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La Macroregione, araba fenice bobomaronita, e l’Euroregione, espressione di cacata carta

3 settembre 2013

Considerazioni sulle pigne in testa del Bobomaroni e della Debora(h) Serracchiani

Araba fenice

L’araba fenice tatuata su schiena e fondo schiena di un esemplare di Homo sapiens, di sesso femminile: ma in linguaggio politicamente corretto si dovrebbe dire “genere”, perché il sesso è stabilito dalla natura, mentre il genere è frutto di libera scelta. Nel mondo politicamente corretto e Lgbt la natura non è considerata politicamente corretta.

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Apprendiamo dai giornali che Bobomaroni e Serracchiani si sono scontrati sul tema: Macroregione o Euroregione? Il Bobomaroni dice di parlare in nome della Macroregione (la denominazione di “macroregione”,in ogni caso, non è invenzione bobomaronita, come qualcuno mostra di credere, ma è di Miglio, che nel Decalogo di Assago aveva fatto una proposta di riordinamento dell’Italia). In particolare, il Bobomaroni afferma: «La presidente[1] Debora Serracchiani è favorevole alla macroregione ma non può dirlo. Dice no alla macroregione e sì all’euroregione, che sono la stessa cosa. Noi abbiamo la forza del nostro progetto e questa è la strada giusta ». Replica la Serracchiani:  «Il presidente della Lombardia Roberto Maroni sa perfettamente che la macroregione non ha nulla a che fare con l’euroregione. L’euroregione è uno strumento reale e sperimentato, avviato sotto l’egida della Ue e dello Stato italiano, mentre la macroregione del Nord non esiste» (si veda questa pagina di TelePordenone).
Ma di che cosa parlano questi signori? I lettori di Nusquamia sanno bene che noi abbiamo in dispetto la retorica dei cerretani cioè dei ciarlatani: ci piace andare alle fonti: è questo il metodo filologico con il quale Lorenzo Valla dimostrò la falsità del documento che attestava la “donazione di Costantino” sulla quale faceva fulcro il potere temporale della Chiesa.

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L’Euroregione della Serracchiani è a norma di cacata carta Ue?

Per quanto riguarda la Serracchiani, siamo andati al sito della Serracchiani, per vedere che cosa lei intenda per Euroregione: abbiamo capito che lei fa riferimento a pie intenzioni, a un incontro tenuto a Villa Manin a Passariano (UD), il 17 ottobre 2005, conclusosi con una dichiarazione d’intenti finalizzata alla realizzazione dell’Euroregione che vedete rappresentata qui sopra (si veda l’articolo Euroregione (31 marzo 2010), nel sito della Serracchiani).

 euroregione Veneto_Friuli_Slovenia_Carinzia

Ma esiste questa Euroregione? No, non esiste se non nella cacata carta[2] che porta la dichiarazione d’intenti dei rappresentanti delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, del Land Carinzia, della Repubblica di Slovenia e delle due Contee croate dell’Istria e Litoraneo-montana.
Su questa Euroregione che è nella mente della Serracchiani scriveva Gilberto Oneto il 26 giugno 2013, sul quotidiano reziale l’Intraprendente[3] (si veda Per Debora la salvezza del Nord si chiama Euroregione. Ma per piasè:

 La notizia è storica: Debora (senza la acca “coatta” che ha lasciato nella natia Roma) Serracchiani ha dichiarato col tono di Diaz e delle sue “valli discese con orgogliosa sicurezza” che “La Macroregione del Nord è defunta perché c’è l’Euroregione”.
[…] L’Euroregione è la volgarizzazione del latinismo Euregio che da almeno vent’anni riempie sogni e proclami della Comunità Europea. Non è neppure chiarissimo in cosa consista questo nuovo accordo, che la Serracchiani ha ereditato dal suo predecessore Tondo e che ha siglato con il nuovo presidente socialdemocratico della Carinzia Peter Kaiser.

Ma in altre cacate carte, un po’ più ufficiali, perché bollate con il timbro recante l’acronimo euroburocratico Gect (Gruppo Europeo di Cooperazione Transfrontaliera), come da cacato atto del Regolamento del Parlamento Europeo e approvazione del Consiglio (5 luglio 2006) e successive modifiche, il Friuli viene ascritto a un’Euroregione  che prende il nome di Euroregione adriatico-ionica, questa:

 Euroregione adriatica_2

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Evviva la burocrazia! A ciascuno la sua Euroregione

Secondo altri sogni, tutti caratterizzati da ampia condivisione assessorile – pare, in questo caso, con l’apporto di poeti dialettali e qualche architetto, ma con doverosa esclusione di matematici, fisici, ingegneri ecc. – ci sarebbe un terzo tipo di macroregione, del quale il Friuli dovrebbe far parte. Parliamo della Comunità dell’Alpe Adria, che somiglia un po’ all’Euroregione della Serracchiani, con in più il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, un pezzo di Svizzera e la Baviera:

 Alpe Adria_2

Oddio, non è che a questa Euroregione (ancorché priva del cacato timbro euroburocratico Gect) manchino le appendici politiche, il sito, i convegni, gli sproloqui. Il bello è che ciascuna di queste Euroregioni ha la sua burocrazia, le sue cacate carte, i suoi ometti che viaggiano, mangiano, dormono negli alberghi migliori, si fanno del male sentendosi l’un l’altro nel corso di convegni pallosissimi, riempiono di lettere inutili le cacate carte (o di bit inutili le cacate chiavette elettroniche).
Per la vostra delizia ecco alcune altre Euroregioni, contemplate nelle cacate carte sotto la voce acronima Gect (incute rispetto, quasi quanto quell’acronimo inventato in epoca fascista, l’Ovra). Questa è l’Euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino :

Euroregio_Tirolo-Alto Adige-Trentino

Ecco l’Euroregione Insubrica, che comprende una parte della Lombardia, una parte del Piemonte e una parte della Svizzera:

 Regio Insubrica

E questa è l’Euroregione Alpi-Mediterraneo (vi risparmiamo le altre Euroregioni):

 Euroregione_Alpi-Mediterraneo

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E la Lombardia? Se Maroni rinuncia a occuparsene, forse avremo la “ripresina”

 Ma, tornando al duello verbale tra Maroni e Serracchiani, mentre abbiamo scoperto quale sia l’Euroregione comprendente il Friuli sognata dalla Serracchiani, che peraltro non coincide con l’Euroregione certificata dal cacato acronimo Gect, non abbiamo capito a quale macroregione intendesse far riferimento il Bobomaroni, tanto più che affermava la coincidenza di Macroregione ed Euroregione. Sicuramente non era comunque la Macroregione di Miglio, che non gode di certificazioni euroburocratiche. Non è neanche l’Euroregione del nord, della quale favoleggiava prima delle elezioni. Leggiamo infatti in un’intervista riportata sul Corriere della Sera del 22 novembre 2012 la seguente dichiarazione bobomaronita (si veda Roberto Maroni si prepara per le elezioni. «Vinco e faccio l’euro regione del Nord»):

Quando sarò eletto presidente della Lombardia, ci mettiamo insieme con Cota e Zaia e dal giorno dopo parte l’Euroregione del Nord. Questo è il valore aggiunto della mia candidatura.

Ancora il 28 luglio scorso il Bobomaroni proclamava:

Lombardia, Piemonte e Veneto marciano insieme per realizzare un obiettivo comune: la macroregione del Nord, una macroregione europea che possa interagire e collaborare con le omologhe realtà del Vecchio Continente, e che trattenga sul proprio territorio almeno il 75% delle proprie tasse. Un obiettivo da raggiungere entro la legislatura.

