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Finalmente si sono svegliati

31 Maggio 2017

Tardi e maldestramente, ma infine si sono svegliati

 

MaxiMoschea_VivereCurno

 

È più di un anno che glielo dicevamo: guardate, signori aziendalsimilprogressisti, che proprio voi che credete di essere così fichi, così ingranati con i riti della società dello spettacolo, voi amici sfegatati di Vera Baboun (gran maestro nel coglionamento della rete dei cattoprogressisti), ebbene, proprio voi così autoreferenziali e presuntuosetti, sul piano della comunicazione siete poco meno che una chiavica!
E non dicevo così per insultare, lo dicevo – anzi — con rammarico: se riguardo alla questione della cosiddetta moschea, anzi della cosiddetta maximoschea non vi date una mossa, se non rispondete a tono alla diceria della moschea innescata da quel famoso articolo (29 gennaio 2016) dell’anglorobicosassone Traìna, se insistete ad alzare il vessillo serrano dell’albagia e dell’ipocrita sobrietà, finisce che i destri della Ndoc-Nuova destra organizzata curnense vi daranno filo da torcere. Titilleranno salvinescamente gl’istinti peggiori dei vostri cittadini, che di per sé non sono stinchi di santo.

 

Traina_Moschea_gen 2016

 

I saggi dell’isola di Nusquamia non possono assistere indifferenti alla prevalenza dei signori della Ndoc. Anche se almeno due con i quali abbiamo avuto occasione di conversare, sono persone civili e ragionevoli, presi singolarmente. Ma nella massa? Beh, non ci vuol molto a capire che l’uomo dà il peggio di sé proprio quando è servo di uno di questi due fattori, o di tutt’e due insieme: l’autorità dei capi (in un sistema gerarchico o carismatico) e l’autorità della massa. Può allora capitare che qualcuno senta odori strani, ma preferisca non indagare, non fare domande e non porsi domande. Mia madre, che era studentessa a Roma sotto il fascio, non si accorse che alcuni professori e colleghi dell’Università scomparivano improvvisamente, alla spicciolata, e non si videro mai più. Cioè, se n’accorse, ma doveva essere scattato qualche meccanismo che impediva di ragionarci. Dovette passare un congruo numero di anni, prima che si rendesse conto che quegli scomparsi erano ebrei: si ritiravano in punta di piedi, forse qualcuno si vergognava di non essere un borghese a tutto tondo (càpita), chi poteva riparava all’estero. Del resto, non tutti gli ebrei sono bottegai con il naso adunco: vedi Il giardino dei Finzi Contini, di Bassani. Ebbene, noi, che non siamo eticamente indifferenti, e che siamo tuttora sconcertati dell’indifferenza etica della dott.ssa Serra al tempo della tentata ispezione in modalità di provocazione architettata dal Pedretti, a danno della cosiddetta moschea e per maggiore sua gloria mediatica, non potevamo sopportare la prevalenza della Ndoc. Per una questione di principio, ma per un principio superiore, non negoziabile, dove nessun compromesso è possibile: non possiamo rinunciare alla nostra civiltà (che non è quella delle radici, anzi è sradicata, perché vuol essere libera e universale). La nostra è una sorta di religione della libertà, ma senza sacerdoti, senza oracoli, senza appecoramento. L’abbiamo spiegato, abbiamo ribadito il concetto, alla bell’e meglio, su Nusquamia: nonostante i gatti padani, nonostante i tentativi di arrembaggio, nonostante le denunce e le minacce di denuncia, nonostante l’albagia e la conventio ad excludendum. Sul principio di coerenza non ci sono margini di manovra, qui non c’è astuzia o ribalderia levantina che tenga.
Arrivo alla conclusione di un ragionamento le cui premesse sono sparse nelle numerose pagine di questo diario reziale: Salvini va fermato subito, prima che sia troppo tardi. Su scala orobica, anche Alessandro Sorte, che vuole cannibalizzare l’elettorato della Lega e che è pronto ad essere più realista del re. Su scala curnense, va fermato Cavagna il Giovane, che abbiamo già visto all’opera, quando si è pretestuosamente scagliato sui due Gandolfi, padre e figlio, facendo perno politico su una deplorevole (diciamo così) denuncia anonima.
Insomma, l’abbiamo detto e lo ribadiamo: meglio se vincono gli aziendalsimilprogressisti, che sono il male minore e con i quali, semmai, faremo i conti dopo. Sorveglieremo le smanie autoreferenziali degli ambiziosetti, non ci faremo distrarre dalle manovre diversive intese ad oscurare i passi della dott.ssa Serra per una sua definitiva consacrazione istituzionale, seguiremo il cursus honorum di Andrea Saccogna Gamba, di presidenza in presidenza (proprio come Chicco Testa), il quale nella calvinistica, ma ormai introiettata dai cattoprogressisti, struggle for life parte “dracomatronalmente” avvantaggiato.

Ma ecco che finalmente i crurali (cioè la squadra che la dott.ssa Serra ha messo insieme per la lista della quale è nominalmente titolare la dott.ssa Gamba: dal lat. crus, cruris, “gamba”) sembrano essersi svegliati. Che sia intervenuto qualcuno dal Pd provinciale di Bergamo? Forse l’on. Misiani, che è mediamente più intelligente? O, addirittura, da Roma/Milano, l’on. Fiano che certo non ha digerito gli amorosi sensi tra le due sindachesse Serra e Baboun, quando la Baboun era impegnata a coglionare mezza Italia cattoprogressista a favore della lobby palestinese?
Come che sia, gli aziendalsimilprogressisti curnensi, un po’ tardi, ma hanno reagito alla campagna di disinformazione sulla maximoschea, che rimane l’arma più micidiale della propaganda Ndoc. Quell’altra storia di cacata carta sulla variante del Pgt appassionerà Locatelli, che è un tecnoburocrate, appassionerà anche Cavagna il Giovane, perché se gli dicono “appassionati”, lui si appassiona. Ma, per come la questione è stata posta, con rilevanza assoluta della cacata carta, in assenza di una adeguata e mordace narrazione politica, non fa presa sull’elettorato.
Del resto, non fo per dire, ma proprio questo dicevo nella riunione del 28 aprile in una delle due sale civiche curnensi, quella in cui i crurali si presentavano al popolo: “Rispondete all’offensiva della Ndoc, ascoltate la popolazione, fate almeno un manifesto. O non avete visto il manifesto della Ndoc?”. La dott.ssa Serra (cattofemminista, cattoaziendalista ed exemplum imitandum di determinazione) e Pepito el memorioso (che si pretende la memoria storica della sinistra curnense: seh! bella memoria, quella del tradimento dei valori della tradizione umanitaria del socialismo, consumato a favore dell’aziendalismo incalzante!), si dissero contrari a dare una risposta. «Noi non scendiamo al livello della Ndoc», dissero in buona sostanza. Ma chi ha detto che bisogna scendere a quei livelli? Replicai che bisogna replicare con intelligenza.
È intelligente la risposta che vediamo in apertura di pagina? A ben vedere, mica tanto, anche se è meglio di niente. Ecco due errori fondamentali:

a) L’esordio è controproducente, oltre che risibile. Si legge infatti, in alto, “Per un paese in cui sia bello vivere”. Lo so, bisognava dare un contentino alla dott.ssa Serra, che ha inventato questo slogan giustamente ridicolizzato. Ma così, cari signori aziendalsimilprogressisti, vi date la zappa sui piedi.

b) È anche sbagliata la furbata di dire «Vivere Curno non vuole la Maximoschea». Sì lo so, perché poi aggiungerete: “Perché non esiste nessuna Maximoschea in cantiere”. È un’espressione truffaldina, perché assume significato diverso, secondo come viene letta, un caso tipico di “anfibolia”, come il responso di quell’oracolo: Ibis redibis non morieris in bello (ne abbiamo già parlato su Nusquamia). Il trucco sta nel significato della parola “volere”: può una persona sana di mente volere una cosa che non esiste, e, addirittura, metterla in atto? Ma figuriamoci se quelli della Ndoc, per non parlare della plebe, che non ha studiato logica o latino, sarà in grado di sciogliere il nodo o, per meglio dire, la furbata. Quelli della Ndoc avranno buon gioco a replicare, anche loro facendo i furbi: come sarebbe questa storia che la Maximoschea non c’è? Per noi c’è, eccome se c’è, ed è prevista a norma di cacata carta (per essere più efficaci, forse diranno proprio così, sdoganeranno l’espressione nusquamiense e catulliana di “cacata carta”). E voi direte, che invece non è così ecc., come in un ordinario e miserevole cazzeggio giuridico. Inoltre c’è da giurare che se sarà la dott.ssa Gamba a prendere la parola, sarà un disastro.

Posso permettermi di dare un consiglio ai signori sapientoni aziendalsimilprogressisti?

Potete ancora salvarvi, in particolare riguardo all’errore b) se questo primo vostro manifesto di reazione alla diceria della moschea sarà seguito – ma immediatamente, senza perdere un attimo di tempo — da un secondo, in cui spiegherete quell’espressione infelice, populista e improntata ad astuzia levantina (o contadina, alla maniera del gatto padano): “Vivere Curno non vuole la Maximoschea”. Se lasciate le cose come stanno, se non ponete rimedio, sarete accusati di aver usato un’astuzia pedrettesca, come quando il Pedretti sapeva che il venerdì ci sarebbe stata la preghiera degl’islamici, alle 12, e volle che si facesse un’ispezione il venerdì alle 12; ma diceva che lui non aveva ordinato l’ispezione all’ora del culto, voleva perfino che due funzionari del Comune sottoscrivessero  questa sua affermazione barrando la casellina del Sì, o quella del No.

forzature_pedretti

Con questo documento il Pedretti chiede a due funzionari de Comune una testimonianza a suo favore, in forma alquanto perentoria – al fine, dice, di evitare «inutili polemiche ed eventuali azioni giudiziarie». Tale testimonianza dovrebbe comportare una ricostruzione dei fatti a sé favorevole, riguardo alla sua richiesta d’ispezione al Centro culturale islamico, in modalità di provocazione. Il fatto risale al tempo in cui era vicesindaco e assessore alla sicurezza. Una furbata che fu smontata con inoppugnabile argomentazione logica nell’opuscolo Pedretteide, che indusse il Pedretti a denunciare Aristide, per poi non ottenere un nulla di fatto ed essere, anzi, condannato a pagare le spese processuali.

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Ma, cari signori aziendalsimilprogressisti, le furbate levantine come questa di dire che “noi siamo contrari alla maximoschea perché non c’è nessuna maximoschea”, se non correte immediatametne ai ripari, sono controproducenti: funzionano soltanto se non sono smascherate. Quando sono smascherate, si ritorcono contro chi le usa. Guardate il Pedretti. O guardate l’Enel, che proprio questi giorni, dopo aver fatto importunare le casalinghe e i pensionati da call center truffaldini, oggi si affanna a dire che non lo farà più.
Non arriverò a propormi come copywriter in comodato d’uso, anche se — mi vergogno a dirlo — nella mia vita preterita sono stato copywriter (a mia scusante: per due anni soltanto). Non mi propongo di aiutarvi per due ragioni: la prima, che vi so troppo superbi per accettare che qualcuno sappia ragionare ed esprimersi meglio di voi; la seconda, che la solita maestrina pretenderebbe di ritoccare il testo un po’ qui e un po’ là, giusto per dire che mancava il suo tocco d’artista; insomma sarebbe l’equivalente della pisciatina di marcatura del territorio dei cani (oh! i cani! che amore!): e così rovinerebbe l’efficacia dell’impianto comunicativo. Ma a me i lavori fatti a membro di segugio (oh! i cani!) non piacciono proprio. Dunque, sbrigatevela voi, e non abbiate remore a dare un dispiacere alla dott.ssa Serra e a Pepito el memorioso. In ogni caso, già con questo manifesto, avete sconfessato, di fatto, la loro linea d’ipocrita sobrietà. Ed era ora. Dunque, sviluppate il ragionamento, esprimetelo in acconce parole e, come vi esortavo il 28 aprile, combattete con il popolo e per il popolo! Che non è quello delle conventicole cammellate, delle associazioni telecomandate e nemmeno quello fittizio del giornalismo anglorobicosassone lottizzato e passacarte.

93 commenti
  1. Angelo Gandolfi permalink

    “Fidati di chi non ti ha mai mentito”.
    Una parola.
    All’inizio di due Consigli fa la dott.ssa Gamba ha mentito circa la sua dichiarazione a Bergamo Post (e in realtà anche all’ Eco di Bergamo) sulla biblioteca (c’è la registrazione e il pubblico testimone).
    Subito dopo anche la sindaca Serra ha mentito sempre sullo stesso tema.
    Solo che la Gamba poi ha tentato di metterci una pezza (apprezzabile) chiedendo implicitamente scusa, mentre la Serra “non giammai”, lei non chiede scusa, impossibile.

  2. «Ovviamente»

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    Qualcuno mi sa dire quante volte la fasciofemminista (apparentemente rinsavita: non ci parla più dei “nostri marò”) ha usato l’intercalare “ovviamente”? 50 volte, più di 50 volte, o meno di 50 volte?

  3. ALGIDO permalink

    heilà.

    che brutte cose le campagne elettorali. Si cita Bergamo Post. Alla presentazione della candidatura di Locatelli riguardo all’intervento di Gandolfi Bergamo Post scrive
    Non mi ripresento e con questo favorisco questa lista, essendo Vivere Curno e quello schieramento il mio naturale avversario (non testuale)
    [Non potrebbe citare le parole, testualmente? Non ho sotto gli occhi BergamoPost e non sono in grado né di farmi un giudizio né di replicare. ‘Ad impossibilia nemo tenetur’. O lei vuol dire che questo è quel che si vuol far credere alla gente, da parte dei desperados, affermando che precisamente questo sarebbe scritto su BergamoPost? Nd.Ar.]

    L’eco e il giornalista [quale giornalista? quello dell’Eco di Bergamo o quello di BergamoPost? N.d.Ar.] presenti mi hanno riferito che non ha detto questo.
    [Il soggetto della proposizione sostantiva dipendente di primo grado qual è? Gandolfi? Un po’ di chiarezza nell’espressione per favore! Non dimentichiamo il monito di Nanni Moretti: «Chi si esprime male pensa male. E vive male». N.d.Ar.]

    E’ giornalismo questo?
    [Non sono in grado di risponderle, in mancanza di chiarezza, da parte sua, nella formulazione del contesto, come sopra ricordato. Però posso confermarle — e non è un mistero per nessuno, l’ho scritto più di una volta — che effettivamente c’è stata una manovra di cooptazione di Gandolfi (e, prima che di Gandolfi, di Fassi) nel blocco della Ndoc, apparentemente nella speranza di spostare un pacchetto di voti a favore dei desperados capitanati da Locatelli. Dietro però io ci vedo una strategia oltrecurnense, di acquisizione di meriti nell’altra Bergamo che conta. Infatti: a) non esiste soltanto la Bergamo che conta di Gori, delle Acli ecc.; ce n’è anche un’altra, che comunque continuerà a contare, anche dopo l’implosione di Forza Italia (non facciamoci ingannare dai recenti sprazzi di vitalità di Berlusconi), con la quale comunque bisognerà fare i conti e con la quale alcuni bramano d’incontrarsi; b) la strategia di usare Curno (e i curnensi) per affermarsi a Bergamo non è prerogativa della dott.ssa Serra. Rimane il fatto che Gandolfi è riuscito a sottrarsi alla levantina manovra avvolgente che ne avrebbe sputtanato l’immagine di uomo non uso ai giochini della politichetta. N.d.Ar.]

    A proposito, da giorno sono in distribuzione sul tema “balle” riguardo il centro islamico volantini del PD. Interessanti.
    [Concordo, interessanti. Ma al Pd dovrebbero cercarsi un copywriter migliore, per le ragioni esposte in apertura di questa pagina. Comunque apprezzo che si sia dato un taglio alla linea — viribus unitis — della dott.ssa Serra e di Pepito el Memorioso, quella cioè di assolutamente “non parlare della moschea, perché noi non scendiamo al livello di quelli lì”. Era ora. Lei che è bene informato, potrebbe dirci se per caso c’è lo zampino di Misiani, che li ha messi in riga? N.d.Ar.]

  4. Vota Ndoc, vota Ndoc, vota Ndoc
    Il mitico Tarcisio, il populista Salvini e i desperados della Ndoc-Nuova destra organizzata curnense: ‘perinde ac cadaver’

    Questa campagna elettorale curnense comincia a piacermi.

  5. 11Giugno permalink

    Non ho capito per cosa si vota, visto che sui temi principali sono tutti allineati
    -nessuno vuole la maxi moschea
    -tutti vogliono il bibliomostro
    a questo punto non ci rimane che votare per il più figo/a

    • La sua osservazione mi sembra pertinente, ed è chiaro che lei si riferisce ai partiti.
      1. Quella della maximoschea è una diceria populista ignobile, intesa alla vellicazione (così dice Travaglio) degl’istinti dei minus habentes. Hanno cominciato con il parlare di una “nuova moschea”, dove “nuova” può significare sia “rinnovata, sostitutiva” (per esempio, “Ho comprato un’auto nuova”), sia “aggiuntiva” (per esempio, “Guarda quel villano rifatto, quel mongomanager ignorante: s’è comprato una nuova auto, un Suv con i vetri oscurati”). Poi è diventata una Maximoschea. Pur consapevole dell’irrilevanza del mio parere, e del fatto che Nusquamia «non lo legge nessuno» e «non conta un cazzo», dirò che se i partiti e le liste farlocche curnensi non fossero degli sciagurati, avrebbero dovuto dire a chiare lettere che è molto meglio che gl’islamici si riuniscano in un luogo opportunamente controllato, nell’interesse di tutti, loro e nostro. Tenere sotto schiaffo gl’islamici serve a raccattare voti schifosissimi, ma significa anche concimare il terreno di coltura del terrorismo (il terrorismo islamico esiste, anche se è politicamente scorretto dirlo, anche se i cattoprogressisti storcono il naso). Si dimostra, cifre alla mano, che gl’islamici sono la stragrande maggioranza delle vittime del terrorismo islamico. In ogni caso, ci sono e, se ci sono, godono di diritti costituzionali che nessun cazzeggio giuridico potrà cancellare. Se poi vogliamo ragionare sulle cause, sulla politica italiana di accoglienza e sull’egoismo dell’Europa che fa finta di non sapere che le coste dell’Italia sono coste dell’Europa, diciamolo pure, e diciamo pure merda a quest’Europa, ed evitiamo di votare l’ambiziosissimo “ggiovane” europeista Marcobattaglia. Ma questo è un altro discorso. Se parliamo di Curno, poiché non siamo in grado di modificare le variabili di sistema, limitiamoci a ragionare sulla moschea. Paola Bellezza, che è laureata in filosofia, potrebbe — forse, se non è troppo presa dal femminismo truffaldino di Martha Nussbaum — ricordarci quanto prescrive il Rasoio di Occam: “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”.
      2. Bibliomostro: un’opera inutile, perché a Curno esiste già una biblioteca, appoggiata a un efficiente sistema di scambio interbibliotecario, perché viviamo nell’epoca della riproducibilità digitale del libro. Non possono romperci i cabassisi un giorno sì e un altro no, sulle meraviglie dell’epoca digitale, sulla banda larga, sulla msitica della rete e poi far finta che queste cose non esistono, proprio quando potrebbero servire a liberarci dai burocrati: un tempo erano burocrati giuridici, oggi sono tecnoburocrati, e sono ancora peggiori. La nuova biblioteca è il parto mostruoso della convergenza d’ipercinetismo assessorile, provincialismo, velleitarismo di agrimensori male acculturati e chissà di quali altre brutture. E ancora nessuno ci ha detto quanto costerebbe la sua gestione, quanto personale dovrebbe impiegare, con quali orari. E quanto male potrebbe fare ancora, se per giustificare la sua esistenza, improbabili operatori culturali s’inventassero nuovi “proggetti” di utilizzazione integrata, eventi, cazzate varie. La cultura: ma che la lascino in pace! La filosofia, quella vera è povera, vuol essere povera.

      Riguardo al votare il più figo/a, attenzione a non commettere errori. La fichitudine è soggetta a contraffazioni ed è anche un concetto relativo, a meno che per fichitudine non s’intenda la bellezza, che però è un’altra cosa, e non è in ogni caso quella politicamente corretta (“io sono bella di dentro”: seh!) e neanche quella dei pubblicitari: bisognerebbe scomodare il concetto greco di καλὸς καὶ ἀγαθός, e qui il discorso si farebbe interessante, suscitando l’ira degli odiatori di NUsquamia; si potrebbe arrivare a sostenere che la bellezza, quella assoluta, genera la virtù. [*] Inutile dire che dovremmo parlare anche di Maria Elena Boschi che però, a dire il vero, io voterei soltanto se Max Conti avesse la bontà di candidarla qui a Curno. Ma non ha avuto questa bontà.
      A Curno abbiamo avuto persone che credevano e credono di essere fichi/fiche, ma mi pare che abbiano fatto soltanto danno. E i “nuovi fichi”, i giovanottini ambiziosi, potrebbero recare danni ancora maggiori. Attenzione inoltre alle fiche d’annata, alle nonne che scopano, ai vecchietti col Viagra, alle dive/divi sul viale del tramonto. Come dice Lina Sotis (che invece da giovane era fica davvero) “siamo tutte ragazze”: sarebbero sopportabilissime, alcune anche interessanti, a livello di conversazione, se rinunciassero a considerarsi ragazze.
      A proposito di fiche d’annata, o sedicenti tali, ricordo che Giovanna Melandri, anche lei, credeva di essere una fica irresistibile, arrivò a dire che essere belli per un uomo politico può essere un handicap. È felicemente scomparsa, con un incarico però di tutto rispetto in un’istituzione che pretende di essere avulsa dalla politica, meramente culturale. Boh! Anche Bianca Berlinguer crede di essere fica, e qui mi taccio, mi astengo da ogni commento, perché non vorrei che il gatto padano commissionasse a mio danno un rito vudù.


      Giovanna Melandri: è quella che vediamo scatenata al centro, in un locale di Briatore, in Uganda. Ha il labbro inferiore smollato per l’eccessivo godere. Lei provò da principio a negare, disse che lei pratica soltanto turismo equo e solidale, e che dal geometra Briatore mai e poi mai. Infine venne fuori la foto, disse che sì, va bene, ma si trovava dall’amica Daria Colombo, una delle girotondine, la moglie del cantante Vecchioni. Le donne radical-chic sono fatte così. Giovanna Melandri dieci anni fa pretendeva di esser la miglior fica del bigoncio.

      ………………………………………………………..
      [*] È quel che si disse della bellissima Nastassja Kinski, e che Alberto LAttuada lasciò intendere, al tempo in cui la diresse nel film Così come sei, e lei aveva diciassett’anni. In una Lettera d’amore indirizzata alla Kinski, pubblicata in una rivista di critica cinematografica, che solo di recente sono riuscito a procurare presso un antiquario di Brescia, scrive di lei Lattuada: «Deve trattarsi di una sostanza in equilibrio instabile tra il veleno e il nettare, tant’è mutevole, contraddittorio, amico e nemico il suo modo di fare». Ebbene, queste parole non ci ricordano forse l’Alcibiade che fu amasio di un Socrate a tratti riluttante, nel Simposio scritto da Platone? Ecco dunque un esempio di fichitudine, ovviamente politicamente scorretta (altrimenti, che fichitudine è?):

      Insomma: nonne che scopano, Giovanne Melandri, Bianche Berlinguer: addio!

  6. Cristiani padani

    Conosco abbastanza bene il Vangelo e non trovo niente di evangelico in questi sedicenti cristiani padani.

  7. In questa campagna elettorale niente biciclette?
    Signori similprogressisti, ci deludete!

    Coraggio, dott.ssa Serra e dott.ssa Gamba; almeno una biciclettata non competitiva tra la Piazza degl’impiccati di Curno e il Centro commerciale, dove la dott.ssa Gamba terrà a braccio un comizio, alla maniera antica, senza slàid cioè, agli operatori del Centro. Il tema del discorso, appassionato e travolgente, sarà “Abbiamo fatto molto per voi, e più ancora faremmo, se non ci tarpassero le ali”.
    Quindi sarà compiuto un rito di esecrazione contro Giorgio Gaber che in questa sua canzone affermava che la vita di un impiegato è una vita di merda.

    È una canzone disfattista. Dunque: anatema!

    • E i cani? Perché Locatelli non si occupa più dei cani?

      Non capisco perché Locatelli non organizzi un’escursione di cinociclisti, se non altro per fare un dispetto al tandem dott.ssa Serra/dott.ssa Gamba.
      Ma perché dopo aver illuso i cani di Curno prospettando una Curno bella da vivere, almeno per loro, Locatelli ha rinunciato a fare dei cani i protagonisti di questa campagna elettorale? Non è giusto. Vedo adesso che vorrebbe una Curno intelligente. Ma allora che ne facciamo di certa gente? Non starà mica pensando a una soluzione finale? E poi chi lo vota?

  8. Tre chicche del programma elettorale della Ndoc-Nuova destra organizzata curnense

    1. Curno “città intelligente”: bum!
    La cosa ha dell’incredibile. Ho paura che, se non pubblico la fotografia dello schermo computatrale, che illustra questo punto del programma elettorale, qualcuno possa pensare che mi sia inventato tutto, se non di sana pianta, almeno in parte, cazzeggiando sulle parole. Così fa il gatto padano, io no di certo, perché sono un uomo d’onore.

    Dunque l’agrimensore Locatelli, coadiuvato dal p.i. tecnoburocrate Cavagna il Giovane e dalle altre teste d’uovo della falange dei desperados, vorrebbe trasformare Curno in una città intelligente. Mi sembra un’impresa irta di difficoltà, direi impossibile; come disse De Gaulle di quell’altro nobile proposito, “Mort aux cons!”(cioè, “Morte ai coglioni!”): un programma vasto e un progetto ambizioso.
    Va bene che il progetto incontra il favore dell’assessore regionale Terzi, colei che presenziò a una seduta di Consiglio dello sgarruppato Comune padano diversamente bello da vivere, onde far valere la sua autorevolezza in sede di moral suasion (uso di proposito queste paroline del linguaggio coglione, per certe occasioni speciali) riguardo al Pgt. Siamo sotto elezioni e la Terzi, a nome di Locatelli, si disse entusiasta di «tutto ciò che riguarda il risparmio energetico e di trasformazione del territorio in una “smart city” [squit, squit, squit! N.d.Ar.] rispetto al quale esistono molte opportunità di finanziamento regionali che però l’Amministrazione attuale si è fatta sfuggire». Ahi, ahi, dott.ssa Serra! Ha perso l’occasione di farsi fotografare fasciata e tricolorata, dunque! Male, molto male. E la foto adesso potrebbe farsela fare Locatelli, o in sua rappresentanza qualche intellettuale della falange (piccolo particolare: ma quante sono le probabilità che i desperados tocchino palla?).

    2. Il Bibliomostro come Casa della Cultura (squit!)
    Questa è grossa. A parte il palese furto onomastico (per i gatti padani: qui “onomastico” è aggettivo, e non sostantivo: significa “del nome”; il santo del giorno non c’entra), che fa riferimento alla gloriosa Casa della Cultura di via Borgogna di Milano, [*] questa è proprio grossa. Si potrebbe anche tollerare che il Bibliomostro diventasse una Biblioteca e che l’auditorium fosse utilizzato per le recite scolastiche (io le detesto, ma è una mia idiosincrasia personale). Ma un Bibliomostro dato in gestione a ipercinetici e perciò sudaticci assessorucoli, che pretendono di mettere le mani sulla cultura, è cosa vomitevole, insopportabile. Sutor, ne ultra crepidam! cioè, “Offellee fà el tò mesté”. Agrimensori padani, a cuccia! Stesso discorso vale per gli aziendalsimilprogressisti: guai a chi insozza la cultura, la quale non ha bisogno di eventi, né tampoco di parate Minculpop, o di molli (in realtà pelose) blandizie assessorili.
    Fa ridere che l’auditorium di 250 posti sia definito dai desperados “tecnologico” (ah, sì? e che significa tecnologico?) e che possa ospitare «molte nuove iniziative finalizzate a migliorare la qualità della vita dei cittadini e a combattere la “fuga” dal territorio in cerca di nuove opportunità». Boh! Chissà che vuol dire.

    3. Risum teneatis, amici! [**] Vorrebbero fare i corsi di latino

    Il programma dei desperados alla voce “Musica, arti e spettacolo” esordisce con una frase presa di peso dallo sciocchezzaio dei luoghi comuni del gatto padano: «Crediamo che sia fondamentale considerare la cultura ottimo investimento per l’Amministrazione Comunale. Saremo promotori di un potenziamento della politica culturale…». Ecco, è proprio questo quel che ci spaventa, che certa gente, magari ispirata al pensiero forte di Alessandro Sorte e a quello determinato di Claudia Terzi prenda iniziative in ambito culturale. Per favore, l’ho detto e lo ripeto: lasciate in pace la cultura! Se la cultura in Italia è allo sfascio, la colpa è fondamentalmente di tutte le iniziative sudaticce di riforma e promozione della medesima!
    Ma ecco il colpo ferale. I desperados pensano a «corsi di lingua, anche di latino, abbandonato da alcuni licei, e che può essere un’opportunità per valorizzare la nostra storia… [Ah, sì? La storia? Il mito augusteo di Roma, quello che Margherita Sarfatti forgiò per Mussolini? N.d.Ar.]». No, questo no, per favore! Ve lo chiedo in ginocchio! Lasciate in pace il latino! Non occupatevene proprio!

    .
    …………………………………..
    [*] La Casa della Cultura di via Borgogna era una proiezione culturale del Pci, che aveva una politica culturale di tutto rispetto, d’impronta gramsciana, prontamente sussunta nel dopoguerra da Togliatti. Altri tempi, prima che nel disgraziato paese di Curno Pepito el memorioso — fedifrago anche lui — tradisse i valori del socialismo umanitario, consegnando il partito agli aziendalisti.

    [**] Orazio, Ars poetica, 5.

    • Primo avviamento alla conoscenza del latino (per gatti padani)
      Le teste d’uovo dei desperados hanno messo per iscritto il loro impegno per una Curno più intelligente. Cavagna il Giovane studierà il latino?

      Questo video può interessare Locatelli, Cavagna il Giovane e, in generale, le teste d’uovo dei desperados, che in caso di vittoria hanno promesso l’istituzione di corsi di latino? (“Testa d’uovo” è un calco dall’inglese egghead, con cui si denota un intellettuale dalla fronte molto spaziosa.)

  9. Questa è la risposta che si aspettava per finalmente sgretolare la diceria della moschea
    Tutto cominciò il 29 gennaio 2016: la risposta della dott.ssa Serra non avrebbe potuto essere peggiore. La risposta giusta viene finalmente, con un anno e quattro mesi di ritardo, da parte di Vito Conti

    Questo discorso è il terzo atto della trilogia che segna la capitolazione della linea serrana: pretende infatti la Serra (o forse pretendeva, forse adesso si è ridotta a più miti consigli) che, se la plebe su istigazione della propaganda fascioleghista parla della moschea, “noi gente per bene” tuttavia non dovremmo parlarne. Insomma la linea della sobrietà, dell’albagia, del disprezzo per il comune sentire che, per quanto plebeo, deve comunque essere considerato e, nel caso, confutato e rintuzzato. Gli altri due elementi della trilogia della capitolazione sono il volantino/manifesto di Vivere Curno e quello del Pd che finalmente, ancorché tardivamente, prendono di petto la diceria della moschea, innescata dall’articolo sull’Eco di Bergamo del 29 gennaio: la prima mossa di un piano di comunicazione verisimilmente pensato da Alessandro Sorte. Subito dopo la pubblicazione di quell’articolo, gli animi si scaldarono, né mancò il tentativo di “internazionalizzare” — per così dire — la questione: si voleva trasformare un caso di miserabile propaganda politica in un caso-pilota (in linguaggio coglione: ‘case history’) impostato in termini di stretto e non meno miserabile cazzeggio giuridico. Il tentativo è fallito, per fortuna; ma, se fosse riuscito, sarebbe stato un modello da esportare OltreCurno. Un’operazione cinica, da condurre a spese della convivenza pacifica dei cittadini di Curno, un ennesimo tentativo di acquisire meriti sodomitici, mettendo in gioco il deretano altrui.

    Finalmente abbiamo sentito dire — dal vicesindaco Vito Conti — quelle parole che da tempo aspettavamo invano di sentire dalla dott.ssa Serra, quelle espressioni che abbiamo sollecitato più volte, per più di un anno. Sono parole simili alle nostre, pronunciate da pulpiti diversi, in modi diversi, con spirito diverso, con indosso paludamenti diversi: lui, il vicesindaco, in veste istituzionale, noi in veste “maledetta”. Anche il punto di vista del Conti — laico e non cattoprogressista — è abbastanza simile al nostro. Ma, per carità, non facciamone una questioncella di priorità, qui non ci sono brevetti da rivendicare. Non è d’altra parte difficile ipotizzare che Vito Conti abbia subito l’imposizione di pastoie delle quali si è finalmente liberato, e che la dott.ssa Serra abbia perso una battaglia. Nella sua folle determinazione non ci volle dare ascolto, quando le chiedevamo di provare a ragionare, invece di fare sfoggio di determinazione. Né tampoco le chiedevamo di “condividere” il nostro punto di vista, per carità! A noi il dialogo giovanneo fa schifo, ci piace la guerra delle idee, come diceva il filosofo Eraclìto:

    Πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστι, πάντων δὲ βασιλεύς, καὶ τοὺς μὲν θεοὺς ἔδειξε τοὺς δὲ ἀνθρώπους, τοὺς μὲν δούλους ἐποίησε τοὺς δὲ ἐλευθέρους.

