» (sarà vero? è questa la dottrina della Chiesa? boh!). Di poi con ardito passaggio dialettico il prete entusiasta postula che sull’esempio dell’unitarietà trinitaria gli uomini dovrebbero mettere «tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità». Il passaggio è ardito, perché non è chi non veda come la consustanzialità sia cosa diversa dalla «comunione del tutto». Questo argomento fu tema di concili e scomuniche: mi sembra che don Tonino Bello si muova con poco giudiziosa disinvoltura. Infine, con evidente forzatura del significato di “convivialità”, il poco filosofo don Tonino Bello arriva a concludere che la comunione del tutto coincide con la convivialità, cioè — come abbiamo visto sopra — con lo stare assisi a tavola, con disposizione d’animo gioviale. Non c’è un passaggio logico, non uno solo, che stia in piedi. Il suo è un discorso fatto con i piedi, tenuto insieme dal mastice dell’entusiasmo, il suo.
      A me, francamente, cascano le braccia.

      —————————————–
      [*] Il Gabrielli, per sua disgrazia, è il nonno di Irene Pivetti: ma, per sua fortuna, era già morto quando la nipote si faceva fotografare vestita da cat-woman, ferocemente determinata, con la frusta in mano.

      [**] Al riguardo, Illich è abbastanza preciso. Nel saggio sopra citato afferma: «I choose the term ‘conviviality’ … to mean autonomous and creative intercourse among persons, and the intercourse of persons with their environment».

      • Ellie Siano permalink

        Concordo. Si capisce anche come un procedimento come quello sopra descritto affascini i più scarsi e/o più scaltri fra i politicanti, consentendo loro l’ambito gioco delle tre carte e dei falsi sillogismi con cui comunque fregar la gente. Loro suprema finalità.

      • La “sussunzione” serrana della «convivialità delle differenze»

        A scanso di equivoci, prima che spariscano i documenti dalla rete, e perché a nessuno venga in mente di dire che noi ci siamo inventati tutto, [*] pubblico la locandina predisposta dal Comune di Curno in occasione della tappa curnense di Vera Baboun, sindachessa betlemita, presentata come portatrice di una speranza di pace «all’insegna della convivialità». Leggiamo, infatti, nella locandina:

        Vera Baboun è la prima donna Sindaco della città di Betlemme. […] Si è impegnata in politica per i suoi cinque figli. Vuole per loro un futuro diverso, di pace e convivialità. […] «A Betlemme, nonostante le difficoltà, abbiamo l’obbligo di guardare al futuro con speranza». Una speranza all’ insegna della convivialità.

        Com’è noto, la sindachessa betlemita è stata veicolata da un poderoso apparato di pubbliche relazioni e, a ridosso dell’8 marzo 2015, Festa della donna, è stata portata un po’ dappertutto, come la Madonna pellegina nei paesi d’Italia, nel secondo dopoguerra. [**] Riassumo alcune delle tappe del recente itinerario della Vera Baboun, coordinato dalle Acli all’insegna della “convivialità delle differenze”

        • Il 3 febbraio 2015 era stata segnalata a Catanzaro, per la cerimonia di gemellaggio di Betlemme con Catanzaro (ma forse qui le Acli non c’entrano).

        • Martedì 3 marzo 2015: Sala della Comunità Oratorio San Filippo Neri, Romano di Lombardia.

        • Mercoledì 4 marzo 2015: ore 9:00, incontro con gli studenti del liceo Falcone di Bergamo

        • Mercoledì 4 marzo 2015: ore 18:00 incontro condiviso con la cittadinanza presso la Sala Consiliare Curno.

        • Mercoledì 4 marzo 2015: ore 20:45, incontro libero presso il Cinema Conca Verde, così intitolato: “Per una convivialità delle differenze”.

        • In occasione della Festa della donna, Vera Baboun si è manifestata al Centro di Ricerca e innovazione dell’Italcementi Group, in qualità di membro della Giuria per l’assegnazione del premio femminista “arcVision Prize Women and Architecture”, «il più importante premio internazionale esclusivamente riservato al lavoro delle progettiste».

        E pensare che l’arrivo di Vera Baboun a Curno era stato presentato quasi come un dono alla cittadinanza curnense, un evento in esclusiva, un privilegio, un’occasione da non mancare! Salice piangente arrivò a scrivere che «gli assenti hanno sempre torto»: dunque noi che ci rifiutammo di essere strumento di una campagna di pubbliche relazioni, che avevamo subodorato ancor prima di raccogliere le prove materiali, avremmo dovuto sentirci in colpa. Invece siamo orgogliosi di non essere caduti nel trappolone di un’iniziativa presentata come “pura e disinteressata”, avulsa da retropensieri ideologici, non infetta dalla pulsione di captazione del consenso elettorale, distante le mille miglia dal proposito di affermazione d’immagine dei protagonisti, a cominciare da quella della stessa sindachessa Baboun, donna di successo, sensibile alla tematica “gender”, destinata a cogliere nuovi allori sulla scena internazionale.
        Ricordo infine che la dott.ssa Serra collabora da tempo al progetto di una “convivialità delle differenze”, come si apprende recandosi alla pagina delle Acli bergamasche Rogazioni: invocazioni sulle strade della vita.

        ——————————-
        [*] Vedi la tristanzuola provocazione del gatto padano doc che scrive su Nusquamia che la società Enèrgheia (mi raccomando, l’accento!) sarebbe di proprietà di Max Conti. Aristide scrive: «Qui i casi sono due: o quel che lei dice è una balla, oppure lei ha voluto regalare a Nusquamia uno scoop». E chiede le prove. Il Salice piangente minaccia querela. Il gatto padano doc disconosce quel che ha scritto, anzi afferma che Aristide si è inventato tutto e che comunque è lui, Aristide, il responsabile del falso. Aristide mostra di non aver né avvallato la notizia, né di aver creato un falso, potendo esibire l’originale del testo pervenuto e la paternità (codice IP) del testo. La cosa finisce qui, il tentativo di far fuori Aristide (da parte di chi e per conto di chi?) si arena sul “bagnasciuga” (Mussolini, con riferimento allo sbarco degli Alleati in Sicilia affermò che esso si sarebbe «congelato su quella linea che i marinai chiamano bagnasciuga»: gli Alleati però, qualche giorno dopo, sbarcarono per davvero).

        [**] Nel 1950, con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus, Papa Pio XII proclama il dogma dell’Assunzione di Maria, cioè il suo trasferimento in cielo, con il corpo e con l’anima. L’atto segna l’inizio dell’Anno Santo della “Madonna pellegrina”: tale peregrinazione fu in più di un’occasione strumentalizzata politicamente, in contesti di politichetta locale (a favore della Dc, contro il Pci). La Peregrinatio Mariae vanta però una tradizione parecchio anteriore. La Peregrinatio Verae (Baboun) è invenzione recentissima delle Acli: non mancano le avvisaglie di strumentalizzazione politica della nuova Madonna.

        • Un progetto per la “convivialità delle differenze” partecipato dalla dott.ssa Serra

          Ci era sfuggito — ma poniamo immediatamente rimedio a questa nostra distrazione — che la dott.ssa Serra, nell’ambito del progetto Acli per una “convivialità delle differenze”, ha partecipato a una lettura collettiva e continua del libro dei Salmi, della durata di ventiquattr’ore. La maratona — dal pomeriggio del venerdì 28 novembre 2014 al mattino di sabato 29 novembre — è stata aperta dal Vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi ed è stata chiusa dal Sindacodi Bergamo Giorgio Gori. In particolare, leggiamo su Bergamo news (si veda In piazza Dante arriva la tenda di Abramo: al via una maratona dei Salmi) che:

          Tra le personalità che leggeranno i Salmi anche il Presidente della Provincia di Bergamo, Matteo Rossi, Andrea Moltrasio per Confindustria, Luigi Bresciani della Cgil e Ferdinando Piccinini della Cisl, gli assessori del Comune di Bergamo Loredana Poli e Maria Carla Marchesi, il Sindaco di Curno Perlita Serra, il consigliere regionale Roberto Bruni, il filosofo Telmo Pievani, il docente universitario Ivo Lizzola, il pubblico ministero Carmen Pugliese, il presidente del Tribunale di Bergamo Ezio Siniscalchi, Giorgio Gandola, direttore de L’Eco di Bergamo, Savino Pezzotta e Antonio Parimbelli. Ancora: don Davide Rota e don Fausto Resmini del Patronato San Vincenzo, il rettore del Seminario vescovile don Pasquale Pezzoli, i tre Vicari cittadini, molte comunità religiose, il presidente della Fondazione Mia Fabio Bombardieri, alcune donne della comunità Kairos, tantissimi Scout e giovani degli oratori e perfino un folto gruppo di persone che scenderanno apposta dalla Valle di Scalve e dall’alta Valle Brembana.

          Poiché la dott.ssa Serra ha partecipatato a titolo personale, non abbiamo assolutamente niente da dire in contrario: anzi, ci congratuliamo con lei che ha avuto parte in una manifestazione alla quale hanno partecipato personalità di spicco come il sindaco Gori, il giudice Carmen Pugliese, un esponenete della Confindustria ecc. Questo ci conforta nell’idea che abbiamo sempre avuto, che la dott.ssa Serra sia un personaggio importante, una risorsa per Curno, e che sia destinata a svolgere un ruolo di riievo Oltrecurno. Quel che non ci piace è che la dott.ssa Serra abbia “sussunto” le iniziative delle Acli per conto dei cittadini di Curno, come quando è stato organizzato l’incontro di Vera Baboun con i cittadini di Curno, presso la sala consiliare di Curno, rispondente alle finalità di quella “convivialità delle differenze”, che è un progetto Acli, non democraticamente “condiviso” — a quel che ci risulta — dai cittadini di Curno.

      • Giustiziariato di Borgocollefegato permalink

        Su basi come quelle non si può fondare alcuna giustizia sociale ma soltanto indebito accumulo di potere “a fin di bene” da parte di affamati demagoghi. Ciò indipendentemente dalla buona fede di chi in quel modo s’è espresso. Dalla trista comicità piacentina [*] si è passati al pericoloso entusiasmo pugliese.
        Se può consolare, la traiettoria resta invariabilmente quella A1-A22, l’Adriatica, direzione Vendola.

        ———————————————–
        [*] Se lei attacca Bersani, sono costretto a ripetere quel che ho affermato due anni fa (si veda Qui c’è poco da ridere):

        Di uno così, figlio di un benzinaio, studente di latino e greco a Piacenza con la prof.ssa Calderini, laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo impegnativo La grazia e l’autonomia umana nella prospettiva ecclesiologica di san Gregorio Magno, di uno che non è un coglione, non è un aziendalista e non è “determinato”, non ci sentiamo di dir male. Tutto sommato ci è perfino simpatico. Molto meno simpatico, semmai, è il suo elettorato, che dovrebbe essere convinto — con le buone, se possibile, altrimenti con le cattive — a rimboccarsi le maniche e a impegnarsi in lavori utili, visto che loro godono di diritti sindacali e, quel che è peggio, “acquisiti” (perciò votano Pd, perché hanno paura del cambiamento: li capisco, ma non “condivido”). E poi, non è Bersani colui che vuol a tutti i costi rifilarci il Pedretti. Questa semmai è la colpa di Maroni, con concorso di colpa della Serra.

        Insomma, un po’ di rispetto per Bersani, quest’uomo appenninico, supestite della tradizione del socialismo umanitario italiano, al quale i Pd-ini curnensi, per via della loro totalizzante vocazione governativa, hanno voltato le spalle, spiccando il classico salto della quaglia, sperando che nessuno se n’accorgesse. E che adesso dicono: sì, però, ma, a dire il vero, come dire, insomma, noi non eravamo del tutto bersaniani e adesso non siamo nemmeno del tutto renzisti. Sì, ma con vocazine governativa, e in carriera, possibilmente Oltrecurno, grazie al coinvolgimento dei cittadini di Curno in iniziative a base di Conserva Pd-Cirio. Così loro possono incollare le etichette dei barattoli di conserva Pd-Cirio nell’abum della raccolta Pd-Cirio. Mostrano l’albo pieno di etichette e fanno carriera. [N.d.Ar.]

  30. Via Abruzzi permalink

    Ma per quanto tempo ancora Massimo Conti lascia la parola e la sua difesa a uno come il similgatto?
    Quanto c’è scritto sul volantino mette in imbarazzo, non solo il responsabile della sezione ma tutti i tesserati e gli elettori del PD di Curno come ho sentito in questi giorni alla Marigolda
    Molti elettori che si riconoscono a sinistra e tollerano a fatica Renzi non hanno per niente gradito la disinvoltura di cambiar casacca da Bersani a Renzi di Massimo Conti.
    Emerge nettamente quello che qui chiamate l’aziendalismo di partito che colpisce i carrieristi dlle poltrone e i lacchè dei potenti.
    Ma la base non sopporta questi comportamenti, e credo che anche persone come Aldo e Claudio abbiano e spero qualcosa da dire a riguardo.
    saluti

  31. Medicina e chirurgia permalink

    @Il Salice Piangente
    “Non credo perchè la prossima volta dai Carabinieri qualcuno ci andrà per davvero come lei ben sa”

    Qui a Curno stanno ancora tremando le mutande per il terrore da lei scatenato per conto di quel “qualcuno” che assomiglia sempre di più ad un’entità astratta e indefinita, impalpabile e senza spessore alcuno.
    Questo “qualcuno” che deve farsi annunciare come una figura manzoniana tipo L’Innominato, di retaggio borbonico/meridionale probabilmente non vuole o non possiede le qualità per manifestarsi in prima persona.
    Ma un filo di speranza vi è anche per questa persona priva di carattere. Infatti a seguito della lettura di questa notizia per lui si aprono nuovi positivi scenari:
    http://www.corriere.it/salute/15_marzo_13/medici-sudafricani-realizzato-primo-trapianto-pene-mondo-475ba0ee-c9a0-11e4-84dd-480351105d62.shtml

    Attenzione per ora si parla di trapianto di pene, se porta pazienza magari tra qualche anno si arriverà al trapianto di testicoli con tutti i benefici immaginabili.
    Sdrammatizziamo per un momento questo stato d’essere con i consigli di un esperto del settore

    • Grazie Massimo! permalink

      Il PD a Curno sta facendo una figura del ca..o!

      • grazie Massimo permalink

        Sì, grazie Massimo per la tua bella amicizia con Pedretti e Locatelli. Bravo l’amicizia prima di tutto anche prima degli ideali.

        • Per una dialettica degli opposti

          L’amicizia prima degli ideali? Beh, tanto per cominciare, Gesù non la pensava così. Vero è che il Pd curnense ha fatto una scelta di campo, finalizzato alla captazione del consenso cattoprogressista, di tipo “irenista”: [*] una scelta che pretenderebbe di adattare il messaggio cristiano alla propria visione del mondo e alle proprie predilezioni, secondo cui il dialogo tra posizioni differenti, dev’essere di tipo giovanneo (con evidente nostalgia per i “due Giovanni”).


          I due Giovanni rappresentati in un piatto smaltato che invoca l’intercessione di san Giovanni Kennedy per la pace nel mondo (ma non era stato lui a volere la spedizione nella baia dei porci, a Cuba?).

          Noi invece riteniamo di aderire al significato pieno della parola “dialogo”, come dialetica degli opposti, come (perché no?) guerra delle idee. Questo è il retaggio della cultura greca, questo è il fondamento della via umanistica nella ricerca del vero (una ricerca senza fine, come diceva Popper). Comunque, ecco le parole del Vangelo di Matteo (X, 34-339), che non commento:

          Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.

          Una distorsione irenista – Ho detto che non avrei commentato, e mantengo la parola. Però lasciatemi dire che è falso quel che sostengono certi cattoprogressisti, secondo i quali questa sarebbe una “cattiva traduzione”: quella che ho presentato qui sopra è, fra l’altro, la traduzione della Sacra Bibbia curata dalla Cei (Conferenza episcopale italiana). Semmai risulta addomesticata la traduzione interconfessionale in lingua corrente, cosiddetta TILC, a cura dell’Alleanza biblica universale: per esempio, dove Cristo dice “spada” (gr. μάχαιραν), lor signori irenisti dicono “discordia; dove Gesù dice «i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» (in gr. καὶ ἐχθροὶ τοῦ ἀνθρώπου οἱ οἰκιακοὶ αὐτοῦ), gl’irenisti traducono «E ognuno avrà nemici anche nella propria famiglia», dunque c’è un “anche” di troppo. A ogni buon conto, ecco l’originale greco, che dimostra la correttezzza della traduzione Cei, con buona pace degl’irenisti. E voglio vedere se qualche gatto padano, o qualche prete similprogressista ed “entusiastico” ha qualcosa da obiettare.

          μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον βαλεῖν εἰρήνην ἐπὶ τὴν γῆν· οὐκ ἦλθον βαλεῖν εἰρήνην ἀλλὰ μάχαιραν. ἦλθον γὰρ διχάσαι ἄνθρωπον κατὰ τοῦ πατρὸς αὐτοῦ καὶ θυγατέρα κατὰ τῆς μητρὸς αὐτῆς καὶ νύμφην κατὰ τῆς πενθερᾶς αὐτῆς, καὶ ἐχθροὶ τοῦ ἀνθρώπου οἱ οἰκιακοὶ αὐτοῦ. ὁ φιλῶν πατέρα ἢ μητέρα ὑπὲρ ἐμὲ οὐκ ἔστιν μου ἄξιος· καὶ ὁ φιλῶν υἱὸν ἢ θυγατέρα ὑπὲρ ἐμὲ οὐκ ἔστιν μου ἄξιος· καὶ ὃς οὐ λαμβάνει τὸν σταυρὸν αὐτοῦ καὶ ἀκολουθεῖ ὀπίσω μου, οὐκ ἔστιν μου ἄξιος. ὁ εὑρὼν τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἀπολέσει αὐτήν, καὶ ὁ ἀπολέσας τὴν ψυχὴν αὐτοῦ ἕνεκεν ἐμοῦ εὑρήσει αὐτήν.