Ma è proprio sicuro che le tre regioni marcino insieme? E, soprattutto, Maroni è sicuro di avere il permesso di marciare? Mi sa che, adesso che lascia la carica di segretario federale, Bobomaroni si occuperà della sola Lombardia, per poi dire che la Regione lombarda l’ha creata lui. Purché se ne occupi il meno possibile, faccia pure. Non dimentichiamo che al tempo della prima Repubblica, in occasione dei governi cosiddetti “balneari”, quando cioè i governi si limitavano alla normale amministrazione e i politici non facevano danni, si registrava regolarmente una “ripresina”. Si cercano dunque volontari, escort e quant’altro che distraggano Bobomaroni dell’attività politica, per il bene della Lombardia.
L’impressione è che la macroregione bobomaornita sia come quell’uccello del quale parla il Metastasio: «Come l’araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa».
Per concludere il discorso sulla bufala delle Euroregioni, val la pena riportare una precisazione di Oneto, che leggiamo in calce all’articolo Per Debora la salvezza del Nord…, cit.:

L’euroregione (Euregio in termini “tecnici”) è una istituzione transfrontaliera che serve a formare sinergie e a migliorare i servizi di regioni vicine ma con diverso passaporto: sono una istituzione “comunitaria” intelligente sulla quale si può solo essere favorevoli. Ma non è un progetto istituzionale e come tale non sostituisce l’idea di Macroregione migliana (la Padania, nel nostro caso). Di quella maronita non saprei perché non si è ancora capito cosa sia [l’evidenziazione in grassetto è mia: N.d.Ar.] La differenza fra Zaia e la Serracchiani sta proprio in questo: il primo ci vede uno strumento per migliorare le condizioni del Veneto e allentare i legami con Roma, la seconda un antidoto alle pulsioni indipendentiste.

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Le macroregioni doc, quelle del prof. Miglio

 Macroregioni di Miglio

E adesso, dopo aver prestato orecchio ai vaneggiamenti della Serracchiani e ai proclami bobomaroniti, tutta roba da far venire il latte alle ginocchia, passiamo a cose serie. L’immagine qui sopra illustra il progetto redatto dal professor Miglio nel Decalogo di Assago (1993), del quale possiamo leggere il testo facendo clic sul nesso ipertestuale: Il Decalogo di Assago che Miglio preferiva chiamare “breviario”.

I numeri 3, 4 e 6 denotano le tre Macroregioni previste da Miglio:

3 – Repubblica del Nord;
4 – Repubblica dell’Etruria;
6 – Repubblica del Sud.

Il breviario prevedeva la conservazione delle cinque regioni a statuto speciale esistenti:

1 – Valle d’Aosta;
2- Trentino Alto Adige Sud-Tirolo;
5 – Friuli Venezia Giulia;
7 – Sicilia;
8 – Sardegna.

Scrive in proposito Gilberto Oneto (sempre lui!) sull’Indipendenza, 20 sett. 2012 (si veda Macroregione: il riferimento è il decalogo di Assago di Miglio):

Il riferimento più completo si trova sicuramente nel cosiddetto Decalogo di Assago, redatto dal professor Gianfranco Miglio e presentato il 12 dicembre 1993 al secondo Congresso della Lega e approvato dall’Assemblea. Il Decalogo delinea la condizione finale di un percorso di riforme  che non è però mai stato delineato nelle sue tappe: a Miglio non ne è stato dato né il tempo né la possibilità e la Lega si è da allora occupata d’altro.
Gli strumenti giuridici per intraprendere il percorso sono stati forniti dalla Sinistra che nel 2001 ha modificato il Titolo V della Costituzione introducendo elementi di federalismo e soprattutto aprendo uno spiraglio per ulteriori modifiche. La legge era stata definitivamente approvata, dopo il lungo iter previsto per le leggi di modifica costituzionale, il giorno 8 marzo del 2001 dal Senato con una risicata maggioranza: avevano votato contro sia la Destra sia la Lega, allora in piena deriva italianista. Mancando in Parlamento la maggioranza qualificata dei due terzi, la legge era stata sottoposta a Referendum popolare confermativo e il giorno 7 ottobre 2001 il 64% dei votanti l’aveva approvata con il voto favorevole – si immagina – anche di molti elettori leghisti.


[1] La Serracchiani è presidente della Regione comprendente il Friuli e la Venezia Giulia. Mi raccomando, pronunciare Friùli (deriva dal lat. Forum Julii, dove “Julii” porta l’accento sulla “u”, come l’ital. Giùlio), e non Frìuli, come pure si sente annunciare, talvolta, nei telegiornali.

[2] L’espressione “cacata carta” è nobilissima, con buona pace dei nostri detrattori. Deriva dal carme 36 di Catullo, che così s’inizia: Annales Volusi, cacata carta, votum solvite pro mea puella; cioè, “Annali di Volusio, cacata carta, sciogliete il voto della mia ragazza”. L’antefatto è l’amore burrascoso del poeta Catullo per Lesbia, donna di facili costumi, dei quali il poeta si lamenta pubblicamente. Catullo si è allontanato da Lesbia e lei ha fatto un voto: qualora Catullo tornasse da lei, e smettesse di comporre poesie lesive della sua onorabilità, farà un rogo dei carmi epici (“annali”) di Volusio, che Catullo ha in dispetto in quanto tromboneschi e rustici. Insomma, quei versi sono cacata carta. Perciò Catullo si rivolge direttamente a quelle cacate carte, e conclude così il suo carme: at vos interea venite in ignem, pleni ruris et inficetiarum., annales Volusi, cacata carta; cioè: “e voi venite al fuoco che vi spetta, o voi ispirati alla greve ruralità, annali di Volusio, cacata carta”. Come vedete, neanche a Catullo andava a sangue l’arguzia contadina.

[3] L’Intraprendente porta come sottotitolo: “Giornale d’opinione dal nord”. Leggiamo in rete: «Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè lanciano un nuovo giornale on-line. […] L’Intraprendente è diretto dal nipote di Alessandro, Giovanni, che già lavorava per l’Ordine di Como e per il Giornale di via Negri. Sallusti senior  è tra i soci, mentre la raccolta pubblicitaria sarà compito di Visibilia, la società della Santanchè.».

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43 commenti
  1. “Repressione è civiltà”, dice. La condivisione è l’anticamera della repressione

  2. La corretta pronunzia della parola “Friuli”: non dimentichiamo, però, che a Curno abbiamo un italianista

    Ieri, scrivendo l’articolo con cui s’apre questa pagina, scongiuravamo i lettori dal diffidare della pronuncia Frìuli (con l’accento sulla “i”): la pronuncia corretta è “Friùli”, con l’accento sulla “u”. Oggi, ascoltando al terzo programma radiofonico della Rai la lettura dei giornali fatta da Sergio Rizzo (è l’autore del libri La casta, tanto per intenderci), abbiamo sentito il giornalista che, più di una volta, pronunziava “Frìuli”, con l’accento sulla “i”.
    Forse i lettori di Nusquamia ricorderanno che nel Consiglio comunale della passata amministrazione sedeva l’ing. Fausto Corti, che poi si meritò il titolo di “italianista”. Ebbene, in qualità di italianista non potrebbe Fausto Corti fare qualcosa perché si pronunciasse correttamente la parola “Friuli”?
    Non è che ci speri molto, a dire la verità: ma tentar non nuoce. Ricordo che Fausto Corti, fratello del Claudio Corti, ciclista e manager che siede oggi nel Consiglio comunale di Curno in rappresentanza del pedrettoleghismo alleato con il Pdl di quinta colonna, per manifestare il suo amore per la lingua italiana non trovò di meglio che presentare una mozione, in forza della quale i consiglieri comunali di Curno caldeggiavano la costituzione a Roma di un ente inutile per la tutela della lingua di Dante (Alighieri, non Maini). La cosa triste è che quella mozione fu approvata: devo però registrare il lodevole voto contrario di Maria Donizetti. Votarono contro anche il Pedretti e la Chiara Leydi, per dimostrare che loro sono leghisti tosti, dunque nemici dell’italianità, non certo perché fossero contrari allo spreco di denaro pubblico (infatti, il Pedretti non si periterà di acquistare con i soldi dei lombardi gingillini elettronici e vino Chardonnay; mentre aspirazione neanche tanto segreta della Chiara Leydi, quando sperava di essere nominata assessore alla cultura in sostituzione della zarina deposta, era che a Curno si erigessero totem esoterici, a spese dei curnensi, ovviamente).
    Tanto per cominciare, di accademie ed enti, per lo più inutili, [*] che tutelano la lingua italiana ce n’è a bizzeffe, senza contare che la lingua italiana dovrebbe essere tutelata con una selezione più rigorosa dei professori di italiano (ricordo di essere stato in camporella con una professoressa d’italiano e di essere stato costretto a interrompere le manovre, per via di uno strafalcione che le uscì di bocca, mentre io manovravo; m’interruppi, perché lo strafalcione era veramente insopportabile).
    In secondo luogo, il buon Fausto Corti avrebbe potuto dimostrare con i fatti il suo amore per la lingua italiana venendo in soccorso del Pedretti, che in fatto di italiano e di conoscenza delle patrie lettere avrebbe bisogno di qualche “aiutino”. Per esempio, proprio il giorno in cui si votava questa mozione per la costituzione di un ente inutile a tutela della lingua italiana, nell’esprimere il suo voto contrario, il Pedretti ci faceva sapere che già esisteva l’Accademia della crusca (fin qui aveva ragione), la cui nascita però veniva dal formidabile politico territoriale (oggi collassato) collocata nel secolo scorso (in realtà, la costituzione ufficiale dell’Accademia della crusca risale al 1585: il Pedretti confondeva l’Accademia della crusca con l’Enciclopedia Treccani): ebbene, il buon Corti non poteva interrompere l’amicone Pedretti, che sedeva alla sua destra, e che per ben due volte disse questa enormità?
    In terzo luogo, è veramente vergognosa – direi politicamente immorale – l’occasione che spinse Fausto Corti a proporre un pronunciamento dei consiglieri comunali del paese di Curno a favore della costituzione a Roma di quell’ente inutile (che spero non sia stato mai costituito). Infatti, quell’ente inutile nasceva dall’iniziativa di un parlamentare del Pdl, a favore della quale si era pronunciato, nella sua pagina reziale, il buon Saffioti, uomo politico bergamasco monarchico e innamorato; ed ecco che il buon Fausto Corti, che faceva riferimento alla corrente saffiotiana del Pdl bergamasco, volle spingere i colleghi consiglieri di Curno a tuffarsi in questa pozzanghera. Purtroppo ci riuscì.