    Cioè: “Polemos [la guerra] è padre [la madre, in italiano] di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi”. Noi chiedevamo alla dott.ssa Serra di ragionare, lei ha preferito trattarci come pezzenti. Chissà poi perché. Abbiamo riscontrato, più di una volta, che si trova più a suo agio con il Pedretti, ci dicono che quando l’incontra al Comune i corridoi risuonino del fragore di gran risate omeriche: va bene, non siamo mica gelosi; come dice quel trombone televisivo, “ne ha facoltà”. A ciascuno il suo, come recita un antico brocardo.
    Alla dott.ssa Serra non interessava rispondere all’offensiva della Ndoc monopolizzata da Alessandro Sorte, debellare il contagio sparso dagli untorelli, impedire che la lue sfregiasse il volto dei concittadini. No, sembrava anzi che fosse contenta: così, per contrasto, poteva apparire a tutto tondo nella sua maestà cattoprogressista, così poteva far bella figura negli ambienti della Bergamo che conta, ingraziarsi ulteriormente le Acli di Bergamo, come se i curnensi non si fossero svenati abbastanza al tempo della visita a Curno della madonna pellegrina, tale Vera Baboun, sindachessa di Betlemme, gran propagandista delle istanze della lobby filopalestinese.
    Fino a pochi giorni fa la linea degli aziendalsimilprogressisti curnensi fu di stretta osservanza serrana, quella con la quale la dott.ssa Serra rispose all’offensiva cominciata con quell’articolo del 29 gennaio, per la penna dell’anglorobicosassone Remo Traìna. La Serra si fece intervistare da una giornalista d’area cattoprogressista (se ricordo bene, Fausta Morandi: Remo Traìna invece è di simpatie destrorse, pur barcamenandosi democristianamente fra gli uni e gli altri); il succo dell’intervista era che a Curno e dintorni non c’è nessun politico di area Pd più similprogressista di lei.
    È ancora la solfa che abbiamo sentito il 28 aprile, recitata una voce dalla dott.ssa Serra e da Pepito el memorioso: quando a quella riunione, nella quale i viveur presentavano il loro programma, osservai che nessuno aveva parlato dell’argomento che è sulla bocca di tutti, il quale, in mancanza di una risposta virile, avrebbe consentito ai desperados di vincere le elezioni, replicarono che non erano lì a parlare della moschea, ma delle bellissime cose che s’erano fatte in questi ultimi cinque anni e di quelle non meno meravigliose che intendrebbero fare nei prossimi. Ma l’argomento doveva essere di un qualche interesse, se è vero che per tre quarti d’ora, non ci parlò d’altro: con buona pace dell’Hannibal Lecter curnense, il quale sostenne che, avendo io squarciato il velo che ricopriva un argomento fraudolentemente occultato, in realtà rivelatosi importantissimo, sarei stato un “fascista” (vabbè, glissons, quello quando sente l’istinto irresistibile di mordere, morde, sbrana e divora, se ci riesce: chissà se pasteggia anche lui con Amarone).
    Vito Conti disse che avevo ragione (“quasi ragione”, precisò), promise che qualcosa sarebbe stato pur detto. Passò un mese, ma non percepii alcuna risposta virile e razionale da parte similprogressista. Li avevo esortati, chiudendo il mio intervento, con queste parole “Combattete, perdiana!”. Ma non combattevano. Sempre la solita ipocrita e — lasciatemelo dire, perché non ce la faccio più a trattenermi! — schifosa sobrietà.
    Poi finalmente il 31 maggio vedo pubblicato sul sito di Vivere Curno il manifesto che vedete in apertura di questa pagina (o un volantino, non saprei: basta che non lo chiamate flyer, come diceva saputella la zarina curnense, perché mi girano gli zebedei, quando sento queste mongate piccolo borghesi e aziendalistiche proclamate con tono di supponenza, come quando un agrimensore padano mi vuole indottrinare su quel che ha da essere la cultura). Quindi vedo, il giorno dopo, un volantino del Pd più o meno dello stesso tenore. Bingo! È vero, non sono dei capolavori, la grafica del primo volantino, quello dei viveur, non sarebbe neanche male, ma l’impianto comunicativo lascia a desiderare; in quello del Pd “il copy & art” (come si dice in linguaggio mongo) sono ancora più scadenti. Va bene, ma, come ho scritto, non posso che rallegrarmene, perché questo parto gemellare dei similprogressisti costituisce una salutare sconfessione della linea che la dott.ssa Serra aveva imposto con baldanza determinata, degna di una migliore causa, alla sua lista e ai suoi concittadini. Sì a quei poveri curnensi che lei ha sempre considerato sudditi, schiavi senza nemmeno possibilità di parola: almeno i romani consideravano gli schiavi instrumenta vocalia, cioè strumenti di lavoro dotati di parola. Per la regina dott.ssa Serra i sudditi non devono parlare, devono soltanto subire, in pratica sono otri scadenti di pelle di capra, buoni per essere riempiti degli argomenti che vuole lei, come quando impose loro Vera Baboun, o pretese che squittissero in coro, quando lei si faceva fotografare fasciata e colorata nel corso di una cerimonia indetta per la consegna al Comune di un’auto Toyota usata (ma a propulsione ibrida: squit!).
    Ma ecco infine — questa è stata musica per le nostre orecchie — che Vito Conti ha fatto, con un’enfasi che in questo caso non guasta, in particolare con metodo teatrale Stanislavskij, che gli perdoniamo volentieri, perché troppo abbiamo sopportato sia dai desperados, sia dalla dott.ssa Serra, il discorso laico a lungo aspettato.
    Vi abbiamo trovato un’eco di quel che abbiamo scritto per mesi, vox clamantis in deserto, trattati come pezzenti dalla Serra, odiati dal gatto padano (più che altro per invidia), inutilmente contrastati, ma mai coglionati (è il nostro orgoglio) da chi si arrampicava sugli specchi per degradare le questioni politiche a miserabili questioni di cazzeggio giuridico (la legge bobomaronita ecc.), sperando che a Curno si combattesse una battaglia copropapirologica che sarebbe stata il modello da esportare in tutta Italia. E se i curnensi fanno le spese di questa battaglia, chissenefrega: questa, perlomeno è stata la nostra percezione delle trappole che sono state tese a Fassi e Gandolfi. Adesso finalmente abbiamo la certezza che la Ndoc non toccherà palla, e tutti insieme tiriamo un sospiro di sollievo.
    Poi faremo i conti con le ubbìe e gli scarti politici e umorali della dott.ssa Gamba, con la barbarie aziendalista inoculata tramite slàid e clisteri di condivisione democratica, con il proteiforme Leviatano tecnoburocratico che si fa forte della coglioneria dei giovanottini ambiziosetti, servi delle vecchie ciabatte della politica, smaniosi di farsi strada nel sistema crurale (sarà un sistema di potere? a servizio di chi?).

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    Ecco infine una cernita di alcuni articoli di Nusquamia che possono considerarsi prodromici del discorso di Vito Conti:

    Profughi in Italia

    Scandalosa Eco

    Ancora sulla cosiddetta moschea di Curno

    Goro, Gorino e il principio di Le Châtelier

    I similprogressisti hanno tutto il potere che vogliono, ma comunicano malissimo

    Lettera aperta a Giorgio Gori sulla “nuova moschea di Curno”

    Di cani, di cacate carte e di populismo

    • 11Giugno permalink

      Trovato il figo per cui NON votare, la parte più belle è quella della famiglia che si sposta da un bilocale in un trilocale e quella dove dice che le persone sono le stesse, ma ci faccia il piacere chi crede di prendere per il culo.
      Visto che sulla questione moschea non si vuole fare una consultazione popolare ritenendo il popolo bue, ora abbiamo le votazioni vedremo se la sinistra prenderà più o meno voti della volta precedente.

      • Dott.ssa Gamba: niente slàid, prego, ma la cassetta degli attrezzi per ragionare

        Lei si riferisce alle parole pronunciate da Vito Conti. Ammetto che l’esempio portato dal vicesindaco, quello del trasloco da due locali a tre locali, non è dei più felici. E non perché costituisce una semplificazione, ma perché contiene le premesse di un’irritazione da parte di coloro che, come lei, sono del parere che gl’islamici dovrebbero rimanere nel sotterraneo, in parte, e in parte con il culo per aria, fuori dello scantinato. O che addirittura, come voleva il Pedretti, che si trovasse un cavillo di cazzeggio giuridico per farli sbaraccare. Dunque, ha sbagliato Vito Conti a portare quell’esempio irritante, ma un’espressione infelice non inficia necessariamente tutto il ragionamento. Un esempio di espressione infelice e di ragionamento sbagliato ce lo diede semmai il cugino Max Conti, quando cinque anni fa se ne uscì cn un “coniglio mediatico” su Bergamo news, nel quale metteva sul banco degli accusati Gandolfi, allora sindaco del buon governo curnense, accusandolo di «sacco del territorio». Ed è singolare che Locatelli, il quale con argomenti di cacata carta accusa l’amministrazione similprogressista di investire Curno di una colata di cemento, si sia dimenticato di quel precedente. Ah, però: dimenticavo. A quel tempo Locatelli convergeva con la Serra e con il Pedretti nel condannare “a prescindere” l’Ecomostro. Non c’era stata condivisione, e non erano stati sentiti gli attori del territorio, così dicevano. Fu precisamente da quel momento che per noi l’espressione “attori del territorio” divenne vomitevole.
        Lei però, secondo me, si sbaglia. Intanto perché lei ritiene che la presenza islamica a Curno costituisca un pericolo per la sua identità e verisimilmente opìna, come lasciano intendere i fascioleghisti, che gli islamici sarebbero tutti e singolarmente come delle bombe a orologeria. Potrei dirle che la stragrande maggioranza delle vittime del terrorismo islamico sono gli islamici stessi, nei loro paesi; potrei dirle che tenendoli sotto schiaffo a Curno di fatto lei aumenta lo stato di compressione nel quale si trovano, per ragioni obiettive e soggettive (grazie anche a un certo tipo di propaganda islamica). Potrei continuare affermando che, a differenza delle “anime belle” cattoprogressiste, io penso che veramente esista un terrorismo islamico, anche se è politicamente scorretto affermarlo, e che l’unico modo di isolarlo è quello di combatterlo: sì, combatterlo, ma in maniera intelligente, non come vorrebbe Salvini e nemmeno come vorrebbero certi cazzeggiatori giuridici, usando come fulcro della questione i decreti bobomaroniti. Già in altre occasioni ho parlato del “Grande gioco” praticato dall’Impero britannico in Afghanistan (veda per esempio il romanzo Kim di Rudyard Kipling, che era un colonialista, ma intelligente).
        Ma l’argomento principe, secondo me, è che lei certo non ha chiamato gl’islamici nel sacro (boh!) e sgarruppato suolo di Curno, ma comunque ci sono; e che lei non si può far niente, come non ci posso far niente io. Quindi io propongo di usare il cervello e di usare tutti i mezzi possibili per spegnere i focolai di tensione, che io non nego possano esservi.
        Certo, non possiamo sperare che questa strategia sia messa in atto da Cavagna il Giovane. Qui il discorso si fa complicato e forse non si può fare nemmeno su Nusquamia, perché – non dimentichiamolo – il Grande gioco dell’Impero britannico si basava su un sistema efficientissimo di agenti segreti infiltrati in Afghanistan.
        Ora, io non dico che Cavagna il Giovane debba condividere questo mio punto di vista (anzi, proprio non lo voglio, mi preoccuperei, se lui si portasse sulle mie posizioni) ma penso che chi voglia seriamente affrontare il problema (che esiste) debba fornirsi degli strumenti necessari: quella cassetta degli attrezzi che fa difetto ai desperados e che mi auguro la dott.ssa Gamba riesca a procurarsi, insieme a chi li sappia usare: un po’ come gli antichi romani, che compravano insieme in Egitto il vitigno da coltivare e lo schiavo che sapesse coltivarlo.
        Naturalmente la dott.ssa Gamba dovrebbe sbarazzarsi immediatamente dei giovanottini ambiziosetti dei quali improvvidamente si è circondata, i quali facendo politica a Curno sperano di salire su un ascensore sociale che li proietti nell’OltreCurno. Costoro hanno la pretesa di usare il deretano dei curnensi per fare una loro carriera nelle mongo-istituzioni europee, per esempio: ecco, personaggi simili vanno fermati subito, o quanto meno tenuti sotto controllo, e impediti di far carriera; proprio come vanno fermati subito, o tenuti sotto controllo, quei giovani jihadisti che diano segni di squilibrio mentale. Perché, se non fanno il male subito, lo faranno in seguito. Se la dott.ssa Gamba concede agibilità politica a questi “meravigliosi giovani” (leggi: giovani determinati fino ai denti), vorrà dire che avrà proprio cominciato male. Inoltre, non si dimentichi la dott.ssa Gamba di usare le sue stramaledette slàid soltanto quando siano strettamente necessarie, cioè quasi mai.

  10. 3 maggio 2017 – Questa mattina ho completato il pezzo precedente, aggiungendo una didascalia e applicando qui e là qualche colpo di lima (l’oraziano labor limae).

  11. Non fate vedere questo video ai desperados della Ndoc, potrebbero incazzarsi
    Direbbero che l’abbiamo pubblicato per sgretolare il loro consenso elettorale. In effetti è così


    Facendo clic sull’immagine è possibile andare alla pagina del Corriere della Sera che ospita un video “etico” commissionato da una compagnia telefonica del Kuwait.

    Recita la didascalia pubblicata sul Corriere della Sera: «Sconfiggere il terrorismo con una canzone d’amore. La compagnia telefonica del Kuwait Zain in occasione del Ramadan, la più grande festività islamica, ha realizzato una pubblicità in cui un kamikaze pronto a farsi esplodere viene convinto da familiari di vittime e persone rimaste ferite in attentati terroristici a desistere dal suo piano».
    Oddio, dubito che il video sia efficace nel mondo islamico: è d’impronta mongomanageriale, il pubblico al quale è indirizzato è la borghesia occidentalizzata del piccolo e straricco emirato che solitamente, salvo qualche caso marginale e psicopatico, non ha bisogno di essere convinta, perché è convinta in partenza. Quanto agli psicopatici, si sa che se l’inviti a ragionare, diventano ancora più pericolosi.
    Però questo video, che non dubito piaccia alle “anime belle” di casa nostra (che non capiscono mai niente: è la regola), è sicuramente efficace per far incazzare i desperados della Ndoc, perciò lo pubblichiamo. Questa è guerra psicologica.

  12. Questo è il secondo atto della trilogia della capitolazione serrana
    La linea della superba, antipatica e controproducente sobrietà praticata dalla dott.ssa Serra è stata messa sotto accusa nel suo stesso partito

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    Facendo clic sull’immagine è possibile leggere in formato Pdf il documento fatto circolare dal partito della dott.ssa Serra, che contraddice platealmente una linea quinquennale di sprezzante albagia nei confronti del popolo (questo è gravissimo, detto in linguaggio serrano) e nei confronti di questo giornale (questo – non abbiamo difficoltà a riconoscerlo – è meno grave). In particolare, essendo stato negato sistematicamente ogni spazio di libero dibattito, Nusquamia è stato costretto a imboccare la strada della satira arrivando, talora, nei momenti di insopportabile superbia serrana e disprezzo per l’intelligenza dei cittadini (mistica cattoprogressista, slàid ecc.) a toni di acre sarcasmo. Inutile che la dott.ssa Serra e la dott.ssa Gamba si lamentino: se lo sono voluto loro. Se fossero state un po’ più gentili (e anche un po’ più furbe, direi) nel trattare chi ha le carte in regola per mettere sotto accusa la politichetta, tanto per cominciare oggi sarebbero un po’ migliori; in seconda battuta, avrebbero potuto innescare un circolo virtuoso di ragionamenti politici che avrebbero migliorato il clima culturalmente fetido che si respira a Curno.
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    Vi abbiamo già accennato, e non è il caso di girare il coltello nella piaga della dott.ssa Serra. Inutile spiegarle quello che lei sa benissimo: avendo trattato sistematicamente i cittadini come sudditi, soggetti passivi buoni per qualunque spericolata operazione di condivisione, a danno dei sudditi costretti a subire i clisteri, mentre lei non condivide mai, ha seminato vento. E adesso raccoglie tempesta. Ma è normale che sia così. In soldoni, secondo la dott.ssa Serra, non si doveva parlare di moschea, e intanto il mascelluto Alessandro Sorte si fregava le mani, si sentiva la vittoria in tasca: grazie alla dott.ssa Serra, l’operazione di cannibalizzazione della Lega nord procedeva al meglio.
    Qualcuno però si dev’essere svegliato dentro il partito, qualcuno ha detto: ma siamo pazzi? Magari questo qualcuno era uno che leggeva Nusquamia: giornale maledetto, ma in periodo elettorale molto seguito, faziosamente onesto, senza cazzeggio giuridico e perciò chiaro. Qualcuno avrà detto alla dott.ssa Serra che tutto questo suo sfoggio di determinazione ha già ampiamente compromesso l’immagine del partito e, addirittura, ci sarebbe il rischio di perdere le elezioni proprio a Curno. Per fortuna della dott.ssa Serra, che continua a manovrare tutte la situazione, coloro che contendono il potere agli aziendalsimilprogressisti sono i desperados, che per ragioni che qui non discutiamo, ma che abbiamo ampiamente trattato in altre pagine di questo giornale, non dànno alcun affidamento di capacità di comprensione della complessità del sistema, e appaiono drammaticamente sprovvisti della cassetta degli attrezzi necessari per fare politica. Qui, una volta tanto, mi asterrò dal girare il coltello nella piaga delle brutte figure di Cavagna il Giovane.
    Dunque si prevede al momento delle elezioni una grande disaffezione dell’elettorato, perché Locatelli e i suoi desperados non ispirano fiducia e perché molti che hanno votato per la dott.ssa Serra sono incazzatissimi. D’altra parte nella dott.ssa Gamba riconoscono non già un’evoluzione, ma un’involuzione delle caratteristiche della dott.ssa Serra. Perché in fondo la dott.ssa Serra aveva anche delle qualità, solo che aveva il vizio della determinazione, e così ha rovinato tutto. Aveva studiato una sua (parziale) uscita dalla scena curnensi in stile trionfale, dopo la cerimonia fasciata e tricolorata di consegna della nuova Scuola elementare (non sarebbe stato più opportuno evitare questa sparata, sotto elezioni?). Invece nel corso dell’ultima seduta del Consiglio ha dovuto prendere atto di un doppio smacco: a) le minoranze, invece di porgerle il saluto, più o meno sincero, di fine mandato, da un certo punto in poi si sono eclissate, con motivazioni varie, quasi che il Consiglio comunale fosse un teatro di soprusi o una camera di tortura, e non il luogo dove si confrontano gli interessi e gli ideali dei cittadini; b) il partito (Pd), il suo stesso gruppo consiliare e il vicesindaco Conti sconfessano la sua perniciosa linea di sobrietà e decidono di dare battaglia.
    A questo punto si prevede un grande assenteismo, una diminuzione dei consensi agli aziendalsimilprogressisti, che però terranno botta, soprattutto adesso che riguardo alla moschea hanno saggiamente deciso di combattere, affrontare l’impostura fascioleghista e ridurla in poltiglia, una catastrofe per i desperados, tanto più che alcuni, pur di non votare per Locatelli voteranno per la fasciofemminista (non la conoscono come la conosciamo noi e il loro giudizio potrebbe essere influenzato dalla fotografia vintage). Ma alla fine prevarranno i viveur.

  13. La débâcle della dott.ssa Serra, le cacate carte e i giri di danza del gatto padano


    Un esempio di spintria in distribuzione all’ingresso di un lupanare romano.

    Vedo che il gatto padano ha pubblicato un articolo a piena pagina, tutto dedicato a Gandolfi e al titolare di questo diario reziale, che il gatto si ostina a chiamare “latrina”. Per questo sarà presto punito, diventando il protagonista di una narrazione che vedrà il Bibliomostro convertito ad altra destinazione d’uso, precisamente a quella di bordello multi-gender, opportunamente collegato all’aeroporto di Orio al Serio.
    Il bordello sarà diviso in due sezioni: quella per normoscopanti e quella per alloscopanti (Lgbt, animalisti ecc.). In questa narrazione, ancora in fase di ideazione, il gatto padano svolgerà un ruolo prestigioso, determinato dal sorteggio in presenza di un notaio azzeccagarbugli: in particolare, il gatto padano sarà il bidello della sezione alloscopanti, addetto alla distribuzione delle spintriae che facilitino i dettagli del commercio venereo. Per il momento non anticipiamo niente: spiegheremo in un prossimo articolo, che speriamo di un qualche interesse archeologico e culturale, in senso lato, che cosa siano le spintriae.
    Ma, in concreto, che cos’ha da berciare, ancora una volta, il gatto padano? Beh, è un classico dei suoi livorosi interventi contro questo nobile diario. Questa volta è invidioso perché avrebbe voluto essere lui il fotografo della débâcle della dott.ssa Serra, cioè della sconfitta della linea d’ipocrita e sprezzante sobrietà, al riguardo della cosiddetta moschea. Ma perché prendersela con noi se lui non ha capacità di analisi? Semmai se la prenda con se stesso.
    Noi non ci siamo presi alcun merito per aver formulato un’analisi che riteniamo corretta. Ma il gatto padano, temendo che qualcuno potesse assumere il nostro punto di vista e forse anche esprimere un briciolo di apprezzamento per la nostra attività ermeneutica, livido d’invidia sostiene che non abbiamo assistito a una débâcle della dott.ssa Serra, ma a una conseguenza logica degli ultimi strilli di cacata carta. Ancora una volta, il gatto padano, irrimediabilmente confinato nel suo orizzonte piccolo borghese, paesano, invidioso e velleitario pretende di ridurre una questione di politica in una bega di cazzeggio fondato sull’annusata di cacate carte: una pretesa tanto più assurda in quanto assisteremmo al caso di un agrimensore sputtanato (si veda la sezione “gatto padano” di questo diario) che dà una lezione con i fiocchi a chi ha studiato meccanica razionale, latino e greco e che ha dimostrato di avere una struttura morale. Lui, che è stato ballerino di tutti i possibili giri di danza con i più svariati partner (le sue evoluzioni di paso doble abbracciato al Pedretti sono passate alla storia), questo proprio non lo sopporta.

    Noi tuttavia insistiamo – con buona pace del gatto padano, irridendo al formalismo ipocrita dei tecnoburocrati e con idoneo spernacchiamento dei professionisti della cacata carta (nella sola Milano c’è la metà degli avvocati operanti in tutta la Francia) – che le questioni politiche hanno diritto di esistenza a prescindere dalle cacate carte. Naturalmente, dovremo talora fare i conti con le cacate carte, purtroppo, io non dico di no. Ma almeno teniamone conto con la giusta dose di schifo che il loro fetore deve suscitare in qualunque persona bennata. Senza godere, insomma.

    Mort aux cons!
    Mort à la bureaucratie!
    Mort aux précieuses ridicules!

  14. La débâcle della dott.ssa Serra_2
    Poiché nonostante tutto abbiamo una certa stima di lei, confidiamo che non intenda metterci una pezza ricorrendo agli argomenti di astuzia contadina del gatto padano
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    Riportiamo dal diario di Marina Nessi, che ha pubblicato il discorso di Vito Conti a proposito della diceria sulla moschea, principiata il 29 gennaio 2016 con un articolo dell’anglorobicosassone Remo Traìna pubblicato sull’Eco di Bergamo, e variamente amplificata dal sistema di pubbliche relazioni della Ndoc-Nuova destra organizzata curnense:

    Perlita Serra – Questo è un discorso chiaro, pubblico, di un amministratore che vuole dare soluzioni sensate, rispettose delle norme e delle persone, pronunciato durante un consiglio comunale e che saranno trascritte negli atti. Non chiacchiere da bar, ma il discorso ufficiale di un uomo onesto, intelligente, serio. Grazie Vito!

    Si potrebbe dire che desta meraviglia che sia proprio la dott.ssa Perlita Serra a congratularsi con Vito Conti, e a ringraziarlo, per aver egli detto quello che lei stessa avrebbe dovuto dire immediatamente, a botta calda, quando apparve quell’articolo sull’Eco di Bergamo: quello che, senza far troppi complimenti, recitava nel titolo «Una nuova moschea anche a Curno. Il sindaco d’accordo». Invece la dott.ssa Serra preferì farsi intervistare da una giornalista di buone speranze similprogressiste (in opposizione all’anglorobicosassone Remo Traìna, simpatizzante del centro-destra ancorché portato democristianamente a dare un colpo al cerchio e uno alla botte); e in quell’intervista volle farci sapere, a tutti i costi, che non esiste a Curno e dintorni un politico più determinato e più progressista di lei. Invece avrebbe dovuto svolgere una ragionamento laico e implacabile contro quello che a Curno non può nemmeno chiamarsi un centrodestra ma che di fatto è un fascioleghismo spinto, perché così vuole che sia Alessandro Sorte, «uomo forte» (così lui stesso si è definito) determinato a svolgere una politica mascellare di cannibalizzazione della Lega nord: oggi nella bergamasca, domani in tutta la Padania, per poi però “accontentarsi” di diventare sindaco di Bergamo (orrore!).
    Inutilmente, come abbiamo scritto sopra, per più di un anno abbiamo esortato la dott.ssa Serra a recedere dalla sua politica suicida, per lei e per la parte politica da lei rappresentata, ma soprattutto gravida di conseguenze nefaste per la comunità di Curno, e forse non soltanto per questa. Avevamo ben presente, infatti, che non sarebbe mancato il tentativo di sfruttare gli errori e l’onda di antipatia suscitata dalla dott.ssa Serra per “internazionalizzare” il caso curnense ed esportare un modello di reazione alla cosiddetta Maximoschea, articolato con argomenti di cacata carta (una farragine azzeccagarbugliesca di leggi vecchie e nuove, ma soprattutto nuove, quelle d’ispirazione bobomaronita): un colpo di mano calato dall’alto, che contava sul sostegno della plebe tumultuante dal basso. Ma l’operazione — una sorta di traduzione in trentaduesimo curnense della strategia della tensione — è fallita, per fortuna.
    Dicevo che potrebbe destare meraviglia quanto scrive la dott.ssa Serra la quale si congratula con il vicesindaco Vito Conti che finalmente ricorre al diritto di parresia (gatti padani, cercate il termine sul vocabolario), che sarebbe di tutti i cittadini, ma sempre conculcato dalla dott.ssa Serra: sì, desterebbe meraviglia, ma solo se non si tiene conto della circostanza che la sindachessa è anche un uomo politico consumato. In altre parole, la dott.ssa Serra ha ceduto, pur avendo sempre sostenuto fino all’ultimo, fino alla riunione del 28 aprile nel corso di una riunione pubblica presso la Sala civica curnense, che non si dovesse prendere parola sulla moschea, oltre quel poco che lei aveva detto in quell’intervista alla giornalista “ecoica”. E lei l’aveva detto molto signorilmente, cioè con profusione di albagìa, e con sommo disprezzo per il sentire popolare (per quanto sbagliato). Ma ecco che — praeter spem — la linea di albagìa ad oltranza sostenuta finora dalla dott.ssa Serra ha subito un tracollo, forse è arrivato un ammonimento dalla segreteria del partito, da Bergamo. Ecco allora che la dott.ssa Serra, con una mossa che le deve essere costata molta fatica, perché ha dovuto rinunciare alla sua famosa e cazzutissima determinazione (cioè, pertinacia, per non dire prepotenza) si rimangia tutto, e si congratula.
    Non ignoro che la dott.ssa Serra, se non fosse per questa sua componente caratteriale di determinazione, della quale talora ha perfino menato vanto, sarebbe una persona di qualità: si esprime correttamente, ed è in grado di esprimersi correttamente proprio perché sa capire i problemi (quando li vuole capire), sa ordinare le idee, e non ha bisogno di ricorrere alle stramaledette slàid, che sono una specialità crurale (cioè, della dott.ssa Gamba); infine, è efficace in quella che nelle scuole di eloquenza si chiamava l’actio, o pronuntiatio, non fosse che poi rovina tutto con i sorrisetti asseverativi, che nell’uditorio producono un effetto disastroso di antipatia. Soprattutto, non ignoro che la dott.ssa Serra ha avuto una buona educazione borghese. Perciò spero che non ci venga a dire che lei finora non ha potuto dire quello che con intendimento liberatorio ha detto infine Vito Conti, e che noi inutilmente le chiedevamo di dire, solo perché le mancava l’avallo di cacata carta dell’approvazione della variante del Pgt da parte della Regione lombarda. Non c’entra niente, sarebbe un argomento a capocchia, roba da gatto padano, che infatti si è espresso in questi termini. Voglio sperare che l’educazione borghese impedisca alla dott.ssa Serra di sbracarsi ricorrendo ai mezzucci di astuzia contadina abitualmente messi in essere da un agrimensore politicamente sputtanato e culturalmente sciamannato, uno che pretenderebbe di essere chiamato architetto ed essere il faro “olistico” di un paese che fra l’altro, non è più nemmeno in balìa del Pedretti, all’ombra del quale il gatto concepì il suo delirio di potenza, dal quale non è più guarito.

  15. Dopo l’11 giugno, a urne chiuse, birra Desperados per tutti!
    Offrono Giovanni Locatelli e Cavagna il Giovane

    Attenzione, però: l’invito non è erga omnes, ma è esteso ai soli attori della politichetta di Curno (aziendalsimilprogressisti, desperados e milizie della fasciofemminista), e ai pochi che a Curno pretendessero di fare politica, e non politichetta.
    È prevista una riunione al Keller, in orario da precisarsi, innaffiata da birra Desperados, offerta da Locatelli e Cavagna il Giovane. È gradita la presenza della sindachessa emerita dott.ssa Perlita Serra, non è gradita la presenza del gatto padano. Prima di entrare nel locale, le mordacchie dovranno essere consegnate al bancone d’ingresso.

    P.S. – Ringraziamo in anticipo Giovanni Locatelli e Cavagna il Giovane per la loro liberalità.

  16. 11Giugno permalink

    Dopo il pistolotto del vice sindaco sulla maxi moschea da Lei molto apprezzato ma a mio parere in contrasto con la locandina che apre il suo articolo e il volantino del PD sopra citato, vorrei fare alcune considerazioni.
    In tutto il discorso del vicesindaco (con sottofondo della sindachessa) mi sembra che trovi più forme, anche maldestre, per farci sapere che l’attuale sistemazione non sia idonea e quindi sia opportuno fare in modo che trovino una sistemazione più adeguata.
    [Cioè lei pensa che Vito Conti volesse dire proprio questo? Oppure questa è una sua interpretazione tra le righe? N.d.Ar.]

    E stata acquistata una nuova struttura (immagino con un notevole sforzo finanziario) senza avere certezza di poter essere poi usata in sostituzione della nuova (su questo si potrebbe malignare).
    [In effetti, si potrebbe malignare, anche scherzosamente (pur nella consapevolezza che la dott.ssa Serra non ama che si scherzi sulla storia sacra di Curno) soprattutto ipotizzando una triangolazione Acli di Bergamo-dott.ssa Serra-Vera Baboun. N.d.Ar.]

    Se avessero acquistato una nuova struttura migliore di quella attuale ma di uguali dimensioni forse nessuno avrebbe avuto da ridire (io sarei stato uno di quelli), certo se una cambia è perché vuole anche crescere, sarebbe interessante sapere come intendono crescere, sperano in un aumento degli islamici nel territorio di Curno (nuovi arrivi e/o conversioni) o facendo fronte alle carenze di strutture in altri paesi.
    [Però lei dovrebbe avere la bontà di pensare che gli islamici che attualmente accorrono alla cosiddetta moschea di Curno sono più numerosi di quanto consenta la capienza dell’attuale seminterrato. Perlomeno questo è quello che ho capito guardando le foto. N.d.Ar.]

    Il termine maxi ha ragione di esistere perchè esiste il termine mini, sarebbe opportuno quantificare i due termini non in numero di locali ma in termini di metri quadri e di capacità ricettiva.
    [Non faccia però come il gatto padano che, pur di avere ragione, si inventa un ragionamento particolare che nessuno ha fatto, e magari è un ragionamento a capocchia; così l’agrimensore male acculturato si illude di essere riuscito ad avere ragione su tutto o comunque su un altro ragionamento, che rimane ancora da dimostrare. Chi in questo caso ha parlato di una mini-moschea? E in quale contesto? N.d.Ar.]

    Il problema dei parcheggi è un falso problema basta adottare i criteri usati per i luoghi di culto dei cristiani, nella chiesa di Curno vanno quasi tutti a piedi i cittadini di Curno quelli dei paesi più o meno limitrofi vanno nelle loro chiese e quindi per usare un termine a Lei caro ognuno si ciucci i propri islamici.
    [Se ricordo bene, il vicesindaco Conti ha parlato dei parcheggi, ha detto che il Comune ha diritto di fare le sue verifiche. Peccato che l’argomento sia stato soltanto enunciato, e non trattato. Ed è un anno e qualche mese che rimprovero alla dott.ssa Serra di non aver mai voluto affrontare questo particolare dei parcheggi, che è l’unico a non essere campato per aria nelle geremiadi della Ndoc. Però se lei dice che i cittadini hanno diritto a vedere trattato seriamente questo aspetto del problema, le dò ragione. Se invece sostiene che gli islamici dovrebbero recarsi alla loro cosiddetta moschea a piedi, mi sa che lei sta cercando delle scuse. Fa cioè come il lupo nella favola di Fedro, dove il lupo ha già deciso di mangiarsi d’agnello e cerca tutte le possibili scuse per razionalizzare una decisione che comunque ha già preso. N.d.Ar.]

    Islamici buoni e islamici cattivi, tutti sono buoni prima di essere cattivi, è notizia di oggi che il Qatar finanzia i terroristi, sarebbe opportuno andare a vedere dove sono stati fatti i loro finanziamenti.
    [Questo è un punto interessante. È noto che alcuni emirati si dilettano di finanziare i cosiddetti centri culturali islamici, cioè le cosiddette moschee, per poi imporre i loro uomini, calati dall’alto. Noi dobbiamo sperare – e anche pretendere, direi – che i servizi segreti facciano il loro mestiere e che si trovi il modo di impedire sul nascere infiltrazioni sospette. A Curno però, se dobbiamo dirla tutta, abbiamo assistito, semmai, a qualche prova generale di azione da parte di servizi segreti privati (a meno che non si tratti di servizi segreti dello Stato deviati: speriamo di no), fortemente interessati a creare i presupposti per una strategia della tensione. Ecco, direi che invece di berciare alla maniera di Salvini, è venuto il momento di ragionare. N.d.Ar.]

    Dal Volantino PD
    “Il Sindaco Perlita Serra ha NEGATO il permesso alla comunità islamica….. il permesso è stato negato perchè in contrasto con la normativa regionale di allora” posso immaginare che se non ci fosse stata la normativa il permesso l’avrebbe concesso.
    “Come PD non abbiamo mai temuto né temiamo alcun referendum” è noto che la capacità di raccolta firme del PD è alla lunga superiore di quella delle altre forze politiche quindi avrebbero potuto dare una mano per raccogliere le firme necessarie (questa non è una battuta visto che l’anno fatto anche per il referendum del 4 dicembre).
    [Questo suo ragionamento mi pare alquanto ardito. Còmpito della raccolta delle firme per un referendum è dei promotori del referendum, non di chi è contrario: per ragioni varie, badi bene, non foss’altro che per mandare a monte una strategia della tensione studiata a tavolino, che consentirebbe agli strateghi di acquisire meriti OltreCurno, e che lascerebbe i curnensi in brache di tela, ma con in mano uno strumento di cazzeggio giuridico. Io sono contrario al referendum per due ragioni, fondamentalmente: a) perché la presenza di fedeli islamici è comunque un dato di fatto, ed è molto meglio – per loro e per noi – se si raccolgono in un luogo di preghiera protetto e controllabile, invece che per strada (questo è un punto che ho trattato spesso, in maniera anche articolata, e che qui posso soltanto riassumere brutalmente); b) perché intendo togliere il terreno sotto i piedi a coloro che, forti del consenso di una plebe aizzata ad arte, vorrebbero costruire, manovrati dagli strateghi della tensione, e a spese dei cittadini curnensi, un castello di cacate carte esportabile in tutta Italia per il fine non confessato di destabilizzare una situazione politica già ampiamente compromessa di suo. N.d.Ar.]

    Altro che i cinque anni del sindaco del buon governo loro sì che hanno fatto della buona amministrazione con tante opere e buoni servizi per i cittadini, come capita prima di ogni elezione si asfaltano un po di strade, si rinfresca la segnaletica e si inaugurano opere incomplete (vedi scuola senza palestra).
    [Non insisterei troppo sull’argomento della scuola senza palestra, non perché non sia vero che la scuola è senza palestra, ma perché sono del parere che nel dibattito politico non conviene aggrapparsi ad argomenti deboli. Se vogliamo parlare male della scuola, secondo me se ne può parlare male, a costo di dare un dispiacere alla dott.ssa Serra. Ma cerchiamo argomenti forti. Per esempio, oggi la scuola italiana è una scuola di merda non per mancanza di palestre, ma perché è sbagliato il sistema di cooptazione dei professori, perché è squallida la figura del preside-mongomanager, perché si usa la scuola come un contenitore dal quale gli studenti non possono fuggire e perciò sono bombardati di messaggi politicamente corretti che tendenzialmente potrebbero farne, per reazione, dei delinquenti. Insomma, non è il caso di squittire perché a Curno c’è una scuola nuova. Semmai domandiamoci quale sia questa scuola. E auguriamoci che un giorno o l’altro ministro della pubblica istruzione sia un anti-burocrate. Altro che la sciura Valeria sindacalizzata! N.d.Ar.]

    Come considerazione finale penso che sia giunto il momento di turarsi il naso (come diceva Montanelli) andando a votare ma non votare questa sinistra.
    [Quot capita, tot sententiae: N.d.Ar.]

  17. Orrore!
    Il “protagonismo” dei giovani-non-giovani

    Leggiamo sulla testata reziale denominata Obiettivo Curno che i desperados avrebbero un insieme di «progetti dedicati al protagonismo giovanile». In effetti, ci era già stato annunciato che Cavagna il Giovane almanaccava un suo prog[g]etto sciacquettisticamente denominato “Under 25”. Ecco dunque Cavagna il giovane che ci fa sapere «Non vogliamo [il soggetto è “Noi ggiovani”: N.d.Ar.] essere messi in una riserva, come se non fossimo in grado di dire la nostra per il bene di Curno». Uh, ma che pensiero originale, e per niente squallidamente elettorale! Quale pregnanza filosofica! Però fa tenerezza, perché queste parole di Cavagna il Giovane ci ricordano Catherine Spaak con il suo bel sorrisetto, quando cantava: «Noi siamo i giovani, i giovani, i giovani. Noi siam l’esercito, l’esercito… del surf!».