          ——————————————————
          [*] Abbiamo già spiegato che s’intende per “irenismo” un «orientamento teologico che tende a enucleare i punti comuni alle differenti confessioni cristiane in vista di una loro unione, come aspetto del più vasto movimento dell’ecumenismo». All’irenismo delle Acli sembra aver aderito la dott.ssa Serra — credo, anche Max Conti. Fin qui niente di male; desta qualche perplessità, invece, la volontà di trascinare i cittadini di Curno su questo perscorso spirituale, che dovrebbe essere personale (vedi fiaccolata della pace e l’ostensione di Vera Baboun alla Sala consiliare di Curno).

          • A scanso di equivoci

            Poiché conosciamo i nostri polli, in particolare il pollame curnense, mi sembra giusto tagliare la strada a malevole interpretazioni, da parte di tonti veri e finti tonti.
            L’interpretazione malevola è quella per cui noi saremmo propensi allo sterminio del nemico, assetati di sangue come i tartari descritti da Verne nel suo Michele Strogoff. Ebbene, è vero tutto il contrario, noi siamo per la guerra delle idee, aperta e leale, come tra i paladini cristiani e macometani nell’Orlando furioso dell’Ariosto. A noi basta riuscire vittoriosi sul piano delle idee. Sono i nostri avversari che, debolucci quanto a motivazioni professabili in pubblico e vistosamente carenti quanto ad armamentario culturale e dialettico, ricorrono alla slealtà, alle entrature nel sottobosco anglorobicosassone, alle denunce (anche anonime), alla diffamazione via volantinaggio anonimo.
            La guerra delle idee è l’alternativa allo scontro fisico, e chi rifugge dalla guerra delle idee prepara la strada allo scontro fisico.
            Dunque, nessuno chiede a Max Conti di appostarsi all’angolo della strada per aggredire il Pedretti, o il Locatelli, in quanto (teoricamente) avversari politici. Ma di qui a ordire con loro la congiura serrapedrettista, ce ne passa: fra l’altro senza nessun vantaggio per il popolo di Curno, e nemmeno per l’onore del partito, il Pd. Se qualche vantaggio avesse potuto essere messo in luce, ce l’avrebbe detto: hanno avuto tre anni per dircelo, lui e la dott.ssa Serra, che di quella pax cornetensis tra partiti e attori del territorio avrebbe colto il frutto, ma i due Pd-ini sono stati per tutto il tempo di una “sobrietà” esemplare (ormai sappiamo bene, che cosa significhi essere “sobri” a Curno) .

  32. In tutta questa giostra di eventi e manifestazioni, si può notare l’intenzione di distrarre il più possibile la cittadinanza dai reali problemi del nostro paesello “bello da vivere”.
    Apparire e non essere. Annunciare e non fare. Buonismo invece di realismo.
    Quali sono i problemi? Aree edificabili? Scuola Rodari? Appalti dubbiosi?
    No: lgbt, Bethlehem, femminismo.

  33. Elio permalink

    Il miagolio funereo del simil gatto s’è interrotto, poco dopo la miagolata persuasione morale alla querela.
    [Siamo davanti a un caso di quèrula persuasione a fine di querèla: il gioco di parole è voluto.
    E ora ragioniamo. La minaccia di querela, la querela, la denuncia anonima: ecco, in ordine di schifosità crescente, come a Curno — e non solo a Curno, a dire il vero — si pretende di “gestire” la politica, in mancanza di argomenti dialettici (gestire è vocabolo azendalista amato dalle femministe: l’utero è mio ecc.). Al trappolone ordito dal gatto padano doc, che aveva pensato di cacheggiare la disinformazione, per poi scappare e, anzi, accusarne Aristide, il similgatto padano avrebbe potuto rispondere: “Nego decisamente che la società Enèrgheia, che intrattiene rapporti di collaborazione con il Comune di Curno, sia proprietà del segretatio della sezione curnense del Pd di Curno, come affermato dal gatto padano doc. E aggiungo che colui che ha sostenuto questa tesi (il gatto doc), per fini che a me sfuggono, è un gaglioffo”.
    Avevo scritto, rivolto al gatto padano doc che aveva appena cacheggiato la disinformazione (copio e incollo): «Poiché di lei non mi fido, considerati i precedenti, prima di ragionarci sopra, attendo conferma della notizia, o smentita. Salice piangente potrebbe aiutarci?». Avevo dato al similgatto padano l’opportunità di comportarsi da signore, smentendo il gatto doc, dunque neutralizzando su Nusquamia il danno d’immagine che Max Conti aveva subito sempre su Nusquamia (ma fino a un certo punto, perché Aristide aveva preso le distanze dal recente cacheggiamento, e perché su Nusquamia l’oracolarità delle affermazioni del gatto doc e la sua attitudine alla disinformazione sono ampiamente e puntualmente sbeffeggiate: vedi i coccodrilli, i debiti fuori bilancio ecc.). Per giunta il similgatto padano avrebbe potuto dare del gaglioffo al gatto padano (sì, del gaglioffo: ma, se non gli piace la parola, ci sono epiteti equipollenti, o più potenti ancora), togliendosi una più che legittima soddisfazione. Non ha voluto cogliere la palla al balzo. Perché? In via ipotetica posso azzardare queste due spiegazioni alternative: a) perché gli antigandulfiani preferiscono non azzuffarsi fra loro, non più che tanto (vedi come nessuno di loro abbia preso le distanze vigorosamente e virilmente dal PM1 che fu il capofila della denuncia anonima a proposito dell’aggetto siffredico); b) perché i due gatti “condividono” l’interesse di mettere fuori gioco Aristide, che però in generale non si prende paura e che nella fattispecie dimostrò di essere adeguatamente provvisto di armi di difesa e, se necessario di offesa.
    N.d.Ar.]

    Ma che felino coraggioso. I suoi versi a tutto volume sono un tentativo di celare la paura. Noi la odoriamo a distanza, la paura. Pauroso è anche il gatto doc che manifesta ostilità a Nusquamia: assume pose da eroe, ma se ne sta acquattato, ben nascosto e riparato da mille bugie. Peccato che non sappiano come fare a proteggersi, raccontando balle forse? no, non credo perché verrebbero ulteriormente ridicolizzati, Troppo facile per noi controbattere. Staremo a vedere cosa faranno sulla scena curnense.
    Un punto a loro favore però esiste: l’incapacità di mettersi in dubbio.

    Beneficio di coerenza. Da parte dell’amministrazione curnea, a quando una azione reale in favore della cittadinanza che non sia una marchetta per propria estetica di carriera?
    Che curriculum prestante il loro.

    • Il gatto padano doc: se lo conosci, lo eviti

      Ricordo che il gatto padano doc è stato espulso da Nusquamia per manifesta indegnità.
      I lettori recenti che non fossero edotti sullo status quaestionis, riguardo all’ultimo cacheggiamento di disinformazione del gatto padano doc, e tentativo di incastrare Aristide (per conto di chi?) possono utilmente far riferimento all’articolo:
      Il disprezzo: quando ci vuole, ci vuole.
      Per una conoscenza approfondita di questo nefasto personaggio, si vedano gli articoli raccolti nella sezione di Nusquamia Il gatto padano.

  34. Giuliano Ferrara su Berlusconi e, soprattutto, su Salvini

    Ecco l’incipit dell’articolo di Giuliano Ferrara, pubblicato sul Foglio dei fogli oggi, 16 marzo 2015:

    Come ha potuto farlo? Era alleato di un quarantenne serio, preparato, abile, simpatico, che gli assomiglia in tutto e per tutto, che ha conquistato il maggior partito della sinistra senza mai dargli addosso, senza mai compiacere il tic linciatorio che ha accompagnato questi sciagurati per vent’anni, che ha preso il potere da self made man e politician, che ha abolito l’articolo 18 e la Camusso, e spedito Landini nella terra dei Podemos con Libera ed Emergency, di lui nemici giurati, moralistici, della peggior specie. Per anni aveva detto: ha la metà dei miei anni, è bravo, lo sento simile a me in tante cose, mi piacerebbe averlo dalla mia parte nel mio movimento. Un giorno dice di sentirsi tradito, per una questione di metodologia nella scelta di un presidente della Repubblica che ovviamente spettava al più forte, e allora che fa? Si allea con un trafelato quarantenne che è esperto soltanto nel gioco delle tre felpe, che è un poco nordista e un poco nazionalista, che ha una faccina un poco losca, un’oratoria da trivio, che non si sa se sia degno dei suoi nuovi arcaici amichetti di Casa-pound, che insegue la Le Pen mentre lei insegue l’Economist e sputazza sul Partito popolare europeista, che posa nudastro e ascellare per i settimanali, con cravatta verde.

    Ma, per un pieno godimento, conviene leggere tutto l’articolo: Come ha potuto scegliere il Matteo sbagliato e il suo gioco delle tre felpe?

  35. Scusi, come bisogna venire alla rivoluzione femminista: già mangiati?

    Quella che vedete qui sopra è una “Riot grrl” (si scrive proprio così), cioè una ragazza rivoltosa appartenente a un gruppo femminista di derivazione punk (per la precisione: hardcore punk).
    È anche la nuova immagine di copertina del profilo Facebook di Paola Bellezza, nota per aver comunicato al Consiglio comunale di Curno, dove è consigliera di parte similprogressista, di aver conseguito, a pieni voti, una laurea in filosofia (come Bersani!).
    La laurea di primo livello della Bellezza — e anche questa è cosa nota — verte sulla “proposta etica” della “filosofa” Martha Nussbaum, neofemminista ed Lgbt-friendly. Conseguentemente, anche la consigliera Bellezza è neofemminista (forse femminista tout court, senza “neo”) ed Lgbt-friendly: è lei che ha preso contatti con l’Arigay di Bergamo e che ha trattato l’adesione del Comune di Curno alla rete Lgbt-Ready, perché il COmune si faccia promotore di “buone pratiche” (quali?) in favore dei diritti Lgbt (quali?).
    Fin qui, niente di nuovo. Non sapevamo, invece, che la consigliera Bellezza fosse anche rivoluzionaria. A questo punto non posso non rivolgere la classica domanda:

    • Consigliera Bellezza, visto che, pubblicando quell’immagine, lei ha già fatto uno strappo alla sobria “istituzionalità” prescritta dalla dott.ssa Serra, similprogressista impegnata nella tematica “gender”, ma di tendenza Acli-irenica, potrebbe fare un secondo strappo? Ebbene, ci dica:

    A che ora è, la rivoluzione? Come bisogna venire: già mangiati?

    La battuta non è mia (magari!) ma degli sceneggiatori del film La terrazza, di Ettore Scola. Viene pronunciata dal valoroso deputato comunista Mario, in crisi d’identità (interpretato da Vittorio Gassman), rivolto a Giovanna (Stefania Sandrelli), ingenua ocona “de sinistra” infelicemente sposata con un mongomonager nevrotico e in carriera.
    Per avere sentore di questo film geniale, vediamone uno spezzone, con la sfuriata del deputato Mario contro i privilegiati “de sinistra” depressi, peggiori perfino dei privilegiati contenti!

    • Pare che la battuta “Come bisogna venire alla rivoluzione, già mangiati?” risalga al grande Ennio Flaiano. Ma non ho idea del libro che la contiene, o dell’occasione che è all’origine della battuta. Nel caso del film “La terrazza” ci sta a pennello, è perfetta. Con riferimento alla consigliera neofemminista, rivoluzionaria ma istituzionale (oppure se più piace: istituzionale, ma rivoluzionaria), agguerrita ma anche Acli-irenica, non saprei: al vostro buon cuore.

  36. A Milano, centri di potere occulti

    Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha espresso preoccupazione per l’esistenza a Milano di «centri di potere occulti» che, però — precisa — avrebero operato prima del 2013. Si veda Inchiesta grandi opere. Pisapia: «Centri di potere occulti».
    Così il sindaco milanese commentava ai microfoni di Radio Anch’io, Radio1, l’inchiesta su tangenti e grandi opere, che ha sfiorato anche Expo e che ha portato lunedì all’arresto di quattro persone: «Siamo molto preoccupati. Ci sono ancora centri di potere occulti che lavorano non per il bene comune ma per vantaggi personali».
    Ah, sì? E qual è la novità? La prevalenza dei vantaggi personali sul bene comune non è forse la norma, sia a Milano, sia altrove?

    • Uhulu-hulu-lah permalink

      Renzie dixit: ops!, abbiamo nel governo un problema (ululante anche quello, a quel che pare e tanto per cambiare. Mutatis mutandis, come sentenziò lo statista mozzando, non cambia un c…).
      [Mozzando o mozzardo, cioè di Mozzo (come da Nizza, “nizzardo”)? Se è mozzardo, lo statista è Roberto Calderoli? A meno che, parlando di statisti, lei non intendesse far riferimento a Tarcisio, già segretario del circolo curnense della Lega nord, già buxista, sempre pedrettista, oggi salvinista e ascoltato consigliere del sommozzatore Marcobelotti: ma Tarcisio è di Mozzo? La mia scienza non arriva a tanto. O forse, sempre riferendosi a Calderoli, dando per scontato che sia mozzardo, lei tuttavia intendeva dire che fosse veramente “mozzando”, dal verbo “mozzare”? Un po’ come Cecco Angiolieri, insomma, che minacciava «A tutti mozzerei lo capo a tondo». N.d.Ar.]

      Non è che il problema sia per caso sistemico e sistematico e sia diffuso al centro come nelle più recondite periferie, senza distinzione alcuna sul piano del metodo?. Perché fra i Dc e Psi ci saran pure stati numerosi e gran ladroni, ma anche a questi qui come tradizione non manca proprio nulla. Si tratta di una gloriosissima tradizione al riguardo, fin da quando ricevevano finanziamenti occulti da Mosca o hanno cominciato a trafficare con cooperative e associazioni quantomeno strambe. Mani Pulite li graziò… non si sa perché. Diciamo che avvenne anche per vari fattori ag-greganti.
      [Il bullo fiorentino dovrà vedersela con Lupi: assisteremo a un remake di “Bulli e lupi” (o forse il film con Marlon Brando s’intitolava “Bulli e pupe”? Ho sbevazzato a digiuno dell’ottimo Primitivo di Manduria, invece del solito Chardonnay, la memoria vacilla, ma solo temporaneamente. N.d.Ar]

      • Giustiziariato di Borgocollefegato permalink

        No, Aristide, Lei non sta vacillando per nulla, ed è lucidissimo come sempre. Qualcuno oggi, con felice sintesi, ha detto che il malaffare è ormai diventato regime. E il suo colto riferimento a Cecco Angiolieri non è per nulla casuale. Il bimbogioca dovrà vedersela non solo con Lupi, ma con tutti i lupi delle marce e paramafiose strutture dello Stato italiano; che non ha le capacità di sanare, cosa che nessuno con un briciolo di cervello ha mai pensato, e che non può sanare neppure se ne fosse capace. Sta facedole implodere, e questo è quel che poteva fare e che ci si poteva aspettare. Lei giustamente, a tal punto, si mette le mani nei capelli, per fortuna coperti dal bellissimo e significativo basco che spesso indossa. Insieme a Lei, ne prendiamo coscienza.

        • Proposta semiseria

          Vedo che va di moda mettere le mani avanti e affermare «Lupi non è indagato». Infatti, Lupi non è indagato, e noi non cadremo nemmeno nell’errore di chiederne le dimissioni, visto che non è indagato. Chiediamo molto di più: chiediamo che le pentole siano scoperchiate, che si metta in luce la natura intrinsecamente delinquenziale del potere in Italia, che si cessi di trastullarsi con l’antipolitica, ma si chieda che i politici — tutti, sia i politici nazionali, sia quelli indigeni — siano persone preparate, perché non sappiamo che farcene di politici coglioni e zuzzerelloni che si fanno mettere nel sacco dai superburocrati, sempre che “distrattamente” non si trovino essi stessi a reggere il sacco, che di dica finalmente che la cosiddetta e strafottuta società civile è la schifezza delle schifezze delle schifezze.
          Chiediamo la dittatura della cultura e dell’intelligenza (della durata di sei mesi), la messa sotto accusa di tutte le forme di lavoro protetto e garantito (repressione della durata di tre anni), l’azzeramento (immediato) dei ruoli nelle scuole e nelle Università e l’immissione in ruolo del personale, nuovo ed eventualmente anche vecchio, ma solo dopo superamento di un concorso. Anche gli aspiranti politici, come pure i politici di lungo corso, se vorranno continuare a fare politica, dovranno superare un concorso che ne vagli intelligenza, cultura, attitudini. Le commissioni esaminatrici saranno reclutate all’estero.

          No alla prevalenza del cretino! Guerra all’ignoranza e alla superstizione! Morte alla sciura Rusina!