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    [*] Se sono inutili ma non succhiano denaro pubblico, tanto meglio. Non saremo certo noi i paladini dell’utile “a prescindere”, quasi che fossimo immondi aziendalisti. Altro è se qualcuno, facendo cose inutili, o essendo inutile lui stesso, pretende di togliermi il pane di bocca.

  3. ex leghista, sempre autonomista permalink

    Ho visto il filmato del Tg padano, oltre all’intervento di Pedretti, ho ascoltato l’intervento di Invernizzi al minuto 8 circa. [Si veda questo servizio di TLP – Telepadania, con interviste dalla Berghem Fest a Massimo Garavaglia, Roberto Anelli, Cristian Invernizzi, Roberto Pedretti, Ettore Pirovano, Pierguido Vanalli e Filippo Busin. Si veda anche il commento Un saggio del Pedretti oratore N.d.Ar.]
    Desolante e imbarazzante: se questi ragazzotti cresciuti ed allevati nelle scuderie del partito rappresentano il futuro, siamo messi molto male. Sarebbero loro i rappresentanti per le giuste istanze sollevate dalle regioni del nord?
    Qui su Nusquamia abbiamo appreso e conosciuto in maniera più che esaustiva, sicuramente non apprezzato, le gesta del Pedretti, elevato addirittura in consiglio regionale, grazie sicuramente non alle sue capacità e preparazione in politica: per politica intendo quella seria e necessaria per gestire bene le istituzioni.
    Stessa considerazione per Invernizzi ora eletto, con sconcerto mio e di molti altri, parlamentare a Roma.
    Ricordo, non senza un velo di amarezza e di profonda delusione per la situazione odierna, i primi anni di battaglia della Lega, anni contraddistinti, sì, da improvvisazione e impreparazione, ma vissuti da molti, la base come sempre ma anche da esponenti di rilievo, con impeto e partecipazione, per una sentita volontà di cambiare radicalmente le sorti di questo malandato stato.
    Nel tempo le cose sono cambiate, in peggio, il partito Lega non avendo investito su meriti e competenze dei propri rappresentanti ha intrapreso un percorso di appiattimento, perdendo ideali e valori, lasciando così spazio libero a deleterie e degenerative dinamiche interne, tipiche dei partiti del sistema italiano, acquisendo gli stessi vizi che la Lega si era prefissata di combattere ed eliminare.
    Come attentamente e giustamente osserva Gilberto Oneto sul quotidiano in rete L’Indipendenza:

    La Lega e la cultura: abbasso l’intelligenza, viva la cadrega

    Oneto ha ragione, si sono radicati e moltiplicati gli arrivisti e i poltronari in cerca di facile carriera e di sistemazione, basta rendersi servili e compiacenti verso il potente o referente di turno, coltivando così perfetti inetti, uomini di scarsissimo valore, che a loro volta scendendo nelle gerarchie si circondano di persone dai modi perfino ai limiti, anche al di sotto, della benché minima educazione. La situazione in casa leghista a Curno ne è un perfetto esempio in negativo assoluto.
    Doverosamente ci si aspetterebbe un intervento dai vertici per le vicende ben conosciute di Pedretti e del suo gruppo, per come è condotta la sezione “speciale” di Curno con segretari estratti dal cilindro sotto la supervisione e benedizione di Calderoli, per il seguito ed il consenso elettorale disperso nelle ortiche in pochi anni.
    Se vent’anni fa l’interesse e le simpatie che aveva suscitato la Lega, anche verso settori della società che non volevano esporsi in prima linea, potenzialmente lasciavano intravedere la percorribilità di un percorso di riforme più o meno profonde, oggi contiamo solo i danni e le macerie provocati da tanta inettitudine.
    A dimostrazione di questo triste panorama, possiamo osservare che diversi esponenti, autorevoli e preparati, che erano necessari per strutturare un azione politica e perseguire un obbiettivo, hanno lasciato delusi negli anni il partito, uno su tutti il prof. Miglio, non trovando spazio per esercitare le proprie competenze, o addirittura essendo ostacolati.
    Oggi in terra bergamasca dopo quasi trent’anni di Lega, e ahimè di zero risultati, possiamo contare su una casta politica fine a se stessa, presidiata da un Calderoli totalmente tramutato in un perfetto democristiano tipo Pandolfi o Citaristi, e via via a scendere i vari Stucchi, Consiglio, Pirovano per arrivare ai ragazzotti tipo Invernizzi, Pedretti e Belotti, che come segretario provinciale di un partito che si professava rivoluzionario e secessionista, per la terza volta verrà ricordato come quello che ha scritto i libri sull’Atalanta e di fare indossare la fascia tricolore ai sindaci leghisti (!).
    Ora parlano di macroregione o euroregione. Bene, andiamo a chiedere a questi ragazzotti e ai loro superiori: come, con chi, con che cosa, quando e perché intendono procedere. Non accettiamo stupidi e vuoti slogan, vogliamo risposte concrete, a prova di cacate carte.
    Visto il tenore delle loro interviste (interviste che fanno tremare le gambe agli avversari politici e a Roma dove andranno a chiedere più autonomia e libertà) saremo combattuti se fare quattro risate o, visto che siamo coinvolti come cittadini di queste regioni, preoccuparci oltremodo della situazione in cui ci troviamo, lì dove ci hanno messo i nostri delegati al potere di tutti i partiti.
    Non aspettiamoci altro di meglio da questa classe “leghista” bergamasca, completamente ingessata, assorbita e ben integrata nella palude romana, della quale completamente e in breve ha assimilato tutti i vizi e difetti.
    Aristide lei scrive: “Ma il Pedretti, che c’entra con un progetto che richiede cultura, generosità e intelligenza di sistema?”
    Infatti, ricavare queste doti dai personaggi qui sopra è come cavare il sangue dalle rape.
    Queste rape vanno necessariamente estirpate totalmente dal terreno, reso sterile ed improduttivo. Una volta bonificato, il terreno potrà accogliere nuove sementi, per colture selezionate con maggior rigore.
    Per coltivare buoni raccolti e buoni frutti, oltre alla conoscenza, bisogna in primis sapere amare la propria terra e costoro non amano la propria terra, hanno lasciato cemento e la desertificazione nel campo dei valori e degli ideali.