    Sì, ma non pretenderà Cavagna il Giovane che a lui sia permesso quanto poteva essere perdonato a Catherine Spaak, quand’era giovane ed era la meglio fichetta del bigoncio (e il suo sorriso, dove lo mettiamo? altro che il sorrisetto asseverativo curnense!). No, Cavagna il Giovane, a te non lo concediamo, anche perché il tuo giovanilsmo, a ben pensarci, richiama alla mente non già Catherine Spaak da giovane (certo da giovane, non adesso, che è anche esoterica), ma Maria De Filippi «la sanguinaria», che aizza i giovani alla determinazione.
    E poi lo sa Cavagna il Giovane, o non lo sa, che normalmente in italiano la parola “protagonismo” è usata per disprezzare, e non per apprezzare? Trascrivo dal Vocabolario Treccani: «Il termine è usato spec. con riferimento a comportamenti abituali caratterizzati dalla smania di essere in primo piano, di mettersi in mostra, di primeggiare a tutti i costi: il suo smodato p. è insopportabile; avere manie, ambizioni di p.; l’esasperato p. di alcuni uomini politici».
    Ma io dico a Cavagna il Giovane e a Marcobattaglia: perché siete così vecchi, già da giovani? Perché trovate apprezzabile ciò che dovrebbe essere spregevole? Almeno quando si è giovani, diamine, provate ad avere ideali disinteressati! C’è sempre tempo, poi, per incarognirsi: si dice infatti (o si diceva): “Rivoluzionari a vent’anni, conservatori a quaranta, reazionari a sessanta”.
    Non so, magari la colpa è delle mamme femministe (qui, ovviamente non parlo più di Cavagna il Giovane e di Marcobattaglia), ma l’impressione è che questi giovani non siano mai stati giovani, se non anagraficamente. È un po’ come se tutti i maschi dicessero: sì il mio sesso sarebbe maschile, ma il mio “gender” è un altro. Così questi giovani è come se dicessero: sì io sarei giovane, ma non sono per niente rivoluzionario, a me questa merda di società va benissimo, e voglio costruirmi la mia carriera (così dò anche una soddisfazione alla mammetta femminista). Dunque sono un conservatore.
    Naturalmente questi giovani ambiziosi vi diranno che no, che loro in realtà vorrebbero cambiare la società. Beh, ma che fate, volete coglionarci come le signorine che telefonano dall’Albania e ci dicono “Vada a prendere la bolletta del gas, la esaminiamo insieme…”? Come se non sapessimo che voi ambiziosetti volete cambiare la società sì, forse, ma nel senso che volete crearvi delle opportunità. Mica volete cambiare la società per liberarla dalla superstizione, dallo sfruttamento e dalla schiavitù del lavoro, per abbattere le diseguaglianze, per uccidere il Leviatano, per segnare il trionfo della scienza sull’impostura, sulla burocrazia, sul cazzeggio giuridico. Questo è quello che istintivamente hanno chiesto i giovani, in tutti i tempi: ponendo la questione in altri termini, naturalmente, secondo l’epoca storica. Ma questo è stato il bello dell’essere giovani: la generosità, la prospettiva eroica. Invece voi giovani determinati avete una prospettiva aziendalistica. E se siete aziendalisti, merda a voi!

    Ma perché poi “Obiettivo Curno”? Non era meglio “Obiettivo su Curno”? Perché un conto è dire “Progetto Manhattan”, che significa “Progetto denominato Manhattan” e Manhattan svolge la funzione di apposizione; altro è dire “Obiettivo Curno”, dove “Curno” dovrebbe svolgere una funzione di relazione/limitazione, cioè questo obiettivo, in mano ai desperados, non è puntato genericamente da una parte o dall’altra, ma precisamente su Curno. Sì, dovrebbe, ma solo nelle intenzioni; di fatto è solo uno sfregio, uno dei tanti, alla lingua italiana.

  18. In Italia, se sei istituzionale sei un ambizioso, probabilmente un nemico del popolo; e, ancora più probabilmente, una mezza calzetta

    Il gatto padano, credendo di recarci un dispiacere, pubblica nel suo diario reziale lo stralcio di una mia risposta a un lettore di Nusquamia. Sono orgoglioso di quella risposta, perché non sono istituzionale. A differenza del gatto padano, che è affannosamente istituzionale, lui che è un agrimensore male acculturato ma vorrebbe passare per un architetto urbanista, e fin qui passi; il fatto è che pretende d’insegnarci la cultura, come possono farlo le provinciali précieuses ridicules di Molière, e in qualità di esperto mondiale discetta di concorsi internazionali che il Comune di Curno deve assolutamente indire, ci parla con la saliva alla bocca di laurea magistrale (siamo arrivati a questo: in Italia abbiamo lauree di merda, per fortuna non tutte, ma più sono di merda, più sono propagandate come “magistrali”: potenza dell’antifrasi!); inoltre — ça va sans dire — gode e “squirta” nelle brache se può parlare (da esperto internazionale, s’intende) di Erasmus: squit, squit, squit! gli “Erasmus boys”, quanto sono fichi! quasi quanto i “papa boys” che si recarono a Roma per festeggiare il papa, e il giorno dopo Roma era tappezzata di preservativi. [*] Il gatto padano usa gli acronimi, mostra confidenza con le archistar, “progetta” un nuovo assetto urbanistico per Bergamo, nel suo delirio di potenza sogna di andare in giro con il teodolite, a Curno e Bergamo, come l’arch. Melandri nel film Amici miei e dire “Questo giù! Abbattiamo questo edificio e questa chiesa!”, suggerisce concorsi internazionali, s’improvvisa aedo della banda larga, discetta di Erasmus. Ma perché? Risposta: perché nessuno dubiti della sua caratura istituzionale, perché l’istituzione ha bisogno di lui. E la dott.ssa Serra, della quale fu all’inizio del mandato un acceso sostenitore, è un’ingrata, e dev’essere anche cieca, perché non gli ha dato alcun ruolo istituzionale. Tra i paesani forse qualcuno ci casca e pensa che il gatto meriterebbe ampi riconoscimenti istituzionali? Mi dicono di no. Ma a me sembra impossibile, ci sarà almeno qualcuno che lo ama e lo considera un genio! Altrimenti come si spiega tutto questo suo affannarsi?
    Bene, noi disprezziamo l’affanno istituzionale, perciò non abbiamo da vergognarci ad essere anti-istituzionali. Oddio, se le istituzioni sono buone (se fossero buone), siamo (saremmo) con le istituzioni. Siamo del parere perfino — pensate un po’ — che sia necessario un senso dello Stato. Ma se lo Stato rinuncia alle sue prerogative, se cede spazi di agibilità considerevoli alla delinquenza organizzata e alla criminalità finanziaria, se viene ricattato dal potere reale o presunto delle associazioni (che quando ricattano gli amministratori chiedendo il pagamento delle cambiali elettorali, svolgono un’attività criminosa), allora siamo anti-istituzionali.
    Non siamo come il gatto padano, rotto a qualsiasi compromesso, pronto a qualsiasi giro di valzer, sedicente progressista ma poi “consigliori” del Pedretti, e neanche come i giovanotti ambiziosetti, che da piccoli cercavano il sorriso della mamma e si sono trovati a succhiare il latte venefico di Maria De Filippi. Non siamo determinati come la dott.ssa Serra. Non siamo aziendalisti come la dott.ssa Gamba. Non siamo assatanati, non siamo lecchini, siamo soltanto uomini e perciò siamo anti-istituzionali. Riguardo alla scuola, insisto, c’è da piangere, se si pensa a quel che fu e si considera in quale stato sia oggi ridotta: in particolare il liceo, con tutte quelle stronzate di sezioni e sottosezioni. E se uno ha fatto un liceo di merda, poi non c’è Erasmus che tenga, sarà segnato a vita: perlomeno, nella maggioranza dei casi.

    ………………………………………………………………
    [*] Non sono contrario all’Erasmus, ma ho in grande sospetto l’uso improprio che qualcuno intende farne, soprattutto in contesti culturalmente degradati come Curno, e in certi ambiti di laurea. Cioè, uno “fa” l’Erasmus, ma poi non deve romperci i coglioni a parlarci del suo Erasmus, non deve promuovere associazioni lobbystiche post-Erasmus per aggiungere ingiustizia all’ingiustizia (ce n’è già tanta), non deve mettersi in mostra e trovare scuse per sgomitare in una prospettiva di darwinismo spenceriano. Apprezzerei molto semmai che l’associazione degli ex studenti Erasmus divenisse un’associazione rivoluzionaria: siamo stati all’estero, abbiamo visto che l’Italia è un paese di merda, siamo giovani e generosi, abbiamo una prospettiva eroica e non mongomanageriale, dunque promuoviamo un patto sociale tra gli industriels (coloro che producono ricchezza, ricchezza vera), some diceva Saint-Simon, e facciamo guerra agli oisifs (i parassiti)! Facciamo saltare per aria il sistema, usando l’intelligenza, la cultura, la scienza! Beh, sarò libero di sognare, o no? Altro che leccar culi a destra e a manca, altro che cercarsi le sinecure burocratiche sotto l’ombrello delle istituzioni europee. Altro che una Curno più europea! Quanta miseria! Merda!

    P.S. – Andrea Saccogna-Gamba, rinuncerà ad essere la reincarnazione di Chicco Testa? (Chicco Testa in realtà è vivo, apparentemente quantum mutatus ab illo! In realtà trasudava ambizione da tutti pori fin da principio, la sua inaffidabilità come rivoluzionario era prevedibile.) Ci sarà una svolta eroica nella sua vita, o vorrà continuare a presiedere sempre nuove associazioni? Quaranta-cinquant’anni fa si cominciava la carriera facendo i rivoluzionari, con la possibilità di ricattare i “borghesi” per poi farsi assegnare da loro un posto sicuro: vedi gli ex sessantottini, soprattutto quelli di origine proletaria, diventati servi del padrone, addirittura capi del personale, con funzione inculante. Oggi, e non so se sia meglio, per cominciare la carriera ci s’intrufola nelle associazioni cattoprogresssite, europeiste, in un loculo qualsiasi, purché istituzionale. Si continua a praticare la tecnica aziendalistica di marcatura a zona e marcatura a uomo, come scrisse magistralmente Luciano Bianciardi nella Vita agra.

  19. Tommaso permalink

    Fascismo sociale.

    Vedi:

    • Il contratto sociale e lo stato di natura

      Lo studioso portoghese mette in luce due concetti dei quali ci siamo occupati episodicamente sulle pagine di Nusquamia:
      a) il contratto sociale, che si pretende sancisca lo Stato positivo, con la sua costituzione e le sue leggi;
      b) lo stato di natura, del quale il contratto sociale, vero o presunto che sia, costituirebbe un superamento.

      Ma qualcuno crede veramente che lo Stato italiano, o qualsiasi altro Stato sia nato per libera decisione dei cittadini che rinunciano a una parte delle proprie libertà “naturali” a favore di uno Stato che garantisca tutele ed eguaglianza? Lungi da me la volontà fare polemica spicciola anti-italiana (sono pronipote di un garibaldino): ma ci ricordiamo com’è nato lo Stato unitario dell’Italia nel 1860, o come è nata la Repubblica italiana sancita dalla costituzione del 1946? Furono l’esito di scontri con morti e feriti, di guerra, violenza e sopraffazione. O sbaglio?
      E da dove nasce la guerra? Viene in mente il grande poeta latino Lucrezio il quale afferma «che i dolori e i conflitti ebbero inizio, nella storia dell’umanità, quando “fu inventata la proprietà” (res inventa est aurumque repertum)». Ho citato tra virgolette un passo di un articolo di Luciano Canfora, storico e filologo.

      Quanto allo stato di natura, è sempre Luciano Canfora che in un suo libro sulla guerra civile ateniese, osserva che «la società democratica rompe la struttura patriarcale, in cui ceto dominante sono i guerrieri vincitori e dominati sono tutti gli altri; spezza la comunità in cittadini (tutti uguali e tutti in diritto di essere mantenuti) e schiavi (ridotti al livello di oggetti animati, secondo la classificazione aristotelica, produttori della ricchezza necessaria alla sopravvivenza della comunità dei liberi). La democrazia politica dà vita insomma – in special modo nel corso del dominio imperiale di Atene – alla forma più radicale di sfruttamento della schiavitù, a quella condizione che ha finito per essere sentita come la schiavitù vera e propria». Fatte le dovute proporzioni potremmo dire lo stesso della nostra società democratica, avendo altresì presente che la nostra è più ipocrita di quella ateniese, perché pretende che gli schiavi siano cittadini, postula la loro “condivisione” (per usare questa parolina tanto cara alla dott.ssa Serra, che i cittadini di Curno hanno imparato a detestare).
      La democrazia è in crisi, con buona pace dei vecchi tromboni e con buona pace dei tromboncini, dei giovanottini ambiziosi, ansiosi di bruciare le tappe della loro carriera invece di sognare la rivoluzione e spendersi generosamente per mettere in crisi l’ingiustizia sociale. No, questi sono nati vecchi, sgomitano nelle associazioni lobbistiche, si adagiano nel ruolo di camerieri delle vecchie pantofole della politica, se ricevono l’ordine “Mordi!” quelli si avventano come botoli ringhiosi sui polpacci del malcapitato. Senza rendersene conto, obbediscono alla logica del piccolo nazista.

      Ciò premesso, dirò che non sono contrario al superamento dello stato di natura, purché non ci si compiaccia di andare sistematicamente contro natura, come pare sia di moda (tanto per fare un esempio, si veda lo straordinario numero di parti cesarei che si pratica in Italia, del tutto inutilmente). È vero che nella natura è possibile identificare i germi del bene, ma è anche vero che l’uomo sapiente e civile, sollecito del bene comune (certo non il mongomanager che opera in funzione del proprio interesse) conosce anche il modo di porre degli argini, per esempio, allo scorrimento impetuoso delle acque, e alle possibili inondazioni.
      Anzi, sono contrario al ripristino della legge della giungla, all’instaurazione di una sorta di darwinismo spenceriano in chiave moderna, dove l’egemonia non è più nemmeno dei guerrieri vincitori, ma degli gnomi malefici che vivono nascosti nella foresta della rete computatrale e decidono le sorti del mondo manovrando la criminale economia dei bit. Il disumano darwinismo spenceriano è l’inevitabile punto di approdo dell’etica protestante del capitalismo nella sua traduzione più volgare, più fetida, quella della determinazione aziendalistica, o della morale di Maria De Filippi «la sanguinaria», colei che trasforma un adolescente in un piccolo mostro.
      Come salvarsi dalla antinomia tra democrazia e diseguaglianza, e da quell’altra tra legge e natura? Fondamentalmente con due strumenti:
      a) valorizzazione della razionalità, il che comporta guerra alla burocrazia (guerra al Leviatano!), al cazzeggio giuridico (guerra agli avvocati!) e alla sopraffazione economica (guerra ai bocconiani, alla mistica Banca d’Italia ecc.) e valorizzazine del ruolo di fisici e degli ingegneri nel processo decisionale con ricaduta socioeconomica.
      b) valorizzazione dell’umanesimo della civiltà europea, nata dall’innesto del cristianesimo sulla civiltà greco-romana.
      Un programma vasto e disperato. Dove comunque, anche se ho parlato di civiltà europea, non c’è posto per la mongo-euro-burocrazia che è la negazione dell’umanesimo. Sia detto con buona pace di MarcoBattaglia e di Andrea Saccogna-Gamba, giovani europeisti “istituzionali”, presidenti di tutto quel che riescono a presiedere (Oddio, e se leggendo Nusquamia fossero folgorati come sulla via di Damasco e decidessero di improntare la propria vita a ideali di evangelico, tolstoiano umanesimo? Tutto il contrario, cioè, dello sbracato cattoprogressismo).

  20. Matteo A. permalink

    Poco fa ho letto un volantino del PD di Curno. Parlando con un amico di Gandolfi che abita di fronte a me abbiamo commentato il contenuto, che solitamente è firmato Massimo Conti, ma stavolta stranamente Massimo Conti non si firma. Ma ciò è insignificante. C’è un po’ da ridere, ma anche da piangere, forse più da piangere che da ridere.

    Cito dal testo: “la squadra messa in campo: un bel mix (wow!) tra esperienza e freschezza”, per cui affiora “passione per il territorio “: Perché Massimo Conti, anzi scusate il Circolo del PD si dimenti-ca di dirci che quella passione per il nostro territorio del bel mix si è letteralmente mangiata le aree verdi più pregiate rimaste in paese? Un banale dimenticanza? Una bella area verde in via Curnasco, una bella area verde in via Marconi e un’ altra bella area verde in via Donizetti e chissà quali altre aree verdi di cui noi cittadini non siamo neppure a conoscenza. Questa è la passione per il nostro territorio degli amministratori da lei sostenuti?

    Come sempre risibile e di bassa levatura il circolo del PD quando crede che l’esperienza del Sindaco Angelo Gandolfi sia stata delu-dente. Premetto che la mia famiglia è di sinistra sin dalle origini, votammo la Morelli per ben due volte, non per la Serra, ci man-cherebbe altro, troppo arrogante per noi di umili origini. In verità eravamo convinti anche noi della meno peggio Gamba, ma dopo questa bella trovata di Massimo Conti, pardon del Circolo del PD, quanti di centrosinistra non andranno a votare? Già devono tu-rarsi il naso per l’arroganza della Serra. Ma l’inettitudine politica del circolo del PD è troppo.

    Scusi sig. Circolo del PD, ma Gandolfi non aveva 8 o 9 milioni de-biti da pagare? La sua Morelli e la sua Serra lo sa che usavano le entrate straordinarie per pagare le spese correnti? Sa in che per-centuale? Glielo dico io, perché me l’ha detto l’amico di Gandolfi poco fa: il 75%. Io sono dirigente amministrativo di un piccolo ente parastatale nella periferia milanese, per cui so di quale aberrazione amministrativa stiamo parlando. Ma quanti voti fa perdere alla Gamba con questa sua trovata? Il patto di stabilità Gandolfi non l’aveva?
    “L’enorme lavoro svolto di Vivere Curno”: da ridere anche questa, ma per assecondare le ambizioni di carriera di chi? Lei parla di cri-si economica, ma è male informato, guardi che la crisi è iniziata nel 2008, a meno di un anno dall’elezione del Sindaco Gandolfi, cui avevate lasciato debiti e mutui al limite del c.d. passo oltre la “Gamba”.

    Se il circolo del PD fosse una persona fisica si offenderebbe se chiamassimo per l’occasione a Curno il famoso Schpalmen che spalma la merda in faccia? Potrei andare avanti molto a commen-tare la corbellerie del volantino, ma mi limito a far notare al sig. Circolo del PD di non essere troppo fiero del ” lavoro in armonia ” dei suoi amici, visto che la storia ci insegna che è proprio in questi casi che i cittadini corrono seri pericoli. Il Pgt della Serra mangia-tutto? Le aree verdi di pregio nel centro del paese ne sono un esempio eloquente di quell’armonia senza liti o discussioni.
    Cosa mi dice sig. Circolo degli edifici meravigliosi che l’ Ammini-strazione Serra ha autorizzato sul parcheggio Zebra? Dei capola-vori vero? Quando me l’avrà spiegato si offenderà qualcuno se di-co che chi ha scritto il volantino politicamente è una capra?

    Ma Per Dio, possibile che la Gamba lasci che si facciano tali danni proprio quando mancano pochi giorni alle elezioni? Ma scusi si-gnora Gamba, volete far vincere proprio il sig. Locatelli, con la de-stra? E poi sì che son guai. Posso essere un po’ arrabbiato per que-sto fatto, visto che per colpa di questo volantino io e la mia fami-glia abbiamo deciso di non andare a votare, quando avevamo pensato che lei fosse la meno peggio, come sostiene questo blog? E poi basta con questa benedetta ” società civile, capace di interpre-tare con più sensibilità i cambiamenti “. Sig. Circolo del PD, ma lei che dice retrogradi agli altri, ma lei dove è rimasto, a vent’anni fa? Come è caduto in basso il centrosinistra.

  21. Una trasmissione perfettamente inutile


    Fare clic sull’immagine per vedere e ascoltare la solita pallosa passerella elettorale. Nessuno degl’intervenuti brillava per capacità oratoria, o per arguzia dialettica. L’intervistatrice rideva troppo, in una situazione in cui ci sarebbe stato da piangere.

    Sarebbe interessante discutere precisamente degli argomenti che nessuno ha affrontato.
    La dott.ssa Gamba afferma che il Biblliomostro (lei lo chiama Biblioteca) «è stata ferma per inerzia amministrativa». Va bene, per una volta è perdonata: questa è una trasmissione di propaganda. Se però avesse voluto essere un po’ originale, la dott.ssa Gamba avrebbe evitato di fare propaganda. In ogni caso la dott.ssa Gamba confida nelle entrate in conto capitale per fare nuove cose meravigliose a Curno. Dice che il problema della moschea non esiste, che non è prevista nessuna moschea.
    Locatelli si presenta come il tessitore della riunificazione della Ndoc-Nuova destra organizzata curnense, ma alla sua sinistra c’è la fasciofemminista, che invece è della destra più tosta; del resto lei fino a qualche mese fa non ne faceva un mistero. Vuole inserirsi nel mercato elettorale dell’associazionismo. Non ha parlato dei cani. Vuole il Bibliomostro, che sarebbe un’opera importante per i curnensi. Non vuole la moschea.
    La fasciofemminista si presenta come capolista di una lista civica pura. Meno male che ci ha risparmiato l’accenno alla stramaledetta, strafottuta “società civile”. Dice a ogni piè sospinto “ovviamente”. Vuole il Bibliomostro, ma più ancora vuole la palestra scolastica. Non vuole la moschea.

  22. Cerimonia fasciata e tricolorata con pistolotto suasorio in salsa simil-istituzionale
    Siamo sotto elezioni, bellezza!

    Io non sono come Locatelli e Cavagna il Giovane, che pretendono di pizzicare gli aziendalsimilprogressisti in grave peccato d’infrazione ora di questa legge, ora di quel codicillo, e agitano cacate carte con l’aiuto sottobanco del gatto padano e, forti di triangolazioni di messaggistica varia (vedi la lettera al prefetto), fanno esposti al prefetto, agli sclopetarii, e a vattelapesca, e, come se non bastasse, altri ancora ne minacciano. Miserie della politichetta.
    Io so bene che se la dott.ssa Serra fa una cerimonia fasciata e tricolorata sotto elezioni si guarderà bene dal dire “VotaGamba, VotaGamba, VotaGamba”, Non lo dirà. ¡Claro que no! E sarà tutto a norma di cacata carta.
    Dunque non dico che la dott.ssa Serra non doveva fare questo pistolotto in modalità fasciata e tricolorata. Per la stessa ragione ho considerato folle quel voler contrastare la variante Pgt sul piano giuridico: non perché sia del parere che sia tutto oro quel che luccica, ché anzi di luce io ne ho vista poca, ma perché sono consapevole della diabolica abilità copropapirologica degli aziendalsimilprogressisti. Cioè tu li puoi anche sfidare sul piano della cacata carta, ma allora devi essere in grado di andare fino in fondo, devi metterci la faccia (per usare un’espressione tanto cara al Pedretti, che cadde nel ridicolo insieme a quell’altra, “La Lega è con la gente e in mezzo alla gente”), devi essere pronto a sostenere i costi politici e non solo (ci sarebbero le parcelle degli avvocati). Non puoi mandare avanti gli altri e devi dire che cosa ti interessa veramente, caso per caso: la cosiddetta colata di cemento? la moschea (ed eventualmente, la strategia della tensione che si voleva innescare a Curno: un giorno, a bocce ferme, forse anche disponendo di qualche elemento in più, torneremo a parlarne)? il “Grande gioco” di Salvini? il “Grande Gioco” di Alessandro Sorte?
    Insomma, se non hai la forza di contrastare l’Invincibile armata copropapirologica degli aziendalsimilprogressisti, non ci provi nemmeno. E fai una battaglia non più di cacata carta (nella quale, fra l’altro, è avvolta una polpetta politica), ma una battaglia politica schietta. Quello che ho sempre sostenuto.

    Ripeto: non dico che la dott.ssa Serra non doveva fare questo pistolotto in modalità fasciata e tricolorata. Dico soltanto che non era opportuno. Non era di buon gusto. Si può dire, almeno questo?

    • Cittadina permalink

      Ci sono tre o quattro gatti al massimo all’inaugurazione, ma cosa le fanno a fare queste cose così ridicolmente tutte fra loro. Mah! Una signora con buona educazione borghese la Sindachessa Serra, sarà? Certo che in fatto di cattivo gusto a Curno non è seconda a nessuno, la Serra.

      [Forse erano anche di più, ma il discorso non cambia. Quand’anche fossero stati una folla oceanica, rimane il fatto che quest’inaugurazione fasciata e tricolorata è di cattivo gusto. Come fu di pessimo gusto quella cerimonia di consegna di un’auto usata (ma a propulsione ibrida: squit!) al Comune di Curno, con la dott.ssa Serra attrezzata di fascia tricolore e sorrisetto asseverativo. Poi la foto della cerimonia fu utilizzata per illustrare vari redazionali truffaldini, cioè veicolanti un messaggio pubblicitario, ma non segnalato come tale. Con la foto di un sindaco tricolorato l’auto si vende meglio, evidentemente! Soltanto sul Corriere della Sera si ebbe il buon gusto di opportunamente indicare l’articolo non come un articolo al servizio del lettore, ma di contenuto promozionale. La stampa anglorobicosassone invece si dimenticò di questa prescrizione di legge. Merda al giornalismo markettaro! N.d.Ar.]

  23. Maria Elena Boschi era a Bergamo e la dott.ssa Serra — cattivona determinata — non l’ha portata a Curno
    Invece ci ha portato Vera Baboun, diabolicamente portatrice d’interessi alieni, facendola passare per una santa

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    Qui sopra, Maria Elena Boschi donna angelicata e madonna d’Arezzo. Sotto, Vera Baboun, esponente del partito al-Fatah (quello di Arafat), portabandiera degli interessi palestinesi nel mondo, specializzata nel coglionamento dei cattoprogressisti d’Italia. Nel fatidico 4 marzo 2015 girava come una trottola nella bergamasca, in base a un ruolino di marcia micidiale preparatole dalle Acli di Bergamo: alle 9 al liceo Falcone di Bergamo, dove gli studenti sono costretti a sentire le sue panzane, gabbate per discorso di pace; alle 18 accoglienza trionfale in chiave mistica da parte della dott.ssa Serra presso la Sala consilaire di Curno (il trionfo è reciproco; ai curnensi non rimane che condividere: e chi non condivide, peste lo colga!); alle 20:45 al cinema Conca Verde di Bergamo. Merda!

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    NUsquamia è stato l’unico organo non saprei se in tutta Italia, certo nella bergamasca, che ha denunciato l’impostura dello spupazzamento italico di Vera Baboun, durato per anni. La Baboun, spupazzata dai cattoprogressisti che l’hanno giurata ad Israele, fin dal tempo in cui mons. Hilarion Capucci fu intercettato alla guida di un’auto di lusso che portava armi ai palestinesi, ha visitato tutte le possibili comunità monastiche, in particolare quelle più remote, tormentate dal demone meridiano (l’accidia) del quale si parla nel Vecchio testamento, i gruppi e gruppuscoli cattoprogressisti più agitati, i comuni d’Italia guidati da sindaci cattoprogressisti ambiziosi come Leoluca Orlando o in cerca del quarto d’ora di celebrità: infatti Vera Baboun proponeva il gemellaggio con Betlemme. Secondo voi un paesino sgarruppato con sindaco ipercinetico potrebbe rinunciare all’occasione d’oro di un gemellaggio prestigioso, con ampia ricaduta mediatica?
    Ecco l’elenco (incompleto) delle città e paesi d’Italia gemellati con Betlemme (credo, quasi tutti, in seguito alla febbrile attività di pubbliche relazioni di Vera Baboun: Ancona; Assisi; Benevento; Bergamo; Brescia; Campobasso; Capua; Caserta; Chivasso; Civitavecchia; Conversano; Curinga; Este; Fiumicino; Firenze; Gallipoli; Greccio; La Spezia; Loreto; Messina; Milano; Monselice; Montesarchio; Montevarchi; Napoli; Orvieto; Otranto; Palermo; Pavia; Pozzuoli; Pratovecchio; Reggio Emilia; Riace; Rivisondoli; Salerno; Sassari; San Giovanni Rotondo; San Miniato; Sant’Anastasia; Trieste; Venezia; Verona.

    Ecco, su Vera Baboun i desperados, che hanno tanta voglia di strafare, che sono così puntigliosi (ricordate Cavagna il Giovane che richiedeva — cazzutissimo — di acquisire 50 documenti comprovanti la sicurezza della nuova scuola elementare?) avrebbero potuto pur spendere qualche parola. Ma di che cosa si occupavano Locatelli e Cavagna il Giovane al tempo del blitz di Vera Baboun? Si occupavano di cani. Comunque, meglio così, se la dott.ssa Serra gliel’ha fatta sotto il naso. Il merito di aver denunciato l’impostura rimane così nostro, e solo nostro.

  24. Nonne ragazze

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    Nella pagina prosopobiblica della sindachessa Perlita Serra (sindachessa: tale è ancora nel momento in cui scrivo, 11 giugno), con riferimento alla nuova foto di copertina, si leggono i seguenti commenti:

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    Lina Sotis, che di anni ne ha 73, e che fu già maestra di malefico bon ton (ha studiato dalle Orsoline di Cortina d’Ampezzo ed è figlia del causidico matrimonialista il quale nel 1936 fece le pratiche per la separazione di Claretta Petacci dal marito di facciata, un tenente d’aeronautica), continua a dire delle sue coetanee, di quelle meno vecchie e di quelle più vecchie: «siamo tutte ragazze». Sì, e se mia nonna avesse le ruote, sarebbe una carriola.
    In compenso da giovane Lina Sotis era fichissima, perciò fu impalmata da Moratti, figlio del petroliere. In un momento di sincerità scrisse di se stessa: «Io ero proprio una ragazza avvenente. A essere bella hai sempre l’impressione che la vita ti debba qualcosa. Invece non è vero, non ti deve proprio niente, tutto devi andartelo a cercare e io per molto tempo non l’ho capito. Ero una sciocca con due gambe. Puntavo più su quelle che sul cervello. A 34 anni. Quando ho avuto un tumore al cervello. E così ho appurato che ce l’avevo».

  25. Miserie curnensi

    Non ignoro che a Curno si continuano a strappare i manifesti elettorali. Non ignoro che è stato distribuito un volantino anonimo che è interpretato come un tentativo di dirottare sulla lista della fasciofemminista i voti destrorsi che potrebbero andare alla lista della Ndoc-Nuova destra organizzata curnense. Non ignoro che ancora una volta si è voluto che Curno divenisse teatro di una prova generale di innesco di strategia della tensione. Non ignoro che tale strategia della tensione intendeva dare un colpo al cerchio del cazzeggio giuridico, l’altro a quello del populismo (a proposito della moschea). Non ignoro la totale insipienza politica dei politici indigeni, che non hanno saputo individuare il fenomeno e, a fortiori, analizzarlo: penso addirittura che fossero in buona fede, sia gli aziendalsimilprogressisti sia i destrorsi che hanno subito un’iniziativa calata dall’alto; il che costituisce un’ulteriore dimostrazione della loro insipienza politica.
    Non ignoro tutto questo. Le analisi le ho già fatte, non ho niente da aggiungere. Questo è il momento del disprezzo: per la politichetta curnense, per i suoi mezzucci e per la mancanza di senso dell’onore delle vecchie pantofole della politichetta e dei giovani-non-giovani (cioè nati vecchi) che si affacciano al mondo della politica come carriera, senza ideali, senza una visione eroica. E poi ci meravigliamo se gl’islamici ci disprezzano e se alcuni dei figli di mammà nostri vanno a fare i mercenari in Ucraina o combattono nelle file dell’Isis. I mercenari, i foreign fighters non hanno capito alcune cose fondamentali, sono male acculturati, non conoscono il piacere del ragionamento, proprio come i giovani baldanzosamente determinati e i vecchi indecorosamente determinati, anche loro. Ma con qualcosa in più, hanno degli ideali; degli ideali stronzi, ma degl’ideali. In mancanza di meglio si buttano su Osho, sulla droga, sul misticismo sottoproletario della Balena blu, sul mito della guerra rigeneratrice.
    Dove sono gli esempi nobili, generosi, eroici dei quali pure si avverte il bisogno? Li troviamo soltanto leggendo la storia, quella passata e anche quella recente; ma non nel presente di quest’Italia aziendalista, lobbistica, camorrista, ndraghetista, camorrista, renzista, salvinista ecc. Insomma, in quest’Italia di merda. Non sarà mica nobile, generoso ed eroico agitarsi più o meno scompostamente (dipende: è chiaro che i giovanottini ambiziosi delle classi subalterne “devono” agitarsi di più) per far carriera nelle istituzioni, per arraffare cariche e posti di lavoro ben retribuiti!
    Merda ai vecchi tromboni della politichetta! Merda ai giovanottini che non ambiscono all’eroismo, ma alla carriera!

  26. Cittino permalink

    Vedi:

    • Sì, una vittoria della civiltà contro la barbarie fascioleghista. Ma anche l’aziendalismo è barbarico
      Però la barbarie fascioleghista è peggiore. Perciò scrivevamo che la Gamba è il male minore

      Una volta tanto sono d’accordo con il titolo di Bergamo news, anche se il ragionamento che mi ha portato a concludere che la vittoria crurale (cioè, della dott.ssa Gamba) rappresenta una scelta di civiltà (non so quanto consapevole, per i sempliciotti curnensi) è di tutt’altra fucina.
      Loro plaudono alla vittoria della Gamba perché sono anglorobicosassoni, non hanno ideali e ragionano (meglio: reagiscono pavlovianamente) secondo logiche di potere; piace invece a noi ragionare sempre avendo presenti alcuni irremovibili, non barattabili, principi superiori. Detto fuori dai denti, noi al posto di Zapperi non ci saremmo prestati a pubblicare tels quels ampi estratti della denuncia di Pedretti contro Aristide (conclusasi, com’è noto, con la condanna del Pedretti a pagare le spese processuali). E se inavvertitamente avessimo fatto il pony express di Pedretti, avremmo poi chiesto scusa ad Aristide.
      Pensiamo che in pratica, di là dai meriti della dott.ssa Gamba e della sua squadra (che per il momento non discutiamo) la vittoria crurale sia stata una scelta di civiltà non perché la Gamba rappresenti la civiltà, ma perché in una prospettiva allargata un’affermazione del fascioleghismo sarebbe peggio di quel che per i bizantini fu la presa di Costantinopoli. Ma la Gamba, di per sé non è una scelta di civiltà, anzi la neo-sindachessa rischia di essere un instrumentum diaboli, dove il diavolo è l’aziendalismo, una degenerazione merdacea dell’etica protestante del capitalismo. La scelta di civiltà è aver sbarrato la strada al fascioleghismo.
      Sì, l’aziendalismo è oggi forse il nemico peggiore della civiltà europea, che è nata dall’innesto del cristianesimo sull’albero vigoroso della civiltà greco-romana. Ma non va dimenticato che a sua volta la Buona novella di Gesù Cristo costituì un superamento della morale barbarica del Vecchio testamento, proprio perché di mezzo c’era stata la civiltà greco-romana. Questo sia detto con buona pace dei protestanti, ai quali quella barbarie piace tanto, e dei cattoprogressisti, che muoiono dalla voglia di abbracciare i protestanti. Ci sarebbe ancora da parlare di sant’Agostino e san Tommaso — almeno di loro — per spiegare che il cristianesimo è una continuazione della civiltà greco-romana. Sono cose che l'”europeista” Marcobattaglia e la femminista “in purezza” Paola Bellezza, laureata in filosofia, dovrebbero sapere. Ma non so quanto a loro interessi approfondire un discorso che non ha un ritorno in termini di carriera (Marcobattaglia) o di proposizione delle istanze femministe (Bellezza).
      Ciò premesso, non esito ad affermare che la barbarie fascioleghista è peggiore, perfino dell’aziendalismo. Avremo occasione, forse, di approfondire il discorso che abbiamo già accennato: a Curno era stata posta in essere una strategia della tensione che, facendo leva sul risentimento della plebe riguardo alla paventata — falsa et ementita — Maximoschea, avrebbe dovuto consentire la costruzione di un’impalcatura di cazzeggio giuridico da esportare in tutta Italia. Ne erano consapevoli Locatelli e Marcobelotti? Forse che sì, forse che no: forse pensavano di fare soltanto un pienone di voti, non si rendevano conto di quel che si nascondeva dietro l’angolo. Ma Alessandro Sorte doveva pur saperne qualcosa. Quei fessacchiotti di aziendalsimilprogressisti, però non s’accorsero di niente, e questo la dice lunga sulla loro insipienza politica: non capirono niente, si trastullarono con i pistolotti cattoprogressisti ed europeisti e quant’altro e così via cazzeggiando, proprio perché aziendalisti, proprio perché sprovvisti di ideali che avrebbero potuto acuire il loro senso critico, ovemai ne fossero provvisti. Ma nella loro incapacità di capire la temperie politica gioca un ruolo rilevante la naturale insofferenza per la logica e per la dialettica, sacrificate alla mistica truffaldina del dialogo “giovanneo” e della strafottutissima “condivisione”.