      • Martello Tower permalink

        La stretta corrotta connessione fra il mondo dei politicanti e la mentalità della sciura Rusina e i suoi metodi furbastri, ciò che sta diventando regime, è dimostrata in sede locale dalla storia di quel c…. di aggetto da 40 cm. per qualche metro di lunghezza che è stata opera pensata di un gruppo di Rusine che si dono attivate o fatto complice silenzio. Pezzi di merda per il potere e solo per quello. Senza andare tanto lontani.

    • Ruzina Troyanskij permalink

      Eh!, caro ingegnere, come la capisco. In fondo farebbe comodo anche a me avere qualcuno che pensa al posto mio, anche perché farei meno danni. Ma io sono la sciùra Rusina (personalmente, sono quella slava), viva e vispa, e non ho nessuna intenzione di suicidarmi, così come i miei numerosissimi confratelli e consorelle, che sono la stragrande maggioranza della popolazione, anche se risulta difficile crederlo. Lei, purtroppo, – le do un buon consiglio, che lei adora e che quindi terrà prezioso -, dovrà adattarsi, se vorrà raggiungere i suoi nobilissimi scopi, cosa che anch’io inconsciamente spero, a ricorrere a qualche mezzuccio per infinocchiarmi come si deve. Sembra che sia sempre stato così, e lo diceva anche quel tal segretario fiorentino che fu fregato proprio da una Ruzina come me.

      • Ahimè, dobbiamo spiegare chi sia la sciura Rusina

        Spiegare le metafore non si dovrebbe. È come spiegare le barzellette.
        Comunque: la sciura Rusina impersona il ricatto dell’ignoranza e della superstizione, presentata di volta in volta come genuinità (e financo saggezza!) popolare. Con questo ricatto si vorrebbero mettere sotto schiaffo l’intelligenza, la cultura, il ragionamento. Ne sappiamo qualcosa noi resistenti, che ci sentiamo dire, a ogni piè sospinto: ma la sciura Rusina non capisce, ma la sciura Rusina non vuole, ma se qui la sciura Rusina non trova il suo vantaggio, allora è inutile parlarne ecc.
        Ma noi, che non siamo del tutto fessi, diciamo che questa sciura Rusina fa comodo a chi la evoca per infinocchiare noi. Quindi nostro compito non sarà quello di infinocchiare la sciura Rusina, ma di difendere il popolo dall’infinocchiamento, quando il popolo è trattato come l’infame sciura Rusina.
        Infinocchiare la sciura Rusina? Giammai! Significherebbe venire a patti con i signori che ne agitano lo spettro. E se la sciura Rusina insiste: “Ammazza la vechia, col Flit!

        E, visto che stiamo scoperchiando le metafore: noi resistenti dovremmo forse prendere accordi con la Lega salvinesco-impedrettata, e con il Pdl-Forza Italia (fra l’altro, in agonia) che, sia nella componente “nonno imperiale”, sia nella componente locatelliana ostacolò Gandolfi alle ultime elezioni amministrative, o con la Lega impedrettata? E poi, perché, per fare il piacere loro, per sputtanare noi stessi e per rendere un pessimo servizio al popolo curnense? Si vuol dire, forse, che dovremmo favorire questa gente, consentire loro di impadronirsi delle leve del potere? Impossibile. Guardi che, semmai, siamo noi in una posizione di forza, siamo noi che possiamo fare ai signori della politica una proposta che essi non possono rifiutare, e dire: “Oggi come oggi voi siete tagliati fuori; dunque ragionate in conseguenza”. Come vede, il mio unico consiglio è quello di ragionare.
        In ogni caso: andare al potere per andare al potere è una stronzata. E, per dirla tutta, il potere in mano al gruppo serrano (rappresentato da chi, alle prossime elezioni: dalla Gamba?) mi incute minore paura di un potere formalmente “gestito” (!) da un Cavagna il Giovane (o da un suo equipollente), da una Lega che non ha ancora fatto i conti con l’impedrettamento, da una fasciofemminista (della quale non si capisce se stia ancora con il nonno imperiale, con Giorgiameloni o con il Passera).
        Nell’ipotesi sciagurata in cui i serrani alle prossime amministrative tornassero al potere, grazie al potere persuasivo delle Gamba-slàid, il popolo di Curno sarebbe comunque difeso da noi resistenti. Ma nell’ipotesi in cui, come lei suggerisce, noi si volesse infinocchiare la sciura Rusina, cioè abbassassimo le armi, Nusquamia e i resistenti non avrebbero più voce, come conseguenza dello sputtanamento; inoltre — questa è la conseguenza ben più grave — il popolo curnense sarebbe in balia delle iniziative neoserrane.
        Lungi da scendere a patti con l’ignoranza e la superstizione e, peggio ancora, con il gruppo locatello-pedrettista (“infinocchiare la sciura Rusina”), noi intendiamo mostrare al popolo l’inadeguatezza dei politici indigeni curnensi del fronte antigandulfiano. Altro che infinocchiare! Noi vogliamo ragionare e, ragionando, educare il popolo (che è altra cosa che sottoporlo a condivisione forzata).

      • Giustiziariato di Borgocollefegato permalink

        Perfettamente d’accordo con Lei, Bersani a parte. Occorre combattere il ruzinamento del popolo, generato dalla frammentazione morale orchestrata dai partiti, istituzionali o sciolti da ogni regola secondo convenienze.
        Quanto alla fascio femminista narrano che frequenti o aspiri a frequentare la moglie del dr Passera.

        • La bufala del “cambiamento”

          Quanto alla sig.ra Passera, assolutamente da non perdere questo articolo pubblicato su Vanity Fair:
          Corrado Passera: «Come si cambia»

          Ed ecco il “catenaccio” dell’articolo, irresistibile:

          Renzi è avvertito: a cambiare l’Italia, come non riuscì a fare da ministro, lui ci vuole provare. E se ha voglia di cambiare è perché è cambiato l’uomo. Grazie a una «consigliera» molto speciale. Si chiama Giovanna, ed è sua moglie.

          Corrado Passera vuole cambiare il destino dell’Italia: sì per conto della McKinsey, società della quale è consulente. E la McKinsey, a sua volta, è consulente di Renzi. Andiamo bene. Si veda McKinsey, la scuola di Passera, Profumo e Scaroni che ha influenzato il capitalismo mondiale. Merda a loro!


          Corrado Pssera, dopo essersi concesso un anno sabbatico ha dato alle stampe questo libro. Il titolo è degno di una Gamba-slàid.

          Ah, il cambiamento! Cambiare tutto per non cambiare niente! Squit, squit, squit! Che cosa sarà meglio? Ecco le ipotesi di cambiamento di coloro ai quali del buon governo non importa un fico secco (troppo statico! pfui!), ma che hanno la fregola del cambiamento, dicono. Sono per il cambiamento perché sono “dinamici”, ovviamente.
          a) “Insieme per cambiare Curno”. Ah, dimenticavo, adesso si chiamano “Vivere Curno”, sempre in attesa che Curno diventi un paese bello da vivere, un paese sfolgorante di trovatine di captazione del consenso delle associazioni (squit, squit, squit!), fiaccolate e ostensioni della Baboun per captare il consenso dei cattoprogressisti, adesione alla rete Ready per captare il consenso degli Lgbt, eventi Minculpop per drenare il consenso nel parco elettorale dell’indotto scolastico. E anche ammesso che tutto questo frenetico darsi da fare non porti voti, non più che tanti, se non altro, somministrando ai curnensi indigeste pietanze tutte invariabilmente condite con le conserve Pd-Cirio, i similprogressisti arriveranno a riempire rapidamnete l’abum della raccolta Pd-Cirio: la carriera Oltrecurno è (quasi) garantita.

          Su un album simile a questo album storico della raccolta Cirio (risale al 1937) i similprogressisti incollano le etichette dei pelati Pd-Cirio che attestano i loro meriti a fini di carriera nel partito.

          b) “Curno bella da vivere, per i cani”: potrebbe essere la nuova denominazione dei locatellopedrettisti, che una volta si presentavano come “Gruppo consiliare Claudio Corti sindaco”, poi, nel 2014, si sono presentati come “Gruppo consiliare Curno oltre-Lega nord”, adesso non si presentano più (si veda l’Obiettivo Curno, che proclama «Siamo stati, siamo e saremo sempre il baluardo della democrazia e della libertà», ma è tutto fermo alle iniziative canine, alle strette di mano con Brunetta e a una castagnata dell’anno scorso: e la libertà? Boh, chiedetelo a Tarcisio, che era presente alla castagnata). Ma perché è tutto fermo da quelle parti? Io credo che lassù, nelle castella del colle di Mozzo, il conte zio abbia messo in discussione la leadership (cioè l’attitudine al comando: ma in linguaggio coglione, leadership suona meglio) dello statista Cavagna il Giovane; inoltre ci si domanda chi e che cosa rappresenta Locatelli, e quanta vita ancora possa avere Forza Italia. MArcobelotti, in attesa del pronunciamento ufficiale del conte zio, tace, ed è sempre in immersione.

          Marcobelotti in uno dei rari momenti di emersione. Di solito sta sommerso, in attesa di ricevere il “la” dal conte zio.

          c) Cambiamento, anzi, rivoluzione femminista con azioni di commando, in stile mordi-e-fuggi (maschietti, attenzione!) delle “Riot grrl” (si scrive proprio così). Questa è una novità, introdotta dalla consigliera Paola Bellezza, nel quadro –peraltro “istituzionale” — della compagine serrana. Ne abbiamo parlato sopra, e non giriamo il coltello nella piaga, considerata anche la giovane età della consigliera (ma noi alla sua età non dicevamo e non facevano certe cose: la giovane età è una scusante solo fino a un certo punto). Ovviamente, rimane l’interrogativo se a questa rivoluzione ci si debba presentare digiuni, o mangiati.

          Le “riot grrrl” auspicano una rivoluzione femminista in stile punk. Facendo clic sull’immagine, si accede a una pagina, una delle tante, che illustrano la filosofia delle “riot grrrl”.

          d) Cambiamento passerino, sul quale ci siamo soffermati sopra. Pensiamo tutto il male possibile di Corrado Passera, anche se non disdegnamo di gustare la PAsserina del Frusinate. Ma sono due cose diverse.

  37. Berlusconi salverà Salvini?


    Per semtire il commento di Claudio Cerasa, neodirettore del Foglio, fare clic sull’immagine.

    • uhulu-uhulu-lah permalink

      Quanto alle trovatine di captazione del consenso, non dimentichiamone una che forse verrà silenziosamente modificata: quella di supporto e sfogo della sospetta rete asso-coopersativistica che raccoglie clandestini e profughi non identificati. Dopo i fatti di Tunisi verrà messo il silenziatore. Il miagolio al riguardo cesserà.

  38. Aldo permalink

    “Sono i nostri avversari che, debolucci quanto a motivazioni professabili in pubblico e vistosamente carenti quanto ad armamentario culturale e dialettico, ricorrono alla slealtà, alle entrature nel sottobosco anglorobicosassone, alle denunce (anche anonime), alla diffamazione via volantinaggio anonimo.”

    Questo è quanto abbiamo visto in questi anni da parte leghista. Da elettore di sinistra esprimo tutta la mia amarezza nel rilevare questo stesso comportamento [d’impianto pedrettoleghista, cioè: N.d.Ar.] anche nella mia aerea di riferimento. Ci fu un tempo in cui, almeno sulla dialettica e sulla cultura, davamo parecchi punti a Pedretti e company.
    La delusione maggiore sarebbe quella di non vedere nessun cambiamento o presa di posizione di fronte alla deriva [della similsinistra curnense: N.d.Ar.]: privi di valori, sembra che il loro obiettivo principale sia prendersi lo spazio lasciato vuoto da Pedretti, la cui presenza sulla scena politica è durata fin troppo, se rapportata al suo pessimo operato.

    • kmana'k urguru permalink

      Interessante il suo commento, come di chi onestamente crede o ha creduto in un’impostazione politica che avrebbe dovuto dare felicità a tutti. Così non è stato, e nemmeno potrà mai essere, secondo me. Questo, però, conferma che la polarità si è spostata sull’asse buongoverno-regime fatto di cose molto strane. Laddove la moralità onesta può adeguatamente contribuire al buon governo locale, anche prescindendo da visioni del mondo pregresse. ll passaggio obbligato è oggi questo.
      .

  39. Dov'è il similgatto? permalink

    Già dov’è?
    Che sia a casa, forse si sta esercitando con il nuovo giuoco che la sindachessa gli ha fornito per effettuare test di durata e di gradimento, in previsione della distribuzione per la prossima Santa Lucia per i cittadini curnensi.
    Naturalmente il giuoco sarà non di genere come abbiamo visto fare dal loro adorato Obama
    L’amministrazione è indecisa se come Santa Lucia invitare ancora una sindachessa proveniente dall’estero, fasciata di veli e tulle o di puntare su qualcosa di più giovanile tipo questa:

    Dilemma: vedremo presto una consigliera curnense con barba posticcia o un esponente del PD già barbuto vestito da donna?
    basta con le attese ecco il regalo serrano atto alle buone pratiche, causa dell’assenza del gattino

    Delusi?Avete ragione, questo perchè la misura di via Buelli vi ha incuriosito troppo e impressionato, tanto tanto da scherzare assieme su Facebook

    p.s. per gonfiare gli articoli ci pensa il Belotti, ha dei polmoni eccezionali fa certe apnee…

  40. Bersaniano permalink

    @Max Conti “zumpe zumpitte”

    Cosa ne pensa?

    Vedi:

    [L’intervento della Castelli (M56) non è il massimo dell’abilità dialettica, per non parlare della struttura retorica del suo discorso: inventio mediocre, dispositio assente, elocutio penosa, memoria nulla (infatti, legge un foglietto), actio penosissima. Non sto a spiegare che cosa siano inventio, dispositio ecc.: forse l’ho già fatto, ma sono anche cose che, ormai, si trovano in rete. Ciò premesso, l’atteggiamento di Renzi è cafoncello e indisponente. A dir la verità, anche la MAria Elena Boschi poteva far a meno di ruminare la gomma. Quello è il Parlamento italiano, mica la sala consiliare di Curno, tra una slàid e l’altra. N.d.Ar.]

    • al Gandalfir billa'h permalink

      Argomenti seri trattati da beceri personaggi, bellona masticagomma (per non dire altro sul piano dei conflitti d’interesse) inclusa. Le dirò che talora il consiglio comunale di Curno è persin più dignitoso.
      [Però la bellona che lei dice, Maria Elena Boschi, rumina la gomma con stile, non c’è che dire. E non ha proiettato slàid. Chiedo le attenuanti generiche e, come pena, una sculacciata, da parte dei resistenti curnensi: una e non più di una, però. N.d.Ar.]

  41. Tira tira ... permalink

    Il sindaco di Curno, Perlita Serra, sarà in grado di conciliare e gestire le due parti che sta tirando entrambe per la gonna? Si veda:
    Circolo Arcigay di Bologna: notte eretica e scaramantica

    • Cose turche [*] al Cassero, locale della comunità omosessuale di Bologna


      Qui sopra, tre uomini travestiti da Gesù mimano pratiche sessuali con una croce: l’immagine è stata presentata nel corso dell’“evento” Lgbt organizzato al Comune di Bologna. Ma l’immagine più richiesta, che sta facendo il giro degli appassionati sessualmente progressisti, è quella che presenta «tre uomini in fila travestiti come Gesù e i due ladroni della Passione che mimano ironicamente e causticamente pratiche sessuali utilizzando una grossa croce» (dal Corriere della Sera).

      ————————-
      [*] Perchè non ci si accusi di essere polticamente scorretti, faccio presente che la parola “turco” assume in italiano tutta una varietà di significati, compreso quello di “poco rispettoso per l’insegnamento della Chiesa cattolica” (in questo caso particolare, contro la ferma presa di posizione di san Paolo e dei i padri della Chiesa contro la sodomia). Questo è un significato attestato storicamente, e non c’è pretesa politicamente corretta che tenga.
      Dunque per “turco” qui non si intende abitante della Turchia, o di nazionalità turca. A riprova di ciò, varrà la pena ricordare che durante la II guerra mondiale, al tempo in cui i goumier francesi di nazionalità marocchina, inquadrati nel corpo di spedizione francese, risalivano l’Italia, e si paventava il loro ingresso a Roma, Pio XII, uomo peraltro coltissimo, mandò incontro ai marocchini contro-battaglioni di frati, con il compito preciso di battezzarli. Così avrebbe impedito ai “turchi” di entrare a Roma: cioè, essendo battezzati, i marocchini non sarebbero più stati “turchi”.

  42. Gatto o non Gatto permalink

    Vede Aristide e abituali lettori di questo diario.
    La festa gay di Bologna, come da immagine, mostra il poco rispetto, seppur goliardico, della virtù dei confratelli che della gaiezza non glie ne importa un bel fico secco. Vogliono prenderlo in quel posto? bene e chi glielo vieta, vogliono giocare con attrezzi più o meno disparati? bene, lo facciano pure, ma lo facciano a casa loro.
    [Fra l’altro — e il particolare non è da poco — l’“evento” (per dirla in linguaggio coglione) al Cassero di Bologna, con tanto di “sbattezzo point” (traducendo dal linguaggio coglione: gli Lgbt che da bambini sono stati portati dai genitori al fonte battesimale, fanno abiura del cristianesimo presso una postazione di sbattezzo), si svolge con gli auspici (credo, anche con i soldi) del Comune di Bologna. Per fortuna una consigliera comunale di parte Pd, dimostrando un certo coraggio (la comunità Lgbt è potente, com’è noto, ed è anche vendicativa: vedi il caso Barilla, vedi il caso Dolce & GAbbana) ha affidato alla rete questo messaggio: «Non trovo una sola ragione per cui questa roba debba avere luogo in una sede del Comune e finanziata coi soldi di tutti». La consigliera metteva in relazione questo trattamento di favore per gli Lgbt blasfemi con i tagli al welfare (a danno di minori, anziani e disabili) e i problemi di bilancio di Palazzo D’Accursio (fonte: Corriere della Sera). N.d.Ar.]