    • Mario B. permalink

      E’ vero, anche Bossi ha dato del democristiano a Calderoli
      http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1272127/Bossi-contro-Calderoli—Non-dire-str—–democristiano-.html
      Però nei modi non mi ricorda il Pandolfi, forse un pò di più che al Citaristi, il Calderoli di oggi gradirebbe essere ricordato e accostato al democristiano per eccellenza: Andreotti.
      Come lui, è misterioso e indecifrabile: non si capisce mai a che cosa veramente pensi e dove voglia arrivare. Questa tecnica prettamente democristiana, un colpo al cerchio un colpo alla botte, essere inconcludenti in tutto, gli ha consentito 20 anni e più di permanenza in parlamento con l’aggravante di non avere portato a casa nessun risultato utile.
      Per questo suo insignificante operato ricorda e lo accosto ad un insignificante democristiano storico: Emilio Colombo

  4. Giuli permalink

    Mi sto via via appassionando alla questione dell’indipendentismo scozzese per ragioni di affettuosa vicinanza a quella nazione ed a quel popolo.
    Ora lo studio della genesi e del divenire di quel processo che porterà all’indipendenza, io almeno me lo auguro anche solo per vedere coronata l’epopea del Bonnie Prince Charlie o del più universalmente conosciuto William Wallace, mi insegna che l’improvvisazione non può essere la forza motrice di una rivoluzione epocale.
    In Scozia cercano di riprendersi una sovranità carpita secoli addietro (anche qui non va dimenticato che fu il figlio di Maria Stuart detta Stuarda – Giacomo VI di Scozia e I d’Inghilterra – a riunificare le corone) ma lo fanno con un progetto che accomuna da secoli un popolo che è ancora fortemente identitario, fregandocene del politically correct possiamo parlare di etnia.
    Anche il Veneto parla sempre più spesso e con convinzione di indipendenza e di formazione di uno stato che, almeno nelle intenzioni o da quello che mi è parso di capire, non sarebbe nuovo ma sarebbe la rinascita della Serenissima.
    Tacendo per ora delle questioni giuridiche e politiche, il problema che si pone sotto il profilo etnico è i seguente: chi sono oggi i veneti ed esiste ancora un’etnìa veneta che possa essere il collante per questa rinascita.
    Non è domanda di poco conto allorquando ci si pone come obiettivo la rinascita della Serenissima.
    Inoltre in un contesto così fortemente globalizzato ha ancora senso riproporre esperienze storiche passate o si deve ipotizzare una nuova forma di aggregazione dei popoli per scelta.
    Ancora, ipotizzato che possa essere un diritto dei popoli di aggregarsi e disgregarsi in una sorta di competizione tra nazioni per rendere migliore la vita delle persone (la teoria non è mia ma ne sono venuta a conoscenza grazie alla sezione dedicata dell’Indipendenza), qual’è lo strumento giuridico che consentirebbe oggi di arrivare ad un cambiamento che sarebbe epocale, l’ospite di questo diario la chiama cacata carta, ma sono proprio le cacate carte che cambiano la vita delle persone.
    Sono peraltro d’accordo che se la cacata carta è il frutto di un pensiero razionale e lungimirante la norma è migliore, dunque il compito dei politici è quello di avere le idee chiare, mentre quello degli studiosi certamente anche fisici ed ingegneri, è quello di prospettare soluzioni anche di breve termine così da consentire risposte celeri ed efficaci ai problemi enormi che si prospettano.
    Un tempo ciò era più semplice si faceva una guerra, chi vinceva divideva e comandava, chi soccombeva subiva, ma in ogni caso anche i vincitori si rendevano conto dell’importanza di risollevare i vinti (si veda ad esempio il piano Marshall).
    Oggi la diversa guerra che è in corso non viene combattuta dall’Europa la quale invece di avere una pronta capacità decisionale, si snerva e si autodistrugge, oltre ad imporre ad alcuni popoli sacrifici immani per propri errori; facciamo l’esempio della Grecia, se la decisione di salvarla fosse stata assunta all’inizio della crisi, la vicenda avrebbe avuto un impatto molto più limitato e soprattutto si sarebbe evitato il contagio.
    Attenzione lo dice lo stesso Fondo monetario internazionale che insieme alla BCE, agli euro burocrati ed alla Germania, ha segnato le sorti della Grecia, ma chi ha compiuto degli errori prospettici non paga, anzi viene promosso.
    In conclusione saltando di palo in frasca ho cercato di capire se sia possibile che questo frangente storico indirizzi la singola persona alla lecita lotta politica per l’indipendenza e se gli esempi che ci vengono da altre nazioni siano replicabili anche da noi, purtroppo non sento il profumo del lievito.

    • Non ho niente da aggiungere, se non che le “cacate carte” che ci possono cambiare la vita, ma che spesso ce la rendono insopportabile, sono l’esito di rapporti di forza. Il problema è se possano esistere nuove carte, un nuovo patto sociale — forse dovrei dire un patto sociale autentico — che invece faciliti la nostra vita, o quanto meno ci lasci vivere. Io dico che le nuove carte possono esserci, ma non basta scriverle. Devono essere la trascrizione di una struttura. Dico anche che, in una realtà complessa, interconnessa e connettibile in tempi rapidissimi, la redazione delle carte ha bisogno del contributo dei matematici e degli ingegneri. Abbiamo bisogno di quel clima filosofico, da Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, senza il quale Napoleone non avrebbe potuto realizzare quel che fece, indipendentemente dal fatto che Napoleone avesse sfogliato i tomi dell’Enciclopedia. Ma Napoleone capì l’importanza dei matematici. Come la capì il Mussolini migliore (a questo punto: gridolini indignati delle sciacquette similprogressiste), che affidò la costituzione dell’Iri, poi smembrata dall'”economista (pfui!) Prodi, a Beneduce, matematico, economista e massone (se non sbaglio era anche ebreo). Mussolini si era posto l’obiettivo di tutelare il lavoro italiano dalla speculazione finanziaria. Indifferente all’orrida “cultura dell’ascolto”, cioè senza ascoltare i rozzi gerarchi che facevano le bizze, senza ascoltare i raffinati industriali pescecani e speculatori, andò alla sorgente del problema. E lì operò. E se Beneduce era massone, tanto meglio, perché affidava la guerra a uno che conosceva il terreno. Mica si rivolse ai professori di mistica fascista (uno di questi ho fatto in tempo a conoscerlo, era il padre di un mio compagno di liceo: era diventato comunista, aveva un’oratoria affascinante, era capace di dimostrare che il bianco è nero, e viceversa).

      In particolare, per quanto riguarda le leggi, si veda l’esempio delle grida manzoniane: potevano aver valore se si trattava di difendere i ribaldi al soldo di don Rodrigo (l’Azzeccagarbugli pensava da principio che Renzo fosse uno di questi, o giù di lì), oppure non contavano niente se si trattava di difendere un operaio specializzato, anche se stupidotto, qual era Renzo. Dunque contavano i rapporti di forza, non le cacate carte: ché, se invece di quelle cacate carte ce ne fossero state altre, le cose non sarebbero cambiate. Il problema non eran le leggi, ma l’esistenza di don Rodrigo, la forza di cui disponeva. Un altro esempio è quello della tortura: Pietro Verri, probabile zio del Manzoni, scrivendo le sue Osservazioni sulla tortura, riteneva illuministicamente che Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza non avrebbero subito il male che ebbero a subire (si estorse loro una confessione sotto tortura, in base alla quale furono condannati), se ci fossero state leggi migliori. Lo concedo, ma con l’avvertenza che leggi migliori non cancellano l’ingiustizia, che dipende dagli uomini. E che per avere leggi migliori bisogna sovente lottare, oppure aspettare che si scateni una guerra di successione, che gli Spagnoli vadano via dal Ducato di Milano e che venga Maria Teresa (la tortura fu abolita da Maria Teresa d’Austria, appunto). Sostiene il Manzoni nella Storia della colonna infame che, oltre tutto, i giudici non erano obbligati a comminare la tortura. Il fatto è che si volle dare una pena esemplare, per tenere buona la piazza, poco importa se i due erano innocenti. Nihil sub sole novi (ho affrontato l’argomento, un po’ meno affrettatamente, in La colonna infame e la sua “elegante latinità”).
      Insomma, io non ce l’ho contro le leggi: per esempio, nutro il massimo rispetto per le leggi di natura. Ma richiamo l’attenzione sugli aspetti strutturali

  5. Renzi ci costringerà a “morire democristiani”? • Max Conti e la dott.ssa Serra si apprestano a fare il salto della quaglia in campo renzista