  27. ALGIDO permalink

    Buongiorno Aristide.
    Ebbene sì. Ha vinto, anzi ha rivinto Vivere Curno E in modo più largo rispetto al 2012 (allora 47,3% oggi 48,9 %)Meno i votanti, come in tutta italia del resto.Ieri pomeriggio ho fatto a un amico una previsione: Vivere Curno al 50,2% (e mi sono mostrato troppo ottimista); Curno cambia 14%; Obiettivo Curno 35,8%.
    [Non entro nel merito delle cifre, non perché non sia in grado di guardare le tabelle e fare io stesso di conto, ma perché non mi sembra il caso di usare acribia in queste cosucce. (Quasi mai un uomo di cultura e un uomo vero sarà pignolo sulle cose di minor conto: del resto, de minimis non curat praetor, lo diceva anche Totò. Capisco tuttavia che l’acribia, soprattuto quella basata sulle cacate carte, possa appassionare personaggi come il gatto padano, il Locatelli, l’incredibile Cavagna il Giovane e tutta la mala genìa di agrimensori e tecnoburocrati. L’acribia nelle cose merdacee serve per mascherare la mancanza di cultura; come del resto il cazzeggio giuridico, quando non è finalizzato all’affermazione di un impostura, serve per nascondere la mancanza di una visione politica. N.d.Ar.)

    Dati a caso, ma non lontani dal vero e per una serie di validi motivi che le enuncio:
    1) chi in questo mese ha bazzicato per il paese ha toccato con mano una crescente visibilità e considerazione per Sara Carrara. Che ha superato addirittura il risultato del 2012.
    Due le motivazioni che venivano date dai supporter: una relativa ai veri fan della Carrara che la amano (ce ne sono, non mi chieda il perchè ma esistono [effetto della foto vintage? N.d.Ar.]); l’altra relativa alla debolezza della candidatura del Locatelli: questi elettori a cui Locatelli proprio non andava giù (ma non mi chieda il perchè) non avrebbero mai votato Vivere Curno, essendo su posizioni politiche diametralmente opposte, e han votato la Carrara. ecco spiegato il suo largo risultato (appena varata la lista qualcuno precognizzava un massimo di 70/100 voti: sono stati ben più di 400).
    [Penso invece che dentro il partito di Forza Italia farebbero bene a domandarsi come mai a molti Locatelli non andasse proprio giù. I similprogressisti sapevano che la sindachessa dott.ssa Perlita Serra non è un campione di simpatia, ma sapevano anche che è capace. Per questo hanno esitato a lungo, probabilmente hanno anche cercato di persuaderla a ripresentarsi. Ma la ragazza-nonna ha altre ambizioni. Vedremo se la dott.ssa Gamba riuscirà a tener botta, come tutto sommato riuscì la dott.ssa Serra. Che aveva i suoi difetti (e li ha tuttora) ma di lei tutto si può dire tranne che le facciano difetto la tenacia e il controllo di sé, con qualche eccezione, però. Naturalmente, non è detto che la tenacia sia una virtù. N.d.Ar.]

    2) La scelta di un solo argomento, la cosiddetta Maxi Moschea. Ho intuito che questo argomento non avesse mosso i cittadini quando alle 22 il minor numero di votanti (di gran lunga, a quell’ora di poco sopra al 50% in quel seggio) si registrava al seggio la cui ubicazione è proprio intorno al centro islamico, Se non c’è stata alcuna mobilitazione lì, allora…
    [L’argomentazione è fallace per cosiddetta “generalizzazione indebita”. Proviamo invece a ragionare correttamente: se facciamo la somma dei voti attribuiti alla lista di Locatelli e a quella della Carrara si arriva a un totale di consensi superiore a quello riscosso dagli aziendalsimilprogressisti. E quelli delle due liste sono tutti voti contrari alla cosiddetta Maxi moschea. Dunque non si può sostenere che quell’argomento non avesse colpito il cuore della plebe. Proprio facendo leva su quell’argomento plebeo Locatelli pensava di fare il pieno di voti; cioè, questo è quel che pensava fino a poche settimane prima del voto, quando lo spauracchio della Carrara ha cominciato a prendere corpo. Gli aziendalsimilprogressisti, come ho avuto occasione di affermare più di una volta, anche nel corso di una loro riunione di presentazione dei contenuti del programma, non hanno mai fatto niente per contrastare la diceria della moschea. Ciò avveniva per merito (o, piuttosto, per demerito) della dott.ssa Serra: per ragioni sue, che potrebbero essere anche dei capricci, oppure una sua precisa volontà di relazioni speciali con il mondo cattoprogressista, in vista di chissà quali strategie. E così si fece fino all’ultimo, finché ci fu in extremis una rottura degli argini posti dalla dott.ssa Serra e finalmente si sentirono le voci, a pochi giorni di distanza, del gruppo Vivere Curno, del Pd e del vicesindaco arch. Vito Conti. Erano voci che non prendevano sottogamba la possibilità che i fascioleghisti potessero vincere agitando lo spettro della maxi moschea e che, sia pure poco efficacemente, si sforzavano di demolire la diceria. L’ipotesi che sia arrivata all’ultimo momento una telefonata da parte del Pd provinciale, intesa a mettere in riga la dott.ssa Serra, è tutt’altro che peregrina. Ma la tardiva presa di posizione dei politici indigeni di parte aziendalsimilprogressista è stata poco efficace per contrastare l’avanzata agognata da Locatelli. Invece è stata molto efficace la discesa in campo della fasciofemminista: questo è un dato che non possiamo nascondere nelle pieghe del ragionamento. Anzi è un dato fondamentale: se la fasciofemminista non fosse scesa in campo, i voti della plebe irata contro la dott.ssa Serra per la questione della maxi moschea, per quanto falsa, sarebbero andati a Locatelli e gli aziendalsimilprogressisti avrebbero perso. Dunque, è vero che gli aziendalsimilprogressisti hanno vinto, ma hanno vinto male. E Locatelli, tutto sommato, se parlasse di “vittoria mutilata” (come quell’altra vittoria mutilata lamentata nel secondo decennio del secolo scorso) non avrebbe tutti i torti. Se il Pd oggi fosse una cosa seria, com’era serio il Pci un tempo, la dott.ssa Serra sarebbe posta in stato d’accusa, processata e condannata. N.d.Ar.]

    Obiettivo Curno ha puntato su un solo argomento e ha perso. A parte le proteste su una presunta cementificazione l’argomento unico è stato la Maxi Moschea, ma si amministra su altri temi.
    [Forse le sfugge la connessione tra i quintali di cazzeggio giuridico a proposito della cementificazione e la moschea. Forse le sfugge il fatto che il cazzeggio giuridico nascondeva la polpetta avvelenata salvininesca, sotto le mentite spoglie di un’argomentazione “tecnica”. Anzi – ripeto, non so quanto Locatelli e Marco Belotti ne fossero consapevoli – ma quel cazzeggio giuridico solo apparentemente serviva a fermare la variante del Pgt (cosa che non fece, perché anche gli aziendalsimilprogressisti conoscono l’arte d’ingarbugliare le cose: anzi, sono maestri), ma a fare le prove generali di una strategia della tensione a Curno, esportabile poi in altre città d’Italia. N.d.Ar.]

    3) la politicizzazione della campagna da parte di Obiettivo Curno: Nel logo i simboli dei partiti; (perfino Fratelli d’Italia di cui non si ricorda un solo esponente o una sola azione politica a Curno) la presenza a tutte le loro iniziative di Dirigenti Politici. E non di seconda fila: Salvini, Calderoli, il presidente del Copasir Stucchi, 3 assessori Regionali (Beccalossi, due volte Terzi e 2 volte Sorte). Si trattava però di amministrative, non di politiche.
    [La presenza di tutti questi uomini e donne “di panza” dimostra due cose: a) una scarsa considerazione della capacità di affabulazione e persuasione da parte dei desperados; b) l’esistenza della strategia della tensione di cui sopra. N.d.Ar.]

    Altro indizio: in nessuno degli eventi con questo dirigenti la presenza del pubblico è stata significativa:
    Il fondo si è toccato mercoledì, con L’assessore Beccalossi, presenti 10 persone (tra cui Vito Conti) che ha tentato di parlre e gli è stato impedito, sino a che una indispettita Beccalossi ha preso cappello e se ne è andata.
    4) La squadra, presi uno a uno la squadra di Obiettivo Curno era peggiore di quella di Vivere Curno.
    [Su questo punto sono d’accordo. Anche se poi, pur riconoscendo in generale un grado maggiore di preparazione nei viveurs, bisognerebbe poi ragionare caso per caso. Per esempio, in che cosa sarebbe “preparato” MarcoBattaglia? Preparato a fare il bene o a fare il male? Il proprio bene (in termini di carriera) o quello degli altri? Solo uno come il gatto padano, solo un agrimensore male acculturato può farsi impressionare da un Erasmus (è noto che il gatto padano ha l’abitudine di esprimersi oracolarmente e dire: qui a Curno bisogna fare un concorso internazionale, qui bisogna assumere un impiegato con certificato di proficiency in inglese, qui ci vuole un Erasmus, anzi due Erasmus, anzi tre; come diceva Totò, abbondiamo! “Abundandis in abundandum!” N.d.Ar.]

    Qui Totò, che fa l’acculturato con Peppino de Filippo, ha l’aria di essere una parodia del gatto padano, agrimensore male acculturato e con delirio di dominio culturale, quando vorrebbe che nel paese sgarruppato di Curno si facessero, sotto il suo controllo (ovviamente, e a tu per tu con Bombassei), concorsi internazionali, si mettesse mano a opere urbanistiche avveniristiche e il personale fosse assunto previa esibizione di certificati d’Erasmus: più ce ne sono, meglio è. “Abundandis in abundandum” come dice Totò, che però si limitava ad abbondare con i “punt’e virgola”.

    In una comunità di 7600 anime le persone contano.
    Quindi è andata così, il lavoro continua, anche se la guida è diversa, A detta dei politici (FI e Lega) intervenuti Curno era un test importante per loro, un test fallito.
    [Rimane l’incognita: riuscirà la dott.ssa Gamba a tener botta? Dispone delle necessarie energie fisiche e psichiche? Fra l’altro, se la dott.ssa Gamba cercasse conforto presso qualche santone aziendalista, come quello di Sirtori, per esempio, colui che veniva assoldato dalle aziende per motivare le forze di vendita e trasformare uomini normali in androidi addestrati, sbaglierebbe tutto. Peggiorerebbe la situazione. Semmai le consiglierei di leggere tutte le pagine di Nusquamia, fin dalle prime pagine risalenti a cinque anni fa: potrà trovarvi, oltre che pillole di saggezza, utili indicazioni di metodo. N.d.Ar.]

    PS – A margine dello spoglio ieri, con la vittoria della Gamba già certa, iniziavano le polemiche, polemiche rispetto alla presenza della lista della Carrara.
    Credo che a Curno tutti sappiano che quella lista nasce da fratture lontane e profonde negli ambienti del Centro Destra di Curno, se vogliono trovare i motivi di questa candidatura e, peggio ancora (perchè su questo non si sono soffermati) sui motivi del successo della Carrara dovrebbero farsi un esame di coscienza invece di accusare qualcuno.
    Ultima nota di Colore, nessun esponente della Lega è stato eletto a Curno, Ed è la seconda volta di fila che nessun leghista siede in consiglio, non ostante la presenza tra gli iscritti di Roberto Calderoli e una lunga stagione di Governo con sindaci (2 vote Bianchi) o vice Sindaci (Pedretti )
    Mi pare un dato politico non trascurabile in un paese dove si è scomodato a venire perfino Salvini.

  28. Bleh permalink

    Bene fece Gandolfi a non candidarsi. Avrebbero incolpato lui per la sconfitta destripeta. Mi dispiace che abbiano vinto ancora gli zoccoli duri del movimento piddino, ma son contento che non abbiano vinto i traditori di quell’ alleanza che fu di un buon governo, forse l’ unico. Ermafroditi incalliti che neppure innanzi all’ evidenza non han saputo resistere nel pavoneggiarsi perché qualche allocco li votasse. Quando c’ era lui ( Gandolfi 2012 ) è vero che perse le elezioni, ma prese più voti dei social destri sibillini.
    Notte

  29. Ma, a Curno, non si potrebbe fare qualcosa di simile per festeggiare la (brutta) vittoria della dott.ssa Gamba?

    Attenzione, a metà del filmato ci spara davvero. Io c’ero, nella Piazza San Cono di Teggiano, diversi anni fa, con degli amici appassionati di archeologia. Con noi c’era anche un friulano, colonnello di mezz’età, uomo prestante, che si accompagnava a una forosetta bergamasca, un po’ pretenziosa, ma carina. Quando il militare azzimato vide i trombonieri sparare, ebbe diversi orgasmi, a stento trattenuti. Poi, alla fine dello spettacolo, andò dai trombonieri, volle vedere le armi che esaminò con compiaciuta perizia.
    A parte i trombonieri, consiglio a chiunque, tranne che ai gatti padani, di fare un salto a Teggiano. È un paese civilissimo, con una sua borghesia meridionale che non ha ancora perduto il senso del decoro, come si nota anche osservando le case che, lungo i viottoli del borgo antico, sono stupende. E le ragazze sono bellissime, gentili, hanno le mani di odalisca e sono indeterminate.
    Teggiano fu capitale dell’Università del Vallo di Diano: però — attenzione, gatto padano male acculturato — qui “Università” significa “comunità”, gli attestati Erasmus per i quali secondo alcune sciacquette si dovrebbe sbavare (altre sciacquette invece succhiano) non c’entrano niente. Comunque, vista l’aria che tira, e il tentativo d’introdurre a Curno una nuova mistica, la mistica dell’Erasmus, consiglio la lettura di quest’articolo: Ma l’Erasmus ha rotto il cazzo. Marcobattaglia e Andrea Saccogna-Gamba sono avvisati.

  30. Demistifichiamo l’Erasmus
    Gli aziendalsimilprogressisti, con l’approdo di MarcoBattaglia in Giunta, sono sul punto di lanciare un’offensiva di mistica Europa/Erasmus.

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    Per leggere l’articolo, fare clic sull’immagine. La lettura di questo articolo è caldamente consigliata come antidoto al paventato lancio in grande stile, da parte della giunta crurale, della mistica istituzionale (merda!) dell’Erasmus. C’è da giurare che il gatto padano farà di tutto per intercettare tale mistica, nella speranza di trovare una sponda per l’accreditamento istituzionale (doppia merda!) dei suoi oracoli.
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    Premessa – Pare che don Bosco dicesse «Sapienza e scienza, prevedere e provvedere»: cito don Bosco apposta, perché so che i cattoprogressisti preferiscono don Milani, quel prete rancoroso, del quale citano a proposito e sproposito, sulla scia del patetico Uòlter Veltroni, il monito “I care”, cioè “m’importa”. Peccato che almeno uno (una) dei cattoprogressisti curnensi sia andato famoso per la sua insofferenza a tutto ciò che non fosse riconducibile alla sua sfera d’influenza, tant’è che è divenuta proverbiale la sua espressione con funzione di mordacchia «Basta! Punto! Non m’interessa!».

    Dunque, prevedere per provvedere. Le nostre antenne hanno captato segnali inquietanti: con l’arrivo di MarcoBattaglia in Giunta, ci sarà un’offensiva d’iniziative per il lancio in grande stile della mistica europeista e l’accreditamento presso il Comune di Curno della lobby Erasmus. Presenteranno la proposta di delibera, se la voteranno, pretenderanno addirittura che sia votata all’unanimità, e magari Locatelli la voterà, la fasciofemminista pure: così si sentono moderni e acculturati. Insomma sarà un’operazione simile a quella che abbiamo visto per l’accreditamento della lobby Lgtb, quando il Comune di Curno aderì alla rete Lgtb-Ready.
    Noi che siamo previdenti, provvediamo a un’operazione preventiva di demistificazione dell’Erasmus. Ancora non parliamo dei “pompini Erasmus” (ma prima o poi tratteremo questo divertente argomento). Per il momento consigliamo la lettura dell’articolo L’Erasmus ha rotto il cazzo, scritto con garbo e intelligenza, pubblicato sulla testata reziale L’ibernazione/Liberazione. Sarà anche un’occasione per far conoscenza di questo sito, che si vale della collaborazione di giovani intelligenti, non lecchini, non euroburocrati, non burocrati lato sensu, non assatanati di sinecure e riconoscimenti istituzionali. Appassionati, semmai, di demistificazione: era ora.

  31. ALGIDO permalink

    Le rispondo qui [Lei è d’accordo con il programma di demistificazione dell’Erasmus varato da Nusquamia? È anche lei ansioso di sapere di più al riguardo dei “pompini Erasmus”? N.d.Ar.]
    Lei scrive che i contrari alla cosiddetta Maxi Moschea (che non ha niente di maxi, leggetevi l’articolo di Bergamo post in merito, Obiettivo Curno ovviamente non lo ha affatto apprezzato).
    Leggo inoltre che Obiettivo Curno valuta positivamente il risultato, perchè rispetto al 2012 hanno di molto aumentato i voti.
    [Va bene, va bene. Ma questi sono discorsi di apparato. N.d.Ar.]

    Ma di che parliamo?
    L’amministrazione di Centro destra si divise in tre, non in 2.
    [Cioè, lei vuol dire la rappresentanza del centrodestra, trattandosi del 2012. Ma lei include Gandolfi nel centrodestra? Ne è sicuro? N.d.Ar.]
    Sara Carrara curiosamente ha ottenuto quasi lo stesso risultato della Lista Consolandi. Le altre due liste di destra [lei continua a comprendere Gandolfi? N.d.Ar.], sommate, arrivavano quasi al 42%. Adesso la lista Obiettivo Curno è sul 34,8 % qiasi 8 punti in meno, ma facciamo pure 7.
    Inoltre l’operazione di accumulo voti dagli altri ex spezzoni appare evidente.
    Ad esempio Innocenti, presente in Obiettivo Curno, altro non è che la moglie del Dott. Consolandi, chiaro l’intento di intercettare quel bacino (in parte riuscito, è stata tra le più votate, piu voti di qualsiasi leghista in lista).
    Gandolfi non si è presentato, Bergamo Post ha presentato la cosa come una sorta di desistenza, non so, Magari il Fassi ci ha pensato, magari mi sbaglio io.
    [Cioè, lei sostiene che il pacchetto elettorale di Gandolfi sarebbe andato a Locatelli. Lo sostiene per poter poi affermare, in polemica con il Locatelli medesimo, che pur potendo contare su un pacchetto di voti sicuri, tuttavia l’ipotesi di Locatelli come sindaco di Curno ha fatto venire la pelle d’oca a molti elettori, che pure sarebbero di centrodestra. Tanto per cominciare, credo che il pacchetto di voti di Gandolfi non esista più. Invece rimane il prestigio del personaggio Gandolfi, del quale – questo è vero – la Ndoc avrebbe voluto appropriarsi. E non nego che ci sia stata una manovra avvolgente per far credere questo e sputtanar Gandolfi. Ma Gandolfi appena se ne è accorto, ha preso le distanze dalla manovra furbacchiona. Vedi comunicati di smentita su Nusquamia e su BergamoPost. Il caso di Fassi è leggermente diverso, perché per ingenuità e perfetta buona fede è stato vittima di una manovra avvolgente infida, che l’ha spinto a compromettersi, almeno in parte, con il cazzeggio giuridico riguardo anche alla cosiddetta moschea, oltre che riguardo alla variante del Pgt. N.d.Ar.]

    Ad avvalorare la mia ipotesi che in Molti della Lista Carrara non avrebbero votato il Locatelli, oltre a chi me lo ha detto personalmente, è anche il numero di schede bianche o nulle insolitamente alto, il 2% dei votanti, tante davvero.
    Quindi non mi convince del tutto la considerazione matematica che se ci fosse stato solo il Locatelli qual 1,08% di differenza in piu che è la somma delle due liste li avrebbe fatti vincere.
    Lo scarto è troppo basso.
    [Sono d’accordo che a molti, pur di centrodestra, l’ipotesi di Locatelli sindaco di Curno ha fatto venire la pelle d’oca, senza contare che era evidente la non idoneità della sua squadra ad assumere l’amministrazione del paese. Ma non ha molto senso discutere con Locatelli, come mi pare lei stia facendo qui, riguardo ai possibili risultati, qualora la fasciofemminista non fosse discesa in campo. Già i romani dicevano: stultum est dicere putabam. Né ha molto senso ragionare con i “controfattuali”: sono ragionamenti che chi ha avuto la fortuna (o il privilegio) di studiare latino sa che vanno tradotti come periodi ipotetici del terzo tipo, cioè dell’impossibilità e dell’irrealtà. Semmai avrebbe senso (politico) ragionare sul perché il Locatelli si è spinto a parlare di una vittoria “mutilata”, e la risposta è fin troppo semplice. Deve difendersi dagli attacchi interni del suo partito, che certamente non mancheranno. N.d.Ar.]

    certo, quanto successo a Ponte San Pietro nel 2011 era diverso
    La sinistra si divise in due liste che arrivavano a superare unite il 45% (se non sbaglio era il 48%)
    Il candidato della Lega vinse con meno del 31%. con 15% di scarto la logica è diversa, ma con l’1%.
    Secondo me poi – certo –, il discorso centro islamico ha spostato dei voti.
    Se è successo che ne ha spostati a favore delle due liste di destra (che nel 2012 arrivavano quasi al 53%) significa che molti altri Centro Islamico o no si sono spostati sula Gamba.
    [Quest’ultimo ragionamento sul terrore panico della plebe nei confronti della cosiddetta Maximoschea è invece corretto. E dovrebbe indurre gli aziendalsimilprogressisti a non commettere più gli errori madornali che la dott.ssa Serra ha commesso, e non soltanto riguardo alla Maximoschea, con la sua “sobrietà”: una parola che poi è divenuta odiosa, subito da tutti “sgamata” come superbia e ipocrisia. Proprio come quella degli scribi e dei farisei. N.d.Ar.]

    E per altri versi i voti guadagnati con la polemica islamofoba li hanno persi per altri motivi. La matematica non è una opinione. E perchè li hanno persi?

    • Per la povertà della opposizione di 5 anni [questo è verissimo: all’inizio si occupavano soltanto di cani; poi venne il momento del cazzeggio tecno-giuridico (come dimenticare lo spettacolo di cabaret fatto da Cavagna il Giovane che snocciolava la richiesta di ben 50 certificati attestanti le condizioni di sicurezza della nuova scuola elementare? N.d.Ar.]
    • Per la squadra messa in campo [direi che anche qui lei ha ragione: del resto, è quello che abbiamo sempre sostenuto su Nusquamia; N.d.Ar.]
    • Per il Candidato Sindaco scelto [giusto: N.d.Ar.]
    • per il Programma [qui invece lei ha torto: per quanto fosse odioso questo loro insistere sulla Maximoschea e sulle balle connesse, questo è stato un argomento elettoralmente fortissimo, tant’è che in fondo ha ragione Locatelli quando parla di una vittoria mutilata, per via della discesa in campo della fasciofemminista; gli aziendalsimilprogressisti avrebbero potuto vincere onorevolmente (e invece hanno vinto ignominiosamente) se avessero preso di petto la questione della Maximoschea fin dall’inizio, come ripetutamente chi scrive postulava, fin dal gennaio 2016, vox clamantis in deserto. N.d.Ar.]
    • Per la credibilità [qui avrebbe ragione, se i cittadini di Curno fossero provvisti di buona memoria e se la stampa anglorobicosassone non avesse opposto, da sempre, un muro di gomma nei confronti delle istanze rappresentate da Gandolfi. In tal caso i cittadini avrebbero ricordato il patto serrapedrettista che poi ebbe seguito nella congiura di palazzo del 19 marzo 2012, ordita dal Pedretti e da Max Conti, con il concorso di Locatelli, allora assessore di Gandolfi. Se i cittadini fossero provvisti di buona memoria, ricorderebbero che non sta bene (diciamo così…) rompere il patto di fiducia tra assessore e sindaco all’ultimo momento, il giorno stesso della congiura. Se la stampa anglorobicosassone non fosse quella che è i cittadini saprebbero che chi rompe un patto è un fedifrago, come dice la parola stessa. N.d.Ar.]

    Naturalmente è solo una mia opinione

  32. Cittino permalink

    @Algido

    I mediocri hanno preso il potere (anche a Curno).

  33. ALGIDO permalink

    Programmi elettorali
    I programmi sono credibili se dietro c’è qualcosa che non li fa sembrare solo aria fritta.
    Negli ultimissimi giorni è arrivato un agile volume (32 pagine) riassuntivo del programma.
    [Lei parla della Ndoc? È il programma elettorale della Ndoc? Non ho visto quell’opuscolo. Ho sempre sostenuto che i programmi elettorali sono cacata carta, e questo vale erga omnes. Contano le persone e le cose non dette. Nessuno ti dirà “Io sono un uomo di questo e di questo attore del territorio”, e di quello ancora, eppure questo è spesso il dato più importante. Per capire il non detto bisogna allora analizzare la storia dei personaggi, i loro “giri” di amicizie, le loro ambizioni, e valutare quanto siano intelligenti, di quali strumenti dispongano per affrontare la complessità del sistema: tutto il contrario del “diritto all’oblio”, tutto il contrario che bersi le panzane dei programmi elettorali e dei pistolotti annessi. Il metodo d’indagine dvrà essere quello dell’indagine criminale, come ho già scritto, anche se, andando nello specifico, non esiste “un” metodo. L’intuizione ha il suo ruolo, nell’analisi politica, come nella scoperta scientifica, nell’indagine criminale. Quando l’intuizione entra in gioco, si parlerà di “metodo abduttivo”. Sì, ma vai a spiegare queste cose a Cavagna il Giovane… N.d.Ar.]

    Troppo lungo troppo scritto, troppo di tutto.
    Uno di loro mi ha confidato un mese (evidentemente si stava lavorando al programma) che non fosse per niente d’accordo su questo libro dei sogni.
    Invece lo hanno fatto e se lei tra sabato e ieri girava tra le strade lo trovava nei cestini dei rifiuti o nello spazio dedicato alla pubbloicità.
    E’ uscito troppo tardi, non è stato spiegato, era troppo ambizioso. Ed è finito nella carta riciclata o, peggio nella monnezza.

    A meno che lei reputi che il programma amministrativo di un lustro sia lo spostameto di 50 (non di più) metri del centro islamico.
    [No, non lo reputo. Ma insisto: se la dott.ssa Serra fosse stata un po’ meno sobria, se non avesse dato in mille occasioni segni evidenti di avere una strategia tutta sua, astratta dalle condizioni reali dell’ambiente che pure ambiva di dirigere con pugno di ferro in guanto di velluto (e neanche sempre di velluto), non si sarebbe arrivati alla diceria della moschea. È, insomma, il tema dell’autoreferenzialità serrana e, in generale, dei politici indigeni curnensi. Sono cose che scrivo da sempre, e che adesso scrive anche il gatto padano. Sono contento per lui, che impara qualcosa da Nusquamia, non usa più gli acronimi, non parla più di piste pedociclabili e che adesso si è messo in testa perfino di usare qualche paroletta latina, spesso a sproposito. Veda per esempio che cosa scrivevo il 15 gennaio:

    Il discorso è sempre quello: l’autoreferenzialità dell’amministrazione serrana, la ricerca forsennata della visibilità mediatica, l’indifferenza per i bisogni autentici e primari della popolazione. In compenso si fanno altre cose, meno importanti, o per niente importanti, che diano punti da riportare nell’albo delle benemerenze, spendibili nella competizione per occupare i primi posti nelle classifiche del vippame politico ed istituzionale.

    N.d.Ar.]

  34. 11Giugno permalink

    Algido dice che la matematica non è una opinione è l’unica cosa sensata che dice del resto è una frase partorita da altra mente, so che a Lei Aristide non piacciono i numeri ma a volte servono per ragionare quindi di seguito riporto i dati del 2012 (persi dal sito del ministero dell’interno) e i dati del 2017 (presi dal sito quotidiano.net, presenti anche in altri siti)

    • Elettori da 6115 a 6203
    Votanti dal 68,43% al 57,76% forse abbiamo anche alcuni di sinistra che non hanno votato, se procediamo con amministrazioni di sinistra alle prossime amministrative andiamo sotto il 50%.
    • N. voti Perlita 1889, 47,25%; Gamba 1711, 48,92%. Aumentano [voleva dire ‘diminuiscono’? N.d.Ar.]gli elettori e la Gamba prende meno voti, certo la percentuale aumenta (se andava a votare da sola forse prendeva il 100%)
    • N. voti Gandolfi 879, 21,99%; Corti 776, 19,41%; Consolandi 454, 11,36%. I comunisti [ma quali comunisti? sono aziendalisti! N.d.Ar.] erano al 47,25% quindi non erano maggioranza.
    • Locatelli 1381, 39,49%; Carrara 405, 11,58%. Quindi ora abbiamo un totale di comunisti 1711 48,92% e destra 1786 51,8%
    Per quello che può valere, ma si tratta comunque di un dato significativo, se rapportiamo il numero degli aventi diritto al voto con i voti presi dalla vincitrice, si arriva alla percentuale del 27,58%, forse sui grandi temi (es. maxi moschea) sarebbe opportuno consultare i cittadini.
    [Forse, se il sistema dell’informazione anglorobicosassone non fosse drogato, se gli aziendalsimilprogressisti fossero in grado di dare la parola (invece di toglierla) a qualche intellettuale appassionato e razionale, in alternativa alle prepotenze e ai clisteri di condivisione serrana, e se a Curno esistesse una “destra” presentabile. Le dico papale papale che sono contrario. Non si può trattare il popolo come immonda plebaglia per tutto il tempo e poi d’improvviso chiamarlo a decidere di cose che capisce poco o punto, per connaturata incapacità di capire, per cattiveria congenita, per ignoranza e dopo esser stato oggetto di spaccio di paura e odio. Lei è autorizzato a dire che non sono democratico, se vuole. Se Curno non fosse il paese del gatto padano e, ultimamente, anche di MarcoBattaglia, si potrebbe perfino fare un dibattito intelligente, mettendo a confronto i concetti di “democrazia” e di “isonomia”. Ma penso che sarebbe fiato sprecato: il gatto padano vorrebbe dimostrare che lui pur essendo un agrimensore male acculturato ne sa di più di chiunque altro al mondo, in particolare nel piccolo mondo sgarruppato di Curno; MarcoBattaglia non ha tempo da perdere in cose che siano d’impedimento alla sua carriera. N.d.Ar.]

    Se penso al titolo di bergamonews “Luisa Gamba eletta sindaco: Curno ha scelto di essere un paese civile” mi viene da vomitare.

    • I numeri? Sì, parliamo di numeri, ma dei numeri che siano rilevanti ai fini del ragionamento. Evitiamo invece il cazzeggio numerico

      Non è vero che non mi piacciono i numeri. Ho affermato ultimamente, e credo di averlo affermato altre volte, che non mi piace il cazzeggio. Del resto, non esiste soltanto il cazzeggio giuridico, esiste anche il cazzeggio numerico. Tra l’altro gli avvocati in primis – grandi cazzeggiatori per ragioni professionali e per distorsione mentale – quando possono si dilettano moltissimo essi stessi di cazzeggio numerico. Come pure di cazzeggio numerico fanno ampio sfoggio i mongomanager quando proiettano le loro fetide slàid, o quando pretendono di “farci la testa ad acqua” snocciolando cifre irrilevanti, alle quali assegnano grande importanza (un caso tipico di fallacia logica per ignoratio elenchi).
      Un analista serio, non cazzeggiante, prenderà in considerazione i dati numerici rilevanti ai fini della questione posta sul tappeto, trascurando tutti gli altri. Ebbene, nell’analisi del voto curnense, come avrò modo di scrivere in un articolo che ho “in canna”, ma che per il momento non trovo il tempo di scrivere, il dato rilevante è che la metà di coloro che si sono recati alle urne, più qualche decina, si è espressa contro la moschea. Indipendentemente dal fatto che la cosiddetta Maximoschea fosse una bufala, il dato non può essere preso sottogamba, come pure si pretenderebbe di fare da parte degli aziendalsimilprogressisti. Il fatto che una bufala come quella della Maximoschea abbia preso piede a Curno dimostra, in ultima analisi, il fallimento della politica di superba e ipocrita “sobrietà” della dott.ssa Serra. Viene il sospetto che la dott.ssa Serra volesse con la sobrietà attuale dimostrare che già in passato fu giusto essere “sobri”, quando fece spallucce in occasione del tentativo di ispezione della cosiddetta moschea in modalità di provocazione, pensato da Pedretti e fortunatamente sventato da Gandolfi. Come dire: una mano lava l’altra. Ma la sobrietà mostrata nel 2009 dalla dott.ssa Serra fu – come abbiamo più volte fatto presente in questo giornale – indifferenza etica. E la sobrietà di oggi è stata la dimostrazione di una totale inadeguatezza politica. Uno sfoggio di determinazione che avrebbe potuto trascinare i curnensi nel baratro, qualora il voto della fasciofemminista (che voleva anche lei scongiurare il pericolo della fantomatica Maximoschea) non avesse impedito la presa di potere di Locatelli e, dietro Locatelli, dei furbacchioni che avevano riservato a danno dei curnensi una strategia della tensione con i fiocchi. Un brutto esperimento dove ancora una volta, a danno dei curnensi, qualcuno giocava a fare il sodomita con il deretano altrui.

  35. Gigi permalink

    Non lo faccio spesso, ma siccome vivo a Curno da 15 anni, ho votato anche e io volevo capire che aria tira e ho guardato i cosiddetti social.
    Ho partecipato alle votazioni ma messo scheda bianca, tanto per chiarire.
    Alla fine Vivere Curno ha vinto, ha preso quasi il 50% dei voti.
    Cosa leggiamo su facebook invece? Da una parte c’è chi si toglie sassolini dalle scarpe: a che cazzo serve? A perdete solo punti. Dall’altra parte, quella di coloro che hanno perso, e che credevano di vincere, si sente parlare di un bel risultato. Un bel risultato????
    Ma cosa dicono? Quelli dell’Obiettivo han fatto venire tutti, tutti, mai vista una parata di boss di partito del genere a Curno sono venuti tutti, tranne il Berlusca che forse non tira più e sono riusciti a non arrivare al 40%,
    Avanti così, ce ne saranno ancora tante di schede bianche e di Luise Gamba e di Perlite ecc.
    Sempre le stesse facce, sempre le stesse polemiche, la solita minestra che si riscalda in eterno.
    E la Carrara che rompe i coglioni e fa la lista per romperli, e il Pedretti e il Fassi e il Gandolfi e il Corti (amò tùrna) e il Locatelli.
    Spero siano gli ultimi botti di una polemica che dura da 10 anni sempre uguale e sempre noiosa che non porta mai a un cazzo.
    Se ci fossero stati i 5 stelle secondo me stavolta facevano il botto a Curno, ma non c’erano, così tocca aspettare altri 5 anni.