    Che maniera è quella di festeggiare oltraggiando chi la pensa diversamente da loro. Ora, se fossero veramente libertari, dovrebbero postare anche un turbinio di corpi sodomitici in presenza di Maometto, se fossero persone libertarie. Non lo faranno mai perché sono dei pavidi ignoranti. Mancare di rispetto alla Chiesa Cattolico/Cristiana, non è un atto di coraggio, è una eterna imbecillità verso un credo che è determinato dal libero arbitrio e libero pensiero. Troppo facile comportarsi da Leoni con gli agnelli e coglioni con i Leoni. EH no!!! cari miei. Oltre ad essere sodomiti siete pure dementi.
    a) Sia chiaro sin da subito. A casa propria ognun di noi può comportarsi come più gli aggrada, ma non vengano a forzare la mano al sottoscritto, per di più pigliandomi anche per i fondelli, questo no! questo non lo accetto e la cosa mi fa infuriare.
    b) sono di educazione cattolica e molto poco praticante, non sono un credente bigotto e mi fa sempre più incazzare chi deride le religioni altrui, bisogna cercare di comprenderle e se non ci si riesce si sta zitti e ci si comporta con rispetto. Tranne quando queste cercano con la forza di imporcele, allora in questo caso il rispetto può e deve andare a quel paese. Le religioni che incitano alla violenza non sono religioni ma fanatismo becero e di matrice di ignoranza profonda.
    Chi si comporta come l’immagine riportata? non dà una gradita immagine del mondo gay, tutt’altro. Dimostra di essere parte integrante di un girone di schifezze contornato da gente da circo.

    • Non tutti i mali vengon per nuocere
      E a Curno? Forse ci salverà il recente intensificato impegno della dott.ssa Serra con il mondo cattoprogressista

      L’unica cosa che potrà — forse — salvare Curno da iniziative di presenzialismo di Lgbt estremo è l’opzione della dott.ssa Serra, ultimamente più che evidente, a favore dell’irenismo cattoprogressista. Per quanto i cattoprogressisti siano “aperti”, non credo che tollererebbero di buon grado l’irrisione dei simboli dei quali essi stessi hanno bisogno, se vogliono affermarsi (e pare che ne abbiano una gran voglia): sia che autenticamente portino quei simboli nel cuore, sia che ne facciano un uso strumentale.
      Dunque non tutti i mali vengono per nuocere. Una cosa è certa: sappiamo che la dott.ssa Serra nutre l’ambizione di mettere insieme (lei dice “condividere”) di tutto e di più: l’associazionismo (squit, squit, squit!), gli eventi scolastici in stile Minculpop, i “nuovi” diritti Lgbt, il cattoirenismo alla maniera delle Acli, l’esoterismo steineriano, il neofemminismo, il politicamente corretto ecc. Ma a tutto c’è un limite. Non può un giorno mettersi alla testa di una fiaccolata, vestita da francescana (nella stagione estiva, calzata di sandali: possono essere eleganti se appena si ha gusto nella scelta) e magari baciare la croce, e il giorno successivo sponsorizzare una manifestazione Lgbt dove della croce si fa l’uso che le immagini qui coraggiosamente pubblicate (la comunità Lgbt è potente…) lasciano intendere. Per giunta, mi pare che la dott.ssa Serra abbia impresso una spinta notevole al suo impegno a fianco dei cattoprogressisti: sia sul piano personale (e qui non c’è niente da dire), sia in qualità di sindachesssa (qui, invece, ci sarebbe qualcosa da obiettare). Anche se tale impegno nasce da una volontà di affermazione Oltrecurno, a fianco di persone importanti e in vista di importanti incarichi, forse internazionali, è proprio il caso di dire, nella fattispecie, che non tutti i mali vengono per nuocere.
      Ribadisco anch’io che ciascuno è libero di praticar sodomia, se vuole, ma non vedo perché le Amministrazioni comunali dovrebbero farsi carico di “pacchetti” di promozione sodomitica. Come disse Massimo Cacciari: che gli amministratori locali amministrino, e che amministrino bene! E che la smettano di occuparsi di problemi più grandi loro, sui quali non hanno competenza (vedi certi assessori indigeni alla Cultura, quando pretendono essi stessi di “far cultura”: roba da far accapponare la pelle), e dai quali devono tenersi alla larga.

      • Pignatta rotta e bruciacchiata (conseguenza Lgbt) permalink

        La contraddizione è evidente e ineludibile, e va posta. Conformarsi a Cacciari significherebbe per i nobili serrapedrettisti renzobersaniani, ruzine nel fondo, porre in discussione tutto il sistema di relazioni, talora forse pelose, che hanno convenientemente instaurato secondo consolidata prassi del loro partito, antenati inclusi fin dal secondo dopoguerra. Il tutto letteralmente invidiato, invece che repulso, dai piumati caldarrostai incavigliati di Curno. Quante ruzine ci sono in circolazione, però.

        • La sciura Rusina, un’invenzione dei nostri avversari, nella speranza di riuscire a distrarci
          Identificazione del nemico

          I nostri avversari dello schieramento similprogressista, sono, o credono di essere dei furbacchioni. Gli avversari dello schieramento locatellopedrettesco, invece, non sono nemmeno furbi. Infatti, con il loro immobilismo — a parte la fregola canina di un anno fa — perdono pezzi per strada. Sono paralizzati dal silenzio del Colle (di Mozzo): pendono dalle labbra del conte zio, il quale avrà le sue ragioni, se nacora non dà la linea, sia il MArcobelotti, sia il Locatelli (né la cosa deve stupire: ma avremo modo di tornare sull’argomento) e, a maggior ragione, Cavagna il Giovane.
          Non credo, in ogni caso, che i nostri avversari possano essere assimilati alla sciura Rusina, che è uno spettro da essi agitato nella speranza di intimidire i resistenti. La sciura Rusina, infatti, non è furba, è solo una comoda proiezione populista, rappresenta il popolo come i furbacchioni vorrero che il popolo fosse, ingordo, ignorante, superstizioso: ma il popolo non è questo, e non lo sarà, anche per merito nostro. Secondo i nostri avversari, noi dovremmo tenere conto delle esigenza dell’ignoranza e della superstizione, talora spudoratamente contrabbandata per sapienza popolare, identità & territorio ecc. Noi, invece, rivendichiamo la libertà di non farci condizionare dallo spettro della sciura Rusina: siamo noi a stabilire quel che ci conviene, in una corretta prospettiva politica, e quel che non ci conviene, quel che vale la pena conservare e quello che si ha da cambiare, e non certo per sciacquettismo nuovistico. In altre parole, rivendichiamo il primato dell’intelligenza e della cultura. Quindi, se la “tradizione” viene agitata per immobilizzarci, affanculo la tradizione! Ma è anche vero che se, per esempio, ci piace la prima F tradizionale, per nessuna ragione al mondo verremo meno al rispetto che le è dovuto, specie quando si tratti del cunnus albus, come diceva Orazio (cioè della fica di qualità, generosa e non problematica).
          Ma — insisto — il problema non è la vecchia bagascia, la sciura Rusina, facilmente sterminabile col Flit, tanto più che trattasi di un avatar.

          La sciura Rusina, non dimentichiamolo, è solo un diversivo, messo in campo per distrarci: una specie di giocattolino con pile Duracell che dovrebbe farci tralignare da una linea di condotta corretta e temibile. Vorrebbero che ci trastullassimo a combattere falsi obiettivi: come se l’avversario fosse veramente la Serra, e non il “sistema” del quale la Serra fa parte. Abbattere i serrani per noi è troppo poco, anzi se al posto dei serrani vengono politici indigeni peggio dei serrani, detestabili quanto si vuole con le loro slàid, con la mistica di condivisione, con la loro superbia ecc., sarebbe come cadere dalla padella nella brace. Il problema, invece, è strappare la maschera ai furbacchioni, quelli veri, oltre che ai sedicenti furbacchioni, che credono di essere furbi solo perché finora l’hanno fatta franca, mostrarli al popolo per quello che sono, «con tutto il loro sistema di relazioni», come dice lei, e qui lei dice bene.

      • Pignatta rotta e bruciacchiata (conseguenza Lgbt) permalink

        Conoscendoci fin dalle nostre giovanili esperienze di insegnamento, non posso che confermarLe per l’ennesima volta che Lei, caro Aristide, dice bene e c’è ben poco da obiettare o precisare. Fra quel poco, il fatto, eminentemente, in prima battuta, socio-filosofico, della natura della sciura ruzina, che è sì un avatar, non pittorico ma scultoreo, la quale, però, in quanto avatar è proiezione di superstizioni e comportamenti devianti di coloro che lo hanno generato, generano e rigenerano, applicandolo al popolo, impreparato a simile attacco, come falsa e pervasiva morale dominante, magari anche nichilista, comunque crackata.
        Tale applicazione recettizia avviene per mezzo della frammentazione etica che “coloro”, comunque detentori di un qualche immeritato, contorto, mafioso, violento, criminale o abusivo potere, ingenerano e attuano mediante strumenti diversi appositamente di puro potere che sono nelle loro mani (e che si contrappongono a qualsivoglia ordinata concezione etica), fra i quali spiccano i partiti para-mafiosi.

        • Contro la tradizione castratrice

          Sì, ma come marxianamente — e non solo marxianamente — abbiamo il dovere di non farci ingannare dalle apparenze, e fare opportuna differenza tra struttura e sovrastruttura, così dobbiamo distinguere fra la sciura Rusina, che è una proiezione ectoplasmatica, ma che si vorrebbe far passare per un personaggio reale, e i proiezionisti di questa immagine malefica.
          Il nostro dovere è annientare la sciura Rusina, che viene agitata davanti ai nostri occhi per distrarci e per romperci i coglioni. Dunque, se siamo accorti, prepariamoci a fare i conti con i proiezionisti, con quelli cioè che hanno il potere e che pretenderebbero d’infinocchiarci.
          Con questo non voglio dire che nel popolo non esistano dosi anche massicce d’ignoranza e di superstizione. Dico soltanto che l’ignoranza e la superstizione devono essere combattute e non “democraticamente condivise”. E poi, se non dispiace, anche riguardo all’ignoranza e alla superstizione del popolo non mi fido delle indagini di Pagnoncelli.
          Proprio ieri leggevo delle influenze arabe nel pensiero e nell’immaginario di Dante, e del modo con cui quegl’influssi fossero pervenuti a Dante: il discorso che leggevo era plausibile, ben documentato, con particolare riferimento a quel “seguir virtute e canoscenza” della “piccola orazione” di Ulisse ai marinai itacesi (tutto nasce dagli studi di Maria Corti, che è un’italianista per davvero, e che niente ha che fare con l’italianista per caso, curnense, Fausto Corti).
          Perché dico questo? Per affermare — mi esprimo concitatamente e male, lo so — che le tradizioni sono meno “tradizionali” di quel che si dice. Dante fa parte della nostra tradizione culturale (non so quella di Salvini, ma della mia certamente), eppure Dante non ha una tradizione granitica alle spalle. Dante è enciclopedico, è sincretico, se si dà il caso, anche eretico [*]. Dunque, neanche la mia tradizione, quand’anche comprendesse soltanto Dante, è tradizionale.
          In altre parole ancora, rifiuto il concetto “inculante” di tradizione. E anniento con il Flit la sciura Rusina. Viva la libertà!

          ———————————————–
          [*] A ogni buon conto, stiamo alla larga dagli esoterici che pretendono che Dante fosse un adepto della setta dei Fedeli d’Amore, di volta in volta templare o cataro, o vattelapesca. Sull’argomento continuano a uscire libri che fanno breccia, in particolare, nei cuori di coloro che, aprendo a caso un’opera qualsiasi di Dante, non ci capiscono niente (non è colpa loro, d’accordo: ma allora perché sposano a scatola chiusa ipotesi che non sono in grado di verificare?). Ho provato a leggere qualcosa sul “linguaggio segreto” di Dante, non c’è uno straccio di dimostrazione: sono tutti discorsi entusiastici, come quelli di quel prete cattoprogressista che si è inventato la “convivialità delle differenze”, che tanto piace alla dott.ssa Serra.

  43. Silvano U. permalink

    Cacciari non mi è molto simpatico, anzi, non mi è simpatico. Però, quel che disse riguardo gli amministratori, lo approvo al quadrato. Perfettamente.
    Gli amministratori dovrebbero amministrare tutta la popolazione e non solo quelli che a loro fanno maggiormente comodo. Agevolare qualcuno (vedi associazioni, attori del territorio, ecc) a proprio scopo e demerito per poi dimenticarsi le vere urgenze. Creano falsi dei per nascondere le proprie incapacità di voler migliorare le cose. Non c’è da stupirsi di ciò, è che non hanno l’intelligenza e la cultura del rispetto e quindi per loro è cosa buona e giusta. Venendo a mancare questi due fondamenti, non sapendo neppure della loro mancanza, non si rendono conto del male che essi prodigano ai loro conterranei. Tra questi esistono pure i malvagi, che per un pizzico di notorietà farebbero qualsiasi cosa pur di acciuffarla. Dovrebbe essere la popolazione, prima fra tutti, a ribellarsi, ma siccome tra i popolani esistono le persone sopra citate:- di cosa ci meravigliamo?-.
    Curno: una vetrina sul mondo! Che bèl i’schefe.

  44. Ricorre il terzo anniversario dell’eversione serrapedrettista

    Ricorre oggi 19 marzo 2015 il terzo anniversario dell’eversione serrapedrettista: una congiura di Palazzo ordita fuori del Comune, allorché, giusto tre anni fa, dopo un lungo periodo di tira e molla, dopo vari tentativi e prove generali, il Pedretti gongolante si avvia di buon mattino al Municipio per rassegnare le dimissioni dalla carica di consigliere comunale, con la dott.ssa Serra che gli trotterella dietro e, a seguire, i similprogresssiti tutti, la componente di quinta colonna del Pdl (compreso Locatelli, assessore di Gandolfi fino a un instante prima) e la consigliera esoterica, di fede pedrettoleghista. Tutti dimissionari.
    L’argomento è ben noto ai lettori di Nusquamia, inutile che entri nei particolari. Mi limito a riprodurre una locandina realizzata in quattro e quattr’otto, il giorno della congiura.
    Non potrò fare a meno di insitere, però, che teoricamente non c’era alcuna ragione di rovesciare la giunta Gandolfi, quaranta giorni prima della scadenza naturale del mandato. Anzi, qualcuno aveva da rimetterci: per esempio, il Locatelli, che sapeva benissimo che non avrebbe potuto ricandidarsi (e, in effetti, non si ricandidò) con quella fama recente di fedifrago che si sarebbe portato addosso. Neanche il Pedretti poteva contare su una vittoria. Men che meno l’eversione dell’amministrazione Gandolfi avrebbe comportato vantaggi per i simiprogressisti. Perché l’hanno fatto, dunque? La risposta, secondo noi, va cercata fuori delle mura del Munucipio. Lorsignori non sono mai riusciti a darci una ragione plausibile di quel loro comportamento che, fra l’altro, era la prova provata del loro impedrettamento, che noi avevamo individuato da tempo in tutta una serie di comportamenti e fatti. Ma di là dall’impedrettamento c’era qualcos’altro ancora, e MAx Conti dovrebbe esserene al corrente.
    I fatti, dicevamo. Essi sono più eloquenti, di per sé, di qualsiasi cacata carta.Lorsignori non ci hanno mai dato una spiegazione dell’eversione, della quale oggi ricorre, infaustamente per loro, il terzo anniversario. Pensavano di far passare tutto in cavalleria, che presto tutto sarebbe stato dimenticato, e di poter regnare indisturbati. Beh, hanno sbagliato i calcoli.

  45. Iole permalink

    @ Pignatta rotta e bruciacchiata.
    Non ho capito nulla.
    Cos’è che vuole dire?

    • Pignatta rotta e bruciacchiata (conseguenza Lgbt) permalink

      Cara Iole,
      la domanda è evidentemente rivolta sia a me, umile insegnante di scarso pregio, sia al professor Aristide, grande latinista e ambìto traduttore italiano delle opere degli scienziati stranieri vincitori di premi Nobel. Infatti, quanto da me scritto è inscindibile da quel che è stato illustrato dal professore, come lo stesso penso confermerà. Lo stile è diverso e il mio non ha il livello e lo spessore di quello di Aristide, ma l’appassionata risposta aristidea non sussisterebbe senza il collegamento e la verificata comprensione della mia osservazione. Quindi la spiegazione dev’essere bivalente.
      In tutta franchezza Le dirò che, letta la risposta di Aristide, ritengo chiuso il piccolo dibattito interno, in quanto auspico anch’io l’uso qui progettato del flit e per parte mia ritengo che la tradizione sia una cosa molto seria e selettiva, come dimostra il fatto stesso che, nel Cristianesimo, il credo si fonda e respira per mezzo dei due polmoni delle Scritture e della Tradizione, che non sono raccolte di storielle e dialettismi.
      Quindi, nel momento in cui, per i fini prepostisi, viene distinta la figura dell’avatar-imbroglio da quella di chi ne foraggia la vivenza e si precisa la distinzione fra il doveroso approfondimento di una tradizione seria e il rifiuto di quella farlocca, ciò pone termine alla discussione in atto in relazione alle finalità ben illustrate ed espresse da Aristide stesso.