    Quando la Dc di De Mita ebbe un tonfo elettorale, Luigi Pintor [*] scrisse il 28 giugno 1983 un articolo per il Manifesto, che intitolò «Non moriremo democristiani». Pare che, invece, grazie a Matteo Renzi saremo costretti a morire democristiani.
    Prendo le mosse da un articolo di Marcello Sorgi sulla Stampa di Torino. Confesso che, a pelle, non nutro grande simpatia per Marcello Sorgi, già direttore della Stampa, attualmente editorialista del quotidiano sabaudo. Non mi piace il suo vestito “istituzionale”, ma riconosco che lui non è uno stupido e che sarebbe ingeneroso classificarlo tout court come un giornalista culilinguo (come Aldo Cazzullo, per esempio, che non è uno stupido, neanche lui, ma è culilinguo e ambiziosissimo).
    Bene, ciò premesso non posso che lodare questo suo bell’articolo che leggiamo a pagina 9 della Stampa. L’articolo si intitola La resurrezione Dc: un’incognita per Matteo. Potete leggerlo a pagina 86 della Rassegna stampa del Ministero dell’Interno: è l’unico sito che, nel momento in cui scrivo, riporti l’articolo per intero. Mi limito qui di seguito a riportarne qualche stralcio, che detto al sistema di riconoscimento vocale dell’elaboratore (cioè, del computer):

    Non c’è voluta più di qualche ora per capire che l’annuncio a sorpresa a favore di Renzi del ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini (definito da Matteo, quando [Franceschini] faceva il numero due di Veltroni, «il vice-disastro») non era affatto a titolo personale, ma in nome e per conto del premier Enrico Letta, che a questo punto cerca un accordo con il sindaco di Firenze, che ha già la vittoria in tasca. Ieri a Montecitorio e dintorni, tra visi pallidi e capelli ingrigiti di democristiani risorti da ogni dove, era tutto un pullulare di ricordi, aneddoti, paragoni col bel tempo che fu.
    […] Perché il modello democristiano, prediletto come esempio di convivenza possibile tra linee e ispirazioni diverse, anche contrastanti, e come strumento per vincere le elezioni […] era basato su un semplice meccanismo: all’interno della Dc, le minoranze contavano come e più delle maggioranze [l’evidenziazione in neretto è mia: N.d.Ar.]
    […] Certo, tutti insieme, in un’immaginaria foto di gruppo, i protagonisti di questa storia fanno un perfetto quadro di vigilia democristiana: Renzi segretario in pectore, i suoi gemelli Letta e Franceschini […] e il gruppo di outsider, soprattutto ex-comunisti, con D’Alema e Bersani che convergono all’opposizione puntando su Cuperlo o su Barca, e si preparano a costituire una minoranza di blocco.

    A questo punto non ci sono più dubbi: Max Conti e la dott.ssa Serra che si presentavano come bersaniani, tenuto conto anche delle alchimie di partito in ambito provinciale, si apprestano a fare il salto della quaglia, saranno renzisti anche loro.
    Come abbiamo ricordato in un precedente documento, Max Conti si è dichiarato bersaniano, ma non vedo difficoltà di sorta per cui lui, aziendalista di tre cotte, non possa traghettarsi sulla sponda del Matteo Renzi, catto-aziendalista.
    La dott.ssa Serra, d’altra parte, a suo tempo si era dichiarata vicina alle posizioni di Ignazio Marino: ebbene, è proprio di oggi la notizia che Matteo Renzi e Ignazio Marino si sono incontrati, hanno fatto una passeggiata a Roma, lungo i Fori imperiali, e hanno fatto di tutto perché tutti sapessero che passeggiavano insieme ai Fori imperiali (ma quanto sono furbi questi signori politici, quando salgono sulla ribalta mediatica!). Si tenga presente, inoltre, che la dott.ssa Serra è la più aziendalista di tutti, più aziendalista (e anche più furba) di Max Conti, più aziendalista della pur multinazional-aziendalista dott.ssa Gamba.
    Purtroppo (o per fortuna, secondo i punti di vista) a Curno c’è un precedente di salto della quaglia che non ha portato bene al saltatore. Mi riferisco al caso del Pedretti, il quale dal campo buxista si è portato a quello bobomaronita, dopo un periodo di riflessione (quando difendeva il caro leader e diceva che il fondatore era vittima dei “terroni” che gli stanno intorno): in quel frangente il Pedretti cercava di proporsi come mediatore (grazie alla sua consumata abilità dialettica, evidentemente). Al Pedretti, che ormai è un politico territoriale collassato, il salto della quaglia non portò bene. Andrà meglio ai nostri due eroi? Sappiamo, in ogni caso, che al Max Conti non dispiacerebbe che Aristide scrivesse, alla maniera di Plutarco, le vite parallele di Rob Pedretti e Max Conti, quasi che fossero Alessandro magno, il primo, e Cesare, il secondo. Max Conti sarebbe orgoglioso di essere paragonato al suo maestro. Ma non credo che il Pedretti sarebbe contento: io sono l’originale – direbbe –, Max Conti è soltanto un discepolo. Su questo punto non potremmo dar torto al politico territoriale collassato. Però è vero che sono entrambi due ex giovanotti, giovanotti di paese, molto ambiziosi e comunque con ambizioni spropositate rispetto alle proprie qualità e capacità, che sognavano di conquistare la città e che poi hanno dovuto fare i conti con la realtà, sia con la propria realtà interiore sia con quella esterna.

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    [*] In un precedente commento di Nusquamia abbiamo riportato un brano di Pintor che aveva per tema i giudici e la giustizia di classe. Pintor era un uomo intelligente e colto, mica un ragazzotto di paese che si dice progressista per sgomitare e far carriera. In gioventù fu un ragazzo di urbana e nobile nascita che nel farsi progressista è pienamente consapevole delle difficoltà alle quali sarebbe andato incontro: si veda il suo ottimo Servabo: può essere acquistato in formato digitale per una manciata di fetidi euro prodiano-ciampisti, e può essere utile per capire che cosa significhi essere un uomo).

  6. Salto della quaglia
    Una quaglia ha appena spiccato il volo, dopo aver fatto una corsetta sul terreno (serve per disorientare i cani): ecco il salto della quaglia. Che cosa pensano di fare Max Conti e la dott.ssa Serra per disorientare i segugi che ne studiano le mosse? Riusciranno a dissimulare le intenzioni e prendere a gabbo l’elettorato?

    • Sinistra confusa e disponibile permalink

      Certo che sì, l’elettorato italiano e in particolare quello di sinistra per indottrinamento, si beve di tutto.
      I leghisti in pochi anni forse hanno stabilito dei record, hanno bevuto di tutto.
      Oggi la sinistra si erige a difesa della patria, ricordo che fino agli anni 80 se ti beccavano con la bandiera tricolore per una partita della nazionale erano botte sicure, ah come cambiano i tempi, come quando re Giorgio giustificava i carri armati sovietici in europa: “in Ungheria l’Urss porta la pace”.
      E ti credo chi finanziava il PCI? Il fratello sovietico!
      Ma ripudiano la guerra, eeeehhh na roba anche in Kosovo?
      Ora vediamo il premio Nobel per la pace se sgancia qualche confetto sulla Siria per addolcire la situazione.
      Ma va a ciapal!
      Attenzione con la terminologia, ora con il mondo Lgbt introdurranno ben altri argomenti da ingurgitare e digerire.
      Siamo ansiosi però di vedere le mosse e contromosse del Contino, bel birichino!

      • Ricordo bene, anch’io, il tempo in cui a sinistra si odiava la bandiera italiana. Da ragazzo fui accesamente di sinistra e mi dichiaravo ingenuamente “cittadino del mondo”, non odiavo tuttavia la bandiera. Avevo in dispetto i nazionalismi – questo sì – e le parate militari. Non sopportavo semmai la retorica della bandiera. Questo non mi impediva, negli stessi anni in cui leggevo Bakunin e Marx, di avere un grande rispetto per Mazzini, per quanto nazionalista. Ma Mazzini era un rivoluzionario, non potevo non tenerne conto e mi sforzavo di capire le ragioni della rivoluzione: parimenti m’interessavo al pensiero degli utopisti, dei babuvisti (i seguaci di Babeuf), del Buonarrotti (Filippo, un discendente di Michelangelo). In seguito avrei avuto idee più chiare su Mazzini, ma il rispetto non è venuto meno (Bakunin fu in polemica con Mazzini, ma lo rispettava, a differenza di Marx). Però, lo confesso, ho avuto momenti di insofferenza per la bandiera italiana al tempo della presidenza Ciampi. Non odio le persone, ma odio la retorica: spero che sia concesso. Se non è concesso, meglio, perché c’è sempre gusto a far le cose proibite.