  36. Osservatore permalink

    I soliti sapientoni dicono che anche il grattacielo attualmente più bello al mondo sia un ecomostro.
    Vedi intervista seguente:
    http://video.corriere.it/dentro-bosco-verticale-video-360-grattacielo-piu-bello-mondo/e4e1cd7a-5049-11e7-a437-ba458a65274a
    Vito Conti, Benedetti, Serra, Morelli, Pedretti,Corti, Locatelli avete commenti da fare?
    Sia chiaro Bodega non è Boeri, su questo siamo già tutti d’accordo, il ragionamento in realtà sapete bene qual è! o no?
    A proposito è Boeri il papà dell’ ecomostro mediolanense?

    • Io l’avverto: lei sta toccando un argomento scottante. Quando si parla di architettura, in particolare di architettura del paesaggio e di architettura “biologica” (ohibò!), di “bio” in generale, [*] di piste “pedociclabili” (anche sui grattacieli, perché no? Non avete visto Metropolis?) il massimo esperto mondiale è il gatto padano. Se lei tocca l’argomento, muore! Ma che dico: Metropolis? Il gatto pasano potrebbe spiegarvi che con la banda larga (squit, squit, squit! piace tanto parlarene alle persone di cultura abborracciata, si presta al cazzeggio multiplo carpiato) si potrebbe fare di più e meglio. Cose che voi mortali, che non siete agrimensori male acculturati, e magari avete anche studiato latino, greco e meccanica razionale, non potete nemmeno immaginare.


      Il film Metropolis di Fritz Lang: il maestro aveva studiato architettura alla Technische Hochschule di Vienna, accettò da Goebbels l’incarico di dirigente dell’industria cinematografica di Stato, scappò dalla Germania la sera stessa dell’incarico (sospettava una trappola). I suoi film furono avversati dal regime nazista (per esempio, il Dottor Mabuse), eppure Hitler vedeva e continuava a rivedere Metropolis. Gli piaceva l’idea della divisione della città: nelle viscere della terra i reietti, gli inferiori; nei grattacieli con i giardini pensili i privilegiati. Hitler era un pazzo sognatore, a molti pazzi piace progettare nuove forme di vita associata, e sognano di costringere gli uomini a “condividere” il parto della loro follia.

      ………………………………………………………
      Nota – A proposito della mistica “bio”: anche la merda è “bio”, anche i pompini vegani, quelli senza ingoio praticati con condom vegetale, sono “bio”. Anche il petrolio è “bio”, perché la sua formazione deriva dalla decomposizione di organismi animali e vegetali in ambiente anaerobico.

  37. ALGIDO permalink

    Per completezza di Informazione

    La Lista Vivere Curno ha ottenuto la maggioranza assoluta (oltre il 50% dei voti) in due seggi, rispetto a una distribuzione abbastanza omogenea.

    I seggi sono:
    • il numero 6 (Marigolda) un tempo granaio di Forza Italia, ma che era stato quello in cui anche al referendum dello scorso 4 dicembre prevalsero i sì.
    La % è stata del 53,7% per Vivere Curno e del 37,4% per Obiettivo, solo 8,9 per Curno Cambia.
    [Oddio, che non lo si dica in giro, perché gli odiatori di Nusquamia ne soffrirebbero moltissimo. Possiamo azzardare che alla Marigolda alcuni “grandi elettori” leggano Nusquamia? In effetti, Nusquamia si era espressa a favore del “Sì” referendario (come male minore), e per il voto a vantaggio della compagine crurale (sempre come male minore). Ma che nessuno si preoccupi, sono perfettamente consapevole dei limiti di questo giornale che, come dicono, «non è letto da nessuno e non conta un cazzo». N.d.Ar.]

    • il Seggio 1 (anche se solo con il 50,1% e il 38% per Vivere Curno) che è il seggio che per puro caso si sviluppa intorno al Centro Islamico.
    [Il dato della Marigolda non mi stupisce. Questo invece sì, almeno un po’. Dipende forse dal fatto che non conosco la sociologia degli abitanti di questo quartiere/distretto elettorale. Non dovevano essere bottegai e cittadini impauriti, sciure Rusine maldentate, vecchi prostatici rincoglioniti e ludopatici? Cioè l’elettorato più sensibile alla predicazione fascioleghista? C’è un sociologo che possa darci ragguagli in merito? N.d.Ar.]

    Proprio nella zona del seggio 1 Sono stati fatti Gazebo ad Hoc, una grossa campagna di sensibilizzazione e vari banchetti di raccolta firme (pro obiettivo Curno ovvio).
    Qualcuno ci capisce qualcosa?
    Vivere Curno è andata meglio della media nelle due zone dove era logico attendersi per vari motivi l’opposto.
    [Sì, ma non perdiamo di vista il dato più interessante, non facciamo finta di non capire. Il dato più interessante da discutere, riguardo all’immediato è: come mai la diceria della MAximoschea, da noi denunciata immediatamente, ha fatto presa sull’elettorato così tenacemente, considerato che la metà degli elettori di Curno, di tutta Curno, più qualche decina, si è di fatto, espressa contro la moschea? Non è forse evidente la totale indadeguatezza politica della dott.ssa Serra ad analizzare la situazione, a capire i cittadini e a svolgere un ragionamento persuasivo (dunque senza sorrisetti asseverativi, che fanno girare le palle a chiunque non sia un santo)? E perché la dott.ssa Serra si è ostinata a mantenere questa linea di ipocrita, superba e perniciosa “sobrietà”? Forse per mascherare quella “sobrietà” precedente (in realtà, indifferenza etica), quando la dott.ssa Serra fece spallucce al tempo (2009) dell’ispezione della moschea in modalità di provocazione, voluta dal Pedretti e sventata da Gandolfi? E riguardo al futuro la domanda è: la dott.ssa Gamba avrà capito l’antifona? N.d.Ar.]

  38. Osservatore permalink

    @Algido

    Mi sa dire di preciso per cortesia la zona 1 che confini ha a grandi linee? C’è anche la zona in cui abita la Serra? È forse quella zona che in sostanza è già Bergamo e che con Curno c’entra soltanto a livello burocratico? Insomma, la zona Serra è forse vicina al c.d. centro islamico? Se la zona Serra, che è da tutt’altra parte, fa parte della zona 1 allora il ragionamento di Algido non vale nulla. Se invece la zona 1 non comprende la zona di via Trento e via Trieste allora si potrebbe fare una riflessione.

  39. Il pompino è condannato dall’ideologia vegana, se non è protetto da condom speciali. In pratica, il “pompino Erasmus” è condannato senza possibilità d’appello

    Leggo quest’importante presa di posizione della comunità vegana a proposito del pompino. A quanto pare la condanna del pomino libero non prevede eccezioni, nemmeno per il pompino Erasmus: sarebbe quello al gusto di menta [*] e rum messo a punto a Barcellona da una brigata di studenti erasmiani di tutta Europa, un pompino che non prevede l’uso di condom; altrimenti che pompino Erasmus sarebbe? Il pompino Erasmus è notoriamente uno strumento che «promuove l’unità europea, la cooperazione internazionale, l’intercomunicazione e l’integrazione in ambiente accademico».
    Pare che a Curno un gruppo di ricercatori abbia fatto del pompino Erasmus l’oggetto di un’indagine approfondita, della quale siamo ansiosi di conoscere i risultati, in particolare sugli aspetti etici e nutrizionali. Da fonte bene informata apprendiamo che è in itinere una richiesta di finanziamento della ricerca, attraverso la ben nota società Enèrgheia, l’«impresa sociale» della Regione Lombarda che fornisce all’Amministrazione di Curno l’opportunità di corsi per “codisti” (poveri sfigati che fanno le code agli sportelli pubblici per conto degli impiegati con diritti sindacali), corsi di formazione per i disoccupati ecc. Comunque ecco il punto di vista della comunità vegana che, a nostro avviso, pone un limite alla benemerita attività di cooperazione e copulazione europea:

    Una delle domande che si pongono spesso i vegani è se una pratica simile possa essere considerata compatibile con la dieta da loro seguita, visto che si finiscono per ingerire sostanze organiche. La risposta è assolutamente no. Si tratta di proteine animali e, in quanto tali, secondo la filosofia vegana sono un ostacolo per il raggiungimento del benessere fisico e spirituale. Come se non bastasse, il ph dello sperma è leggermente basico e finisce per contrastare la percezione della frutta e delle verdura che si assume ogni giorno. Il consiglio è dunque utilizzare anche durante un cunnilingus [errore: si dice cunnilinctus: N.d.Ar.] o una fellatio dei condom cruelty-free liberi da caseina e lattosio, così da non creare alcun tipo di problema etico e nutrizionale.

    Si veda Sesso vegano: consigli e regole per chi segue una dieta vegana
    .

    ………………………………………………………
    [*] I più raffinati vogliono che invece della menta comune s’impieghi la hierba buena, importata da Cuba.

    • Differenza tra cunnilingus e cunnilinctus
      Una nota di 3^ F – Impariamo a esprimerci con proprietà di linguaggio

      Abbiamo visto nel brano citato nel commento precedente che, ancora una volta, si commette l’errore di chiamare cunnilingus (in italiano: cunnilingo) quel che propriamente si dovrebbe dire cunnilinctus (in italiano: cunnilingio). Cioè si confonde l’atto con l’agente. Leggiamo infatti nell’autorevole Dizionario latino del Lewis and short:

      cunnĭlingus, i, m., i.q. cunnum lingens, Mart. 12, 59, 10; [come si vede, nel caso di termini osé non si dà la definizione ingelse, ma si fornisce una parafrasi latina, preceduta dalla sigla i.q., che significa idem quod, cioè “lo stesso che”. N.d.Ar.]
      linctus, ūs, m. A licking: “nectaris,” Lucr. 6, 971 (v. Lachm. ad h. l.), Plin. 31, 9, 45, § 104; 35, 15, 50, § 177.

      Mentre la parola cunnilingus è attestata nel latino classico, e il dizionario riporta un luogo di Marziale dove se ne fa impiego, il cunnilinctus non è menzionato da autori della latinità classica, così pare. Ma è attestato linctus (“leccata”), presso Lucrezio e Plinio; niente ci vieta perciò di pensare che se qualcuno avesse scritto del cunnilingio avrebbe scritto cunni linctus, o anche, in una sola parola, cunnilinctus. Ai tempi dei Romani non esisteva la rete informatica e neanche la banda larga (squit! quella della quale parla, compiaciuto e in qualità di esperto, il gatto padano), le biblioteche antiche sono andate perdute, la produzione letteraria dell’antichità ci è pervenuta parziale e frammentata, grazie soprattutto all’attività degli scriptoria annessi ai conventi medievali.

  40. Il cazzeggio numerico non deve farci perdere di vista il discorso politico
    Domandiamoci se sia giusto che i curnensi facciano le spese degli errori e delle strategie della dott.ssa Serra

    Nel numero 399 del suo diario reziale di ordinaria psicopatica cattiveria e astuzia agrimensural-contadina, il gatto padano, che adesso ci fa sapere di essere politicamente vicino alla lobby dei riccastri aziendalsimilprogressisti di Libertà e Giustizia, riportava virgolettata una nostra affermazione riguardo alle elezioni amministrative curnensi: «si prevede un grande assenteismo, una diminuzione dei consensi agli aziendalsimilprogressisti». Scriveva che la nostra previsione «si darebbe rivelata una bugia» e, ammoniva: «Il domani si giudica dopodomani».
    Ora, ripeto, andare ad annusare con pedante acribia le cacate tabelle che riportano i numeretti, trasformare i valori assoluti in valori relativi, se conviene; o, al contrario, considerare solo i valori assoluti, se invece non conviene parlare in termini relativi e, soprattutto, inzeppare il discorso di numeretti pur di mettere in ombra il dato, politico prima che numerico, che caratterizza un’analisi seria, non mi appassiona. Anzi lo ritengo spregevole: è roba da ragionieri e agrimensori male acculturati, sono mezzucci degni di avvocati azzeccagarbugli.
    Però, per l’ultima volta: pare che la percentuale dei votanti sia scesa dal 68,43% al 57,76%, così c’informa un lettore di Nusquamia (vedi il commento “11 giugno”). Pare inoltre che nel 2012 gli aziendalsimilprogressisti prendessero 1899 voti; qualche giorno fa, invece, ne han presi 1711. Certo, cazzeggiando, si potrebbero trasformare i valori assoluti in valori percentuali e allora far sembrare che il consenso è aumentato (è quel che ha fatto Algido). In ogni caso, con buona pace del gatto padano… vabbè, lasciamo perdere. Quello è capace di insistere, di negare, di negare tutto, anche l’evidenza; come un tempo le mogli fedifraghe.
    Ripeto, perché scantonare? Consideriamo i dati politicamente rilevanti che sono:
    • Voti di preferenza per gli aziendalsimilprogressisti: 1711
    • Voti di preferenza per i desperados: 1381
    • Voti di preferenza per la lista della fasciofemminsta: 405
    Facendo le somme, 1711 voti agli aziendalsimilprogressisti (che soltanto all’ultimo momento abbondanarono la follia serrana che pretendeva “sobrietà” sulla moschea) contro 1786 voti alle liste di chi, come unico argomento forte, aveva quello d’impedire l’erezione della cosiddetta Maximoschea.
    Cioè, più della metà degli elettori era favorevole a chi aveva agitato la questione della moschea. E quand’anche si volesse applicare un fattore di ponderazione per smussare l’argomento della moschea, che non sarebbe stato l’unico motivo di votare contro l’esperienza serrana, se si vuol essere onesti appena un po’, non credo che possa essere portato a un valore inferiore all’80%. Il dato politico di fondo rimane quello e suona come una condanna senza possibilità d’appello a carico della linea d’ipocrita sobrietà fermamente e prepotentemente voluta dalla dott.ssa Serra.
    Sì, all’ultimo momento ci dev’essere stato uno scazzo, gli aziendalsimilprogressisti si sono ribellati: c’è stato il manifesto di Vivere Curno, c’è stato il volantino del Pd e Vito Conti finalmente ha detto in pubblico quel che prima aveva potuto dire solo in privato, e forse nemmeno in privato, perché la dott.ssa Serra non voleva. Ma la ribellione è arrivata troppo tardi; non dico che non sia servita, anzi forse è servita in extremis perché gli aziendalsimilprogressisti non vincessero ancora più malamente di come poi è avvenuto, o addirittura è servita per evitare di perdere. Ma il risultato è quello che abbiamo esaminato, di lì non si scappa.
    Avrà la dott.ssa Gamba il coraggio di fare chiarezza sulla vicenda, o preferirà ricadere nella spirale d’ipocrita sobrietà, tanto più che non ci sono elezioni in vista e che verisimilmente la sindachessa emerita non ha intenzione di deporre il telecomando della coalizione aziendalsmilporgressista?
    Secondo me sarebbe ora di sconfessare la linea d’ipocrita sobrietà, anche perché contestualmente gli aziendalsimilprogressisti potrebbero lavare l’onta dell’indifferenza etica manifestata al tempo di quella famosa tentata ispezione della moschea in modalità di provocazione. Se mettiamo insieme l’indifferenza etica riguardo alla moschea di allora (quella sotterranea) e la sobrietà riguardo alla Maximoschea futuribile (quella della diceria) non sarà difficile capire che con la sobrietà di oggi la dott.ssa Serra volesse coprire l’indifferenza etica di ieri. Ma è giusto che i curnensi siano vittime degli errori e delle strategie della dott.ssa Serra?

  41. ALGIDO permalink

    Certo in valori assoluti i voti sono stati meno.
    Sono stati meno in tutti i comuni d’Italia, basta leggere i dati del Viminale. E Curno è piu o meno in media con questo calo (un dato negativo, ma si è votato a scuole chiuse e con le ferie in canna)
    A Curno un 10% in meno del 2012
    Se li riportiamo al 68,5% fa 1882 voti, praticamente lo stesso numero del 2012 1899,
    La % è però piu alta a causa del 2,5% quasi di schede bianche e nulle (di solito non si arriva al 0,5%).
    [Ma perché dovremmo rapportare i 1711 voti del 2017 alle percentuali di partecipazione al voto del 2012, per poi concludere che con quella partecipazione i 1711 voti del 2017 equivalgono ai 1899 del 2012? Mi sembra una stortura mentale, prima ancora che un triplo salto carpiato con giro di morte: roba buona per gl’idolatri del cazzeggio numerico. Perché non accettare papale papale che a Curno ci fossero cinque anni fa 1899 persone che diedero la fiducia agli aziendalsimilmprogressisti e che oggi, per questa o quella ragione, sono diminuite? Precisamnte, mancano 188 voti. Ma, ripeto, non è questo il dato politicamente rilevante. Il dato rilevante è che, se non ci fosse stato il provvidenziale intervento della fasciofemminista, gli aziendalsimilprogressisti rischiavano di perdere. E questo sarebbe stato il bel risultato della caparbietà serrana. Il dato politico rilevante è che la Serra dovrebbe essere messa sotto processo e che la Gamba dovrebbe guardarsi bene, nel futuro, da assumere pose ducesche e serrane. Anche lei, come se la tirannide serrana non avesse messo a dura prova la capacità di sopportazione dei curnensi. N.d.Ar.]

    Ma a parte tutti i ragionamenti, vorrei sapere perchè se qualcuno nel 2011 eccepiva che a Ponte San Pietro con il 30,5% la Lega Vinse e prese il 70% dei consiglieri lo stesso non possa valere con Curno dove i voti sono quasi il 49%.
    [Infatti, chi eccepisce riguardo al diritto di governare degli aziendalsimilprogressisti e di cuccarsi i consiglieri che si cucca fa un ragionamento mentulato (cioè un ragionamento del cazzo), anche indipendentemente dalla pezza d’appoggio analogica di Ponte san Pietro. N.d.Ar.]

    Comunque un argomento che non scalda, perchè solo in un caso a Curno le liste di centro sinistra anche alle politiche superarono il 50%. Fu nelle elezioni Europee del 2014 (46,7% PD). Un dato che non credo sia ripetibile. Ad ogni modo. La Campagna elettorale è finita. Le elezioni sono state regolari. Le valutazioni politiche fatte (le ha fatte chi ha vinto, forse le ha fatte anche chi ha perso).
    [Eh no, siamo già arrivati così, velocemente e come d’emblée, al diritto all’oblio? Al “chi ha dato ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ha avuto”? Eh, no! Si richiede una seria riflessione sulla perniciosa politica d’ipocrita sobrietà della dott.ssa Serra! Quella politica per cui non si doveva prendere di petto il tema della moschea. Perché poi? Forse per seppellire il ricordo dell’indifferenza etica del 2009, che inevitabilmente sarebbe riaffiorato? Se così fosse, sarebbe un comportamento politico orrendo. Perciò postulavo un processo all’operato della dott.ssa Serra. Un processo a porte aperte, a Curno, e non a porte chiuse, come probabilmente c’è già stato, nel Pd di Bergamo. Perché cose del genere non succedano più e la dott.ssa Gamba ne tenga conto: chi sbaglia, quanto meno ammetta di avere sbagliato. ‘Dura lex, sed lex, etiamsi cacata’. N.d.Ar.]

    Adesso si valuti il rispetto del programma da parte della maggioranza e il comportamento e le proposte delle minoranze.
    [Sì! Così, che facciamo? Ci mettiamo ancora nelle mani degli avvocati, istituiamo un nuovo rito di cazzeggio? N.d.Ar.]

    Tra qualche settimana, complici le vacanze estive diciamo tra tre mesi, gli animi si saranno placati, 5 anni sono tanti, tante cose cambieranno.
    Ci saranno i rinnovi dei Circoli PD e Lega, entrambi i coordinatori a quanto dicono non saranno riconfermati in forza di regole interne (max 2 mandati Lega e max 2 mandati PD) e forse anche in virtu di scelte personali. Di Forza Italia non so, non ho idea.

    E poi nel merito..
    Le scelte urbanistiche sono fatte e definite, il PGT approvato nel 2013, la Variante approvata nel 2017, le opere pubbliche finanziate o in fase di partenza, comunque programmate. Tutto si muoverà e si ragionerà su cose che avranno un impatto a Curno, non più sull’aria fritta.
    [Veramente ci sarebbe quel quintale di cazzeggio giuridico depositato al protocollo del Comune (dunque non sto parlando del malloppo di 15 pagine lette da Gandolfi in Consiglio). Locatelli aveva promesso tuoni e fulmini, aveva giurato che avrebbe fatto ricorso. Anche il gatto padano aveva sibilato la possibilità di ritorsioni (però dava assicurazioni formali che non avrebbe lui personalmente sporto denuncia. Invece sui documenti che lui insinuava fossero stati involati da Gandolfi in relazione al collaudo del Bibliomostro, ha minacciato di procedere personalmente. Il gatto padano accusa l’Amministrazione Gandolfi, forse anche quella serrana, di danno erariale. A che punto è la denuncia? Coraggio, ché ci divertiamo). Per quanto poco conti la mia opinione, penso che non se ne farà niente. Quel cazzeggio giuridico non aveva il fine di contrastare la variante del Pgt, ma di far scattare l’intervento degli uomini di panza, in caso di vittoria della Ndoc. Conteneva infatti la polpetta avvelenata della moschea: di qui sarebbe scoccata la scintilla della strategia della tensione e l’esportazione del “modello Curno” in tutta Italia, nel caso gli fosse andata bene. Invece gli è andata male, per fortuna. N.d.Ar.]

    In tutto questo quadro, abbastanza chiaro, stride l’assenza della Lega NORD IN Consiglio. Con nessuna possibilità veloce di ripescaggio (si dovrebbero dimettere almeno 2 consiglieri di obiettivo Curno e non credo che Paolo Cavagna e il consiglere Bugini abbiano la minima volontà di farlo, ma non ci metto la mano sul fuoco.
    Questo l’unico elemento politicamente stridente, perchè l’assenza della Lega credo sia frutto di scelte e forse in ultomo di flussi di preferenze, non della mancanza di un elettorato, che anche qui a Curno è certamente presente.
    In quel 39% presumo che almeno la metà siano elettori della Lega, forse ce ne sono anche nella lista della Carrara, senz’altro.
    [Beh, si è avverato quel che ho detto fin da principio: il progetto era quello di cannibalizzare l’elettorato leghista, perché così voleva Alessandro Sorte, con volontà mascellare. E così è stato. Chissà quante volte l’abbiamo detto a MarcoBelotti, da queste pagine: guarda che ti stanno facendo la festa. Non ha voluto darci ascolto, adesso si trova in braghe di tela. N.d.Ar.]

    Certo, la presenza della lista della Carrara ha disturbato Obiettivo Curno, di quel 11,5% (circa) però, sono certo (perchè ce lo hanno detto chiaro alcuni di loro) che una fettina li abbia levati anche a Vivere Curno. questo è sicuro. certo il grosso no, ma una fettina sì. Ma è solo un dettaglio.
    [Quelli dei similprogressisti e quelli stessi dello schieramento di destra che, pur di non votare Locatelli, hanno votato per la fasciofemminista, non sono mai stati in Consiglio, non hanno mai visto la fasciofemminista all’opera. Altrimenti non l’avrebbero votata. N.d.Ar.]

  42. Il nuovo segretario della sezione Pd di Curno

    Algido scrive nel commento precedente: «Ci saranno i rinnovi dei Circoli PD e Lega, entrambi i coordinatori a quanto dicono non saranno riconfermati in forza di regole interne (max 2 mandati Lega e max 2 mandati PD) e forse anche in virtu di scelte personali».
    • Riguardo alla Lega, è probabile che Marcobelotti mandi affarinculo tutti. Lo capisco e — aggiungo — farebbe anche bene. In fondo non è così grave perdere una partita politica. È gravissimo invece perdere l’onore, che MArcobelotti ha messo a repentaglio a suo tempo rifiutandosi di prendere di petto la questione “Pedretti”, ultimamente facendosi uccellare da Alessandro Sorte. Suggerirei che si tornasse a nominare segretario della Lega il buon Tarcisio: almeno ci divertiamo. Il Dolci è troppo serio e prende cappello se noi scherziamo sulla Lega. Somiglia un po’ alla dot.ssa Serra (si parva licet componere magnis: beh, la dott.ssa Serra non si lamenterà, visto che l’ho collocata tra i grandi): manca del senso dell’ironia.
    • Quanto al Pd, siamo tutti col fiato sospeso, perché tra i possibili candidati abbiamo:
    — Clara Colombo, la Irene Pivetti de noantri, in versione similprogressista, s’intende, molto determinata, burocratica fino allo spasimo;
    — MarcoBattaglia, il Bel-Ami [*] de noantri (perlomeno nelle intenzioni), l’esperto di Erasmus, che nel nuovo sito del Pd (finalmente: il precedente era la schifezza delle schifezze delle schifezze) è fotografatissimo e il cui indirizzo di posta elettronica è suggerito per i contatti (in linguaggio coglione: persona da “contattare”);
    — Andrea Saccogna-Gamba, il Trota de noantri, che appare in parecchie foto accanto a Marcobattaglia (il pargolo crurale, a dir la verità, sarebbe forse il meno peggio, se appena volesse ricordarsi che ha fatto studi classici nei quali è implicito il disprezzo per l’aziendalismo).

    ……………………………………………………………..
    [*] Si veda l’omonimo romanzo di Maupassant. Ma — dovrebbe essere evidente — l’analogia si limita all’ambizione, alla ricerca di tutti i possibili spiragli di carriera nei quali valga la pena infilarsi. Bel Ami divenne un protagonista dei salotti parigini, dove si decide la “grande politica” coloniale francese e, a differenza del suo autore, noto erotomane, detto “il toro normanno” (morì giovane per i postumi di una terribile neurosifilide curata tardi e male), sapeva tenere a freno la libido, che usava esclusivamente a fini di carriera. MarcoBattaglia prende le mosse da Curno per arrivare chissà dove: Bergamo? Milano? Strasburgo? Però attenzione ai brutti tiri del destino: consideri, tra un “evento” e l’altro, la parabola del Pedretti, e rifletta.

  43. Luca L. ex curnese permalink

    @ Algido

    Uno che ragiona così male non può essere una brava persona.
    [Beh, alle volte si ragiona male per mancanza di talento al ragionamento. O perché non si è avuta la fortuna di fare gli studi giusti, o d’incontrare le persone giuste. Oddio, se uno legge Nusquamia, qualcosa dovrebbe pur imparare, ma bisogna vedere qual è poi il suo quadro motivazionale, la sua psiche. Vedi per esempio il gatto padano, il quale leggendo Nusquamia ha imparato a non usare più gli acronimi e a moderare il ricorso ai termini del linguaggio coglione. Non per questo ha imparato a ragionare: gli piace troppo fare lo sbruffone, o sentirsi onnipotente, solo perché con argomenti di cazzeggio giuridico potrebbe effettivamente fare del male, o creare disturbo, a questo o quello. E allora non si controlla più, è più forte di lui. S’inventa capi d’accusa (Gandolfi e Fassi hanno fatto sparire dei documenti che avrebbero reso possibile il collaudo del Bibliomostro?) e fatti (come quando afferma che Aristide avrebbe studiato in un liceo di preti: ma quando mai?), prende lucciole per lanterne, copia & incolla capziosamente. E fa brutte figure, delle quali gl’importa poco. N.d.Ar.]

  44. Perlita Serra, sindachessa emerita [*] con il telecomando della giunta Gamba, ragazza-nonna: forse anche reggente di Curno?

    Leggo in un libro di storia che Magnus IV Eriksson (1316-74) fu re di Svezia dal 1319, all’età di tre anni, sotto la reggenza della nonna.
    Mi domando se questo dato di fatto, storicamente attestato, non possa costituire un precedente per Curno. Ma come reagirà la dott.ssa Gamba, potrà tollerare anche questo affronto che segherebbe le gambe al delfino/trota Andrea Saccogna-Gamba? Pare che MarcoBattaglia, sempre rapido nell’azione (manu promptus, in latino) intenda convocare una riunione degli Erasmus boys di Bergamo, la cui lobby, costituitasi in Assemblea costituente, si sarebbe arrogata il diritto di dirimere la questione, profittando del vuoto di potere e della mistica dell’Erasmus, per cui molto si dànno da fare le Erasnus girls: pare, con qualche successo.
    Se i curnensi non prendono provvedimenti immediati, sono belli che fregati. E pensare che è stata proprio la dott.ssa Gamba (con il contributo determinante di Max Conti) a pompare la resistibile ascesa di MarcoBatttaglia! E che lo stesso Saccogna-Gamba si è prestato a farsi fotografare insieme a MarcoBattaglia, a fini promozionali!

    Fermiamo MarcoBattaglia, finché siamo in tempo! Che gli si diano incarichi di gavetta, se proprio insiste, ma — per carità! in lat.; bona verba! — non gli si dia la possibilità di ordire convegni, eventi e simili occasioni di promozione della propria carriera. Le viscere dei curnensi sono già state messe a dura prova dai clisteri di condivisione della dott.ssa Serra.

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    [*] Vedo che il gatto padano usa l’espressione “sindaca emerita”, sostituendo al boldriniamente scorretto “sindachessa” il boldriniamente corretto “sindaca”. Se anche in questa occasione ricorre a espressioni lette su Nusquamia (vedi commento del 6 giugno in questa pagina: Dopo l’11 giugno, a urne chiuse, birra Desperados per tutti!) non ce n’abbiamo a male, anzi siamo contenti per lui. Però attenzione: il gatto padano può leggere tutti i giorni Repubblica, può anche leggere Nusquamia, ma se vuole uscire dalla palude agrimensurale ed elevarsi appena un po’, non gli rimane che studiare, e studiare seriamente. Poi ne riparleremo.

    • Un accorato appello alla dott.ssa Gamba: fermiamo MarcoBattaglia!

      MarcoBattaglia, che ha una voglia pazza di fare il fico (indovinate un po’ a chi somiglia: sì, avete indovinato, è quello che lo sponsorizza in fotografia, non quello piccolo però, quello grande), per farci capire che lui mastica la storia e che — addirittura! — ha dimestichezza col latino, e che dunque potrebbe ambire tranquillamente all’assessorato alla cultura, introduce nella sua pagina prosopobiblica il collegamento a una pagina reziale, con il titolo latino “Notitiae quae non erant”. Si capisce che volevano dire Fake news, cioè notizie farlocche. Però — oh, dio buono! — questo è un caso tipico di “falso amico”, un tipico scivolone linguistico degno di un agrimensore male acculturato che vuole fare il fico. Notitia in latino non significa “notizia”, che semmai si dirà nuntius (si può scrivere anche nuncius) o nuntium.

      Dott.ssa Gamba, se lei dà corda “culturale” a MarcoBattaglia caccia l’amministrazione in un brutto guaio, ne può esser certa, e non ci vuol molto a capirlo. Si consulti, la prego, con Andrea Saccogna-Gamba, che se non altro ha fatto gli studi giusti (ai quali però, da quel che ho capito, intende oppedere, cioè scorreggiare, per usare un vocabolo caro a Orazio, [*] per il gusto di posare le salmonidi chiappe su tutte le possibili poltrone presidenziali, alla maniera di Chicco Testa).

      ………………………………………………
      [*] Vin’ tu curtis Iudaeis oppedere? ‘Sermones’, IX, 70), cioè: “Vuoi tu far scorregge [cioè, irridere] agli ebrei circoncisi”? Così dice Orazio a uno scocciatore che intendeva fare il fico e raccontagli quanto è bravo a far questo e quello. Per liberarsene, Orazio ribadisce che proprio non può, senza contare che quel giorno cade di novilunio e per giunta è sabato. E un sabato che coincide con il novilunio per gli ebrei è sacrosanto. Naturalmente sono tutte scuse.

  45. Uomini veri, perché liberi
    Dedicato agli ambiziosetti ipercinetici e sudaticci, agli aziendalisti servili, alle donne determinate, agli agrimensori supponenti, ai piccolo borghesi senz’arte né parte, e soprattutto senza onore [*]

    Leggo in una cronaca del secolo XV:

    Quamvis Philippus, Burgundiae princeps, eius se terrae dominum vocet, re vera libera Phrisia est, suis utens moribus, exteris nec parere sustinet, neque dominari cupit. Haud invitus Phriso pro libertate mortem oppetit. Dignitas in hac gente militaris invisa; sublimem virum, qui se ceteris efferat, non ferunt. Magistratus annuos deligunt, qui rem publicam aequo iure disponant. Feminarum impudicitiam severius puniunt.

    Cioè:

    Benché Filippo principe di Borgogna si proclami signore di quella terra, in realtà la Frisia è libera, ha costumi propri, non sopporta d’obbedire agli stranieri, ma neppure desidera dominare sugli altri. I Frisoni per la libertà vanno volentieri incontro alla morte e presso di loro la carriera militare è tenuta in sospetto; non tollerano infatti un uomo che si voglia innalzare sopra gli altri. Eleggono i magistrati per un solo anno, che amministrino la cosa pubblica secondo equità e giustizia. Puniscono severamente l’impudicizia delle donne.

    ………………………………………………………
    [*] Potrei fare qualche esempio curnense. Ma i lettori di Nusquamia sanno a chi mi riferisco.

  46. Docente di geometria permalink

    La maleducazione del “Non m’interessa!”

    Il giornalista dice ” non m’interessa ” e, finalmente, l’intervistato dice ” interessa a me “.
    .

    Vedi:
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    Per sentire l’audio, fare clic sull’immagine. La frase incriminata (Non m’interessa!”), trucemente serrana, pronunciata dal giornalista, è a circa metà dell’intervista [N.d.Ar.]
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  47. Amarcord serrano
    In attesa di sapere se la sindachessa emerita assumerà incarichi in Consiglio, se comunque vi rimarrà, o se, invece: a) spiccherà il volo OltreCurno; b) farà la nonna, come promise mesi fa, senza mantenere (finora) la promessa

    Uno degli aspetti più antipatici e, francamente, più detestabili della “determinazione” serrana era la sua ansia di castrazione dell’avversario, soprattutto quando gli appunti che si muovevano alla sua amministrazione o a certe sue trovate d’ingegno di sapore politicamente corretto o autocelebrativo fossero presentati in maniera pacata, suffragata da argomenti certi e nel quadro di un’argomentazione razionale. Questo proprio non lo sopportava: preferiva, a suo tempo, le sparate del Pedretti o, più recentemente, le sceneggiate della fasciofemminista. Sulle sparate e sulle sceneggiate poteva esercitare il diritto al disprezzo, ma era disarmata davanti alla razionalità, perciò – zac! zac! – non tollerando di essere messa in discussione, ricorreva alla castrazione dell’universo del discorso, da attuarsi con tecniche ormai collaudate. Senza entrare nei dettagli, e senza ricordare l’episodio vergognoso della mordacchia imposta a Gandolfi al tempo in cui il sindaco del buon governo esponeva le sue buone ragioni contro i tentativi di stalking politico praticati dal Pedretti sulla sua amministrazione (era uno stalking che faceva molto piacere ai serrani), diciamo che una di queste tecniche, della quale la dott.ssa Serra abusò per molto tempo, era quella di togliere la parola affermando perentoriamente: «Basta! Punto! Non mi interessa!».
    Si andò avanti così per un po’ di tempo, finché Nusquamia ne fece un tormentone e la dott.ssa Serra, sia pure molto a malincuore, rinunciò a quest’arma. Io dicevo che a chi brandisce quest’arma di castrazione bisognava rispondere, immediatamente: «E invece interessa a me!». È un’ottima tecnica di difesa che io stesso praticai con successo, e che mi permisi di illustrare su Nusquamia.
    Avvenne però un giorno che la dott.ssa Serra non riuscisse più a trattenersi ed esclamasse, nel corso di un confronto di idee in Consiglio, la formuletta di castrazione incriminata: «Non m’interessa!». Gandolfi rispose: «Ma interessa a me!». La dott.ssa Serra a questo punto non fece una grinza, fece finta di non aver detto niente e la discussione continuò, senza castrazione.