  46. Compensazione

    Poiché questa pagina è stata infettata — per dovere di cronaca — da fotografie di certi estremisti Lgbt e da una scritta murale inneggiante alla rivoluzine femminista e “cattiva” delle riot grrrl (scrivono cosi, invece di girl, per farci sentire il ringhio, per metterci paura), per eqilibrare i due piatti della bilancia pubblico qui sotto l’immagine di una santa: è Emanuelle Béart, più o meno al tempo in cui, all’acme della fichitudine, girò il film Cuori d’inverno

    .

    • Ruzina Troyanskij permalink

      Non è per rovinare l’idillio determinato dalla foto, ma mi avete fatto a pezzi, mi avete suonato la tromba (del silenzio mortale, ovviamente), mi avete resa un foglio di carta, mi avete privata dei miei genitori, mi avete spruzzata di flit (preferisco altro), e poi? Ma esisto o non esisto, secondo voi?.
      Infine anch’io ho qualcosa da dire: quando il dibattito si fa duro, i duri vengono fuori (senza nessuna allusione, per carità). E allora il similgatto padano perché è scomparso? Che fine ha fatto? Devo forse pensare che quanto a durezza è un po’ molle?

      • Nessuna pietà per la sciura Rusina. Potrebbe fare la fine della Nineta, “quela cont la gambèta sifulina”:

        Non capisco perché la sciura Rusina insista a voler imprimere nella nostra mente la sua immagine sgradevole, anche un po’ fetida. Leggo nel tomo Ii di un ponderoso trattato di un erudito piacentino: “Cunnus vetulae foetidus est et quandoque vermes generat”. Se qualcuno pensa che mi sia inventato questo giudizio, digiti le parole nella finestrella di Google: sarà smentito.
        Non oso tradurre, per paura di rappresaglie femministe. Un tempo si faceva così, cioè non si traduceva in italiano, per evitare che troppo facilmente certi concetti si riversassero immediatamente nella mente di persone non preparate a ricevere certe verità. Ma oggi molte cose sono cambiate, alcne in meglio, altre in peggio. Oggi, per esempio c’è la dittatura del politicamente corretto.

      • Giustiziariato di Borgocollefegato permalink

        Ancora una volta comprendiamo e condividiamo la sua incazzatura verso le ruzine, che riteniamo giusta e che riscuote tanta attenzione. .
        Ci perdoni, però, e ci perdoni perché le vogliamo bene: per un attimo, solo per un attimo, non potendosi evidenziare sul gingillino elettronico l’immagine del testo, abbiamo temuto che la dotta citazione fosse riferita a una celebre laurea di un celebre comico della stessa provenienza territoriale. Non poteva essere così, ovviamente.

        • Piacentini illustri: il cardinale Alberoni

          No, Bersani, quel sant’uomo appenninico non c’entra niente.
          Visto che parliamo di Piacenza, non dimentichiamo che parimenti di Piacenza era il famoso cardinale Alberoni: il sociologo Alberoni, nostro contemporaneo, che conosciamo come il teorico dello “stato nascente” appartiene a quella stessa famiglia.
          Il cardinale Alberoni era un uomo di grandi virtù diplomatiche. Un giorno Francesco Farnese, duca di Parma, dovendo presentare una sua lamentela per certe brutalità della soldataglia francese che imperversava nelle sue terre, incaricò della missione l’allora giovane abate Alberoni. L’abate avrebbe dovuto presentare le rimostranze al duca di Vendôme, comandante delle truppe francesi in Italia. Chiese dunque udienza al duca di Vendôme che, indisposto, lo ricevette seduto su un pitale, come quelli che usavano allora, in pratica una sedia forata. L’Alberoni non si formalizzò, ma senza indugio prese lo slancio e si fiondò sulle chiappe del duca, noto omosessuale. S’inginocchiò, esclamò «Oh! culo d’angelo …!» e baciò le bianchissime e angeliche chiappe. La missione diplomatica dell’Alberoni andò benissimo. Anzi da quel bacio principiò la fortuna di uomo politico dell’Alberoni, che arriverà a essere primo ministro di Filippo V di Spagna.

  47. Iole permalink

    A Pignatta rotta e bruciacchiata (conseguenza Lgbt).
    La mia titubanza era semplicemente rivolta a lei. Con il massimo rispetto e senza polemiche. Credo però di non essere implicitamente contemplata fra le sciure rosina di turno, è che trovo difficoltà a comprendere fin dove si vuole recare il suo discorso. Come quando scrive:
    -Fra quel poco, il fatto, eminentemente, in prima battuta, socio-filosofico, della natura della sciura ruzina, che è sì un avatar, non pittorico ma scultoreo, la quale, però, in quanto avatar è proiezione di superstizioni e comportamenti devianti di coloro che lo hanno generato, generano e rigenerano, applicandolo al popolo, impreparato a simile attacco, come falsa e pervasiva morale dominante, magari anche nichilista, comunque crackata.-
    Abbia pazienza, ma ho difficoltà nel tratteggio del composto enumerativo del fatto esposto.
    Vorrà dire che tratterò il suo scritto come un testo criptico e decifrabile soltanto dopo accurato studio.
    La mia non voleva essere una critica né tanto meno una impacciata richiesta di delucidazioni, soltanto non ho capito il capo del discorso.

    • Pignatta rotta e bruciacchiata (conseguenza Lgbt) permalink

      Cara Iole,
      innanzitutto Le ho “semplicemente” fatto rilevare la stretta connessione fra lo scritto di Aristide e il mio: non si può comprendere la successiva risposta aristidea senza aver prima compreso la mia osservazione.
      Per spiegarmi, poi, con altre parole nei cardini dell’osservazione proposta, precisavo, rispetto a quanto affermato dal professore, che un avatar non può non avere caratteristiche almeno parzialmente comuni a quelle di chi lo produce. E questo porta a una prima valutazione riguardante il produttore, chiunque egli sia, ma certamente inadeguato detentore di un qualche potere. In secondo luogo, l’avatar così concepito, che comunque è e rests distinto dal produttore, è mezzo disgregativo di solidità e coesione morale e consente all’inadeguato potente il mantenimento del suo potere, In quanto impedisce sviluppo alcuno di idee innovative e di pensiero. Con quel che ne consegue. Questa la sintesi.
      Il frasario utilizzato consentiva, nei miei limiti espressivi, di accennare anche alla complessità delle derivazioni argomentative che ne discenderebbero. Criptico? Non mi pare. Da studiare? Troppo onore. Anche se studiare e valutare non è mai tempo perso. La saluto.

      • Diritto di rappresaglia, se la sciura Rusina rompe
        La sciura Rusina va abbondantemente irrorata di Flit

        Dal mio punto di vista, la questione si pone nei termini che riassumo qui di seguito. È ovvio che debba ripetere concetti altre volte espressi su Nusquamia, tanto più se l’esposizione è compendiaria, cioè in forma di riassunto. Fra l’altro, questa storia che non ci si debba ripetere è un’altra cacata legge che i gatti padani e, in generale, gli antigandulfiani vorrebbero imporci, ma che noi irridiamo, come tutte le cacate leggi, in particolare le loro. Noi ripetiamo quanto riteniamo opportuno ripetere, nelle modalità e con la frequenza che riteniamo opportune. Però se a qualche similprogressista dispiace che noi si continui a parlare, per esempio, della mordacchia, dell’impedrettamento, della montatura del c.d. Ecomostro ecc., non ha che da chiedere scusa per la mordacchia, per l’impedrettamento, per la montatura del c.d. Ecomostro ecc. Così noi non saremo costretti a ricordare loro la mordacchia, l’impedrettamento, la montatura del c.d. Ecomostro ecc. Ecco dunque i termini della questione:
        a) La sciura Rusina non rappresenta il popolo, ma viene messa in pista, in mancanza di migliori argomenti, per metterci in riga. Cioè, secondo lorsignori, non dovremmo esprimerci come ci esprimiamo perché la sciura Rusina non capisce, non dovremmo trattare gli argomenti che trattiamo perché la sciura Rusina vorrebbe che ne trattassimo di altri, non dovremmo comunicare come comunichiamo perché la sciura Rusina gradirebbe altri e non meglio definiti mezzi di comunicazione. In particolare, secondo la sciura Rusina dovremmo essere un po’ più pedretteschi, come quando il Pedretti era il bau bau di Curno.
        b) Ai tentativi di sfruculiamento e all’invito a sputtanarci che ci viene rivolto dalla sciura Rusina noi rispondiamo irrorandola abbondantemente di provvidenziale Flit.
        c) A parte il fatto che la sciura Rusina non rappresenta il popolo, che il popolo è migliore della sciura Rusina e che soprattutto può essere educato a essere migliore, è impossibile per noi abbassarci al livello bestiale della sciura Rusina per la semplice ragione che la nostra battaglia è informata a principi nobili e non bestiali.
        d) Un’altra ragione per non abbassarci al livello della sciura Rusina è che disprezziamo e detestiamo, più ancora che i contenuti della “proposta politica” di Salvini e Renzi, il loro metodo e la loro visione della politica (in linguaggio coglione: “vision”). Nell’ottica aziendalista di costoro la proposta politica è una merce da piazzare sul mercato e, se quella merce non incontra il favore del pubblico, si cambia la merce. Così Renzi ha dato colore e sostanza berlusconiana alla merce del Pd, Salvini, per parte sua, fa i comizi in una piazza costellata di stendardi e scritte fasciste, senza che lui batta ciglio. La nostra proposta politica, invece, finalizzata alla realizzazione del buon governo garantito dal primato dell’intelligenza e della cultura (quella vera, compresa la cultura del fare, nel senso del far bene, e in nome del popolo, e non a fini di carriera personale) non è negoziabile.
        e) Segue di qui — in particolare dal punto d) — che non è possibile alcun accordo, dialogo giovanneo o anche soltanto tregua d’armi con gli attuali politici indigeni curnensi.

  48. Iole permalink

    @ Pignatta ecc.
    Non è quel che dice che è discutibile, è come lo esprime che è labirintico; è come se non volesse di proposito rendere semplici i concetti semplici per fare pesare la sua erudizione come qualcosa di inarrivabile.
    Non ho intenzione di difendere Aristide (non ha necessità del mio aiuto, ci pensa molto bene egli stesso), né tantomeno di intessere le sue lodi. Il mio solo fine è quello di comprendere. (per mia sete di conoscenza).
    Possiamo discutere di apparenza oppure di forma classica soggiacente, anche se, rispetto a quanto sopra esposto, la sua, mi pare più argomento di intelligenza romantica, principalmente incentrata su intuito e creatività, quindi una speculazione (da speculare) artistica con sentimenti predominanti sui fatti.
    Mentre quella del signor Aristide coincide più per una intelligenza di spirito classico; gran viaggiatore della ragione e su basi concrete per creare e scoprire un mondo che si forma e sottosta alle sue auree regole. Lo spirito classico si propone di mettere ordine per rivelarne l’ignoto. Difficile il linguaggio adottato da Aristide, per argomenti complessi è inevitabile, ma allo stesso tempo comprensibili anche grazie alla facoltà di rendere scorrevole la lettura vivacizzandola in forma quasi poetica. Si sa, la poesia non è materia per tutti (purtroppo) soprattutto causandone l’avversione per colpa di alcuni insegnanti nobili.
    Detto ciò, chiudo con la sua stessa missiva adottando le sue stesse parole.

    ”letta la risposta di Aristide, ritengo chiuso il piccolo dibattito interno, ciò pone termine alla discussione in atto in relazione alle finalità ben illustrate ed espresse da Aristide stesso”.

    Continuerò a leggervi con grande interesse e sicuramente lacunosa sarà la mia percezione delle sue avvincenti arringhe; mi impegnerò nel comprenderla.

    • Pignatta rotta e bruciacchiata (conseguenza Lgbt) permalink

      Rispetto ogni punto di vista intellettuale e lo prendo in considerazione. Tengo comunque a sottolineare la differenza fra indagine teoretica, senza dubbi anche artistica e intuitiva, e sentimentalismo romantico, magari apprezzabile anche perché non analitico e semplificatore. Che è l’opposto di quanto Lei sostiene. I concetti ben spiegati da Aristide, coi quali è annodata la mia osservazione, infatti, non sono semplici e potrebbero dar luogo a molte ulteriori indagini speculative, assai complesse e assai poco romantiche. Alle quali Lei non vorrà certamente mancare.
      La saluto.

  49. Il ritornello della sciura Rusina

    Abbiamo ricordato nei commenti precedenti il ritornello:

    «Ammazza la vecchia, col Flit!»

    Ma non trascuriamo il contro-ritornello, come nella tradizione dei contrasti improvvisati, un tempo, nelle feste popolari di Toscana e Sardegna (senza però spaccio di gnocco fritto, promosso dagli assessori alla cosiddetta CUltura). Ecco dunque il ritornello di contrasto:

    «E se non muore… col gas!».

  50. La tradizione dell’improvvisar cantando


    Contrasto in ottava rima, in Toscana. Tema del contrasto: Renzi fiorentino contro Letta pisano.

    Mettiamo da parte quella vecchia troja, la sciura Rusina. Meglio: prendiamo pretesto dall’infame e fetida bagascia per parlar di cose belle e, certo, di maggior momento. Del resto — non so se i gatti padani se ne sono accorti — ma questa, appunto, vuol essere la “cifra”, o una delle “cifre”, di Nusquamia: mai seriosa, mai istituzionale, mai a norma di cacata carta, ma, all’occorrenza, seria (vedi Castigat ridendo mores ecc.: ne abbiamo già parlato). Siamo combattenti, combattiamo per la sopravvivenza di quel che di umano è sopravvissuto in questo mondo di merda, contro l’aziendalismo e la prevalenza del cretino.
    Prendiamo dunque le mosse dal commento precedente, dove abbiamo riproposto il ritornello antirusinesco “Ammazza la vecchia, col Flit!” e abbiamo presentato il controritornello “E se non muore, col gas!”. Il ritornello e il controritornello hanno un tema in comune: la vecchia. Ed è precisamente quel che avviene nei contrasti in Toscana e in Sardegna, dove una giuria propone un tema e due poeti estemporanei improvvisano cantando i rispettivi componimenti, in contrasto reciproco.
    Cominciamo dal contrasto toscano: quello presentato sopra mette a confronto Renzi e Letta. Ma il contrasto può essere su tutto: in rete se ne trova uno dove si disputa, da una parte, per il pelo; mentre la parte avversa prende posizione contro il pelo. Altro che dialogo giovanneo, questa sì ch’è dialettica degli opposti!
    Se prestate orecchio al contrasto Renzi/Letta, non durerete fatica a riconoscere che ciascuna strofa si compone di otto endecasillabi rimati (perciò si parla di “ottava rima”), secondo lo schema AB AB AB CC. Dunque i primi sei endecasillabi sono a rima alternata, e gli ultimi due a rima baciata. È lo stesso schema delle stanze dell’Orlando furioso, dove ciascuna “stanza”, o “ottava” comprende otto endecasillabi così rimati:

    Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, A
    le cortesie, l’audaci imprese io canto, B
    che furo al tempo che passaro i Mori A
    d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, B
    seguendo l’ire e i giovenil furori A
    d’Agramante lor re, che si diè vanto B
    di vendicar la morte di Troiano C
    sopra re Carlo imperator romano. C

    Quanto ai contrasti di Sardegna, non me la sento di proporre un filmato di You tube, perché, in mancanza di sottotitoli, immagino che sarebbero di difficile comprensione. Mi limito a trascrivere un’ottada in logudorese [**], dove il tema proposto dalla giuria per una tenzone poetica è il contrasto tra il numero tre (per il quale prende posizione il poeta Remundu Piras) e il numero sette (per il quale prende posizione il suo avversario, Barore Tuccone). Remundu Piras [1905-78], fra i recenti, è forse il più grande poeta estemporaneo in lingua sarda

    Tres annos at preigadu Cristos trese
    e tres dies duresi s’agonia.
    Tres giaos ana postu a su Messia,
    unu pro manu e s’ateru in sos pese.
    Feminas pìas piantu l’an trese –
    Maddalena, Veronica e Maria.
    Tres lu sepellini e tres l’han tentadu,
    a sas tres dies est resuscitadu.

    Traduzione

    Per tre anni Cristo ha predicato
    e tre ore è durata l’agonia.
    Tre chiodi hanno messo al Messia,
    uno in in ciascuna mano e l’altro ai piedi.
    Tre donne pie l’hanno pianto –
    Maddalena, Veronica e Maria.
    Tre l’hanno sepolto e tre l’hanno vegliato,
    il terzo giorno è risuscitato.