  7. Massimo permalink

    E’ male informato, o ha informazioni di seconda mano, peccato.
    Il Conti non fa salti della quaglia perchè ha le ginocchia offese, non salta più, quindi.
    La Serra si è espressa per la necessità di un cambiamento già a marzo (anche se il documento portato in assemblea provinciale portava in calce la firma del Conti).
    In ogni caso si trattava della posizione di tutto il Circolo del PD (erano in tanti i presenti quella sera).
    A dire il vero dubbi sulla conduzione della campagna elettorale (toni, ma anche argomenti) erano nati prima, già a gennaio, ma in quel momento tutti erano impegnati a remare.
    Le posizioni di molti circoli comunque si stanno muovendo da tempo, a Curno e non solo.
    E sono spostamenti virtuosi, perchè il circolo è un’espressione territoriale ma pluralista al suo interno, con poche eccezioni (ma Curno non è tra queste).
    Diversi sono gli spostamenti di blocchi di partito (gli ex popolari, per esempio) che mirano a salvaguardare spazi di perduta identità consapevoli di essere scarsi a forza elettorale propria (Fioroni, Bindi, ecc. ecc). Ma è solo questione di tempo, sono sempre più marginali, tra 5 o 10 anni non ci ricorderemo più di questi blocchi.
    Immagini due barattoli di colore, uno rosso e uno bianco.
    Che all’inizio sono ben distinguibili.
    Pian piano questi barattoli, elezione dopo elezione, congresso dopo congresso, si fanno indistinguibili per colore (i due vecchi bacini si frammentano, si mescolano, escono di scena ed entrano facce nuove).
    Ecco questo mescolamento nei circoli è già iniziato da tempo, poi è arrivato ai livelli provinciali ecc. ecc.
    Il nazionale viene in ultimo, ma anche lì il colore è sempre più indistinguibile.
    E dove i bacini di appartenenza diventano sempre meno importanti sono le idee e i progetti qualli a cui riferirsi.
    A Curno poi (ma non solo qui) lei cita sempre Serrra e Conti, nessuno dei due apparteneva o aveva mai militato nè nei Ds (o PCI o PDS) nè nella margherita. in questi circoli tutto è più semplice, la discussione è libera da pregiudizi.
    Cuperlo e Renzi? Ottimo confronto direi.

    • Luca permalink

      Nei mesi scorsi per farmi un opinione sul futuro del Pd, mia area politica non al 100%, ho visitato il sito del circolo locale di Curno.
      Anche oggi ma è fermo da mesi, è curioso che i lavori e i risultati degli incontri avvenuti siano stati resi noti qui su Nusquamia.
      Un cittadino per conoscere, quindi esprimersi, ha bisogno di tenersi aggiornato visto la rapidità delle notizie e dei relativi cambiamenti.
      Chiedo a lei Aristide: per tenersi aggiornato sul Pd di Curno, non potendo, e non volendo, recarmi in sezione, utilizzo Nusquamia? Che a oggi, è il maggior divulgatore di notizie a riguardo, come infatti Massimo (Conti?) lo utilizza a quanto pare per aggiornare i suoi cittadini/elettori sugli sviluppi del partito.
      [Non garantisco una copertura di tutte le notizie riguardanti il Pd di Curno. Facciamo del nostro meglio per interpretare i segnali, per leggere fra le righe i loro comunicati. Hanno scelto la linea della “sobrietà” dando a intendere che questa fosse un riflesso di una loro caratura etico-politica superiore. Abbiamo dimostrato che si trattava di un tentativo di nascondimento della loro inferiorità etico-politica. Adesso saranno costretti a uscire allo scoperto, in occasione delle primarie nel partito, in vista di future elezioni, sempre più probabili. È il partito, è il Pd, che chiede agli aziendalsimilprogressisti curnensi di uscire allo scoperto. Dovranno implicitamente (forse anche esplicitamente (è quello che ci auguriamo), rendre conto del loro impedrettamento, dell’indifferenza etica, dell’ammucchiata istituzionale. Noi ci saremo, noi sorveglieremo. Siamo pronti a fare la nostra parte, saremo pietosi vindici insieme, ma comunque vindici. N.d.Ar.]

      Non comprendo pienamente il motivo per cui non si utilizza e si aggiorna il sito ufficiale, forse per evitare proprio di esprimere e assumere una posizione definitiva e convinta?
      Questo non aiuta a capire il cittadino che chiede, oggi più che mai, risposte concrete.
      Grazie per l’ospitalità

    • Condropatia rotulea permalink

      Monica

      [Il messaggio consiste tutto in questo rimando a una galleria dello zoo di Belgrado. Provo a interpretare il significato. Tanto per cominciare, apprendiamo da Wikipedia che «durante la guerra del Kosovo, in cui fu bombardata la Serbia, circolò la teoria che la guerra era stata scatenata dagli Stati Uniti solo per coprire il Sexgate». Facendo credito a questa teoria, lo zoo di Belgrado ha polemicamente intitolato una galleria alla Lewinsky, della quale leggiamo il nome sulla targa. A questo punto mi domando: ma perché parlare in questo diario della Lewinsky? Elementare: noi qui su Nusquamia, siamo notoriamente critici nei confronti delle storture dell’aziendalismo. In particolare ci disgusta l’aziendalismo italico, che è un innesto dell’etica protestante del capitalismo, usata come pezza giustificativa, in un contesto mafioso o quanto meno familisticamente immorale. Tenuto conto della realtà effettuale delle cose, siamo del parere che gli uffici di Pubbliche relazioni, comunemente denotati con l’acronimo PR, debbano piuttosto essere così denominati: PPR, cioè Pompini & Pubbliche relazioni. N.d.Ar.]

  8. Il problema del Pd di Curno? «Purgar le sue peccata»

    Bacheca Pd_Curno

    Sì, lo so, il Pd deve decidere che cosa fare da grande. Se si butterà fra le braccia di Renzi, cosa che sembra sempre più probabile, praticamente cesserà di essere un partito, per diventare una “cosa”, peggio ancora della “cosa” occhettiana. Sarà un contenitore di voti quali che siano, con una linea che chiamare “politica” sarebbe troppo, perché la “cosa” renzista sarà ondivaga, nel senso che dipenderà dalle fluttuazioni del mercato, tenendo per fermo tuttavia il principio-base che bisogna incamerare i voti di Berlusconi, costi quel che costi. Cioè, si passa dall’antiberlusconismo che ha paralizzato la (cosiddetta) sinistra italiana per vent’anni alla continuazione del berlusconismo praticato con altri mezzi, con la supervisione della McKinsey. Come il partito di Berlusconi e peggio del partito di Berlusconi, la cosa renzista sarà un partito marketing-oriented (con qualche differenza rispetto Berlusconi, però, sulla quale torneremo appena se ne presenti l’occasione).
    Quanto alla preparazione del congresso e delle riunioni di circolo decentrate, ovviamente, ci sarà un confronto “democratico”, ci sarà condivisione, «innesto di forze fresche», entusiasmo, freschezza, giovanilismo ecc., proprio come si legge nel manifesto affisso alla bacheca del Pd (credo, oggi: si veda la foto qui sopra). Ed è così che il Pd si farà del male, da solo: non mi spingo a fare previsioni, a preconizzare spaccature, men che meno mi azzardo a dire il momento in cui si spaccherà. Anche perché molto del futuro del Pd dipende dalla rivolta del popolo dei non garantiti che, quando esploderà, si manifesterà improvvisa, ovviamente senza preavviso. Potrebbe essere una rivoluzione, anche perché non sarà Renzi a fermarli, proiettando le slàid che si è fatto preparare dalla McKinsey. Anzi, se lui proietta le slàid, potrebbe scorrere il sangue. Ricordo sommessamente (Imho, come dicono coglionamente gli aziendalisti, in base al principio che “l’esotico piace allo zotico”) che nell’aprile 1968 nessuno aveva previsto a Parigi che ci sarebbe stato il maggio 1968. Ma, se non proprio la data, si poteva prevedere che ci sarebbe stato un principio di movimento rivoluzionario.
    L’alternativa a Renzi è Cuperlo (o anche Barca): in questo caso il Pd sarà ancora un partito, auspicabilmente un partito orgoglioso di essere un partito, un partito con una linea politica e con una funzione pedagogica in alternativa a un partito-azienda, che possiamo immaginare come una struttura aziendale con tante filiali sul cosiddetto “territorio” con sede centrale in un grattacielo dotato sul tetto di un’enorme antenna parabolica, una sorta di “grande orecchio” avente la funzione di raccogliere in maniera indifferenziata il bailamme “pluralistico”, le richieste di settore (di tutti i settori), il mi-piace-non-mi-piace dei giòvani (pronunciare con la “o” molto aperta) rovinati per sempre dall’egoismo delle mamme e delle nonne, la nuova (sacra) famiglia Lgbt ecc.
    Ovviamente – parlando in generale – il problema è quello di individuare una linea politica, graduale quanto si vuole (ma non troppo graduale) che spezzi il patto infame del quale abbiamo spesso parlato su Nusquamia: quello tra alta finanza, grand commis de l’État e masse impiegatizie inerti. Finora la cosiddetta sinistra ha pagato, senza che nemmeno se ne accorgesse, il prezzo più alto, facendosi garante del voto delle masse impiegatizie inerti per il mantenimento del patto infame.
    Quando il Pd si decidesse a essere un partito veramente moderno, non nell’accezione renzista – che è moderna, ammesso che sia moderna, soltanto nel sistema di cattura dei voti – dovrebbe farsi promotore di una spaccatura tra coloro che, per quanto inerti, avrebbero l’orgoglio di tornare a essere uomini e quanti intendono trascinare il paese nell’abisso perché i loro cosiddetti diritti acquisiti siano comunque mantenuti. Senza vergognarsi di svolgere un’azione di avanguardia, che è anche culturale e pedagogica, un partito che fosse veramente di sinistra nell’anno di grazia 2013 dovrebbe porsi il problema di convertire le masse impiegatizie inerti a lavori utili, falcidiando senza pietà la burocrazia e attuando quella semplificazione legislativa che Calderoli non si è mai sognato di fare. Sono problemi difficili, lo so: ma non è che i problemi difficili si risolvano non parlandone. Se mai si risolvono (anche) parlandone, purché seriamente.