    P.S. – La dott.ssa Gamba si comporterà meglio della dott.ssa Serra? Tutto lascia pensare che ci sarà un cambiamento di registro, sempre che la dott.ssa Gamba riesca a liberarsi della tutela della dott.ssa Serra (che potrebbe pretendere una continuità assoluta, soprattutto nel caso in cui le venisse comodo rimanere in Consiglio per scaldare i motori, fino al momento di spiccare il volo per Strasburgo o il Pirellone, se al Pd non le metteranno i bastoni fra le ruote). Ma è troppo presto per affermare se assisteremo a un comportamento migliore, o peggiore. La presenza in Consiglio della fasciofemminista potrebbe mettere a dura prova i nervi della dott.ssa Gamba, a meno che le due non firmino un patto segreto di non-aggressione.

  48. I britannici lo chiamano fair play, noi diciamo “comportamento corretto”

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    Facendo clic sull’immagine si accede alla pagina prosopobiblica del circolo Pd di Curno.
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    Saltano all’occhio due indizi, che non sono bruscolini, ma macigni:
    a) la foto di copertina della pagina reziale del Circolo Pd presenta fianco a fianco il vessillo europeo e quello del Pd: guarda caso, Marcobattaglia ha promesso una Curno più europea (in realtà Curno è già europea, per definizione, ma Marcobattaglia vuol usare i curnensi per iniziative mongoeuroburocratiche che favoriscano la sua arrampicata nelle mongoistituzioni europee);
    b) sotto la foto di copertina figura la piantina per la localizzazione del Circolo PD e, come per caso, quasi per riempire un buco, la foto di Marcobattaglia.

    Poiché MarcoBattaglia è uno dei referenti del circolo del Pd, del quale ancora per poco è segretario l’ineffabile Max Conti (colui che preparò nell’ombra il complotto serrapedrettista, rimanendo poi con un pugno di mosche in mano) e probabilmente ha le chiavi del sitarello, insieme con Andrea Saccogna-Gamba, ci domandiamo se sia corretto questo modo di promuoversi la carriera.

    Lo so, oggi non ci si vergogna più di mostrarsi ambiziosi oltre la misura che il decoro suggerirebbe; ammoniva Orazio (Carmina, I, 1, vv. 106-107): «Sunt certi denique fines, Quos ultra citraque nequit consistere rectum», cioè “V’è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto”. Oggi va di moda proclamare sguaiatamente la propria determinazione, lo so. A far che cosa, forse a fare il bene? No, a far carriera.
    Ma a noi, che siamo fatti all’antica, questa mancanza di decoro, questo sbracamento fanno veramente impressione. Lo so, MarcoBattaglia potrà dire: e allora, la dott.ssa Serra, che si faceva fotografare fasciata e tricolorata nel corso della consegna di un’auto, per giunta usata, al Comune di Curno? A quest’obiezione noi contro-obiettiamo che gli errori della Serra non giustificano gli errori di MarcoBattaglia.

  49. Disinformazione felina

    Il gatto padano sostiene (n. 413 del suo diario reziale):
    a) che Aristide ha frequentato un liceo di preti: falso; il mio liceo era quello frequentato da Antonio Gramsci, rigorosamente statale, ancorché avesse sede nell’edificio che qualche secolo prima aveva ospitato le scuole gesuitiche (che, com’è noto, servirono di modello per la costituzione del liceo classico nell’Italia post-unitaria);
    b) che Aristide avrebbe sostenuto all’Università gli esami di Analisi matematica, con l’Airoldi Vasconi (mai coverto, né come professore, né come autore di libri di testo), [*] e che per giunta li avrebbe ripetuti «2 volte più 2 volte», superandoli infine per il rotto della cuffia: falso
    c) che sarebbe lui, il gatto, l’inventore della locuzione “aggetto siffredico”: falso
    d) che avrebbe lui, il gatto, inventato per la dott.ssa Serra l’epiteto di “sindachessa emerita”: falso; forse ha scritto della concomitanza in Consiglio dell’ex sindachessa accanto alla nuova sindachessa (questo sì, mi sembra di ricordarlo, non ho difficoltà a riconoscerlo), ma la locuzione di “sindachessa emerita”, con richiamo al Cossiga “presidente emerito”, che si compiaceva della locuzione, e al Ratzinger, già babau dei cattoprogressisti, “papa emerito”, è di mio conio.

    Ma perché spendere tante parole? Per farsi un’idea del gatto padano, basta leggere i suoi trascorsi recandosi alla pagina Gatto padano. È rimasto famoso il suo tentativo di disinformazione sulla proprietà della società Enèrgheia, per cui vedi Il disprezzo: quando ci vuole, ci vuole. Di far brutte figure non gl’importa un fico secco, è importante per lui dare la stura alla cattiveria. Questa, in soldoni è la “cifra” del gatto padano.

    ……………………………………………………………………..
    [*] Una tecnica fondamentale, anche se ben conosciuta, della disinformazione è dare informazioni molto precise. Addirittura il gatto padano saprebbe con quale professore avrei sostenuto i difficilissimi esami di Analisi I e Analisi II. Così uno potrebbe essere indotto a pensare: beh, se il gatto dispone di informazioni così precise, sotto sotto ci dev’essere del vero. Roba da manovali dei servizi segreti d’un tempo. Il gatto padano sarà andato in rete per trovare il nome di quel professore, anzi di quella professoressa, che in effetti si trova nell’Annuario del Politecnico 1978-81. A occhio e croce, ho sostenuto i difficili e non cazzeggianti esami di Analisi matematica circa quindici anni prima ed escludo di aver mai avuto come docente o esaminatrice quella professoressa. Il gatto, nel costruire la disinformazione, dovrebbe prestare maggiore attenzione alle date. Così come ha commesso un errore riguardo a se stesso, quando ha attribuito (su Facebook) a una sua trasformazione allotropica studi al liceo scientifico Lorenzo Mascheroni, che però è stato fondato nel 1985. Escludo che il gatto abbia conseguito una maturità scientifica dopo aver frequentato quel liceo: per ragioni anagrafiche non può essersi seduto su quei banchi. Il gatto padano si rassegni, e subisca con rassegnazione quest’altra punizione.

    • Un liceo, quando i presidi erano tutt’al più tromboni, ma non ancora esecrabili presidi-monager

      Prendendo spunto dalla disinformazione del gatto padano, cui qui sopra accennavo, in particolare riguardo al liceo di preti che il gatto pretende ch’io abbia frequentato (ma chi presterà fede a questo gatto?), mi è venuto l’uzzolo di andare a vedere quel che ne avessi scritto. Ho trovato questi due articoli:

      Ricordi di liceo

      Aristide Murru, professore di latino e greco

      L’immagine qui sopra è tratta dal secondo articolo.
      Solo adesso, che sono avanti negli anni, e che per fortuna, a differenza della dott.ssa Serra, non ho il vezzo di chiamarmi “ragazzo” (orrore! merda al giovanilismo!), e semmai sono orgoglioso di essere un uomo, e un uomo d’onore, mi rendo conto della fortuna che mi è toccata. In particolare, la fortuna di aver fatto buoni studi, di avere ricevuto in casa una buona educazione, ancorché borghese, di avere incontrato alcune persone negli anni della formazione, fondamentali, che mi hanno fatto capire la differenza tra un uomo vero e uno sporcaccione: traduco così l’espressione sartriana di salaud.
      Pensavo da giovane che tutto sommato era nell’ordine delle cose che a quarant’anni si fosse conservatori e a sessanta reazionari. Ma i giovani devono avere un ideale, devono essere eroici, disinteressati: perché no? i giovani devono essere rivoluzionari. Mica gatti padani incattiviti e assatanati d’impossibili riconoscimenti istituzionali. Lo penso ancora adesso, e mi rammarico che non esista più nessun esempio per i giovani, che li induca a non essere sporcaccioni. Anzi, l’aziendalismo imperante, Maria De Filippi, la politica, perfino i presidi-monager che trafficano con il marketing scolastico, e sono còrrei del delitto di aver trasformato la scuola italiana in scuola di merda, fanno azione di malefica persuasione, perché i giovani siano sporcaccioni.
      Così giovani e così sporcaccioni: ma com’è possibile?

  50. Diego Fusaro invita i giovani ad essere un po’ meno sporcaccioni (in senso etico)
    È indisponente, ma almeno ha studiato

    Ci siamo occupati di Diego Fusaro due volte.

    • Nel febbraio 2016, commentando le sue parole sul mercimonio dell’utero dato in affitto (vedi Mamme buone e mamme cattive) scrivevamo:

    È solo un po’ indisponente quando parla, ma poiché lui i concetti li ha, varrà la pena seguire i concetti. Senza contare che sa parlare, e quel che dice si capisce benissimo: sia perché conosce l’arte dell’argomentare, e le parole sono ben scelte, sia perché non bofonchia e le parole sono ben articolate. Cioè non è come certi oratori curnensi ai quali inutilmente consiglio da qualche tempo di farsi un paninazzo spalmato di pasta d’acciughe, perché le loro parole risultino comprensibili, almeno sotto l’aspetto fonetico.

    • Osservavamo nel gennaio 2017 a proposito della presa di posizione del filosofo belloccio, docente al San Raffaele, sull’ideologia gender (vedi L’ideologia gender):

    Anche dando per scontato che Diego Fusaro sia un po’ faccia da schiaffi, val la pena ascoltarlo. Gli càpita spesso di dire con il tono sbagliato (asseverativo) cose giuste.

    Infine, poco tempo fa leggevo sull’Espresso un articolo (si veda Perché ci meritiamo Diego Fusaro), a proposito del fenomeno mediatico “Diego Fusaro”:

    È a questo tipo di sistema mediatico-commerciale, lo stesso che Fusaro dichiara di combattere, che interessa dare pubblica voce a uno come lui: parla di tutto perché è nulla quello che approfondisce veramente (preciso: nelle affermazioni che fa sui media), diffonde slogan facilmente comprensibili (uscire dall’euro, i migranti fanno comodo al capitalismo etc.), eccita gli entusiasmi del pubblico più arrabbiato con le troppe caste del nostro Paese. Uno che riduce la filosofia a “frasetta” da cioccolatino, con citazioni sapienti e totalmente decontestualizzate, che ai fini della comprensione di un qualsiasi problema non servono a nulla, salvo andare terribilmente a genio al tipo di televisione che si fa oggigiorno.

    Mi è sembrato un articolo onesto, che fondamentalmente risponde a un precedente articolo di due anni fa Che cosa abbiamo fatto per meritarci Diego Fusaro e che per demistificare il personaggio ricorre allo schema interpretativo di Guy Debord, l’autore della Società dello spettacolo, alla quale abbiamo più d’una volta accennato su Nusquamia. È un articolo onesto, perché non nega certe qualità di base del filosofo piacione ma ne condanna l’ipercinetismo e la superficialità. Insomma, non possiamo dire che Diego Fusaro sia ignorante, o sia uno sporcaccione come certi giovani che non sono mai stati giovani, e che sono passati dalla consolle del videogioco all’aziendalismo, all’impudìca determinazione, alla libidine di posare il deretano sulle poltrone schifosamente burocratiche e istituzionali. E non è nemmeno un gatto apdano male acculturato che si sforza di fare il fico, come se lui fosse veramente Zelig, e potesse passare per un urbanista di grido, o un uomo che con agrimensurale protervia possa insegnarci che cos’è la cultura, di quali “eventi” culturali s’abbia bisogno, e quante marchette Erasmus debbano essere incollate alle iniziative del Comune sfigato di Curno. Almeno Diego Fusaro, per quanto antipatico, ha studiato.

  51. Cacata carta permalink

    Cacatum non est pictum!

    Vedi:


    Per leggere l’articolo, fare clic sull’immagine.

    • Il poeta Heine ironizza sulla sua Germania
      E ricorre al linguaggio scatologico: Cacatum, non est pictum. Non era uno stronzo, a Parigi aveva stretto amicizia con Karl Marx, dunque non era “istituzionale”. Una lezione per gli sporcaccioni, giovani e meno giovani

      Complimenti al lettore di Nusquamia per il titolo che ha voluto dare alla sua segnalazione. Una bella zampata, un graffio che lascia il segno contro la burocrazia di merda, contro i mongomanager di Stato (ma quelli del settore cosiddetto privato, in realtà “intrallazzato”, più che privato, non sono meglio). Ha fatto un buon uso del latino, contrariamente al tentativo goffo di MarcoBattaglia di accreditarsi come degno di esser nominato assessore alla cosiddetta cultura, il quale pubblica, copiando & incollando, un commento intitolato “Notitiae quae non erant” (secondo lui, vuol dire Fake news). E così fa uno scivolone degno del Pedretti che proclamava, pur di apparire in un coniglio mediatico, “Tibet free”. Se poi MarcoBattaglia dicesse che però il Pedretti era l’autore dell’obbrobrio, mentre lui si è limitato a copiare & incollare, noi gli rispondiamo che Accà nisciun’ è fesso. Infatti, perché MarcBattaglia ha copiato & incollato? Per fare il fico, è evidente. Come il Pedretti, come il gatto padano. Vogliono fare i fichi, e poi vedete che gli succede!

      Invece, riguardo all’espressione Cacatum non est pictum, suggerirei di non seguire l’indicazione che nasce da una ricerca superficiale in rete, per cui ne sarebbe autore un pittore austriaco che non apprezzava Turner (ma come si permette?). No, tutto nasce da un poemetto satirico di Heine: Germania. Una fiaba invernale (XI, 44). Qui il sommo poeta tedesco descrive un suo viaggio di ritorno in Germania e via via che la attraversa, torna con la memoria agli episodi che hanno segnato la storia della Germania e ai suoi personaggi. Arrivato alla foresta di Teutoburgo, dove i Romani subirono una pesante sconfitta da parte delle tribù germaniche guidate da Arminio (in tedesco: Hermann) si domanda quale sarebbe stato il corso della storia se i Romani, invece di perdere tre legioni, avessero vinto. Non solo Augusto non avrebbe vagato inebetito nel Palazzo sbattendo la testa sulle porte e urlando “Varo rendimi le mie legioni! (Quincitli Vare, legiones redde! Vedi Svetonio, Vite dei dodici Cesari, II, 23) ma in Germania si sarebbe parlato latino!
      In particolare Heine, che non nutriva simpatia per la filosofia di Schelling e non apprezzava il pittore Peter von Cornelius, scrive con pungente ironia (rendo con parole mie l’essenziale):

      Schelling, come Seneca, andrebbe nella vasca da bagno [dove il filosofo cordubense si suicidò recidendosi le arterie]: così finalmente morirebbe come un filosofo. E noi diremmo al nostro illustre pittore Cornelius: “È cacato, non è dipinto!”.

      E, ovviamente, poiché in Germania si sarebbe parlato in latino, si sarebbe detto: Cacatum, non est pictum!

  52. Fonolinguista permalink

    “Carabinieri a casa di un noto imprenditore di Latina. Quella che ha esposto fuori dal suo balcone è una nota frase conosciuta sin dai banchi di scuola. ‘W la Fica’. L’imprenditore ha voluto provocare una reazione in merito al gay pride in svolgimento oggi a Latina”. La cronistoria dell’accaduto l’ha illustrata lo stesso – sconosciuto […]

    [Trascrivo qui di seguito il collegamento all’articolo: fare clic sull’immagine. N.d.Ar.]

    • Solidarietà all’imprenditore di Latina, con buona pace dei misosichisti

      So che è politicamente scorretto, ma non posso fare a meno di solidarizzare con l’imprenditore latino che ha voluto esprimere il suo autentico e liberatorio entusiasmo per il conno (come scrive il Belli), con buona pace per i “misosichisti”, cioè per gli spregiatori della fica (dal suffisso gr. μισο-, dal sost. μῖσος, “odio” + σῦκον, che in greco significa “fico” e “fica” + il suffisso gr. -ισμός, “-ismo”).

      Nota di 3^ F – Nella lingua greca antica è largamente attestato l’uso della parola σῦκον (“fico”) come metafora della vulva. La parola si diffuse nell’area mediterranea, e in Italia in particolare, dove “fico” venne declinato al femminile: “fica”. E questa sarebbe la ragione (tutta da dimostrare, però) per cui in italiano mentre diciamo il pero (l’albero) e la pera (il frutto), il melo (l’albero) e la mela (il frutto), diciamo invece il fico, e non la fica, per designare il frutto: onde evitare fraintendimenti, appunto.
      Si noti che se l’italiano assume il termine “fica” dal greco, la lingua greca moderna assume dal veneto “mona” un modo abbastanza diffuso di nominare, oggi, la fica: μουνί, che si pronuncia “munì”, appunto. Del resto il greco moderno contiene molte parole di origine veneta, soprattutto parole del gergo marinaro; e non è da escludere che la fica fosse una parola del gergo marinaro.

      Immagino che al misosichista gatto padano prudano la mani, e che leggendo queste righe, come riflesso pavloviano, stia pensando di fare una bella denuncia. Il capo d’imputazione dovrebbe essere quello di apologia di filosichismo, oggi messo all’indice dai cani da guardia del politicamente corretto. Non dimentichiamo che il gatto ha minacciato Gandolfi e Fassi di denuncia, qualora gli risultasse che costoro abbiano fatto sparire dei documenti dagli Uffici del Comune in relazione al collaudo di quella bojata pazzesca, il Bibliomostro partorito dalla mente di due agrimensori in preda a delirio di potenza. (A proposito, come va la denuncia?) I due agrimensori, viribus unitis, coltivarono un sogno buzzurro e pretendevano (forse pretendono ancora) d’insegnare la cultura a chi sa di latino e greco.

  53. Manca a Curno un’associazione degli amici dello jodler


    Per seguire il servizio della RSI (Radiotelevisione Svizzera Italiana), fare clic sull’immagine.

    La sindachessa emerita un tempo ricopriva l’incarico di presidentessa di un prestigioso organo dei Pd-ini di Bergamo, poi si candidò alla carica di sindaco curnense (paese non ancora bello da vivere, perché non era sindaco lei), e ci fece sapere che non faceva più vita di partito, perché intendeva dedicarsi tutta a Curno. Poi si presentò l’occasione di entrare nel Consiglio provinciale di Bergamo, e di ricevere un’importante delega nel settore dell’educazione e dell’integrazione, e fece sapere che avrebbe potuto fare anche la consigliera provinciale, senza tuttavia trascurare Curno. Poi, approssimandosi le elezioni amministrative del 2017, disse che non si sarebbe ricandidata alla carica di sindaco: ma nessuno doveva pensare che fosse una fuga da Curno, in attesa di una sistemazione prestigiosa OltreCurno. Disse che voleva fare la nonna. Ma, giusto a ridosso delle elezioni, apprendiamo — contrordine, compagni! — che si ricandida. Si ricandida, viene eletta, ma non è titolare di assessorato. Ci sarà una delega? Onestamente, se ci sarà una delega per l’amministrazione dell’area cosiddetta culturale, è meglio che vada a lei, piuttosto che a Marcobattaglia. Almeno la dott.ssa Serra ha avuto un’educazione borghese, possiamo sperare che sia un po’ meno disinvolta nel profittare del ruolo per iniziative autopromozionali (anche se, nonostante l’educazione borghese, la dott.ssa Serra più di una volta cadde in tentazione, anzi si abbandonò alla voluttà di apparire fasciata e tricolorata: ma adesso non ha più la fascia).
    Se però questa storia della nonna fosse vera, e la dott.ssa Serra volesse fare il consigliere semplice, senza avere altre mire e senza intendere curare dall’interno del Consiglio comunale la sua immagine in vista di prestigiosi incarichi OltreCurno, se insomma questa storia nonnesca non è tutta una manfrina per distrarci e far venire meno la nostra vigilanza, ecco, in qualità di consigliere semplice, e di ragazza-nonna (la dott.ssa Serra si sente una ragazza), e soprattutto in qualità di cittadina curnense ma anche elvetica, la sindachessa emerita potrebbe farsi promotrice di una nuova associazione , quella degli Amici dello jodler. Sarà sempre meglio, e più divertente, dell’Associazione degli Amici dei cani di Locatelli e Cavagna il Giovane.

  54. Cittadino permalink

    La Serra convocava i Consigli molto spesso di giovedì, soprattutto alcuni molto importanti, sapeva che Gandolfi il giovedì era l’unico giorno in cui non poteva, ma lei accampava giustificazioni di impegni vari dei componenti il Consiglio, in primis del segretario. Il Consiglio di ieri era di mercoledì, ma pensa un po’, non essendoci più Gandolfi in Consiglio, ecco che gli impegni adesso permettono di convocare il Consiglio tranquillamente anche in altri giorni della settimana che non siano il giovedì.
    Mah! Che vergogna!

    • L’astuzia contadina, lo stile, l’onore

      Curno è il paese dell’astuzia contadina. Un’ipotesi plausibile, ma non certa, per la convocazione delle sedute di Consiglio il giovedì, giorno “proibito” per Gandolfi, è che un refolo di tale astuzia contadina possa aver lambito la dott.ssa Serra, che pure ha ricevuto una buona educazione borghese, e dovrebbe essere lontana le mille miglia dal fare ricorso a certe gherminelle. Ma no, non ci credo, sicuramente ci saranno state delle “cause impedienti” [*] che impedivano, appunto, che le sedute di Consiglio si tenessero in altri giorni, diversi dal giovedì. E poi chi si crede di essere il GAndolfi? Forse l’opposizione intelligente? Ecco, noi dell’opposizione intelligente ci pul… Insomma, a noi piace l’opposizione di Cavagna il Giovane e della fasciofemminista, che si qualificano da soli. Di GAndolfi e di Aristide non ne vogliamo snetire nemmeno parlare, li ignoriamo, siamo sobri. Senza contare che una volta il Consiglio fu convocato il mercoledì, e Gandolfi non c’era.
      C’è da dire però che non sempre la buona educazione borghese ha tutelato la dott.ssa Serra da certe cadute di stile, come quando coglieva al volo l’occasione di esibirsi fasciata e tricolorata, con pretesti minimi, per esempio allorché fu consegnata al Comune di Curno un’auto a propulsione ibrida, per giunta il “prodotto” consegnato era un “usato ricondizionato”. E lei c’imbastì una cerimonia, in favore di fotografo, a testimoniare quanto lei e la sua giunta fossero ecologici, verdi, naturalisti, politicamente corretti. E poi ci fu tutto un indotto di redazionali sulla stampa anglorobicosassone, tra l’altro senza opportuna e doverosa segnalazione del contenuto pubblicitario dei medesimi.


      Questo articolo è in realtà un redazionale, a favore della nota casa automobilistica Toyota: è chiaramente riconoscibile, sorridente, la dott.ssa Serra presente come involontaria testimonial, ma anche volontaria organizzatrice di una cerimonia di consegna dell’autovetura. La dott.ssa Serra afferma che la sua presenza nel redazionale è cosa irrilevante, anzi si dice «lieta» di contribuire «ad incrementare le vendite del concessionario Toyota di Curno».

      So che parole come “deontologia” ed “etica” sono ormai sputtanate, visto che oggi si parla di “banca etica” (merda!): insomma, roba ormai da mongomanager ignoranti che tengono corsi di formazione a mongomanager-schiavi e schiavi-impiegati ancora più monghi e più ignoranti di loro. Dunque non uso queste parole (ah, mi viene in mente che in Consiglio parlò di “etica” anche Cavagna il Giovane!), però potrò dire che s’è qualcosa che non va? O non lo si può dire? Cioè: basta, punto, non m’interessa?
      Se poi qualcuno vuol dire che questo è un paese di merda, anche perché non c’è onore, beh, a me non rimane che ammirarne il coraggio. Per esempio, pur non essendo d’accordo con tutto l’articolo ho apprezzato che il tema dell’onore fosse — almeno questo — toccato da Maurizio Viroli sul Fatto quotidiano: La nostra Repubblica fondata sul disonore.


      Per leggere l’articolo, fare clic sull’immagine.

      In particolare, avrei apprezzato di più l’articolo se fosse stato messo in luce che nella Repubblica italiana è senza onore non soltanto la classe politica, ma ormai tutta la classe dirigente, sono senza onore tutti i professori che non fanno niente per ribellarsi alla scuola di merda e burocratica, sono senza onore i giovani sporcaccioni assatanati di visibilità e di carriera, sono senza onore praticamente tutti i cittadini, tranne la minoranza dei lavoratori che lavorano facendo lavori onesti (non tutti i lavori sono onesti). Non so come, ma in questo paese di merda si è riusciti a ottenere che mediamente, salvo rarissime eccezioni, i giovani siano tutti senza ideali e senza onore. Come scrivevo in un commento precedente: così giovani, e così sporcaccioni. Un’altra cosa che non mi è piaciuta nell’articolo è l’accanimento contro la Boschi: sì, ha sbagliato, è vero. Ma Gesù ebbe pietà della Maddalena: come possiamo noi non avere pietà della Madonna di Arezzo? Suvvia, diamole il bacio del perdono! Uno alla volta, però, per carità!

      …………………………………………………………………
      [*] A proposito di cause impedienti, riportiamo questo dialogo dai Promessi sposi, tra quel furbacchione di don Abbondio (contadinescamente astuto, manco fosse un gatto padano) e Renzo, che invece era un bravo operaio, un artigiano, uno che ha il senso dell’onore e che giustamente non sopporta l’astuzia contadina:

      — Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?
      — Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?
      Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,…
      — Si piglia gioco di me? – interruppe il giovine. – Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?

      • P.S. – Quanto a uscite mediatiche in modalità fasciata e tricolorata la dott.ssa Gamba sarà migliore della dott.ssa Serra, almeno in questo? Tutto sta a vedere se e per quanto tempo la dott.ssa Serra avrà per le mai il telecomando della Giunta Gamba. Perché certamente la dott.ssa Serra non vorrà fare la figura di quella che profittava di tutte le occasioni per esibirsi. Perciò tenderà, se ne avrà il potere, e se non si sarà trasferita OltreCurno, seduta su qualche prestigiosa poltrona, , a costringere anche la Gamba a uscire in pubblico, anche lei fasciata e tricolorata, se non altro in forma di slàid. E avrà un bel dire la dott.ssa Gamba che no, lei non vuol apparire, semmai fotografino l’Andrea Saccogna-Gamba, ma lei proprio no. E la dott.ssa Serra, con un sorrisetto asseverativo e con un tono che non ammette replica: — No, cara Luisa. Tu devi. Punto.

  55. Il comandante Ettorino non sa se piangere o ridere

    Il comandante Ettorino ci ha mandato questa sua foto, accompagnata da un foglio recante il messaggio che qui di seguito riportiamo:

    a) La Ndoc non ha toccato palla, proprio come dicevi tu, compagno cittadino; [*]
    b) Forza Italia ha cannibalizzato l’elettorato della Lega nord: in Consiglio non siede nessun candidato leghista, a meno che Cavagna il Giovane, indispettito perché non è stato designato candidato sindaco, non decida di fondare un gruppo consiliare leghista; a parte questa divertente possibilità, riguardo alla cannibalizzazione avevi ragione tu, compagno cittadino;
    c) La Ndoc avrebbe vinto se non ci fosse stata la “provvidenziale” candidatura della fasciofemminista, e avrebbe vinto non solo perché anche Curno teme lo nero periglio che vien da lo mare (al tempo di Brancaleone, i pirati saraceni; oggi, profughi e immigrati cosiddetti economici), ma perché a Curno quello della moschea, che era un falso problema, è divenuto un problema oggettivo a causa della cocciutaggine della dott.ssa Serra. Anche in questo avevi ragione tu, compagno cittadino, e hai ragione quando affermi che gravissime sono le responsabilità della dott.ssa Serra. Anche concedendo che il Pd sia un partito aziendalista, e non più di sinistra, bisognerebbe comunque processare la dott.ssa Serra: tutto il contrario che farne la nonna nobile della similsinistra aziendalista curnense.
    d) Locatelli lamenta che sia stata approvata la variante al Pgt «con il Piano delle attrezzature religiose che comprende anche il cento islamico». Viva la sincerità! Questa è la vera ragione del gran cazzeggio tecno-giuridico sul Pgt; si gridava allo scandalo per la colata di cemento per attrarre con spudorata manovra inculante Fassi e Gandolfi in una congerie di appunti tecnici “puri” che conteneva la polpetta avvelenata, e tutta politica, della moschea; più in generale, si voleva coinvolgere Curno in una strategia di ampio respiro, della quale forse lo stesso Locatelli era ignaro (per non parlare di Cavagna il Giovane, che cade dal pero), ma che Alessandro Sorte doveva aver ben presente. Non ne sono sicuro, ma penso, compagno cittadino, che tu ti sia avvicinato alla verità, quando hai scritto di una strategia della tensione che avrebbe visto i cittadini curnensi svolgere il ruolo di carne da macello elettorale.
    e) rimango del parere che se a suo tempo Marcobelotti avesse affrontato, com’era suo dovere, il caso Pedretti, oggi la Lega nord non sarebbe a Curno maciullata e destituita di credibilità; inoltre se MarcoBelotti avesse affrontato il problema dell’immigrazione non in termini squallidamente elettorali, a rimorchio di Salvini, ma in termini scientifici, alla luce del I principio della Termodinamica, come hai fatto tu su Nusquamia, compagno cittadino, ebbene avrebbe fatto un figurone e forse avrebbe potuto ritagliarsi un ruolo in una Lega nord della quale dire che ha perso la spinta propulsiva è poco; sarebbe più giusto dire che politicamente è infognata (in politica i numeri non sono tutto, cioè sono tutto quando mancano le idee; altrimenti contano la cultura, l’intelligenza e — perché no? — l’ideologia).

    …………………………………………………………..
    [*] “Compagno cittadino” è una citazione dall’incipit del canto per i morti di Reggio Emilia: «Compagno cittadino, fratello partigiano, teniamoci per mano in questi giorni tristi…». È probabile che i giovani sporcaccioni senza ideali, aziendalisti e assatanati di carriera non sappiano niente né di questa canzone, né di Fausto Amodei, il suo autore, né del gruppo di Cantacronache e forse nemmeno dei morti di Reggio Emilia. E poi non basta saperlo, perché se lo sanno, poi vanno in giro spudoratamente a fare i fichi e proclamano: io lo so! E vogliono la medaglietta, e un supplemento di carriera. E allora è meglio l’ignoranza. No, gli ideali bisognerebbe viverli, generosamente, almeno una volta nella vita. Per non parlare degli sporcaccioni anziani, ma quella almeno è perduta gente.
    C’è differenza, tra fare il volontariato in un gruppo che poi ti agevola nella carriera e vivere un ideale, disinteressatamente e magari contro il tuo porco interesse. Esattamente come c’è differenza tra il commerciante che commissiona una pagina pubblicitaria e paga, ma in vista dell’utile proprio, e quel signore che l’altro ieri si è presentato all’arcivescovado di Milano e ha pagato, anche lui, ma per il bene altrui: senza dire il nome, ha lasciato una busta contenente un assegno circolare (o qualcosa del genere, non ricordo bene) di 90.000 euro, da destinare a opere di bene.

    • Prog[g]etti per Curno: Dio ce ne scampi e liberi!
      Progettare meno, anzi non progettare proprio, se non si ha talento. Amministrare bene, invece, in un’ottica elvetico-minimalista

      L’altra ipotesi di collocazione di Cavagna il Giovane, oltre a quella accennata qui sopra, è che egli crei un gruppo consiliare tutto suo, come si è detto, ma che invece di essere espressione della Lega (il partito che a Curno è stato preso a calci in culo da Alessandro Sorte), sia l’incarnazione (et Verbum caro factum est! e quale “Verbo”!) della visione agrimensurale del gatto padano, dove hanno un ruolo centrale le cacate carte e il delirio di potenza di un agrimensore di cultura abborracciata che però vorrebbe dettar legge a chi ha studiato latino e greco. Del resto tra Cavagna il Giovane e il gatto padano c’è stato “feeling”, come si dice in linguaggio coglione, fin dall’inizio. Peccato però che adesso l’ultima scoperta, l’ultimo amore del gatto padano, sia MarcoBattaglia: avrebbe in mente per Curno un “proggetto” meraviglioso, da “portare avanti” in tandem, con tanto di concorsi internazionali per fare di Curno un paese con i giardini pensili o, in alternativa, una città d’acqua (delle commissioni giudicatrici il gatto dovrebbe essere il presidente), un’erasmizzazione [*] a tappe forzate del paese bello da vivere, un Mausoleo dedicato a Bombassei (che dovrebbe diventare pappa e ciccia con il gatto) e, dulcis in fundo, una banda musicale di paese fatta tutta di tromboni (istituzionali, ovviamente). Mah, chi vivrà vedrà.

      P.S. – Ogni riferimento al delirio dell’“imbianchino” Adolf Hitler è del tutto casuale, e anche fuori luogo: Hitler prese il potere sfruttando elettoralmente le frustrazioni di un paese colpevolmente umiliato a Versailles, ridotto a un cumulo di macerie, ma era anche il paese più colto del mondo; Curno invece è un paese dove abbondano i villani rifatti e dove in mancanza di cultura ci sono il Bibliomostro e una farragine d’iniziative sciacquettistiche in mano ad agrimensori, femministe e tecnoburocrati.

      ……………………………………………….
      [*] Nel senso di Erasmus, il programma europeo di mobilità studentesca. Povero Erasmo da Rotterdam, lui che era un demistificatore, adesso è associato a una mistica mediocre, sudaticcia e piccolo borghese che ne usurpa il nome!

      • ALGIDO permalink

        Cavagnetto non può creare alcun gruppo consiliare (nessuno può farlo in realtà).
        Infatti può esistere un gruppo di un solo consigliere solo se si trattava di un candidato sindaco (o subentrante) e se questo era il solo eletto della lista.
        Era il caso di Consolandi, Gandolfi e Corti (e subentranti. o adesso di sara Carrara.
        Altrimenti per costituire un gruppo occorre essere minimo in due.
        [Ho capito. A norma di cacata carta Cavagna il Giovane non potrebbe costituire un gruppo consiliare leghista per fare dispetto a Locatelli che ha fatto di tutto perché lui non fosse candidato sindaco. Io non sono un esperto di cacata carta, ne disprezzo il culto, ma se “cacata carta canta”, non sarò così sciocco da non prenderne atto. L’importante, semmai, è non indulgere alla mistica della cacata carta. N.d.Ar.]