    —————————————-
    [*] La tradizione dei contrasti è vivissima ancora oggi a Ribolla, in provincia di Grosseto: qualche lettore ricorderà che abbiamo parlato di Ribolla, a proposito di Luciano Bianciardi, nostro maestro nella sprezzatura dell’aziendalismo. Nella miniera di Ribolla morirono 43 minatori per uno scoppio di grisou, e il grisou è scoppiato perché si andò per le spicce con il sistema di ventilazione. Bianciardi, a modo suo, vendicherà i suoi amici minatori scrivendo La vita agra. I signori della Montecatini avevano mandato da Milano un “esperto di relazioni umane”, per spiegare agli operai che devono cavare più lignite, perché la lignite in America si cava a cielo aperto e se la lignite toscana costa troppo, si chiude. Bisogna lavorare di più e risparmiare, sulla pelle degli operai. Merda!
    [**] Varietà della lingua sarda. Comunque non intendo entrare nel merito della distinzione tra dialetto e lingua, anche perché c’è oggi una caterva di linguisti allo sbaraglio, spuntati come funghi, che sostengono che i dialetti d’Italia non sarebbero dialetti, ma lingue, o varianti dialettali di lingue che esistono soltanto nella loro zucca. Sentire questi discorsi mi fa girare gli zebedei.

  51. Education permalink

    Gent.ma Iole,

    non non è per insegnarle qualcosa, ma se una persona mi saluta è ovvio che io contraccambi il saluto, per cui se Pignatta rotta la saluta, secondo me lei dovrebbe soltanto salutarlo.

    • Sul cazzeggio (inteso come nemico alle porte) e sul “sesso che segue”

      Va bene. L’importante è, però, non sovraccaricare Nusquamia di saluti e questioni che ci allontanino dalla rotta di navigazione. È ragionevole che ci siano pause e anche piccole diversioni, per rendere la navigazione più piacevole (l’impostazione di Nusquamia è epicurea, non piagnona). Ma se le diversioni sono a fine di dirottamento, allora il navarca interviene e riporta la barra al centro. Perciò, per esempio, abbiamo inteso una volta per tutte mettere a fuoco il ruolo sfruculiante della sciura Rusina e stabilito il principio che con lei non si viene a patti: se rompe, viene neutralizzata con abbondante irrorazione di Flit. In altre parole, altro sono le piacevoli digressioni pro Nusquamia, altro quelle in Nusquamiam (cioè, contro Nusquamia). Non che non si possa essere contro Nusquamia, ma sono di gran lunga preferibili attacchi diretti, anziché di cazzeggio, inteso a impedire che il discorso prenda l’aìre, cioè lo slancio (deriva dalla locuzione “a ire”: perciò, attenti all’accento, che va sulla “i”).
      Qualcuno dirà: ma, allora, come la mettiamo con il culto della prima F? Ebbene, non è cazzeggio. Tanto per cominciare, la prima F figura nello stendardo di Nusquamia. D’altra parte non è chi non ne colga il significato politico, in senso antiserrano. La dott.ssa Serra infatti, fin dal momento della vittoria, ha voluto caratterizzare la sua amministrazione in senso neofemminista. Inoltre in consiglio siede la dott.ssa Bellezza, Lgbt-friendly e propugnatrice di un rivoluzione femminista, quella cattiva delle riot grrrl. E il Consiglio comunale di Curno ha impegnato i curnensi nelle buone pratiche della rete Lgbt-Ready, che alimentano l’aggressività del maschio trogloditico (aggressività che noi condanniamo e disprezziamo), anziché contenerla. L’argomento è troppo serio per essere liquidato in poche parole, mi si lasci dire però che gli istinti bestiali di certi maschi subumani non si attenuano con le pratiche politicamente corrette, anzi si scatenano.
      Insomma, ce n’è quanto basta perché il culto della prima F abbia per noi una precisa valenza politica. Per non dilungarmi in troppe parole, a conferma della svolta neo-femminista della Serra, si veda questo titolo di giornale, all’indomani del trionfo serrano. Perlita Serra non si compiace della qualità degli eletti, ma della prevalenza del sequior sexus, del “sesso che segue”, letteralmente. Così in latino si designava quel che da noi era il “sesso debole”, una volta. Oggi la tendenza è quella di assegnare al maschio il ruolo di pecchione.

  52. La Lega si approssimava al trentesimo anno d’età ed era vistosamente sfiorita (in linguaggio berlusconiano: “inchiavabile”). Salvini l’ha sottoposta a un risolutivo intervento di chirurgia estetica.
    Cena di gala [*] leghista in occasione dei 30 anni della Lega, dopo l’operazione a Casablanca

    Apprendiamo dall’articolo di Bergamo news (e da altre fonti: ma si sa che Bergamo news ci è simpatico) La Lega compie 30 anni. Cena di gala alla fiera con Salvini, Bossi e Calderoli che «oltre 1700 persone festeggeranno sabato 28 marzo il trentesimo anniversario della Lega Nord in terra bergamasca, con una cena di gala nel padiglione della Fiera di Bergamo. […] Una cena di gala a tutti gli effetti, con tavoli rotondi, giochi di luci, un menù di piatti tipici e vini della nostra terra. […] È previsto anche uno spettacolo di comici di Zelig».
    Beh, la prima considerazione è la seguente: ma perché pagare i comici di Zelig? Non potevano dare la possibilità a Roberto Calderoli di esibirsi in uno spettacolo di comicità patafisica? Poteva sbucciare banane (piccole, però: ha precisato un giorno), incendiare cataste di documenti vestito da piccolo pompiere cresciuto, portare a spasso maialini lattonzoli a fini di marcamento del territorio, raccontarci alcuni passaggi del suo contubernio con Berlusconi: insomma, non mancherebbero gli argomenti, né gli aneddoti divertenti. Il Calderoli si divertirebbe, e divertirebbe tutti gli astanti, molto meglio dei comici dello Zelig che, fra l’altro, per lo più sono meridionali, se non sbaglio: a Bergamo, a fini d’infinocchiamento, il discorso su territorio & radici dovrebbe pur contare qualcosa, e i comici meridionali sarebbero di disturbo.
    La seconda considerazione, in prospettiva curnense, riguarda il Pedretti: a quale tavolo rotondo si sederà? E se il tavolo rotondo non sarà propriamente quello dei vipponi, come del resto è prevedibile, riuscirà a zompare su un tavolo rotondo di qualche Vip, profittando delle esigenze fisico-idrauliche di qualcuno di essi? Vedremo la foto del Pedretti accanto a un Vip (faccio un nome a caso: accanto al conte zio, il Roberto Calderoli), come ai bei tempi, come quando dal palco delle Bèrghem Frècc suggeriva a Bossi l’ipotesi di terronità di Napolitano? In tal caso, come la prenderà Marcobelotti?

    Interessanti, in calce al sopra menzionato articolo di Bergamo news, alcuni commenti. ne riporto qualcuno:

    Giorgio – Cosa festeggiano? Il giovane Salvini ha trasformato la Lega da movimento indipendentista a partito di destra nazionale. Invece di prendere in giro i militanti abbiano il coraggio di cambiare anche il nome: Lega Italia. Potrebbero fare a meno di fare la lista di Salvini che serve solo per camuffare le loro intenzioni.

    Festeggeremmo – Ma vi pare che non festeggeremmo anche noi se in 25 anni a roma avessimo incassato oltre un miliardo di euro (duemila miliardi delle vecchie lire!!!!) tra rimborsi, stipendi, prebende, senza contare il resto del magna magna!! E cosa volete che siano qualche condannucola o processino davanti a cotanti soldi?!? E noi del nord per cui la lega non ha mai fatto nulla se non ridurci peggio di 30 anni fa cosa festeggiamo?!? Alla fine ci hanno fatto rimpiangere la DC che pur rubando qualcosa ha fatto.

    Lo stesso concetto viene espresso con concisione tacitiana da Enrico:

    Enrico – Sono trent’anni che magnano, è giusto che festeggino con una cena.

    Ritornando al Pedretti: coraggio, Marcobelotti! Affronta la situazione con piglio guerriero, presidia il territorio (in questo caso, il tavolo di Calderoli) e difendi il conte zio dai blitz pedretteschi. Una volta tanto, siamo con te. Però, dopo aver difeso il Calderoli, prendi finalmente la parola. Facci sapere che la Lega di Curno ha chiuso con il Pedretti, e per sempre. Non si può dire? Beh, è quel che sospettiamo. Ma così vi fate del male, non ve ne rendete conto?

    ———————————————————-
    [*] Nota di terza F – Per “gala” s’intende un ricevimento elegante o solenne. L’origine di questa parola è interessante: arriva all’Italia dalla Francia, ma non direttamente, passando per la Spagna; dalla Spagna ritorna alla Francia, e dalla Francia all’Italia. È presente anche in milanese, ma al milanese probabilmente arriva direttamente dalla Spagna. Anticamente in francese gale significava gioia, “compiacimento gioso”: era un deverbale, cioè un sostantivo derivato dal verbo galer, da cui galant, “galante”. Ma il vocabolo traversa i Pirenei e arriva in Spagna, dove diventa gala , e prende il significato di “vestito della festa”. Quindi la parola attraversa in senso inverso i Pirenei, nella forma gala, e in Francia si attesta in questa forma (con la “a” finale), nel significato che sappiamo. Il Dizionario milanese del Cherubini, alla voce “gala” riporta la spiegazione: «Dicesi del nastro con cui si fa il cappio e che serve di ornamento per le vesti». È probabile che il vocabolo sia passato al milanese dallo spagnolo, al tempo della dominazione spagnola. Ma ora si pone la domanda: quanto saranno eleganti il Pedretti e il Roberto Calderoli? Non abbiamo dimenticato certe foto del Calderoli in giacca, cravatta e bermuda: le gambe del Calderoli erano bellissime, più belle di quelle di Enrico VIII d’Inghilterra, che se ne faceva un vanto. Né ci dimentichiamo che il Pedretti fu, anche lui, bermuda-bracato, per intima adesione all’ideale estetico del conte zio.

    • Nell’occhiello del commento precedente (“Cena di gala leghista in occasione dei 30 anni della Lega…”) ho ritenuto opportuno introdurre il concetto berlusconiano di “inchiavabilità”.

    • Pedretti in tiro? permalink

      Pedretti che cerca di risalire la china e mostrarsi in mezzo alla gente, per la gente, chissà che scalpitare!
      Visto il suo onorato e valoroso passato il Pedretti lo vedrei benissimo di nuovo di fianco a Bossi,
      ricordiamo le sue splendide paroli per l’adorato capo

      Il disprezzo: quando ci vuole, ci vuole

      cenare al tavolo con Bossi è ottima occasione poi per fare quattro chiacchere sul prossimo processo che coinvolge Bossi per l’infelice battuta sul presidente Napolitano e chiedere ad Umberto quale strategia difensiva intende adottare per uscire indenne dall’accusa.
      Chissà se troverà il tempo per reggere la coda del frac a Calderoli come ai vecchi tempi, a proposito dei vecchi tempi ecco cosa salta fuori dall’archivio:

      [Questa è una pagina di Facebook che non troverete più in rete, perché il Pedretti ha pensato bene di “scancellare” le sue pagine prosopobibliche degli anni passati. Però, grazie all’archivio del nostro lettore, possiamo leggere — aguzzando la vista sulla prima frase in alto — questo pensierino, che abbiamo del resto letto anche in un’intervista a suo tempo rilasciata all’Eco di Bergamo, [*] all’epoca della kermesse delle scope (grandissima bufala e presa per il culo dei militanti):

      Il problema non sono loro due. Il problema sono i terroni intorno.

      “Loro due” sono Maroni e Umberto Bossi. I terroni ai quali il Pedretti fa riferimento non sono specificati, ma non credo che si riferisse a Nunziante Consiglio, che è suo amico. Rinfresco la memoria: era quello il tempo in cui apparvero sui giornali le porcate che aveva fatto il Trota (laurea in Albania, spesucce con rimborso a piè di lista ecc.) e si diceva che il vecchio Umberto, cuore di padre, avesse cercato di coprire il figlio, finché gli fu possibile, probabilmente su pressione della sciura Manuela, cuore di madre. E si parlava anche di Rosy Mauro, della quale si diceva che fosse la badante dell’Umberto e che con la sciura Manuela, di fatto, condizionasse le decisioni del senatùr. E — particolare non trascurabile — la sciura Manuela è di origine meridionale e la Rosy Mauro, quella tutta nera, è meridionale al 100 % (sono dunque “terrone”, nel linguaggio del Pedretti, come del resto dirà anche di Napolitano).
      Ma il bello non è finito: nel profilo Facebook del Pedretti qualche giorno fa, a proposito della festa di genetliaco della Lega nord, qualcuno ha domandato all’ex politico territoriale: «Cazzo! ci saranno anche il Trota, la Di MAuro e il Belsito? A proposito: io sono curioso, ma che fine hanno fatto, caro Roby?» Ed ecco la risposta del “caro Roby”: «Non so che fine abbiano fatto… e di certo non ci saranno!». Per chi non l’avesse capito: il Pedretti è duro e puro. Detto in altre parole ancora, questi tre personaggi al Pedretti fanno schifo. Ma io, in qualità di “biografo del Pedretti” (così disse l’avvocato del Pedretti nell’aula in cui il suo assistito fu condannato, in primo grado e in attesa, dunque, di giudizio definitivo, per stalking uxorio) ricordo benissimo un servizio del telegiornale regionale, dove un giornalista intervistava il Trota, per strada, e il Pedretti gli trotterellava accanto, perché fosse chiaro che lui era amico del Trota. Quanto alla signora Manuela Marrone in Bossi, il Pedretti si è dimenticato di come le fosse vicino nel periodo della malattia dell’Umberto? E, riguardo al terrazzino della villetta buxista, da chi il Pedretti ebbe l’incarico di ristrutturazione? E le care tartarughe della sig.ra Manuela che per interessamento del Pedretti vennero a respirare aria migliore nelle prealpi orobiche? Tutto dimenticato? Tsk, tsk: non sta bene, caro Roby. Così come non sta bene fare il pesce in barile, adesso che l’Umberto viene processato per aver dato del terrone a Napolitano. Ma chi fu il suggeritore?
      N.d.Ar.]

      —————————————
      [*] Su segnalazione di un resistente, sono in grado di indicare la fonte: l’Eco di Bergamo, 15.01.2012.

      • Non conosco il Trota ... permalink

        Ah! Quindi Pedretti rinnega il Trota?
        Che uomo, che coerenza, che duro e puro …
        Ops, e questa notizia?
        Renzo «Trota» e la residenza da Pedretti a Curno

        «Lo conosco da quando è nato», aggiunge Pedretti. Che oggi si dice «sconvolto» dal contenuto delle intercettazioni, da quanto sta accadendo alla Lega. «Ora non si facciano sconti, a prescindere da nomi e cognomi. Chi ha sbagliato è fuori»

        Pedretti Roberto mi dica, questa sua energica e roboante dichiarazione vale anche per i consiglieri della regione lombarda, che hanno usato illecitamente i rimborsi elettorali come da sentenza della corte dei conti???
        Rimborsi pazzi, condannati altri quattro consiglieri

        “Poco più di 37 mila euro dovrà risarcirli Roberto Pedretti, sempre con Galli, che ha messo in nota-spese, oltre ai soliti pranzi e alle solite cene, anche 4.000 euro per spese telefoniche”

        Pedretti e MarcoinfermiereBelotti avete qualcosa da aggiungere a queste notizie e sentenze?
        Muti e sobri?

      • Una nota di terza F
        Lo “scancellare” del Pedretti e lo “spuzzare” del papa

        Qui sopra, parlando della soppressione operata dal Pedretti delle sue preterite pagine prosopobibliche, ho usato il verbo “scancellare”, e l’ho posto tra virgolette, per significarne l’uso popolaresco, con quella “s” intensiva, che dà l’idea di un completamento dell’azione, fino alla perfezione.
        Il commento è stato scritto ieri. Oggi leggo che il papa ha usato il termine “spuzzare”. La prima cosa che mi è venuta in mente è l’espressione milanese, sentita chissà quante volte: Che spüsa! (entrambe le “s” sono sorde: vanno pronunciate come nella parola “sermone”). Sentiamo per esempio il Pinza (me lo ricordo, in quel locale stretto e lungo, al Naviglio pavese, ai tempi della bohème studentesca) che canta Cagass addoss a Montecarlo e dice «merda a non finir, spüsa da impazzir»

        La seconda cosa che mi è venuta in mente è che il papa è di origine italo-settentrionale e che quello “spuzzare” potrebbe essere un ricordo dell’italiano che sentiva dalla nonna Rosina: sì, si chiamava proprio così! ma era una brava donna, mica come la sciura Rusina curnense. (Questo, fra l’altro, dimostra che il popolo non è così bestiale come vorrebbero i nostri politicanti.) Leggiamo infatti che Rosina Bergoglio «è stata la persona che più di tutte ha forgiato la fede del nipote Jorge Mario. È stata lei a insegnargli a pregare da bambino». Si veda I Bergoglio, dal Piemonte al Vaticano via Buenos Aires
        Ma come si dice “puzzare” in piemontese? Si dice (italianizzando) “spuzzare” Appunto. C.v.d. (= come volevasi dimostrare). Si veda per esempio il proverbio piemontese: “Quand ca la merda la mònta an scagn, o la fa spussa o la fa dann”, in tutto e per tutto corrispondente al lombardo “Quand la merda la munta el scagn o che la spüsa o che la fa dagn”: con la differenza che in lombardo il verbo “montare” è usato transitivamente, in piemontese intransitivamente.
        Però, adesso — mi raccomando — non torniamo a quel discorso, che tanto piace ai linguisti allo sbaraglio, per cui i dialetti non sono più dialetti, ma “lingue”, considerato che “lingua” è meglio e più politicamente corretto che dialetto. Cazzate, cazzate, immani cazzate!