    Si parlerà di questo nel circolo Pd di Curno? Non credo. Si menerà il can per l’aia, ed è molto più probabile che invece di parlare dei problemi del lavoro (a parte le solite giaculatorie) si parlerà dei diritti del mondo Lgbt, per esempio. Ma, soprattutto, nel circolo del Pd di Curno si dovrebbe parlare degli esponenti del Pd di Curno. La mia posizione è quella di sempre: la dott.ssa Serra e Max Conti hanno commesso errori irreparabili. Il loro impedrettamento non ha nessuna scusante, il regime di ammucchiata istituzionale, edulcorato con la pillola della condivisione e della cultura dell’ascolto non ha scusanti di sorta. Il sospetto è che l’ammucchiata istituzionale, quando fosse analizzata impietosamente, potrebbe mostrare aspetti sconcertanti, a cominciare dal mistero glorioso dell’eversione dell’amministrazione Gandolfi 40 giorni prima della scadenza naturale del mandato. Comunque, proprio l’ammucchiata istituzionale ha avuto il merito di mostrare in maniera incontrovertibile ai cittadini la necessità di rivoltare come un calzino il sistema di dominio e rappresentanza politica delle famiglie.
    Al Pd provinciale non chiediamo di sanzionare la dott.ssa Serra e Max Conti, come avevamo chiesto alla Lega nord di fare con il Pedretti (non l’ha voluto fare: guardi come si è ridotta), perché sappiamo fare le differenze. Per rimanere nel concreto, noi non siamo quelli che dicono Renzi e Cuperlo possano essere messi sullo stesso piano e che ciascuno dei due rappresenta comunque una buona soluzione: no, signori, Renzi è la catastrofe, Cuperlo è una scintilla di speranza. Ebbene, la permanenza sulla scena politica della dott.ssa Serra e di Max Conti non sarà una catastrofe, ma è comunque una iattura per il Pd, visto che non si sono emendati quando erano ancora in tempo per farlo.

    • A.d.G. permalink

      Caro Aristide,
      Lei centra perfettamente il punto che più mi preoccupa. Il filosofo H.H.Hoppe, seguace di Rothbard, in un suo non recente libro, prefigura lo scontro che avverrà negli attuali stati occidentali: lo scontro tra pagatori di tasse e garantiti a vario titolo dallo stato.
      I tempi non sono ancora maturi ma si sa che queste sommosse sono sempre avvenute nel giro di pochissimo tempo, come la pentola a pressione fa scattare la valvola di sicurezza.
      Sono d’accordo con Lei anche sul fatto che la prima deflagrazione sarà nel PD, il luogo dove le demagogie sono più diffuse, dove molti voti dei piccoli imprenditori e degli impiegati del settore privato sono finiti.
      Azzarderei una scommessina: quando il PD si spaccherà, perchè finirà così, si scanneranno tra loro e non appena diminuiranno le agevolazioni fiscali e burocratiche alle cooperative, queste si rivolteranno verso lo stato riconoscendosi come produttori di valore aggiunto rispetto al parassitismo del resto.
      L’avvio dell’onda, la fase acuta della guerra.
      Può essere uno scenario verosimile dal suo punto di vista?
      A presto.
      A.d.G.

      [Lei prefigura una tattica da utilizzare tutte le volte che sia possibile. Premetto che quando c’è da combattere, occorre combattere dalla parte giusta, dalla parte dei cittadini che pagano un’enormità di tasse — dirette e indirette — praticamente avendo niente in cambio, e comunque avendo sempre meno. Dobbiamo essere al fianco dei ‘sans papiers’, cioè dei cittadini che non avendo lavoro e non avendo tutele sindacali è come se non esistessero. Parimenti dobbiamo essere pronti a trarre partito dalle competenze tecniche e dalle conoscenze dei transfughi del campo avverso. Ricordiamo la lezione della storia: la Cgil fu quello che fu nel dopoguerra, un sindacato al servizio delle masse lavoratrici, grazie anche, e soprattutto, al contributo dei sindacalisti fascisti che accettarono di lavorare — nell’anonimato — per la tutela dei lavoratori che lavorano, e che hanno voglia di lavorare. Di Vittorio si battteva contro il caporalato, anche se i braccianti dei quali prese le difese non avevano la tessera della Cgil. Ma Di Vittorio era una persona intelligente, ed era un uomo. Probabilmente era indifferente ai diritti del mondo Lgbt, perlomeno ai diritti che travalicassero i diritti fondamentali garantiti dalla Carta costituzionale.
      Tutto ciò avendo doverosamente premesso non si insisterà mai abbastanza sull’importanza di far emergere le contraddizioni nel campo avverso.Proprio come dice lei: per esempio, togliendo le agevolazioni a fasce di lavoratori protette, che a questo punto saranno costrette a solidarizzare con i lavoratori senza protezione sindacale. Finora il sindacato ha preteso, con sofismi che hanno fatto il loro tempo, che coloro che non hanno niente solidarizzassero con coloro che hanno tutto. Bisogna invertire la freccia.
      N.d.Ar.]

  9. W Madre Natura permalink

    Mi perdoni Aristide se vado fuori tema ma la notizia merita.

    http://www.corriere.it/spettacoli/13_settembre_03/alain-delon-omosessualita-gay-contro-natura-nozze-adozioni_721e65c0-14dc-11e3-9c5e-91bdc7ac3639.shtml?fr=box_primopiano

    Fuori tema mica tanto, visto la continua promozione verso un mondo tutto Lgbt, anche qui a Curno qualcuno si dichiara contro madre natura.
    Ma non erano ecologisti?
    Democraticamente, alzi la mano chi non la pensa come Delon:”noi uomini siamo fatti per amare le donne”.
    Aristide mi permetto di segnalare Alain Delon come meritorio di entrare nel gruppo degli estimatori delle 3 F, consegnamo a lui una onoreficenza, quasi eroica, in un mondo incline verso i culetti allegri e loro sostenitori.
    p.s. i sostenitori perchè sostengono?Cosa c’è dietro?