        Comunque per motivi che non sto a ripetere non sono affatto convinto che senza la lista Curno Cambia la Destra avrebbe vinto, lo scarto è dell’1% e molte cose mi fanno pensare che avrebbe potuto vincere lo stesso Vivere Curno, lo sto riscontrando. [Come? Con quali strumenti sc-scientifici di indagine? N.d.Ar.] Certo, non del 10% ma avrebbe benissimo potuto vincere.
        [Credo invece che, una volta tanto, Locatelli abbia ragione: questa della Ndoc è stata una “vittoria mutilata”. E ancora maggiore sarebbe stata la vittoria della Ndoc se fossero riusciti a mandare in porto quella manovra di sussunzione dell’eredità di Gandolfi che, fortunatamente, e forse con qualche contributo da parte di Nusquamia (che peraltro è consapevole del fatto di non essere letta da nessuno e di non contare un cazzo) è miseramente naufragata. E non parlo – si badi bene – del pacchetto elettorale di Gandolfi, ma del prestigio di un ex-sindaco che, nonostante la zavorra di parecchi suoi consiglieri, nonostante la stampa anglorobicosassone, nonostante il patto d’azione che univa la similsinistra al Pedretti, riuscì a dimostrare che si può amministrare in una prospettiva di non miserabile politichetta. Se la dott.ssa Gamba ha vinto, è soltanto perché la “ggente” non si fidava della lista elettorale del Locatelli, in particolare del Locatelli stesso; qui non ci sono cani che tengano, o improvvisate coscienze ecologiche e scandolezzamenti per i metri cubi di cemento della variante Pgt. Tutti conoscono il passato e la rissosità della Ndoc, molti hanno deciso di non fidarsi. Altri – fra questi ci sono i saggi di Nusquamia – hanno individuato nella Ndoc il cavallo di Troia di un colpo di mano che avrebbe dovuto fare di Curno il laboratorio di un esperimento in prima battuta sortista ma anche salvinista: i curnensi avrebbero messo il culo, altri si sarebbero divertiti a dire “Oh, ma io faccio il frocio! Ma come sono bravo! Ma come sono intelligente!”. Perciò ho scritto che la dott.ssa Gamba costituiva il male minore. Non perché la dott.ssa Gamba sia la civiltà, anzi il suo aziendalismo è la negazione della civiltà; ma perché niente si può immaginare di più incivile, niente di più subdolo del progetto inculante che covava sotto le ceneri della campagna elettorale della Ndoc. Si fece un lavoro bestiale di analisi copropapirologica della variante del Pgt, presentato agli occhi di Fassi e Gandolfi come una risposta alla “colata di cemento”, ma contenete la polpetta avvelenata della moschea. E non mi riferisco alla relazione letta in Consiglio da Gandolfi. Mi riferisco alla relazione depositata in Comune che, in caso di vittoria della Ndoc, sarebbe stata sbandierata ai quattro venti e avrebbe consentito a Salvini di fare un intervento a gamba tesa su Curno, con possibile risonanza mediatica nazionale e applausi per i tessitori dell’inganno. In questo inganno il Fassi, secondo me, è rimasto invischiato; Gandolfi ha capito l’antifona per tempo e se ne è sottratto. La similsinistra — non saprei se per incapacità di analisi politica o per furbastra copertura delle responsabilità della dott.ssa Serra — fa finta di non accorgersi della manovra, la stampa anglorobicosassone pubblica i comunicati stampa dei protagonisti della politichetta curnense: protagonisti o aspiranti protagonisti, come l’accaldato MarcoBattaglia. Va bene, è normale, si dirà. Non sarebbe normale tuttavia che Nusquamia non denunciasse la manovra, nei suoi aspetti di pericolosità sociale e bestiale regressione politica. Voi tenetevi la vostra politichetta, noi ci teniamo a non farci coglionare (è una questione di principio; inoltre quando mai si è visto un demistificatore coglionato?), soprattutto teniamo moltissimo al nostro onore. N.d.Ar.]

        La Destra sta cercando un capro espiatorio, lo cerca da settimane e lo cerca (è comico, ma è così) fuori dal proprio perimetro.
        Hanno pensato (e detto tra le righe) che la loro sconfitta sia imputabile al Segretario del PD.
        Insomma, si accusa il PD di aver fatto perdere la Lega Fi e FdI…..serve un commento a una simile barzelletta? No, eppure lo han detto.
        E’ la convinzione ad esempio di un Tale Dolci, ma non è il solo.
        Si è sentito che che dalle parti del PD abbiano indirettamente finanziato la lista della Carrara, che abbiano contribuito a raccogliere le firme per la Carrara, ecc. ecc.
        Risulta che stiano facendo dei controlli (già perchè ci credono sul serio, infatti il Duo Locatelli-Fassi è stato avvistato all’ufficio anagrafe).
        Facciano pure, non troveranno niente perchè nulla c’è da trovare.
        [Questa storia della raccolta delle firme da parte del Pd è giunta anche alle mie orecchie. Mi è perfino stato fatto il nome di colui che le avrebbe raccolte. Naturalmente, non credo agli oracoli, ci vorrebbero delle prove. Ma, soprattutto, perché mi dovrei scandalizzare? Se proprio vogliamo condannare certe convergenze della similsinistra, trovo molto più esecrabile il patto serrapedrettista, che non è un’ipotesi, ma un fatto provato. N.d.Ar.]

        Aggiungo comunque che firmare per una lista (cosa che non è stata fatta) significa permetterne la partecipazione alla competizione, ed è nello spirito della democrazia.
        Ai tempi in cui un amico mio caro militava nel partito radicale per presentare le liste si chiedeva il voto di tutti, specificando che serviva solo a presentare la lista, non certo ad appoggiarla. e la gente capiva.
        [Questo è giusto. Gandolfi in un certo momento in cui si voleva sbarrare la strada ai Grillini, firmò non ricordo più in quale paese una petizione perché anche i Grillini, nonostante i loro difetti, la mistica della rete e la grandissima cazzata della società liquida (perlomeno nella vulgata sciacquettistica) avessero pari opportunità che, se non sbaglio, il Pd negava loro. N.d.Ar.]

        A Curno comunque non mi risulta che sia successo niente del genere, nè che il PD abbia fatto direttamente o indirettamente finanziare una lista di Destra… Scherziamo?
        [Veramente – insisto – a me è giunta all’orecchio voce di una raccolta di firme, non di un finanziamento. Semmai stupisce che, pur avendo in mano indizi consistenti che porterebbero a individuare l’autore di un volantinaggio anonimo, gli esponenti della Ndoc (ammesso che esistano ancora e che non si siano sciolti come neve al sole dopo la disfatta elettorale) non abbiano fatto niente per approfondire la questione. Se non approfondiscono, io sono autorizzato a pensar male. Si parva licet… è come quando Craxi era in esilio ad Hammamet, e tutti aspettavamo che Craxi parlasse, tanto più che lui aveva detto che su Di Pietro aveva un poker d’assi. Ma forse Di Pietro aveva un altro poker d’assi ancora più potente. Stessa storia per la questione Pedretti (gestione autocratica della sezione, tentativi di espulsione di Fassi e Donizetti ecc.): MarcoBelotti e Calderoli avrebbero avuto tutto l’interesse ad affrontare il caso Pedretti, e così non avrebbero dissanguato la Lega di Curno, eppure – anche loro – presero la strada dell’ipocrita sobrietà. Se uno vuole pensar male, dovrà pensare che esiste un sistema di veti incrociati che ha impedito a MarcoBelotti e Calderoli di far luce sul caso Pedretti e che impedisce a Locatelli di far luce su quel volantino anonimo. La cosa divertente poi è che quel volantino anonimo, a mio sommesso parere, non diceva niente di terribile. Dunque era anonimo soltanto per dare all’operazione una coloritura di terrorismo psicologico. N.d.Ar.]

        La domanda giusta sarebbe un’altra ma non se la fanno per non ammettere i veri motivi di questa sconfitta. Eccola: “Come mai una lista abborracciata presentata all’ultimo minuto in cui su 13 candidati la sola Carrara aveva una certa notorietà e in cui alcuni nemmeno erano di Curno dopo una campagna fatta al risparmio e con pochissimi mezzi (a quanto si è visto) ha raccolto 415 voti?
        Perchè in 415 hanno preferito votare la Carrara e non Locatelli? perchè? li ha obbligati qualcuno ?
        Perche’ si è avuto un numero di elettori basso (anche nel resto d’Italia ovvio) e non è riusciti alcuna chiamata alle armi?”
        [Ecco la mia risposta: a) una buona metà di coloro che hanno votato per la lista della Carrara non conoscevano la Carrara; se l’avessero conosciuta, non l’avrebbero votata; b) quelli che non conoscevano la Carrara l’hanno votata perché volevano lanciare un messaggio al Locatelli (“Tu non ci piaci”) e alla dott.ssa Serra, più che alla dott.ssa Gamba che è stata da molti avvertita come una protesi della dott.ssa Serra (il messaggio alla dott.ssa Serra era: “Tu ci hai esasperato”). N.d.Ar.]
        E, ancora: “Perchè una % quadrupla del solito (il 2,5%) di cittadini che hanno partecipato al voto hanno preferito mettere la scheda bianca o annullare la stessa?”
        Secondo mie valutazioni anche dividendo per due le schede bianche o nulle sale a 450 il numero di cittadini di Destra che non hanno scientemente votato Obiettivo Curno.
        [Qui non la seguo più, perché non mi appassiona il giochino di incasellare i numeri e applicare loro certe trasformazioni per sostenere la tesi che ci piace. Tanto vale, esprimiamo la tesi che ci piace e facciamo un ragionamento qualitativo, cercando di scoprire il quadro motivazionale dell’elettore. Nel caso di specie (come piace dire al già perito elettrotecnico Di Pietro e come, secondo alcuni, sarebbe fine dire: ma, secondo me, è roba da gatti padani) l’amministrazione della dott.ssa Serra è stata disastrosa, e non perché abbia fatto delle porcherie, ma perché è stata fondamentalmente autoreferenziale, dando l’impressione (che secondo alcuni è una certezza, ma io dico sempre che bisognerebbe andarci cauti con le certezze, e che il miglior modo di ragionare è quello probabilistico) che la dott.ssa Serra tenesse sotto schiaffo tutta la giunta e che gran parte delle sue iniziative fossero finalizzate alla promozione della sua immagine e della sua carriera. Perciò a mio parere, se Gandolfi si fosse presentato alle elezioni e si avesse avuto una capacità di spesa minima per una buona campagna elettorale, le avrebbe vinte. Perché la “ggente” ne aveva fin sopra i capelli della dott.ssa Serra e perché non si fida di Locatelli. E la dott.ssa Gamba, dirà lei? Mah, la campagna elettorale della dott.ssa Gamba è stata fondamentalmente appiattita sulla dott.ssa Serra e soltanto all’ultimo momento sia il gruppo consiliare vivere Curno sia il Pd si sono resi conto che stavano per perdere le elezioni precisamente per colpa della dott.ssa Serra e della sua inqualificabile sobrietà riguardo alla cosiddetta moschea. Hanno dato una sterzata all’ultimo momento, probabilmente anche su indicazione proveniente da Bergamo, forse riuscendo a raddrizzare in extremis una situazione fortemente periclitante, ma in realtà non raddrizzandola più che tanto. Infatti la dott.ssa Gamba ha vinto le elezioni, ma le ha vinte male, malissimo. Adesso vedremo se la dott.ssa Gamba sarà capace di non commettere gli stessi errori della dott.ssa Serra. N.d.Ar.]

        Infine perchè dopo aver puntato tutto sul Centro Islamico proprio nel quartiere ove questo è ubicato la Destra ha preso la batosta più grande Marigolda a parte? E diciamocelo.
        [Non so – lo dico in tutta onestà – quanto sia valido questo argomento. Bisognerebbe vedere quanto sia esteso il collegio elettorale comprendente l’area circoscritta alla moschea. È un fatto che i cittadini di Curno, nella loro componente contadina soprattutto, sono naturalmente cattivi e non hanno la passione per la razionalità e il gusto per la logica di Guglielmo di Baskerville. Tutt’al più sono piccoli egoisti con un orizzonte mentale assai limitato, ma credono di essere furbi: eppure di qui ad essere intelligenti ce ne passa. Se i cittadini ragionassero, dovrebbero prendersela con la dott.ssa Serra, che ha negato loro l’informazione alla quale avevano diritto, e non con la moschea. Non si farebbero prendere per le chiappe da un Alessandro Sorte, da un Salvini e da quel sosia di Pozzetto, tale Claudio Borghi Aquilini, che dice di essere un economista e che finalmente è stato messo in salamoia da Giorgetti, riguardo alle panzane pronunciate in tono oracolare sull’euro e l’Europa. Dunque se questi cittadini prostatici, queste sciure Rusine con utero prolassato, particolarmente sensibili alla semina di paura e odio da parte dei fascioleghisti, hanno votato per la Ndoc e per la fasciofemminista (parimenti islamofoba, a prescindere, lettrice di Oriana Fallaci, immagino, oltre che di Osho) qual è la meraviglia? E che senso ha domandarsi se intorno alla sede della nuova moschea hanno votato più o meno per la destra, visto che non disponiamo dello spaccato sociologico di questa circoscrizione elettorale? Semmai avrà senso domandarsi perché la dott.ssa Gamba abbia vinto, sì, ma abbia vinto male. E analizzare quanto la dott.ssa Serra ci abbia messo del suo nel quasi-successo della Ndoc, pretendendo che della moschea non si dovesse parlare e imponendo, finché ha potuto, ai suoi colleghi di giunta e di partito di non parlarne: Punto! Basta! Non m’interessa! È proprio facendo leva sul tema della moschea – e non sulla “colata di cemento” della variante del Pgt — che la Ndoc stava per vincere. N.d.Ar.]

        Guardiamo anche le preferenze:
        Il Legato Di Forza Italia Artina non arriva a 20 preferenze (e si era parlato di lui come candidato Sindaco)
        Dolci dopo 20 anni di Lega dentro e fuori dal consiglio 37 preferenze.
        Belotti da Segretario 51 preferenze (è la seconda volta che si presenta come Segretario Cittadino della Lega la prima volta ne raccolse 9). Nessuno sa chi sia a Curno, per forza non vive qui e non è di qui.
        Corti da ex Capogruppo ed ex candidato Sindaco pochissime preferenze (ma pare si sia candidato controvoglia per equilibri interni).
        La Gente NON ha riconosciuto qualità e credibilità in quella Lista. punto.
        E le scarsissime preferenze attribuite (Cavagnetto a parte) non potrebbero significare scarso radicamento sul territorio e scarso contatto con i cittadini?
        [In realtà avevano cercato di radicarsi nella realtà cittadina con i cani. Poi li hanno abbandonati. E i cani si sono incazzati. Che abbiano voluto fare i sodomiti con il culo dei cani? N.d.Ar.]

        Quindi molti cittadini di Destra hanno scelto o di non andare a votare o di votare altro.
        Ecco qui il risultato servito.
        E’ come attribire il calo degli ascolti della RAI alle reti concorrenti. Per Lorsoignori la risposta sarebbe chiara, non devono esistere liste concorrenti.
        La risposta giusta invece sarebbe rendersi attrattivi.
        Ma questa domanda non se la fanno.
        Vorrei poi osservare che presentare una sola lista, compattare un campo politico (come ha ben fatto Vivere Curno) è frutto di un lavoro continuo, un lavoro se non Partitico, certamente Politico.
        Questo dovrebbero fare anche i rappresentanti di DX e invece non lo hanno fatto se le liste erano due (ma hanno rischiato che fossero 3, se l’operazione di Fassi e Gandolfi con M5S fosse andata in porto).
        Sulla Lega poi.. adesso se ne può parlare senza essere tacciati di speculare, il voto ormai è alle spalle, un paio di ex militanti da due anni dicono che sia in bilico la stessa esistenza della sezione:
        Troppo pochi gli iscritti, pare che per raggiungere il numero minimo (lo dicono loro) e dare forza si sia spostata la tessera di Roberto Calderoli da Mozzo a Curno e altro del genere.
        E per la seconda volta in fila la Lega è senza nessun consigliere (e Locatelli secondo me non ha nessuna voglia di fare dimettere o rinunciare 3 consiglieri per fare entrare Belotti, se lo avesse voluto in consiglio non avrebbe fatto virare preferenze sulla Dott.ssa Bugini).
        Non credo che sia lo specchio della mancanza di elettori quanto piuttosto della crisi di un circolo, gli elettori ci sono, ne sono suicuro, infatto la Lega alle Politiche ha preso dei voti.
        Lo dicono anche alcuni di loro che incolpano il Pedretti, sarà anche vero, non conosco le loro dinamiche interne, ma questa è la realtà di un paese in cui si è scomodato a fare un comizio (andato quasi deserto per la verità) perfino Salvini.

  56. Questi non erano sporcaccioni

    Riproponiamo il carme per i morti di Reggio Emilia, nell’interpretazione dell’autore, Fausto Amodei, dopo averlo sentito in quella di Maria Carta.
    Vi si ricordano i cinque morti di Reggio Emilia (7 luglio 1960): Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Marino Serri, Afro Tondelli, Emilio Reverberi. Poi anche i fratelli Cervi, torturati e ammazzati dai fascisti. Infine Duccio Galimberti, mazziniano fervente, esponente del Partito d’Azione, abbandonato dai fascisti sul ciglio della strada agonizzante, massacrato dalle torture, una delle figure più nobili della Resistenza. Non era giovane, quando morì ingiustamente, era un avvocato penalista brillante e non cazzeggiatore.
    Nessuno di costoro era uno sporcaccione, nessuno pensò di occuparsi di politica per ricavarne un utile, per mettersi in passerella, per fare il fico. Erano uomini veri, uomini disinteressati, uomini con un ideale.
    Anche i fascisti ebbero i loro morti, anch’essi giovani e animati da un ideale, che non è il nostro, ma non puoi dire che fossero delle merde. Sono delle merde, invece, coloro che coltivano nel loro orticello le rape aziendaliste e per giunta pretendono di essere delle brave persone.

  57. Promemoria per la stampa anglorobicosassone
    Fa caldo, qualcuno potrebbe distrarsi

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    L’articolo è del 19 aprile 2017: per leggerlo, fare clic sull’immagine.
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    La prima udienza del processo penale è stata celebrata il 1° luglio 2015, gli avvocati hanno fatto del loro meglio per tirarla per le lunghe, la Regione lombarda chiede di essere risarcita del danno patrimoniale e d’immagine. La prossima udienza è fissata per il 10 luglio.

    • ALGIDO permalink

      La regione (a guida leghista e alleanza cdx) vuole accelerare ed eessere risarcita.
      Quella stessa regione in cui il presidente (i cui guai giudiziari sono davvero molto seri) fa di tutto (direttamente o tramite l’avvocato ajello per allungare i tempi del proprio processo.
      si è arrivati a 5 rinvii per il mal di schiena del legale (con visita fiscale) e l’anticipo possibile della campagna elettorale (e qquindi legittimo impedimento del Maroni) porterebbero a quasi certa prescrizione…

      un poco incoerente il tutto no?

      • Bobomaroni, Pedretti e gli avvocati

        È nota la mia scarsa considerazione per gli avvocati, li considero nemici del popolo: magari non tutti singolarmente, ma come categoria sono veramente nemici del popolo. Una volta esistevano anche gli avvocati amici del popolo, che difendevano gratuitamente i deboli e i perseguitati: uno di questi era Pietro Gori, l’autore di Addio Lugano bella. E non erano neanche pochi. Credo che siano scomparsi. In ogni caso trovo scandaloso: a) che facciano di tutto per promuovere la litigiosità degl’italiani, che sono litigiosi di suo; b) che attraverso la lobby parlamentare facciano di tutto per rendere farraginoso il quadro di riferimento legislativo, dando ampio spazio al cazzeggio giuridico, del quale s’ingrassano; c) che nella sola Milano (o nella sua circoscrizione avvocatesca) ci sia un numero spropositato di avvocati, pari alla metà degli avvocati di tutta la Francia (così almeno si dice, e se la notizia fosse smentita, ne avrei gran sollievo). L’ultima speciaità degli avvocati adesso, veramente schifosa, è quella di trasformare il caso legale dei loro assistiti in circo mediatico, con comparsate televisive, interviste degl’indagati, dei loro parenti e conoscenti ai giornaletti scandalistici ecc. I parenti, soprattuto i parenti: non se ne può più. Ci hanno fatto sapere che la mamma di Bossetti, poteva aver avuto, sì, il figlio da un altro, che non fosse il marito: ma lei non sapeva chi fosse il padre, la colpa è tutta del ginecologo, che adesso è morto. Vabbè, sarà anche così, ma che c’entra? Non c’entra niente con la ricerca della verità nell’indagine criminale, ma fa audience, incrementano gli ascolti della trasmissione televisiva, aumenta la pubblicità, con i soldi dell’intervista (eventualmente) si pagano gli avvocati: merda! C’è un giro d’affari mostruoso, moralmente ripugnante. Troppo facile dare la colpa ai giornalisti, che spesso ci sguazzano, è vero. Ma ancora più mostruoso è l’operato degli avvocati, che non si vergognano di improvvisarsi agenti di pubbliche e discutibili relazioni.

        Una volta sistemati gli avvocati, passiamo a Bobomaroni. Fa il moralista, dice che lui ha fatto pulizia nella Lega nord, la Lega del Trota, di Belsito, dell’altro figlio di Bossi: ma sono ladri di galline. Questa è la Lega dei villani rifatti che appena sfiorano il potere si sbracano e godono emettendo suoni gutturali, si ubriacano, s’inventano l’identitarismo celtico e grufolano come porci. Sergio Cusani (ricordate?) trattava le tangenti Enimont, è vero, ma era un gentiluomo napoletano, anzi un nobiluomo (N.H.), aveva un suo stile, sia pure nel male, che comunque condanniamo. E in carcere Cusani si comportò da gentiluomo. Ma pretendere, da parte di Maroni, di essere stato un angelo vendicatore perché ha fatto la voce grossa con alcuni ladri di galline, questo è troppo. Quando invece ci sarebbe da fare un lavoro serio, se ne lava le mani ed, eventualmente, denuncia (tanto non costa niente): vedi Finmeccanica, Maroni: “Ho sostenuto Orsi perché è bravo”. E querela Il Fatto. Già, già. Beh in questo ha ragione il Pedretti: come può uno come Bobomaroni ergersi a moralista? Il moralismo, di per sé, è schifoso, essendo una specialità di coloro che Gesù Cristo con espressione efficacissima chiamava sepolcri impiancati: candidi di fuori, putridi di dentro. Ma che poi sia Bobomaroni a fare il moralista fa proprio ridere, ad esser buoni.

        Tutto ciò premesso, detto tutto il male possibile degli avvocati e di Bobomaroni, niente al mondo giustifica lo Chardonnay del Pedretti e le altre sue spesucce con rimborso a piè di lista. Soprattutto gli errori degli altri non autorizzano l’agrimensore Pedretti a denunciare Aristide, che ha studiato latino e greco, vive laicamente nel rispetto delle virtù repubblicane e in gioventù mai fu uno sporcaccione (spero, nemmeno nell’età adulta: ma la gioventù è importante: inorridisco alla vista di certi giovani pervasi di determinazione satanica). Pedretti dice che Aristide avrebbe leso la sua immagine, l’ha denunciato ed è stato costretto a pagare le spese processuali. Poi ha insistito, ha denunciato di nuovo: e questo è il colmo.
        Ho scritto queste righe perché mi sembra che lei volesse difendere il Pedretti, quasi che fosse una vittima, anche mia. Ma il Pedretti è vittima di se stesso e meglio avrebbe fatto a non perseguitare Fassi e Donizetti, oltre che a non farsi rimborsare quelle spesucce. Che poi lo Chardonnay del Pedretti sia ben poca cosa rispetto a certi altri pasticci schifossisimi, per esempio la convergenza di destra e sinistra in quell’affare torbido che impropriamente vien chiamato “Mafia capitale”, questo lo riconosco facilmente. Ma non posso perdonare al Pedretti l’uso della denuncia come arma contundente, succedaneo della dialettica.

        • P.S. – A suo tempo i giornali riportarono che l’avv. Ajello era anche avvocato del Pedretti. Ne ho preso nota mentalmente, ma sono sicuro che riuscirei facilmente a rintracciare la fonte della notizia. Ma è vero? Ecco un bel lavoro per un giornalista investigativo (un giornalista anglorobicosassone pentito?) che, secondo me, potrebbe cominciare a fare la domanda al Pedretti direttamente. L’avv. Ajello è stato veramente l’avvocato del Pedretti? E fino a quando? Quanto tempo prima che il Pedretti annunciasse con motu proprio il suo abbandono della Lega?

  58. Folkloristico. Ma non era uno sporcaccione

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    Per leggere l’articolo, fare clic sull’immagine.
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    Ci siamo occupati di Salvatore Meloni (nessuna parentela con Giorgiameloni, voglio sperare per lui), detto “Doddore”, circa tre anni fa, quando gli fu negata per per vizio procedurale, a norma di cacata carta, la richiesta di un interprete nel corso di un processo nel quale era accusato di frode fiscale. Voleva un interprete dal sardo all’italiano, e dall’italiano al sardo, in quanto impossibilitato — dicevano gli avvocati — ad avere «adeguata comprensione degli aspetti processuali». Si veda Lingue e dialetti: per uno studio disinteressato, dove il criterio scientifico non sia soverchiato da considerazioni di ordine politico.
    Ci trovavamo di fronte a un tipico caso di cazzeggio giuridico architettato a fini di risonanza mediatica. Doddore quella cercava, a suo modo, e nel suo piccolo, la ebbe. Senza tuttavia arrivare alle comparsate retribuite in TV, come quelle dei personaggi del “circo Bossetti”. Doddore gigioneggiava, è vero, eppure di lui non si può dire che fosse uno sporcaccione: infatti, pagava di persona. Gli sporcaccioni si riconoscono a prima vista: nella loro ricerca forsennata di visibilità, fanno pagare il conto agli altri. Ed è una differenza non da poco.

  59. ALGIDO permalink

    Sarà anche come dice lei, che senza la lista della Carrara avrebbe senza alcun dubbio vinto il Locatelli.
    [No, “senza alcun dubbio” è troppo. Rifuggo per impostazione mentale razionalistica dalle affermazioni oracolari, preferisco ragionare in termini probabilistici. In particolare, quando si parla di cose un po’ più serie che della politichetta curnense e del provvidenziale contributo della fasciofemminista alla sconfitta della Ndoc, soprattutto nel processo decisionale, penso che si dovrebbe ragionare in termini “bayesiani”. Sì, ma vai a spiegare queste cose allo statista Cavagna il Giovane, alle sciacquette che si riempiono la bocca delle paroline/imposture alla moda (la rete: squit! l’Erasmus: squit! l’eccellenza: squit! la formazione: squit! la condivisione: squit! e via cazzeggiando), agli assessorucoli assatanati, agli aziendalisti che vanno cercando con il lanternino la differenza tra “efficacia” ed “efficienza” (cazzata mostruosa, per chi abbia un minimo di mentalità scientifica). N.d.Ar.]

    A me un esperto [ahi, ahi! Diffido degli “esperti”, soprattutto quando non ci mettono la faccia e dei loro oracoli. N.d.Ar.] di flussi elettorali che ha dato una occhiata ai dati di Curno ex post, ha detto che con ogni probabilità visto il minimo scarto e sommariamente descritte le dinamiche avrebbe comunque vinto la Gamba (non al 100% ma all’80%).

    Apro un inciso, in un incontro pre elettorale (non ricordo se con L’Assessore Regionale Beccalossi o Terzi) il Locatelli parlava di cosa ci sarebbe stato da fare dopo il voto, dato che un sondaggio li dava saldamente in testa.
    Parole non testuali e che mi sono state riferite, non le ho udite io, ma questo il senso.
    I casi sono due, o il sondaggista contattato era un ciarlatano (perchè non ci ha preso e di molto essendo lo scarto tra le due liste di quasi il 10%) oppure un sondaggio simile non è mai esistito.
    Infatti nessuna delle decine e centinaia di persone che ho sentito è mai stato contattato per un sondaggio, Chiudo l’inciso.
    [Già i sondaggisti sono poco affidabili di per sé. Figuriamoci quando poi i sondaggisti sono inventati. Locatelli non è nuovo a certe sparate. A suo tempo, quando doveva accreditarsi presso il partito come l’uomo della provvidenza (almeno a Curno) diceva che, tutto sommato, Gandolfi era stato ricondotto all’ovile. Fu proprio Algido a riportare la voce su Nusquamia. Locatelli, anche lui, evidentemente, credeva di avere diritto all’oblio: dimenticare l’episodio fedifrago, dimenticare il duplice azzannamento ai polpacci di Gandolfi da parte di Cavagna il Giovane. Poi, in seguito, a ridosso della campagna elettorale, colse al volo la manovra inculante di cooptazione di Fassi e Gandolfi in un lavoro presentato come “tecnico”, ma con polpetta avvelenata politica, di contrasto della “colata di cemento” che l’approvazione della variante del Pgt avrebbe comportato. Già esultavano, credevano di avere il sorcio in bocca: poi però la manovra abortì. Ecco un argomento che sarebbe interessante sviscerare, altro che il tasso di provvidenzialità dell’aiuto della fasciofemminista. Nd.Ar.]

    A questo punto penso sia quasi un peccato che la Carrara si sia presentata. [non esageriamo… N.d.Ar.]
    Andranno avanti 5 anni a gridare al complotto e piangere sugli stronzi che ne hanno determinato la sconfitta.
    Vorrà dire che gli compreremo una bella confezione famiglia di cleenex per asiucgare le lacrime.
    Fanno anche davvero ridere le patetiche considerazioni sentite:
    1) La sinistra non può dire di avere vinto perchè non ha raggiunto il 50%, le manca addirittura l’1,2% per arrivarci. (sic)
    2) calcolando la bassa affluenza non ha vinto perchè i voti andati alla lista Vivere Curno (calcolati rispetto agli elettori potenziali) sono di circa il 27% del totale (sic)
    [Cazzeggio, puro cazzeggio. N.d.Ar.]

    Beh allora non avrebbe vinto nemmeno Locatelli sommato alla Carrara, sarebbero infatti fermi al 28%.
    Volendo essere pignoli allora rispetto ai voti potenziali Locatelli si è fermato al 21,5% poco più di un elettore potenziale su 5.
    Usando queste bizzarre argomentazioni (da far rotolare nella tomba il compianto Prof. Sartori [autore, tra l’altro, di Logica, metodo e linguaggio nelle scienze sociali: N.d.Ar.]) credo che negli USA non ci sia un presidente Legittimato da almeno un secolo, e via discorrendo.
    Ma il punto politico non viene mai centrato, nemmeno da Lei Aristide.
    [Il mio punto di vista, più volte ribadito, è che giocare con i numeri proiettati su ipotesi controfattuali (gatti padani, cercate il significato del termine) serve a ben poco. Semmai servirebbe un’analisi degli errori della dott.ssa Serra, riguardo alla moschea, e non solo. Vedo invece che è già partita l’operazione “Perlita santa subito!”. La Serra come “nonna buona”: ma chi ci potrà credere? E non è una cosa che farà bene ai similprogressisti. Però contenti loro… N.d.Ar.]

    I voti della Carrara non sono sommabili a quelli del Locatelli per un fatto preciso:
    La lista della Carrara è stata fatta per dare un contenitore a chi il Locatelli proprio non lo voleva votare, per vari motivi che non mi interessano.
    Parlo del Candidato Sindaco (che in lista con Locatelli non ci voleva stare, lo dicono gli alleati del Locatelli) dei componenti la lista e infine degli elettori.
    E in quel contenitore si sono contati proprio gli appartenenti (tra gli elettori di destra) di quella comunità, una comunità che in Obiettivo Curno non si riconosceva.
    Altrimenti l’avrebbero senza dubbio votata.
    E alla fine hanno scoperto di essere tanti, 415.
    Mi scusi, ma se sono gli elettori stessi a dircelo perché dubitarne?
    [Non è proprio così. Devo però uscire di casa, c’è un amico che mi aspetta alla fermata della metropolitana di Gessate. Riprenderemo l’argomento, se se ne presenterà l’occasione. N.d.Ar.]

  60. Diventeranno famosi (speriamo di no)
    E a voi curnensi non rimane che condividere e subire, subire e condividere

    Intervista fruibile nel sito dell’Aegée: Andrea Saccogna-Gamba, in qualità di “President of Università degli Studi di Bergamo students’ board” ci fa un pistolotto prevedibile e conformista sul concetto di Cittadinanza attiva. Dall’enunciazione dei luoghi comuni dell’universo aziendal-similprogressista non si evince un’idea che sia una sola. Ci fu un tempo in cui quando qualche sottoproletario male acculturato saliva sul podio ed esordiva: “Cioè, compagni…” poi qualcuno, almeno qualcuno, aveva il coraggio di dire “Ma che cazzo dice?”. Oggi, invece, neanche questo.

    Riassumendo:

    • L’AEGEE (Association des Etats Généraux des Etudiants de l’Europe) è la lobby degli studenti che han “fatto” l’Erasmus i quali, giustamente, non vogliono finire a portare pizze nei cartoni al domicilio d’impiegati di merda a stipendio fisso e garantito, nemici del popolo. Fin qui, niente di male. Non siamo però d’accordo sul metodo, non ci piace cioè che questi giovani senza ideali (a meno di non far passare per ideali le imposture aziendalistiche e le pulsioni di carriera) usino metodi discutibili per sfuggire a un destino di merda. E par avere anche loro un posto d’impiegato, con prospettiva di diventare mongomanager in qualche struttura mongoburocratica dove si commettono, di fatto, crimini contro l’umanità, mascherati dal polverone mongo-buro-tecno-aziendalista (“tecno”, perché per commettere i loro crimini usano il computer e — squit! — “la rete”). Il metodo è quello d’intrufolarsi nelle lobby che promettono di aprire la strada all’assunzione d’incarichi tecno-mongo-burocratici che renderanno ancora più precaria la condizione dei colleghi di questi giovani ed ex colleghi, quelli cioè che non si sono intrufolati, in particolare dei giovani che hanno degl’ideali, e che proprio perché sono puri e generosi, perché non sono sporcaccioni, disprezzano la burocrazia. I giovani sani, i pochi superstiti, vorrebbero fare lavori seri e onesti, per contribuire al progresso morale, civile e materiale (non necessariamente economico, e comunque cum grano salis) del consorzio umano, per seguir virtù e conoscenza, come l’Ulisse di Dante. Altro che mongo-tecno-burocrazia, altro che pubbliche relazioni, altro che tecniche di marketing inculante, altro che markette giornalistiche, altro che delirio istituzionale, altro — e così dico tutto — che schifoso conformismo. Invece, se continua così, i giovani idealisti, con l’occhio limpido e il cuore puro saranno costretti a emigrare o a a portare le pizze al domicilio degl’impiegati di merda. Qualcuna di queste anime nobili e generose, a petto di questi esempi d’ipocrisia sistematica, di conformismo, di culilinctus diffuso e istituzionalizzato potrebbe perdere il lume della ragione e diventare un assassino, suo malgrado, come Julien Sorel nel Rosso e il Nero di Stendhal, e uccidere la bella e buona Mme de Renal, moglie del sindaco del paese, gretto, ipocrita e istituzionale, dunque degno di essere cornificato. Ma Julien Sorel era un cuore puro, perlomeno all’inizio, prima che andasse fino in fondo in un gioco di dissimulazione onesta che gli prese la mano. E, condannato alla pena capitale, morì da uomo, anzi da eroe, mica da idiota, come tutti i conformisti.

    • Andrea Saccogna-Gamba si fa intervistare per fare un discorso vuoto e conformista sul sito dell’Aegée, ed è uno che fu già presidente di non so quale associazione, fund-raiser (in italiano: “accatta fondi”) di vattelapesca (o è MarcoBattaglia che è stato fund-raiser? in ogni caso: squit!) e attualmente è presidente degli universitari bergamaschi.

    • MarcoBattaglia è Membro del Movimento Federalista Europeo e Responsabile degli Eventi Culturali presso l’Aegée di Bergamo (“eventi”: squit!); inoltre come consigliere del Comune di Curno ha la delega alla Comunicazione e trasparenza, all’Intercultura (cioè? parliamo delle “due culture”, come Charles P. Snow? mah! e chi parlerà di cultura umanistica e cultura scientifica? il gatto padano, forse? o magari MArtha Nussbaum? Ma io lo dico subito: se la Nussbaum si azzarda a parlare delle sue humanities, un’impostura pazzesca, non rispondo di me stesso; se avessi una pistola, potrei sparare, in aria) e — ahinoi — “Relazioni con il territorio della Grande Bergamo”.

    • Andrea Saccogna-Gamba e Marcobattaglia sono culo e camicia nella sezione Pd di Curno con la benedizione della neosindachessa (naturalmente) e di Max Conti (fotografatissimo insieme a MarcoBattaglia).

    Conclusione – I cittadini sono avvertiti: in primo luogo, MarcoBattaglia, gran sbandieratore di vessilli europei, minaccia di fare di Curno un paese europeo, dice. Cioè, lui vuol far carriera nelle mongoistituzioni europee facendo pagare il biglietto della sua resistibile ascesa ai cittadini di Curno.
    In secondo luogo, sulla scia della dott.ssa Serra, questi magnifici hanno in mente di preparare dolorosissimi e parecchio irritanti clisteri di condivisione da somministrare forzosamente ai cittadini (come fece la Serra, per esempio, con Vera Baboun, presentata come madonna pellegrina e alfiere di pace, laddove rappresentava gl’interessi della lobby palestinese in generale e, tanto per gradire, quelli dei proprietari dei grandi alberghi di Betlemme, senza più quasi clienti a causa del muro dei cattivoni d’Israele). Questa volta l’intruglio malefico da somministrare via clistere sarà a base di luoghi comuni come: banda larga, eccellenza (intesa come mistica dell’eccellenza: oggi ai buzzurri piace molto parlare di Università di eccellenza, come un tempo piacevano gli orologi-patacconi multifunzione e ancora oggi i Suv), cittadinanza attiva, Erasmus (povero Erasmo da Rotterdam!), dialogo, convivialità delle differenze, co-working solidale, formazione, empatia, sinergia, efficienza/efficacia e così via cazzeggiando, attingendo al serbatoio inesauribile del conformismo sciacquettistico similprogressista.