  53. kmana'k urguru (concittadino del Conte) permalink

    Sono d’accordo con Lei: in questo momento si misura la caratura, pur da politicanti, del dr Marco Belotti e dello stesso dr Roberto Calderoli, suo riferimento politico.

    • Rinaldo in campo (non nobilmente edificabile) permalink

      Credo che la crisi dei due politicanti leghisti sia da ricondursi alla loro ormai manifesta incapacità di indurre nel popolo le loro bislacche idee da sciura rusina.
      [Bisognerebbe distinguere. Procediamo con ordine:
      a) Roberto Calderoli non è la sciura Rusina. Lui è intelligente, ed usa l’intelligenza per divertirsi alle spalle dei famigli e ritagliarsi una posizione di potere, che non deve essere roba di poco conto, se consideriamo il rispetto mostrato da Salvini, oltre che per lo stesso Calderoli, per i famigli calderoliani. Ma il potere di Calderoli non giustifica, naturalmente, la politica politicante di Salvini. Semmai il Calderoli è uno intelligente che fa discorsi al livello delle sciure Rusine.
      b) I famigli del Calderoli: sono quelli che, non essendo in grado di fare analisi politiche, di mettere insieme le proposizioni di un ragionamento ed esprimere i propri pensieri a livelli un po’ più articolati di grugniti e bofonchiamenti, esaltano l’ignoranza, la superstizione e la protervia della sciura Rusina come esempio di cultura popolare, testimonianza di radici & territorio ecc. Non sono sciure Rusine, ma pretendono che il popolo sia fatto di sciure Rusine e dicono che così bisogna esprimersi, solo perché non sanno esprimersi meglio. E, per non fare brutta figura, pretendono che gli altri si esprimano al loro livello.
      c) Il Marcobelotti. Abbiamo visto che Roberto Calderoli è intelligente, ma fa discorsi per ‘minus habentes’, e che i suoi famigli sono intellettualmente poco dotati: fanno discorsi a livello della sciura Rusina perché non potrebbero farne di migliori e le persone d’intelletto non li starebbero a sentire. Su MArcobelotti siamo costretti a sospendere il giudizio: infatti, non c’è verso di tirargli fuori una parola. Sul piano della politica, intendo dire, è muto come un pesce. Magari è un genio, ma non lo fa trasparire. Sì, su Facebook si legge qualche rimasticatura di parole d’ordine generiche (vota Zaia ecc.), cosucce prevedibili e scontate per un militante leghista, più o meno equivalenti al discorso di portata universale “Eh, non ci sono più le stagioni, mia cara signora!”. Ma su Curno? Su Pedretti? Muto come un pesce.
      N.d.Ar.]

      Il popolo ha un suo intuito e una sua morale fragili e frammentabili, come da voi detto. Ma se in un primo momento, che può durare anche a lungo, può farsi influenzare da certi film, alla fine riesce a capire da che parte tira il vento e ripudia i tiratori di fregature. In quel momento occorre intervenire per farlo girare dalla parte delle persone che non lo fregano. Anche perché il senso della fregatura lo rende sospettoso verso tutti quelli che hanno potere… Gandolfi!, adesso è il tuo momento: tira fuori i coglioni!
      [Quale esempio di azione concreta propone, equivalente all’ostensione dei coglioni? In generale, comunque, sono anch’io del parere che mai come adesso i nostri avversari sono stati così deboli. Il regime serrano galoppa verso un tasso d’impopolarità crescente; Max Conti e la dott.ssa Serra sono svagati e la proiezione Oltrecurno non giova alla loro credibilità (recitano i Salmi con il vippame orobico, ma i loro Salmi non finiscono in Gloria); Locatelli non si sa chi e che cosa rappresenti; MArcobelotti è paralizzato: credo che, per tema di apparizione del Pedretti, sia restio perfino a montare un gazebo, o a fare una campagna di tesseramento in grazia di Dio; Cavagna il Giovane o si giubila da sé o sarà giubilato. N.d.Ar.]

      • Brutta bestia l'invidia permalink

        Ma adesso a Gandolfi viene chiesto di esibire i coglioni??? Ma insomma! Dico io non bastava l’aggetto di 40 centimetri del Gandolfi che ha disturbato il sonno di molti protagonisti della politichetta curnense?
        Purtroppo per Gandolfi i disturbati nel sonno sono solo dei maschietti, vedi l’interesse

        – smodato del giovane Cavagna (che per questo gli si è bloccata la crescita, in ambito politico)
        – il Pedretti che sono anni che desidera arrivare al dunque su questi ambiti e discussi 40 centimetri
        – il Locatelli che pudicamente non esterna in pubblico questo suo interesse, ma solo con i sorrisini su Facebook con gli amici più intimi
        – per Massimo Conti è un disagio tutto interno, visiterebbe volentieri Gandolfi e vorrebbe fotografare l’aggetto ma la Serra gli dice di no
        – per il gatto padano, è il suo sogno da sempre vedere questi 40 centimetri una volta per tutte sulla pubblica piazza
        – per il similgatto padano è un’autentica ossessione, fino ad esclamare “ci avete scassato u’cazzo” qui su Nusquamia in preda a delirio d’invidia per l’aggetto fuori misura
        Stai a vedere che il sindaco Serra e la sua giunta zitti zitti stanno portando a compimento il loro progetto di un paese più bello da vivere?
        Riallacciando la notizia dei giorni scorsi http://www.corriere.it/salute/15_marzo_13/medici-sudafricani-realizzato-primo-trapianto-pene-mondo-475ba0ee-c9a0-11e4-84dd-480351105d62.shtml
        possiamo pensare a Curno come un insolito concentrato di potenziali casi?
        Ma di riceventi o di donatori?

  54. un papà permalink

    il similgatto (Salice Piangente, Pallino ecc…) qui conosciuto come il portavoce e difensore di Massimo Conti, si è recentemente espresso in questi termini:

    No. Non mi approprio né voglio farlo delle parole di Don Giancarlo, tanto più che lo stimo e gli voglio bene, ma frequento un’altra comunità religiosa. Insomma, non faccio parte in senso stretto del suo gregge.
    Mi è dispiaciuta l’assenza di Angelo Gandolfi perché la serata contro le guerre ed il terrorismo ha visto la presenza (a dir poco massiccia) della parrocchia, dell’Oratorio, di moltissima parte dell’associazionismo cattolico a Curno, dell’Iman e di un certo numero di Musulmani (molte anche le donne) oltre che di moltissimi cittadini.
    […] Io ero presente anche come cristiano in realtà.
    […] Ieri sera presente tutta la maggioranza, il consiglio comunale dei bambini, tutti i sacerdoti e le suore operanti a Curno, un bel blocco dei gestori dell’oratorio…

    Dalle sue parole si direbbe che è una persona sensibile e che tiene in considerazione il mondo cattolico e le sue organizzazioni. Ebbene, mi piacerebbe sapere, e spero proprio di sì, se rispecchiano anche il pensiero di Massimo Conti che è il segretario della sezione del PD di Curno.
    Perché chiedo questo?
    E’ mia fonte di preoccupazione quanto ho letto qui su Nusquamia in merito ai percorsi sostenuti dal Comune di Trieste per gli asili nido e sullo spettacolo patrocinato dal comune di Bologna sullo spettacolo tanto discusso.
    Mi riconosco, come cittadino e come genitore, nella frase scritta da Aristide poco tempo fa:

    Siamo laicamente preoccupati, anche noi, non meno preoccupati dei cattolici che (troppo pochi, e troppo timidamente, a parer nostro) si sforzano di contrastare la cosiddetta cultura del gender.

    ( vedi commento: Curno sarà un laboratorio di buone pratiche politicamente corrette?)

    Spero che Massimo Conti legga questo mio intervento, magari segnalato dal suo portavoce, che si preoccupi in prima persona presso il sindaco Serra, perché non si promuova o si incentivi a procedere in progetti di educazione gender negli asili e nelle scuole di Curno da parte dell’amministrazione comunale.

    • Non credo che Salice piangente risponderà. Per tre ragioni:
      a) La consegna serrana, in generale, e in particolare quando il regime cada in contraddizione, è la sobrietà, quella stessa sobrietà similprogressista che abbiamo imparato a conoscere, a maledire nei momenti d’incazzatura, a irridere nei momenti gioviali (potremmo anche dire di “gioia conviviale“; ah, la convivialità! squit! squit! squit!).

      b) La potente lobby Lgbt ha ultimamente mostrato di aver superato la misura del sopportabile (tu gli dài un dito, loro si prendono la mano): sia per questa ragione, sia perché da qualche tempo Max Conti & Serra sembrano aver puntato parecchio sull’irenismo cattoprogressista, e sul relativo mercato elettorale, [*] è interesse dei serrani mettere la questione Lgbt al margine; anzi, immagino che qualche “buon consiglio” in questo senso sia pervenuto alla stessa dott.ssa Bellezza, che ebbe un ruolo maieutico (cioè, di levatrice) nella nascita del mostriciattolo, l’adesione del Comune di Curno alla rete Lgbt-Ready.

      c) Credo che questa pagina di Nusquamia abbia recato dolore a Max Conti e, di riflesso, a Salice piangente. Più ancora alla dott.ssa Serra, credo; ma, come sappiamo, Serra & Conti sono pappa & ciccia, con prospettive di carriera Oltrecurno diverse e coordinate: dunque al dispiacere personale il Max Conti assomma il dispiacere della dott.ssa Serra. Perché questa pagina ha recato loro dispiacere? Perché fondamentalmente, in parte anche articolatamente, è stata una pagina di demistificazione del verbo serrano e similprogressista. Dunque Salice piangente riprenderà a scrivere — forse — su Nusquamia, ma non scriverà su questa pagina che, del resto, è in procinto di chiudersi (il che non significa voltata, e voltata per sempre).

      —————————————
      [*] Gli irenisti cattoprogressisti saranno “aperti” quanto si vuole, cioè vicini ai protestanti, propensi alla valorizzazione della barbarie del Vecchio testamento (che la Chiesa preconciliare saggiamente “interpretava”, guardandosi bene dal suggerirne la lettura immediata, da parte dei fedeli sprovveduti culturalmente), favorevoli al matrimonio dei sacerdoti e fermamente intenzionati a mettere in soffitta le prese di posizione antisodomitiche di san Paolo e dei Padri della Chiesa. Va bene, saranno aperti quanto si vuole, ma non possono certo sopportare che gli Lgbt scherniscano i simboli del critianesimo. Infatti quei simboli sono importanti e fondamentali non solo per i buoni cristiani, ma anche per gli stessi irenisti cattoprogressisti, soprattutto quelli in buona fede. Per gl’irenisti furbetti, che venerano quei simboli solo in apparato, essi non saranno forse così importanti, nel loro scombiccherato sistema di pensiero, ma sono comunque necessari, per avere presa nella comunità dei fedeli e far opera di proselitismo (politico ecc.).

  55. Siamo in attesa di una virile presa di posizione da parte di Marcobelotti
    Sovranità in piazza del Popolo con Matteo Salvini

    Il popolo di Curno sarebbe grato a MArcobelotti se volesse fargli conoscere il proprio pensiero in merito. L’abbiamo scritto, lo tipetiamo. Forse Marcobelotti è un genio, forse lui che si autoproclama il Talleyrand curnense è veramente assimilabile a Talleyrand, che cominciò la sua carriera con Luigi XVI di Francia, poi si pose al servizio dei rivoluzionari che avevano ghigliottinato Luigi XVI, contribuì alla redazione della Carta dei Diritti dell’Uomo, quella che non piace al Pedretti, quindi collaborò con Napoleone, infine tornò a collaborare con la monarchia di Luigi XVIII, quando fu primo ministro, ottenendo al Congresso di Vienna che la Francia non fosse smembrata.
    Talleyrand fu un genio della politica, più o meno malefico, secondo i punti di vista. Di lui si disse che riuscì a ingannare il mondo e il Cielo: il massimo, per un uomo politico. Anche Marcobelotti è un genio? Lui dice di sì, ma noi dobbiamo ancora vederlo alla prova dei fatti, se non gli dispiace. In attesa di conoscere le grandi capacità di Marcobelotti, che per il momento pratica la strategia della sommersione, pur di non prendere posizione sul problema centrale della Lega curnense, cioè sull’impedrettamento, sospendiamo il giudizio. In particolare il Marcobelotti dovrebbe dire gentilmente al popolo di Curno se intenda praticare una cesura, se cioè intenda dare un taglio alle redini pedrettesche, oppure se la Lega a Curno è soltanto un asino pronto ad essere nuovamente aggiogato al carretto del Pedretti, alla prima occasione propizia, su indicazione precisa e cogente del conte zio. Ma se le cose stanno così, perché il Marcobelotti pretende di essere il Talleyrand curnense?
    Se Marcobelotti continua a tacere, saremo costretti a girare la domanda al conte zio: caro conte zio, vuoi dirci per cortesia la tua strategia per Curno?


    Nella sua pagina prosopobiblica, che Marcobelotti dedica precipuamente — come del resto è suo diritto — a foto di famiglia, cani, occasioni conviviali (oh, la convivialità: squit! squit! squit!) e strilli leghisti il segretario della sezione curnense della Lega nord (una volta si chiamava così) si autoproclama “Talleyrand curnense”. Ma è sicuro di reggere il paragone?

    • Marcello permalink

      Visto il filmato sugli amici di Salvini, e subito ho pensato a questo: anni fa la Lega sosteneva che il problemi delle regioni del nord erano causati dall’appartenere all’Italia e al sistema italiano.
      E a suo tempo persone hanno rischiato il carcere, anzi qualcuno c’è anche andato per sostenere questo con convinzione.
      Oggi la Lega con a guida Salvini compie un triplo salto carpiato e avvitato, si circonda e sfila con “patrioti” italiani e estrema destra nazionale per difendere il paese intero dal governo di Roma, lo stesso governo di alleanze infruttuose con Berlusconi.
      Scusate l’espressione, ma a me pare proprio un enorme presa per il culo
      Sarebbe interessante sapere dai leghisti di Curno, in primis Pedretti e Belotti, che hanno calcato anche il palco di Pontida con proclami di secessionismo cosa ne pensano di questo filmato e della manifestazione intera.
      Salvo sostenere che il capo in carica ha sempre ragione, e in questo caso ogni facoltà di libero pensiero è dispensata e non richiesta al militante osservante.
      Ci sono ancora in circolo “leghisti” dignitosi?

      • Menghistu permalink

        Sono domande che non rivolgerei affatto in quella forma al Sig . Marcoinfermierbelotti, detto anche acquinbocca, e che non rivolgerei per niente al Pederetti o a Ululà, che sono fuori gioco, anche se quest’ultimo (o chi per lui) si interessa e scrive qui qualcosa di interessante per la Lega (presumo).
        Le domande cui el silencioso dovrebbe innanzitutto rispondere sono quelle poste da Aristide, integrate magari da qualche riferimento al conte zio, all’altro Belotti, del quale potrebbe anche essere parente, e all’altra loro grande amica, l’avvocatessa Terzi, assessore regionale, alla quale Salvini affidò di considerare la posizione del Perdetetti.
        [“Considerare la posizione del Perdetetti [sic, nell’originale: con riferimento alle infiltrazioni d’acqua nel terrazzino del Bossi Umberto?]” è espressione mia, sostitutiva di altra espressione, più pepata. N.d.Ar.]

        • Leggendo il commento qui sopra, sembrerebbe che Salvini intendesse veder chiaro nella situazione curnense, quasi che gli fosse stata messa una pulce nell’orecchio: ma se poi non si è visto chiaro, la colpa non sarebbe di Salvini. A questo punto, io, se solo avessi modo di raggiungere Salvini, gli metterei un’altra pulce nell’orecchio, aggirando i possibili consiglieri fraudolenti, O Salvini è circondato tutto di consiglieri fraudolenti? Beh, se le cose stanno così, com’è che si ritrova intorno tanti consiglieri fraudolenti?
          Noi resistenti sono ormai anni che diciamo alla Lega nord: guardate che vi fate del male da soli, guardate che se continuate a dare fiducia ai politici indigeni fate terra bruciata. Lo scriviamo su Nusquamia, vox clamantis in deserto, da sempre, è perfino uscito un volantino che spiegava, in dieci punti, le ragioni per cui un cittadino curnense, anche di fede leghista, a Curno non dovrebbe votare Lega nord (si chiama ancora così?). Ma mi sembra che coloro che avrebbero il dovere di sentire, e di capire, facciano lo gnorri. In altre parole, io non so se sia vero che si possa dire che Salvini è stato ingannato: forse, più semplicemente, ha preso atto di certi rapporti di forza, e ha deciso di fare il furbo. Ma così facendo ha offeso la nostra intelligenza, e la cosa non ci piace. Anche lui, come i similprogressisti curnensi, pensa che il tempo possa sanare tutto, anche lui confida nell’oblio. Ma s’inganna. I similprogressisti, anche se con ritardo e fuori tempo massimo, ormai l’hanno capito: noi non dimentichiamo niente. Perché non lo vuol capire anche il Salvini?
          Prima ancora che Salvini si manifestasse per quel che è su scala italiana, si era rivelato benissimo su scala curnense. Curno, sotto parecchi aspetti, è vermente un laboratorio politico. È un laboratorio politico, anche perché qui c’è un osservatorio politico, attrezzato con la specola di Nusquamia, per esempio. Altro che l’Obiettivo Curno locatellopedrettista, l’obiettivo che non inquadra un bel niente, se non i cani, una castagnata a partecipazione minima e le strette di mano tra Cavagna il Giovane e Brunetta, in occasione dell’Offertorio elettorale, quando i due si sono presentati ai maggiorenti del partito (Pdl ex Forza Italia, ora di nuovo Forza Italia) come interlocutori unici, affidabili e recanti il dono (l'”offerta”) di un pacchetto elettorale: ma era solo un “pacco”.

          • Pacco, doppio pacco e contropaccotto

            Nel commento precedente, alla fine, ho precisato il concetto di Offertorio elettorale: i politici indigeni bluffano e offrono ai politici che contano un “pacchetto” elettorale che in realtà è un “pacco”.

  56. Napoli: siparietto delle suore di clausura e telecronaca vernacolare del cardinale Sepe

    Papa Francesco è a Napoli. La prima tappa è al santuario di Pompei, alle otto del mattino; poi via, in elicottero, a Napoli, dove alle nove, nel quartiere simbolo di Scampia, infestato dalla camorra, scaglia la sua invettiva contro la corruzione, quella che “spuzza”; quindi, accomiatatosi dagli abitanti del quartiere che benedice in napoletano («’A MAronna v’accumpagne!»), recita messa a piazza Plebiscito; prossima tappa è Poggioreale, dove pranza con i carcerati e li esorta a miglior vita: «Criminali convertitevi» (apprendiamo dai giornali che tra i commensali del pontefice ci sono dieci Lgbt, che probabilmente non sono stinchi di santo, ma si convertiranno, speriamo); il pomeriggio fa visita al Duomo di Napoli, e il sangue di san Gennaro si scioglie a metà: ed ecco la sorpresa delle suore di clausura, eccezionalmente in libera uscita, che vediamo qui sopra.
    Stupenda la telecronaca dell’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe:

    Guarda ‘cca… ma comm’e ‘o fatto, sorelle… e cheste so ‘e clausura, figuriamoci chelle no ‘e clausura.

    Per favore, godiamoci il siparietto, senza domandarci se quel che dice il cardinale sia espresso in dialetto, o in lingua (è una questione oziosa, che entusiasma i linguisti allo sbaraglio, ma che lascia indifferenti le persone assennate: il napoletano è un dialetto grande, grandissimo, e non ha bisogno, per essere più grande, di essere chiamato lingua a norma di cacata carta). Semmai riflettiamo sul fatto che il Boccaccio, all’età di 26 anni, scrisse, in napoletano, un’epistola a Franceschino dei Bardi, appartenente alla nota compagnia commerciale dei Bardi, con il quale il padre di Boccaccio fu in relazione d’affari. Il Boccaccio informa Franceschino, che in quel momento si trova a Gaeta, che la sua amante napoletana tale Machinti, gli ha partorito a Napoli un bel figlio maschio. Segue la narrazione del battesimo.
    Secondo noi, il fatto che il Boccaccio scrivesse in napoletano fa del dialetto napoletano un’espressione nobile più di quanto possa certificare qualunque cacatissimo pronunciamento, in senso politicamente corretto, di linguista dilettante, o linguista ambiziosetto in cerca di popolarità e medagliette.

    • L’“epistola napoletana” del Boccaccio

      Siamo lieti di presentare l’epistola napoletana del Boccaccio (1313-1375) scritta nel dialetto napoletano: quello del Trecento, ovviamente, differente da quello odierno. Nel filmato qui sopra l’epistola è recitata in un’aula dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco, in occasione del 700° anno dalla nascita del Boccaccio.
      Oddio, la registrazione audio non è delle migliori, il testo è difficile; i più ardimentosi potranno provare a seguire la lettura ad alta voce seguendo il testo stampato; si faccia clic su Epistola in lingua napoletana.
      Attenzione: le prime parole che sentite non sono del Boccaccio, ma della lettrice (si chiama Debora, e non Deborah, per fortuna) che saluta l’uditorio tedesco: “Guten abend meiner Damen und Herren”.
      Il Boccaccio scrisse questa epistola all’età di 26 anni, indirizzata a Franceschino dei Bardi, «mercante fiorentino dimorante a Gaeta», appartenente alla nota compagnia commerciale dei Bardi, con la quale il padre di Boccaccio fu in relazione d’affari. Il testo napoletano è preceduto da un’introduzione in volgare illustre, cioè in toscano di registro colto. Nella “pistola napoletana” Franceschino viene informato di esser divenuto padre, perché tale Machinti, amante di Franceschino, gli ha partorito a Napoli un bel figlio maschio, che è tutto il ritratto del padre. Segue la descrizione del battesimo.
      Si noti che la lettera porta la firma fittizia di Jannetta di Parisse dalla Ruoccia, cioè Giannetto di Parigi dalla Roccia, e che Jannetta, che poi è il Boccaccio stesso, parla del Boccaccio in terza persona, come di uno che è immerso tutto negli studi: «Loco sta abbate Ja. Boccaccio come sai tu; e nín juorno, ní notte perzì, fa schitto ca scribere». Cioè: “Lì c’è Giovanni Boccaccio, lo studente, come sai; e né giorno, e neanche la notte, fa altro che scrivere”.
      Ricordo infine che del dialetto napoletano, sempre in relazione a Boccaccio, ci siamo occupati in una precedente pagina di Nusquamia, Boccaccio bergamasco. Anche in quell’occasion non abbiamo mancato di prendere posizione contro la sciocchezza di voler riclassificare i dialetti italiani come “lingue”, per ragioni politicamente corrette o schiettamente politiche.

  57. Iole permalink

    @ Education
    Perché dovrei salutare Pignatta rotta!? Per educazione? Perché mi ha salutata per primo? Echi gli ha detto di salutarmi? chi glie l’ha chiesto! E poi: chi cazzo lo conosce. Ma per favore.
    Ora torno al mio silenzio che mi è tanto caro e amico.

  58. Giovanni permalink

    “Guten abend meiner Damen und Herren”, prego Abend in maiuscolo.
    In latino, greco antico, francese, inglese e in italiano direi che lei possiede una buona padronanza, in tedesco le suggerisco qualche ripetizione, per esempio come in questo filmato presso adeguato docente tedesco

    Che soddisfazione correggere Aristide 🙂

    • Perché il mio errore sia manifesto e mi sia di perpetua ammonizione, mi guardo bene dal correggerlo. Mica faccio come il gatto padano, che insisteva sull’esistenza di coccodrilli infestanti, lassù in Provenza, ai tempi di Augusto.
      Andrei volentieri a ripetizione dalla professoressa glaucopide.

      • Ziya Bozoglu permalink

        Sembra che mi abbiano chiamato su questo palco per dire la mia: non penso che l’errore in tedesco sia soltanto quello della maiuscola o della minuscola: la colombaia può scriverla con la maiuscola o con la minuscola, tanto è sempre vuota lo stesso. Forse c’è qualche altro errore, come suggerisce ol Gioàn che queste cose le sa.
        Io, che sono letterato maiuscolo e pensatore, ora pens…ionato, ho imparato, invece di parlare, a ululare e così ho risolto ogni problema: mi capiscono tutti, almeno il veterinario:.Soprattutto mi invidiano tutti quelli che mi sentono ululare e non possono più farlo perché a Curno neanche la sciura Rusina presta più attenzione agli ululati. E quello era il mezzo principale di comunicazione di certi “perduti” (pass. rem. perdetti) gruppi politici di Curno. Adesso devono trovare un altro sistema per comunicare, ma che non deve essere troppo serio, perché altrimenti “lo sconfitto” (deriv. perdetti) verrebbe definitivamente escluso. Lui è escluso, per dirla tutta, ma non lo sa, e si illude, e l’asciano che s’illude. Ma devono comunicare, attaccare come erano abituati a fare. E non possono più aspettare. Ma non sanno come fare e cosa cambiare. E allora… cominciano i mal di denti per il marco, che deve farsi curare dall’infermiera.

        • Assolver non si può chi non si pente, / né pentere e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente [*]

          Il brano di Ziya Bozoglu è di difficile interpretazione, ma ci provo. Se mi sbaglio, segnalatemi l’errore (o gli errori).
          La colombaia dovrebbe essere la sede della Lega nord (perlomeno, era la sede della Lega nord, in via dei Colombi, o dei colombi): e la colombaia può esser scritta minuscola o maiuscola (Colombaia), ma sempre vuota è. Dovrebbe significare che la Lega nord curnense è decerebrata.
          «Forse c’è qualche altro errore» lo interpreto così: forse la Lega nord di Curno non è solo decerebrata, ma gatta ci cova.
          «Neanche la sciura Rusina presta più attenzione agli ululati» lo interpreto così: la sciura Rusina sta andando incontro a una trasformazione antropologica, dunque a Curno si sta formando lentamente un’opinione pubblica pensante. Qui non sono d’accordo: la sciura Rusina è irriducibile, senza possiblità di riscatto. Perciò suggerisco da tempo di lasciar perdere la sciura Rusina e di rivolgerci alla parte sana della popolazione, mostrando loro l’indegnità politica dei rappresentanti politici indigeni.
          «Ma devono comunicare, attaccare come erano abituati a fare»: penso che sia riferito ai locatellopedrettisti che farebbero i salti di gioia se il Pedretti vendesse tutto e si trasferisse in una qualche Republica del Centroamerica, ma non devono darlo a vedere. Certo dovrebbero attaccare, dovrebbero comunicare: anzi, vorrebbero. Ma, alla pari dei similprogressisti, sanno bene che tutto quel che dicono può essere usato contro di loro (perciò purgano le loro pagine Facebook, o le chiudono al traffico) . Il che avviene non per cattiveria da parte nostra, ma perché si sono infilati in un culo di sacco (due culi di sacco, uno per ciascuna formazione). [**]

          —————————————————
          [*] Dante, Inferno, XXVII, 118-120.
          [**] Basti considerare la posizione della dott.ssa Serra: se insiste con gli Lgbt, noi le ricordiamo l’impegno irenista, di stampo cattoprogressista. Se invece si butta sulla “convivialità” cattoprogressista, noi le ricordiamo gli Lgbt. Ma è lei che si è cacciata in questa contraddizione.

  59. Il “gioco della memoria” in attesa della “cena di gala” leghista
    Quando il Pedretti diceva «Il problema non è Bossi, ma i terroni che gli stanno intorno»

    In attesa di vedere gi elegantoni leghisti alla cena di gala e di capire, da come sono attovagliati, chi sale e chi scende, proviamo a rinfrescare la memoria. Dunque siamo nel gennaio 2012: in piazza del Duomo a Milano un Maroni fermamente intenzionato a prendere in mano il partito (forte anche del fatto che è stato Ministro degli Interni, e sa molte cose) tuona: «Il cerchio magico deve essere accantonato. Vogliamo tornare alla Lega di lotta». (Sì, diceva così per mettere in difficoltà Bossi e prendere il potere; ma poi si è visto com’è andata a finire).
    Bossi capisce che sta perdendo il controllo della folla e ricorre al trucco di gridare davanti al microfono “Padania!”. Bella mossa, il popolo risponde pavlovianamente “Padania!” e per un momento si distrae. Poi però la folla torna a scandire “MA-ro-ni!”. Non ci credete? Beh, andate a leggere la cronaca della manifestazione su Bergamo news: La piazza vuole Maroni. Bossi non la accontenta e volano i fischi.
    Il Pedretti che posizione prende? Beh, il Pedretti è notoriamente un protetto dell’Umberto, aveva fama di essere amico del Trota, la sciura Manuela gli aveva affidato le sue tartarughe e la ristrutturazione del terrazzino di casa Bossi. Se vince Maroni e non è lesto nel fare il salto della quaglia in campo bobomaronita, il Pedretti rischia. Ma Bobomaroni non ha ancora vinto. Perciò, per il momento, il Pedretti sta a guardare. Poi però pensa che potrebbe fare di più: e se facesse il mediatore? Bel colpo! Diventerebbe un politico di caratura nazionale, in prospettiva anche internazionale (come oggi la dott.ssa Serra, che recita i Salmi in piazza Dante con i vipponi orobici ed è proiettata a una luminosa carriera Oltrecurno). Ed è a questo punto, quando si è messo in testa di fare il mediatore, che il Pedretti rilascia interviste ai giornali affermando che non bisogna prendersela con Bossi, ma con i terroni che gli stanno intorno (si veda l’Eco di Bergamo del 15.01.2012). È lo stesso concetto che vediamo espresso nella scheda d’archivio Facebook del lettore di Nusquamia: si veda Pedretti in tiro?.
    In attesa del salto della quaglia del Pedretti (che poi ci sarebbe stato), in calce all’articolo di Bergamo news, sopra citato, avevo scritto il seguente commento:

    Aristide: Dom, 22/01/2012 – 20:10 – Possiamo ragionare? Ho sentito anch’io — su Radio Padania, mentre ero alla guida dell’automobile — il modo con cui si è cercato di mettere la mordacchia ai militanti che acclamavano Maroni. Prima Bossi ha urlato con voce strozzata, due o tre volte, “Padania!”, sperando che ancora una volta gli riuscisse il giochino pavoloviano: io grido “Padania!”, vi rispondete “Padania!” e la cosa finisce qui (cioè, in meneghino: “muchela lì!”). Invece i militanti continuavano ad acclamare Maroni. Allora han messo su a tutto volume il “Va pensiero” (musica e parole bellissime, peccato che siano state utilizzate in funzione di mordacchia). Ma nel momento in cui il coro prendeva fiato, ecco, si sentivano di nuovo i militanti che infilavano la loro voce, li si sentiva acclamare Maroni. Due considerazioni brevi: A) Bossi dice che i discoli devono mettersi d’accordo, ma il vero problema è se la successione alla guida della Lega debba essere dinastica (con il Trota a capo della Lega, in sostituzione del caro leader, in stile nordcoreano) o democratica. B) In terra orobica (un fazzoletto importante della Padania: com’è noto, gli orobici sono il “popolo eletto”), quale posizione assumeranno Pedretti e Invernizzi? Fino a quando staranno a vedere e quando, nel caso, faranno il salto della quaglia? E’ vero, Pedretti ha affermato «Il problema non è Bossi, ma i terroni che gli stanno intorno» [l’Eco di Bergamo, 15.01.2012]). Ma questo non è ancora il salto della quaglia. Aspettiamo.

    E adesso voglio vedere come ricostruiranno la storia della Lega, in occasione del 30° compleanno. Come ce la presenteranno? Come una fanciulla? Non credo. Come una signora assennata? Sarà, ma il Salvini l’ha portata a Casablanca, e io non mi fido.

  60. Maroni si augura che il successore di Lupi sia del Nord

    Si veda: Dimissioni del ministro Lupi. Maroni: spero che il suo sostituto sia del Nord

    Bobomaroni ha qualche suo uomo da piazzare? Ma smettiamola una buona volta con queste cazzate! Al massimo Maroni poteva auspicare che il successore di Lupi fosse consapevole del fatto che esiste una “questione settentrionale”. Eh già, con il pericolo che poi qualcuno chiedesse a Bobomaroni: scusa ma tu che cosa hai fatto, in concreto, per sanare la questione settentrionale, a parte le sparate mediatiche?
    Chiedere i posti in quota settentrionale è una cazzata, è come chiedere i posti in quota rosa. Noi vogliamo che tutti i posti, in particolare quello del successore di Lupi, che si siederà su una mangiatoia, siano coperti da persone di adeguata intelligenza (in mancanza di meglio, valutabile già a prima vista con un esame lombrosiano, ma comunque affinabile: non dico di no), di cultura solida (non è necessaria la laurea, evidentemente, ma certe lauree sospette sono motivo di esclusione a priori, senza possibilità di appello), con una storia onorevole alle spalle (niente mestieri sospetti come pubbliche relazioni ecc.). Con che coraggio rimproveriamo alla dott.ssa Serra l’entusiasmo di aver formato una squadra di governo con tante donne (invece che con tante persone valide), se poi concediamo a MAroni di gongolare all’idea di un successore di Lupi che sia settentrionale (invece che una persona valida)?
    Piantiamola di offendere l’intelligenza dei cittadini con queste esternazioni elettorali. Che Bobomaroni si trattenga! Oltre tutto vendono in farmacia ottimi prodotti per impedire l’emissione di flatulenze dal cul sfuggite. O, in mancanza di megliio, provveda con uno straccio lì «dove si trulla» (Dante, Inferno, XXVIII, 24).

    • Teniamo le distanze permalink

      Da queste persone meglio tenere le debite distanze, sono passati dai popolani rutti liberi alle borghesi scoregie lofie
      “quando il culo è avvezzo al peto, non si può tenerlo cheto. …”

  61. Gambaslide permalink

    Landini: “siamo stanchi di spot e slide” (Corriere online).

    [Vedi: Landini: «Siamo stanchi di spot e slide, Renzi peggio di Berlusconi». N.d.Ar.]

    • Sono almeno tre anni che noi ci diciamo stomacati dall’uso delle slàid con effetto ipnotizzante e a fine di rincoglionimento. Lo facciamo da prima che Crozza ridicolizzasse le slàid che la McKinsey prepara a Renzi. Abbiamo a suo tempo ricordato che in America circola la leggenda che le slàid di PowerPoint fossero state inventate dapprima per la macellazione degli animali. In seguito, dopo le proteste delle associazioni di difesa degli animali, il meccanismo infernale di PowerPoint fu riconvertito a usi aziendalisti, come per esempio nei corsi di formazione e aggiornamento per mongomanager. Adesso a Curno i simiprogressisti ne impongono la “condivisione” ai cittadini inermi.

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