    Insomma, voi cittadini subìte i clisteri, loro si preparano la carriera. Ricordate però, cittadini, che esiste il dovere della ribellione, almeno in questi casi. Il prigioniero ha il diritto-dovere di fuggire, questo è uno dei fondamenti della civiltà giuridica (da non confondere con il cazzeggio giuridico). Ordunque, cittadini, ribellatevi, fuggite da questo inferno conformista e miserabilmente burocratico che vogliono scodellarvi, fate sentire la vostra voce ed, eventualmente, il vostro pernacchio!

  61. Un gatto anglo-padano-sassone
    E la 3^F bistrattata dal gatto padano (per non parlare della 1^, e anche della 2^)

    …………………………………………………………………………………………

    Qui sopra, l’alzata d’ingegno del gatto anglo-padano-sassone: si presenta al grande pubblico come specialista di erezioni (sue, o di chi?). Qui sotto, scala elicoidale del Municipio di Londra, progettato da Norman Foster, del quale il gatto padano pretende di essere il portavoce curnense. Ma che cosa aspettano a Curno, perché non incaricano Norman Foster del progetto della passerella sul torente Quisa? Se poi il progetto fosse a firma congiunta, di Norman Foster e del gatto padano, beh, sarebbe un atto dovuto. Però, si sa, qui a Curno non capiscono niente di architettura, niente di urbanistica, niente di niente. E il gatto soffre.

    …………………………………………………………………………………………

    Il gatto padano curnense sarà contento, perché nell’Inghilterra di Norman Foster, l’archistar del quale il gatto crede di essere l’incarnazione curnense, si è trovato un suo omologo, tanto che si può istituire la seguente eguaglianza di rapporto maestro/discepolo:
    Norman Foster : gatto padano curnense = gatto padano curnense : gatto anglo-padano-sassone.
    Dunque, se ho capito bene, questo gatto anglo-padano-sassone monta impalcature per gli edifici; oppure, forse (la foto lascia qualche dubbio), il suo è un furgone con montacarichi. Ebbene, invece di scrivere sulla fiancata del suo furgone, per esempio, Scaffolding structures (prima ipotesi), o Lifting facilities, lui scrive — esagerato! — Erection specialist. Ora, è vero che erection significa “the act of erecting” o anche “the state of being erected”, ma in fisiologia e ormai nel linguaggio comune suona come “a distended and rigid state of an organ or part containing erectile tissue, especially of the penis or the clitoris”. Insomma il gatto anglo-padano-sassone voleva fare il fico, proprio come il nostro gatto padano.

    • La prima cosa che mi viene in mente è l’invenzione linguistica delle piste pedociclabili: il nostro agrimensore, cioè il gatto padano, spesso in preda a complessi terribili e tormentato da ansia prestazionale, quando se la tira da uomo acculturato, è insuperabile. È chiaro che il gatto è orgoglioso di quest’invenzione, perché vi è tornato sopra, anche di recente. Gli abbiamo spiegato, con molta pazienza, che se per lui i pedoni sono più importanti dei ciclisti, potrebbe dire “pista pedonal-ciclabile”, ma “pedociclabile” — per favore! — proprio no. Infatti, scrivemmo che «Se nel coniare una parola composta è necessario ricorrere a un prefisso che significhi “piede”, si userà “podo” (dal greco πούς, ποδός, dove πούς [pús] è il nominativo, ποδός [podós] è il genitivo): si veda per esempio “podologo”, che è il medico dei piedi». Ma se lui dice “pedo”, s’intende “fanciullo”: dal gr. παῖς, παιδός: “fanciullo”, appunto. Senza contare che nel linguaggio corrente “pedo” richiama sempre più spesso il pederasta: vedi anche il francese pédé «”Pédé” est un terme péjoratif désignant un homosexuel masculin».

    • Sempre per fare il fico, ci fu un tempo in cui il gatto padano abbondava con gli acronimi. Per esempio il Bibliomostro, questo parto del delirio di potenza di due menti agrimensurali che pretesero d’insegnare la cultura e le modalità di sua assunzione anche, e soprattutto, a chi ha studiato latino e greco, per lui era B&A (Biblioteca e auditorium). E come passare sotto silenzio il suo IMHO, cioè “in my honest opinion”, cioè ancora “a mio sommesso parere”? IL gatto ha passato notti insonni pensando al giorno in cui si sarebbe presentato a Bombassei (è un suo mito istituzionale) e gli avrebbe detto: «Vede, ingegnere, IMHO, dovremmo fare un concorso internazionale, sbatterci qui quattro Erasmus, un po’ di banda larga, diplomi di Università di eccellenza q.b. (= quanto basta), e il cazzeggio è servito. Si fidi di me che sono uno specialista».

    • Un’altra parolina che gli piace parecchio, perché così pensa di sollevarsi dai miasmi della palude agrimensurale, è “turibolare”, che lui usa come sostantivo. Anche qui gli abbiamo spiegato che il sostantivo per designare colui che agita il turibolo, cioè, in metafora, il lecchino, è “turiferario”. Ma il gatto è testardo, peggio della dott.ssa Serra, e insiste (anche di recente). Insiste a inventare le parole, pur mancandogli le basi per una simile impresa. Lui, che è un agrimensore, si sente come D’Annunzio, che ha creato parole meravigliose, per esempio “velivolo”; ma D’Annunzio aveva studiato al liceo Cicognini di Prato.

    • Ultimamente si è innamorato della parola “stravento”, che in effetti è espressione vernacolare usata dagli agrimensori padani per designare pioggia battente, inclinata dalla forza del vento. Ma lui vorebbe che questa parola fosse usata da tutti, sbava al pensiero che un giorno potrebbe trovarsela in una delibera, cioè in una cacata carta: per lui sarebbe il massimo, molto meglio di un “pompino Erasmus”.

    • Ma l’ultima invenzione — e qui mi fermo, perché non si finirebbe più — è il participio presente “pietente”, che ho letto già due volte, nel significato di “colui che chiede con insistenza”. Lui lo usa a proposito di Ivana Rota, che sarebbe in conflitto d’interessi. A parte la sostanza, ha mai sentito il gatto padano che esistono i verbi difettivi (per esempio, del participio presente)? E ha mai sentito che non si dice “pietire”, ma “piatire”? Comunque, in pratica, anche “piatente” suona proprio male, è come se il verbo “piatire” fosse difettivo.

    • El Perro permalink

      Quanti strafalcioni questo micetto. Ne elenchiamo qualcuno?
      La tabella è riferita al 2016, perciò si tratta del piano di diritto allo studio approvato nell’autunno 2015.
      L’attuale assessore Ivana Rota è in carica da un mesetto circa, prima è sempre stata “nel raggio d’azione delle amichette, maestrine & co.” ma senza incarichi pubblici, se si esclude la presidenza del consiglio d’istituto che è stato rinnovato nell’autunno 2016, e lei non si è candidata. Oppure è qualcun altro il vero bersaglio? Gamba? Serra? Non è chiaro, sempre velato e “margnoef” questo personaggio.
      Ultima considerazione: forse non è meglio ragionare e documentarsi su che cosa realmente agiscono questi progetti? Quanto sono utili? Quanto disagio evitano oppure quanto benessere infondono?
      [Altro che, se bisognerebbe ragionare! La dott.ssa Serra da quest’orecchio non ci sentiva. La dott.ssa Gamba dovrebbe pur essere consapevole di questo aspetto devastante della “sobrietà” serrana. Sarà capace di essere un po’ più comunicativa? Tanto più che l’ideologia aziendalista, a parole, postula un atteggiamento di grande apertura comunicativa. N.d.Ar.]

      Non è che si intende solo mettere “una pezza” alle evidentissime lacune dello stato italiota?
      [In parte, certamente. In parte però, e a Curno forse in maniera preponderante, perché a Curno appena uno si siede in Consiglio, si mette in testa di essere in grado di creare un mondo nuovo, un nuovo modo di pensare, un nuovo modo di mangiare, un nuovo modo di vivere, un nuovo modo di copulare… Tutti prog[g]ettisti, insomma. Cioè, agli amministratori di Curno non piace amministrare, e amministrare bene, fosse per loro tutta l’ordinaria amministrazione andrebbe esternalizzata, tutto in outsourcing, come si dice. Loro vogliono occuparsi soltanto di grandi cose, grandi prog[g]etti, “eccellenze”, come adesso usa dire (e a me vien voglia di vomitare, se penso a quanto di velleitarismo provinciale si nasconde dietro questa parolina che tanto paice alle sciacquette). N.d.Ar.]

      • Mistica associazionistica
        Ma la mistica si combatte demistificando, mica creando un’altra mistica

        Lei si riferisce, immagino, alla tabella pubblicata dal gatto padano nel suo diario reziale, che nasce, a quanto egli stesso ci comunica, da un suo tentativo di fare verità sul flusso di denaro che parte dal Comune di Curno e si riversa nel sistema delle associazioni.


        Tabella riassuntiva del flusso di denaro ad Enti ed associazioni, pubblicata dal gatto padano. Dà da pensare l’entità dei finanziamenti agli’Indysciplinati di Bergamo. Può anche darsi che questa collaborazione sia stata un grande affare per i cittadini di Curno. Ma sarebbe gradito un intervento del consigliere con delega alla trasparenza MarcoBattaglia: stornerebbe così il pregiudizio che lo vorrebbe intento soltanto alla propria carriera e dimostrerebbe di aver dato un calcio alla “sobrietà” serrana.

        Scrive il gatto padano che i finanziamenti del Comune a «privati enti associazioni nel corso del 2016» ammontano a 265.504,07 € (si noti l’acribia dei numeri non arrotondati, tipica degli agrimensori, dei ragionieri e, in generale, dei tecnoburocrati).
        Scrive anche il gatto padano che ha dovuto durare non esigua fatica a raccogliere i dati, perché pare che la giunta serrana, con tutto che avesse un consigliere con delega alla trasparenza (la Colombo, colei che ha annunciato di voler far carriera nel partito, occupandosi di formazione) non ami trasparire più che tanto: a dir la verità, aggiungo io, non soltanto quando sia in gioco la mistica associazionistica. In generale, i serrani e i post-serrani amano pretendere la condivisione, cioè i cittadini devono condividere, ma loro condividono solo quello che gli pare.
        Ora io non so quanto sia accurata la tabella del gatto padano. In generale, mi fido poco del gatto, perché conosco bene il suo quadro motivazionale: a) una ricerca disperata di fichitudine che lo induce a voler passare per architetto urbanista, grande affabulatore, uomo di cultura agrimensural-mostruosa; b) una pulsione irrefrenabile alla cattiveria, che lo induce a falsificare i dati, ragionare a capocchia, minacciare denunce o provare a indurre terze parti al gioco tutto curnense della denuncia (il gatto sostiene che se lui eventualmente denuncia Gandolfi per aver fatto sparire i documenti del Bibliomostro, l’ex sindaco del buon governo dev’essere contento, perché così, dopo aver pagato la salata parcella all’avvocato per dimostrare la propria innocenza, Gandolfi avrà dimostrato che i sospetti del gatto erano infondati: cioè, io ti faccio del male, tu paghi le spese e perdi il tuo tempo, ma devi essere contento).
        Ciò premesso, io non sottovaluterei la capacità del gatto di annusare le cacate carte. In questo — e non è la prima volta che lo sostengo — è imbattibile. Come quando si accorse che l’amministrazione serrana era inadempiente riguardo al bilancio di previsione, e lui passò l’informazione a Cavagna il Giovane. Che poi dell’informazione sia stato fatto un uso politicamente miserabile è un altro paio di maniche. Ma il gatto aveva annusato bene.
        Anche quando punta la zampa sui finanziamenti allegri ma non troppo alle associazioni il gatto avrebbe ragione. Peccato però che il gatto, essendo a vocazione istituzionale e dunque — anche lui, come i due giovani virgulti del Pd — conformista, invece di prendere di petto la mistica delle associazioni e dei finanziamenti alle “belle idee” delle “anime belle”, faccia l’anima bella lui stesso e proponga altre “belle idee”.
        Per esempio, vorrebbe che il Comune stanziasse «una somma consistente per finanziare la frequenza di Università di alta qualità [come il latte] italiane e straniere, perché questa gioventù non si ritrovi a sperare senza futuro». Il solito provincialismo, insomma: facciamo a Curno un Bibliomostro, e sarà come fare una scorreggia a Bergamo e alle sue biblioteche; alcuni privilegiati di Curno siano mandati a spese dei cittadini a studiare al MIT-Massachusetts Institute of Technology, o alla Harvard University (ammesso che li vogliano), perché Bergamo non basta: Curno punta all’alta qualità. Naturalmente, un’alta qualità certificata a norma di cacata carta. Lo dice il gatto padano, grande esperto di tutto, visiting professor della Mong University.

  62. Ognuno ha la sua storia

    «Ognuno ha la sua storia», canta Gabriella Ferri in questa bella canzone del M° Pisano, «tante facce nella memoria, tanto di tanto, tanto di niente, le parole di tanta gente».
    C’è chi ha avuto una storia bella, in parte perché è stato fortunato, in parte anche perché si è impegnato da giovane a non essere una merda, premessa indispensabile per non morire — da vecchio, o anche da giovane — da idiota.
    Scrivevo qualche tempo fa (oddio, qualche anno fa):

    Ricordo una commedia che vidi a Parigi, tanti anni fa, quando di anni ne avevo ventitré, o forse ventidue. S’intitolava: ‘Je ne veux pas mourir idiot’.
    L’aziendalismo ha vinto? Va bene: Vicisti o aspidistra! (con queste parole, latine, termina un bellissimo romanzo di Orwell, che s’intitola Fiorirà l’aspidistra, dove l’aspidistra è il simbolo della mediocrità borghese). Dunque ha vinto l’aspidistra, ha vinto l’aziendalismo, ma noi non moriremo aziendalisti, noi non moriremo idioti.

    Più recentemente invece, mentre esprimevo il mio orrore per il populismo plebeo della Ndoc a proposito della moschea e pungolavo la Serra a dire quel che i serrani ebbero il coraggio di dire solo pochi giorni prima delle elezioni amministrative, riportavo un dialogo tratto dal romanzo Il buio oltre la siepe, di Harper Lee, tra una ragazzina di nove anni (si chiama Scout) che nella finzione romanzesca racconterà tre anni della sua infanzia da adulta, e il padre Atticus, che di mestiere fa l’avvocato, ma è un amico del popolo, non ordisce tranelli inculanti, non fa cazzeggio giuridico. Ha assunto la difesa di un nero, accusato di violenza, la difesa è un’impresa disperata. La figlia gli domanda perché si senta in dovere di accettare l’incarico, anche se probabilmente ne riceverà un danno e non è nemmeno sicuro che riuscirà a salvare l’imputato dalla sedia elettrica.

    “Vuoi dire che se non difendi quell’uomo, Jem [il fratello] e io potremmo non darti più retta?”
    “Più o meno.”
    “Perché?”
    “Perché non potrei più pretenderlo da voi. Vedi Scout, a un avvocato succede almeno una volta nella sua carriera, proprio per la natura del suo lavoro, che un caso abbia ripercussione diretta sulla sua vita. Evidentemente è venuta la mia volta. Può darsi che a scuola tu senta parlare male di questa faccenda, ma se vuoi aiutarmi devi fare una cosa sola: tenere la testa alta e le mani a posto. Non badare a quello che ti dicono, non diventare il loro bersaglio. Cerca di batterti col cervello e non con i pugni, una volta tanto… È una buona testa, la tua, anche se è dura a imparare!”
    “Atticus, vinceremo la causa?”
    “No, tesoro.”
    “Ma allora, perché…”
    “Non è una buona ragione non cercare di vincere solo perché si è battuti in partenza,” disse Atticus.

    Ecco, così ragiona un uomo di principio o, più semplicemente un uomo, cioè un vero uomo: “Non è una buona ragione non cercare di vincere solo perché si è battuti in partenza”. Atticus non era più giovane, ma aveva ancora degli ideali. Mi domando come si possa essere giovani e non averne, cioè come si possa essere decrepiti da giovani. Mi domando come possano MarcoBattaglia e Andrea Saccogna-Gamba essere così conformisti da desiderare di svolgere un ruolo di nemici del popolo nel sistema euro-tecno-buro-mongocratico. E non soltanto lo desiderano, ci sono già dentro, e vogliono farvi carriera, coinvolgendo i poveri curnensi in iniziative che — c’è da giurarlo — pretenderanno che siano votate all’unanimità. Loro, a differenza di Atticus, si guardano bene dal combattere per una causa persa, ma nobile e bella, per cui se non si combattesse si perderebbe l’onore. Per loro è importante vincere; le questioni di principio, che sono tutto per un giovane bennato, sono per loro solo una perdita di tempo.
    Dedichiamo a MarcoBattaglia e ad Andrea Saccogna-Gamba questo “Conformista” di Giorgio Gaber.

  63. Conformismi


    Questo spezzone è tratto dal film Il conformista di Bertolucci, ricavato dall’omonimo romanzo di Moravia. Il protagonista, interpretato da Jean-Louis Trintignant, è un uomo intelligente, ma sposa convinto un’oca (una meravigliosa Stefania Sandrelli) per sentirsi normale, conforme. Si obnubila nel fascismo, si rende complice dell’assassinio del suo professore, fuoriuscito a Parigi, perché così gli viene ordinato, e lui non mette in discussione gli ordini. Non sceglie, gli piace essere scelto, anche perché è così che si fa carriera. Poi, quando cadrà il fascismo, e la gente si riversa in Piazza san Pietro, riconosce il suo migliore amico e lo addita alla folla inferocita come fascista. Lui, il conformista, adesso è diventato antifascista.

    Abbiamo ultimamente parlato spesso della sconcezza, soprattutto in un giovane, della mancanza d’ideali, dell’assenza di un principio superiore. Proviamo a riprendere il filo del discorso.
    Chi non ha ideali, dunque chi non sceglie, ma si fa scegliere (dall’azienda, e allora si conforma all’ideologia che gli consente di cogliere prima e meglio gli obiettivi aziendali; dai “buoni consigli” che galleggiano nell’aria mefitica di una società di merda, che dicono che tu devi far carriera e fottertene degli altri ecc.), secondo Jean-Paul Sartre è un salaud, cioè uno sporcaccione. Per Sartre, la libertà dell’uomo è la sua essenza e il suo dovere, e sarà l’uomo, lui solo, che in piena libertà dovrà costruire la sua scala di valori. La sua, mica quella dell’azienda, o della carriera nel partito.
    L’uomo inoltre è responsabile non soltanto davanti a sé, ma davanti all’umanità. Scegliere è angosciante, certo, perché i nostri valori potrebbero confliggere con i nostri interessi. Ma non scegliere significa essere degli sporcaccioni. È da sporcaccioni scegliere il proprio comodo. Però, a ben vedere, chi sceglie il proprio comodo, spesso non fa nemmeno una scelta utilitarista: se è un conformista, sceglie quello che altri hanno scelto per lui. Come già diceva Pirandello: ci sono in noi mille possibilità, ma finisce che indossiamo una maschera, e sempre quella, che è la più comoda, quella per cui, apparentemente, le difficoltà si appianano, siamo in pace con gli altri. Ma è la nostra maschera?
    Scegliere la propria libertà, non essere conformisti, è angosciante, dicevo. Ma essere degli sporcaccioni (“salaud” nel senso sartriano) è terribile, è la morte dell’anima, del principio vitale. Infatti gli sporcaccioni sono degli zombi, dei morti viventi.
    Però nessuno che abbia venduto l’anima al conformismo accetterà di riconoscersi un miserabile. Ecco allora che si costruisce una razionalizzazione, o acquista nel libero mercato delle cazzità una mistica che faccia al caso suo: la mistica aziendale, la mistica istituzionale, la mistica esoterica ecc. C’è mistica per tutti i gusti, e ogni mistica è una maschera. L’azienda ti dà la mistica, che puoi pensare come una maschera contenuta nella valigetta del mongomanager (vi ricordate la valigetta che Berlusconi aveva creato per i suoi promotori del brand forzitaliota? Uso di proposito la parola brand, che vuol dire marchio, e che tanto piace ai coglioncini del marketing, per meglio mettere in rilievo l’aspetto spregevole della cosa), e poi, come azione di rinforzo, ti sottopone a corsi d’inculante formazione, con tanto di slàid, ovviamente.
    Scrivevo tempo fa che, lo so, è difficile fare a meno della mistica, perché la mistica aiuta a vendere il prodotto, ti fa stare in pace con te stesso e con gli altri tuoi colleghi di schiavitù. Ma la sfida è proprio questa: quella di agire bene, da uomini giusti, da veri uomini, senza scomodare Dio, né la patria, né il padrone.
    Ricordavo anche che nel romanzo La peste, di Camus, il dottor Rieux curava i malati proprio perché non credeva in Dio. Se avesse creduto in Dio — diceva — li avrebbe affidati a lui, non si sarebbe prodigato, per mesi e mesi, dormendo quattro ore per notte, incidendo bubboni, organizzando un sistema di ricovero dei malati e isolamento del morbo, sperimentando vaccini.
    Il dottor Rieux non era uno sporcaccione, era un uomo.

    • Istruzioni per l’uso (di Nusquamia)

      Mi trovo sotto l’ombra di un’ampia conifera, ho provato a rileggere il commento precedente. Volevo accertarmi, a distanza di un giorno,, che il discorso sul conformismo, sulla vita sporcacciona e sull’impegno umanitario, contrapposto allo spregevole aziendalismo e al darwinismo spenceriano dei piccoli mostri di Maria De Filippi, fosse comprensibile. Cioè, comprensibile almeno per coloro che dispongono degli strumenti per ragionare. Sarò ruscito ad esprimere il concetto politicamente scorretto?
      Mi piacerebbe fare qualcosa anche per i poveri di spirito, purtroppo però Nusquamia non è lo strumento adatto. Ci sono poi i poveri di spirito che pretendono di imporre altrui (= agli altri) la propria miseria. Ma questi non solo sono avversari, soprattutto sono perduta gente.

  64. Per una lettura della politichetta curnense
    Ipocriti

    Dante colloca gl’ipocriti nella sesta bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno, tra i fraudolenti (dei quali esistono varie specie).
    Siamo nel canto XXIII della Divina commedia, che ci presenta due bei campioni d’ipocrisia (vedi al min. 9.27 del filmato qui sopra): due «frati godenti e bolognesi». Anche loro, come molti pretini progressisti oggi alla moda, non si curarono del sacro per cui furono ordinati sacerdoti, preferirono trafficare nella politica. Si dicevano pacifisti e come tali raggiunsero Firenze per metter pace tra le fazioni. Ma poi che fanno? Pensano a se stessi, cercano un rapporto privilegiato con gli “attori del territorio” d’allora, cioè con le corporazioni medievali (a Firenze sarà potentissima la corporazione della Lana, al cui confronto alcuni attori del territorio curnensi sono soltanto una “scorreggia nella brughiera”, se posso riprendere ed elaborare una metafora buxista).
    Dunque Dante pone degli ecclesiastici nell’Inferno, e non è la prima volta che ciò avviene. Com’è noto, nell’Inferno si trova anche un pontefice, Bonifacio VIII. Per parte mia, non avrei molti dubbi: se Dante dovesse aggiornare la sua Divina commedia, non esiterebbe un attimo a far bruciacchiare anche Paolo VI: quanto al cerchio, sarei imbarazzato a scegliere fra l’uno o l’altro di due, che però preferisco non dire.
    Ma se Dante pone gli ecclesiastici nell’Inferno (alcuni, mica tutti: ci mancherebbe), perché noi dovremmo esitare a mettere nell’Inferno, tra gl’ipocriti, appunto, i cattosimilprogressisti di Curno? Gli argomenti a favore di questa punizione non sono certo pochi, né di piccolo momento.

  65. ALGIDO permalink

    All’inferno?
    E Fassi Dove lo mettiamo?
    Paradiso, Purgatorio o Inferno?

    Non mi dica che Vito Conti, Paola Bellezza, Claudio Cavagna, Ivana Rota ecc. ecc. li vuole spedire all’inferno…

    mi pare una punizione immeritata

    • Per i similprogressisti curnensi o Inferno o Purgatorio
      Per Fassi, invece, l’Antinferno

      Cominciamo dai similprogressisti:

      • La dott.ssa Serra è sicuramente attesa all’Inferno, dove sarà punita portando una pesante cappa che di fuori è d’oro, all’interno è di piombo. Le sue colpe sono ben note.

      • Vito Conti è quello che se la cava meglio, perché andrà nell’Antipurgatorio, nella Valletta dei principi, dove si tratterrà per un numero d’anni pari a quelli della sua esistenza terrena. La sua colpa è quella di aver tardato a pentirsi: ha sempre coperto l’operato della dott.ssa Serra, in tutti i suoi aspetti, finché all’ultimo, temendo di essere trascinato da lei nell’Inferno, si è finalmente deciso a prenderne le distanze: mi riferisco, come dovrebbe essere immediato capire, alla diceria della Moschea, che la Serra per albagia, per coda di paglia (vedi l’episodio d’indifferenza etica al tempo delle imprese del Pedretti) e per considerazioni di carriera in ambito cattoprogressista non volle mai contrastare, preferendo una perigliosa “sobrietà”.

      • Paola Bellezza avrà un ruolo ancillare nella VII cornice del Purgatorio, come guardiana dei Lussuriosi e dei Sodomiti (invece Martha Nussbaum sarà all’Inferno, tra i consiglieri fraudolenti): la sua colpa è quella di essersi prodigata nell’agitazione del falso problema degli Lgbt, la punizione consisterà nel sentire per centinaia d’anni di seguito il canto Summae Deus clementiae, nel quale i sodomiti, che camminano sul fuoco, riconoscono come giusto e purificatore il fuoco che ne lambisce i lombi:

      • Claudio Cavagna sarà nella prima cornice del Purgatorio, quella dei Superbi: porterà con fatica pesi da far stramazzare un camallo genovese di origine bergamasca. La sua colpa è l’aver voluto esternalizzare quel che avrebbe dovuto rimanere competenza del Comune (il rischio è che se le opere affidate in outsourcing saranno eseguite a membro di segugio, non sarà possibile porvi rimedio, perché nel frattempo sarà stata eretta una barriera di sicurezza tecnoburocratica che a norma di cacata carta certificherà la perfetta esecuzione delle opere). Claudio Cavagna ebbe la superbia di volersi occuparsi d’altro, anche lui, come quasi tutti del resto, di sentirsi “progettista”, come il gatto padano, per collaborare alla realizzazione del sogno assurdo della dott.Gamba: quello di fare di Curno un “mondo nuovo” usando come mattoni e cemento l’aziendalismo similprogressista e il velleitarismo mutuato da don Milani, un sacerdote pochissimo cristiano, propugnatore di una lotta di classe che, se fosse posta in termini marxisti, cioè scientifici, sarebbe accettabile, ma lui puntava tutto sull’invidia e sull’odio. Ho preso in mano di recente la sua famosa Lettera a una professoressa: alcune pagine sono vomitevoli, testimonianza di un cattoprogressismo insieme feroce e coglione (Maometto II e Ivan il Terribile erano feroci, ma non erano coglioni).

      • Su Ivana Rota il giudizio è sospeso. Mi dicono che ebbe una parte di primo piano in un’assemblea cammellata che non solo voleva mettere sotto accusa Gandolfi al riguardo della nuova scuola, quella al di sopra di ogni sospetto, ma pretendeva (l’assemblea: questo è il soggetto della proposizione subordinata coordinata) che le urla dei meharisti e i bramiti dei cammelli dovessero essere considerati causa sufficiente perché GAndolfi facesse la volontà degli organizzatori dell’assemblea che a quel tempo, prima della nostra demistificazione, si aveva ancora la spudoratezza di chiamare “cittadina”. Seguirò le mosse di Ivana Rota e mi esprimerò a suo tempo.

      Quanto ad Angelo Fassi, che è una persona onesta, mi dispiace per lui, ma penso che finirà nell’Antinferno, prima del fiume Acheronte. Qui Dante colloca gl’ignavi, che non sono nell’Inferno, perché sarebbe troppo, ma non si può dire che abbiano meritato il Paradiso. Angelo Fassi infatti si fece coinvolgere in una manovra gradita ad Alessandro Sorte e che, se i Desperados della Ndoc avessero vinto le elezioni avrebbe determinato l’accreditamento presso Matteo Salvini di una strategia che era stata pensata, più che per Curno, per i suoi riflessi lombardi e italici. La manovra, che fu presentata a Fassi e Gandolfi come una levata di scudi contro la “colata di cemento” comportata dalla variante del Pgt, nascondeva la polpetta avvelenata della moschea. Gandolfi se n’accorse per tempo, fece marcia indietro e questo impedì provvidenzialmente che la Ndoc s’impossessasse del prestigio di Gandolfi (ne avevano un bisogno disperato, per modellare in una certa direzione la campagna elettorale; è sbagliato ragionare con il pallottoliere, in termini di pacchetto di voti: è un discorso che abbiamo già affrontato). Invece Fassi non si accorse di nulla, e questa è una colpa.
      Quel che conta, in ogni caso, è che la manovra inculante non sia andata in porto. Grazie allo spiaggiamento della manovra inculante e alla discesa in campo della fasciofemminista, i Desperados non hanno toccato palla: ut erat in votis.

  66. ALGIDO permalink

    Ci sarebbero tanti tanti altri personaggi da inserire nei vari gironi.
    Debbo dire che i gironi di Dante a me son sempre piaciuti. Da ragazzetto, anzi da bimbetto, avevo una enciclopedia con un disegno simile a quello da lei sopra inserito ma fatto a imbuto, a scendere nell’inferno.
    [Se lei non avesse fatto studi agrimensurali, avrebbe avuto il piacere di leggere Dante nell’età più bella, commentato da Natalino Sapegno, per esempio. E tra le note avrebbe anche potuto leggere alcune sàpide osservazioni (scritte in un latino semplice semplice, post-medievale) di Benvenuto da Imola. Però, non è mai troppo tardi. In rete si sono le letture commentate di Benigni, il quale recita da cane, è vero, ma riesce bene a trasferire al largo pubblico l’ultimo grido in fatto di ermeneutica dantistica, quello di Gianfranco Contini. A costui si rifà il tanto celebrato Sermonti, del quale non dirò che recita proprio da cane, ma abbastanza male, questo sì. A differenza dei conformisti due pupilli del Pd, MarcoBattaglia e Andrea Saccogna Gamba, detesto l’ovvietà e mi sento in dovere di parlar male di Benigni e Sermonti dei quali le sciacquette dicono gran bene, nella speranza di passare per persone acculturate, forse colte e addirittura, nei casi più sfacciati, di assurgere all’empireo delle persone che “dettano legge”. Però non sono fanatico e dico che, per un primo avviamento alla conoscenza di Dante, Benigni va benissimo. Tenendo sempre presente che recita da cane, ovviamente. Franco Zeffirelli con toscana faziosità diceva che la recita di Benigni gli faceva venire il voltastomaco: «Dovrebbe esserci un istituto per proteggere i classici dai mascalzoni che se ne impossessano. […] La Divina Commedia è il massimo dell’aristocrazia, della poesia. Allora prendiamo anche l’Iliade e l’Odissea e riduciamole a pagliacciate. Benigni è associato al pagliaccio, e il clown ha sempre la sua clientela. Se la Divina Commedia l’avesse letta Grillo, ci sarebbe stato lo stesso pubblico a sentirlo. Benigni è stato furbo, ha saccheggiato Sermonti e tutto lo studio fatto da quel grande filosofo della poesia. Poi ha rimpasticciato tutto, facendo quattro sberleffi al povero Sermonti». N.d.Ar.]

    Certo, ci sono anche altri personaggi:
    – Claudio e Fausto Corti.
    – Pedretti e leidi
    – Sara Carrara e Sara Trabucchi, Maria Donizetti e perchè no? i suoi piu cari amici, Max Conti e Pedretti
    – Stella, Salvi, Maini
    – Ferruccio Innocenti
    – e poi il Tarcisio e i nuovi destrorsi

    Tutta gente che lei ha ben conosciuto.
    A presto

    • La politichetta curnense all’Inferno

      Lo so, piacerebbe vedere collocati nell’Inferno i personaggetti della politichetta curnense. Mah, si vedrà. Forse poco per volta… Poi si potrebbe raccogliere il tutto in un fascicolo monografico, come a suo tempo si fece con la Pedretteide, che raccoglieva i botta-e-risposta pubblicati sul cosiddetto blog dell’Udc, opportunamente raccordati e commentati. I lettori ricorderanno forse che in quell’opuscolo preconizzammo l’esilio del Pedretti: fummo buoni profeti.
      Però non mi sembra il caso d’infierire sui personaggi che non infieriscono o, quanto meno, non infieriscono più: per esempio, la Chiara Leydi e lo stesso Pedretti, che però siamo costretti a tenere sotto osservazione, perché c’è in sospeso una sua denuncia di quattro anni fa (come lei sa, esiste il diritto di rappresaglia, nei confronti di chi non rispetta le regole della dialettica politica). Forse la Chiara Leydi non è più nemmeno esoterica, e in cuor suo si è pentita di aver voluto introdurre a Curno dèi falsi e bugiardi. Così come non mi sembrerebbe giusto mettere alla berlina la zarina curnense, una che era lanciatissima e che per meriti speciali, che mai abbiamo ben capito, pretendeva di entrare nel cuore del partito, con un ruolo pari almeno a quello della Brambillona. Si dimostrò che era una vittima della sua stessa “determinazione”. Stella, anche lui, è scomparso, forse non porta più gli stivali come un tempo, estate e inverno (il che gli valse un epiteto salace, che qui non è il caso di riferire).

      Vedo che tra i personaggi da collocare all’Inferno lei si è dimenticato del gatto padano (che metterei fra gl’iracondi) e dei consiglieri fraudolenti che volevano indurre Gandolfi a sputtanarsi e appoggiare la scalata al potere dei desperados della Ndoc.
      Uno di questi in particolare mi sembra molto simile a Guido da Montefeltro, che Dante colloca nella VII bolgia dell’ottavo cerchio infernale. Costui volle fare il furbo: dopo esser vissuto da peccatore, e fu un peccatore di tre cotte, si fece francescano, e così credeva di meritarsi il Paradiso. Questa è la prima furbata: voleva fregare Dio. La seconda furbata, che però per lui fu micidiale, fu quella di peccare di nuovo, dando un “buon consiglio” a papa Bonifacio VIII che gli domandava come avrebbe potuto abbattere Palestrina, città che era feudo dei suoi nemici, i Colonna. Lui sapeva di commettere peccato, ma poiché il papa gli aveva promesso l’assoluzione, peccò egualmente. E gli consigliò, come tecnica inculante, di promettere molto e mantenere poco. Insomma, siamo in pieno cazzeggio giuridico. Per inquadrare il problema si veda:

      Se non che, per ogni cazzeggio giuridico c’è sempre il contro-cazzeggio giuridico, talora anche un abbattimento dell’argomento cazzeggiante con i soli strumenti della logica (ed è questo il caso). San Francesco era un ingenuo, voleva prendersi l’anima di Guido da Montefeltro e portarla in Paradiso. Ma ecco che interviene il diavolo, che trova un vizio di forma nel cazzeggio giuridico dell’assoluzione papale. Poiché non c’è stato pentimento, l’assoluzione non vale. Dice il diavolo a san Francesco, riferendosi a Guido:

      Venir se ne dee giù tra’ miei meschini
      perché diede ’l consiglio frodolente,
      dal quale in qua stato li sono a’ crini;
      ch’assolver non si può chi non si pente,
      né pentere e volere insieme puossi
      per la contradizion che nol consente.

      E aggiunge, con parole di scherno: «Forse tu non pensavi ch’io loico fossi!». Cioè, forse tu non sapevi che io sono un logico.

      Sentiamo adesso il XXVII canto introdotto e recitato da Gassman:
      Gassman:

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