    [Plaudo alle parole di Alain Delon e, soprattutto, al suo coraggio. Soprattutto in certi ambienti — quello del cinema è uno di questi, non certo il solo — il rispetto per la fica è considerato più che demodé, sarebbe addirittura politicamente scorretto. Va di moda, invece il disprezzo per la fica. Anzi, per venire incontro alle esigenze dei coglionazzi, diciamolo con acronimo: va di moda il COC, il ‘Contempt of cunt’. Osservino peraltro gli zotici esotici — in primis il gatto padano curnense — che comunque, anche in inglese, salta fuori il latino che loro hanno in uggia: ‘contempt’ deriva dal lat. ‘contemno’, “disprezzare”; ‘cunt’ è voce di origine nordica (nell’inglese medievale: ‘cunta’; si veda anche l’antico norvegese ‘kunta’; dalla stessa comune [*] radice indoeuropea deriva il latino ‘cunnus’, come ancora la fica viene santamente designata in Sardegna e in alcuni dialetti meridiionali. Con questo breve commento abbiamo reso omaggio alla prima e alla terza F di Nusquamia. N.d.Ar.]

    ————————————————–
    [*] Comune al latino e alle lingue nordiche.

  10. Massimo permalink

    La repressione è il nostro vaccino,
    La democrazia la democrazia, ma cos’è la democrazia? è l’anticamera del socialismo!!
    Bello il film, assai più di certi mattonazzi che a volte ci propina.
    Poi c’era una presenza femminile davvero ragguardevole. Chi era? Florinda Bolkan? Mi sembra di sì.
    Interessante il dibattito della macroregione, un pò come parlare di mettere una colonia umana su Marte, aria fritta (a dire il vero ieri hanno detto che ci sono 170.000 disponibili per un viaggio su Marte senza ritorno, tra cui 35 italiani, ma vedremo al dunque quanti ne restano).
    Penso che la macroregione non si farà mai e comunque vedremo il prossimo anno se la zona “verde” sarà ancora così estesa o no, si vota in Piemonte, mi pare. aspettiamo.
    Parla di appecoronamento alle masse impiegatizie inerti e alla Finanza Internazionale da parte del PD.
    Ci sono le masse impiegatizie (diciamo una bella fetta del blocco dei dipendenti pubblici), ma un partito del 25- 30% è per forza più articolato e complesso.
    [Sì, ma le masse impiegatizie sono — per ragioni che qui non esaminiamo — trainanti. Fanno la voce grossa, bluffano. Si sentono forti del tradimento della classe operaia, operato dalla cosiddetta sinistra da Occhetto in poi. Credono di essere il sale della terra, perché titillate dai partiti. Nessuno ha il coraggio di toccarle. Berlusconi aveva rastrellato i consensi, nella fase iniziale della sua parabola, promettendo di fare piazza pulita della burocrazia, del regime persecutorio nei confronti degl’italiani che lavorano: ma si prese paura, come tutti, lui non è un combattente, gli piace piacere (oltre che curare i propri interessi), così con l’approssimarsi delle elezioni concesse aumenti agli statali, pensando di tenerseli buoni. Naturalmente non prese il voto degli statali. E gli italiani che si erano turati il naso per votarlo (io no, a quel tempo votavo ancora per la Lega nord) furono lasciati con un palmo di naso. Il problema, ovviamente, non è quello di far star male le famiglie degli impiegati, di tagliare il numero dei giorni di vacanza al mare. Il problema era di dare un segnale: fra l’altro, si trattava di far capire che non è bello, non è meritorio, ritirare ogni mese la busta paga ben presidiati dai sindicati, in cambio di un lavoro fasullo, inutile o persecutorio nei confronti dei cittadini che lavorano , quelli che producono Pil non farlocco. N.d.Ar.]

    Ci sono le partite IVA, gli imprenditori, i pensionati, gli agricoltori, ecc. ecc. Tutti vanno rappresentati, non crederà che un grande partito Socialista o Popolare sia troppo omogeneo al suo interno…
    [Guardiamoci negli occhi: il Pd ha racimolato voti, anche presso le categorie produttive, oltre che presso quelle improduttive, che sono il suo bacino elettorale precipuo, facendo credere di essere un baluardo contro Berlusconi, del quale si è sempre detto che sarebbe un essere immondo. Quando Berlusconi non ci sarà più e Renzi sarà il protagonista di un berlusconismo senza Berlusconi (qui sta, apparentemente, la furbata) i ceti produttivi più — diciamo così — sentimentali, terminato lo spettro di Berlusconi, non avranno più ragione di votare per il Pd. N.d.Ar.]

    Nemmeno la Lega lo è, non ostante viaggi su percentuali al momento inferiori su scala nazionale.Nemmeno la Lega lo è, non ostante viaggi su percentuali al momento inferiori su scala nazionale.
    ben venga questo mix (o zibaldone se lo preferisce).
    [La Lega bobomaronita è un ‘dead walking man’. N.d.Ar.]

    Vedremo, non precorriamo i tempi, le cose si sviluppano e maturano. sempre in movimento.
    panta rei, o no?
    [Sì, tutto scorre, la rivoluzione — quella vera, quella degli esclusi dall’agape mistica — potrebbe essere alle porte. N.d.Ar.]

    • Ieri, nella fretta, ho trascurato di glossare le prime righe del commento qui sopra. Intanto, perché si capiscano compiutamente, farò presente che si riferiscono allo spezzone del film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, riportato subito dopo l’articolo con cui s’apre questa pagina.
      Sì, l’interprete femminile del film è Florinda Bolkan, che svolge la parte di una signora borghese annoiata la quale, per provare emozioni nuove, diventa l’amante di questo poliziotto sudaticcio, meravigliosamente interpretato da Gian Maria Volonté. Gli dice: fammi vedere quanto sei potente, fai questo e questo. E lui fa, tutto contento. Ma gli rimprovera i capelli impomatati, i calzini corti, l’odore di lucido per scarpe. E s’incontra con un giovane rivoluzionario. Perciò viene uccisa da Gian Maria Volonté, perché lei «si prendeva gioco delle istituzioni». Come il Pedretti, il poliziotto era parecchio “istituzionale”. Amava sinceramente le istituzioni, che riempivano il suo nulla.
      Florinda Bolkan passava per essere una bella donna, ma a me non è mai piaciuta. Ben altri erano i tipi che mi piacevano: Catherine Spaak da giovane, per esempio, o Dominique Sanda. Poi, dopo parecchi anni, Florinda Bolkan ha esternato (ha fatto “outing”, come anche si dice in modalità espressiva cogliona): appartiene — anche lei — al mondo Lgbt. Capisco perché non mi piacesse. A me piacciono le cose naturali, pur non essendo un fanatico dei prodotti cosiddetti biologici (che sono perlopiù una truffa; e poi, anche la merda è biologica). Scriveva Cicerone: omnia autem quae secundum naturam fiunt, sunt habenda in bonis. Cioè: “tutto ciò che avviene secondo natura dev’essere ritenuto cosa buona”.

      • Teo permalink

        Donna determinata quindi, portatrice di pantaloni e oggi molti preferiscono donne così.

        • Certo, ci sono esseri umani che, pur mentulati (cioè: dotati di pene), sono assolutamente privi di virtù (la radice della parola “virtù” è vir, “uomo maschio”). Costoro amano vivere nel raggio d’azione di una donna “alfa”, dominatrice, da lei accettano tutto. Essere sottomessi, umiliati è per loro un piacere. Piace loro essere ammanettati alla sponda del letto, frustati, tagliuzzati. Taluni amano gattonare, essendo tenuti al guinzaglio dalla padrona. In Germania (spero di non sbagliarmi, così mi sembra di ricordare) c’è stato un tale che ha risposto a un annuncio economico, immagino su qualcuno di quei giornaletti esoterici che probabilmente circolano anche a Curno, “territorio” esoterico par excellence: ebbene, c’era uno che cercava una vittima consenziente, che si facesse mangiare. Quello ha risposto, ed è stato mangiato.
          Cose da pazzi? No, cose di una società malata. Alle volte penso che gli Arabi, quando ci disprezzano, non abbiano tutti i torti.

  11. Massimo permalink

    I diritti del mondo Gay e Lesbiche non sono oggetto di discussione nel Circolo di Curno.
    [Sì, ma sono nelle corde dell’Amministrazione serrana, come ha annunciato la consigliera Bellezza nell’ultima riunione di Consiglio. A questo punto usa dire, in maniera untuosa: io non ho niente contro il mondo Lgbt. Provo a dirlo in maniera meno untuosa: se qualcuno che privatamente pratica il tribadismo o la sodomia è discriminato (nel mondo del lavoro ecc.), è giusto che costui si ribelli e faccia valere i diritti sanciti dalla nostra Carta costituzionale, che si dice sia la migliore del mondo, e che non tollera discriminazioni di sorta. Ma se costui pensa di avere diritti suppletivi, più diritti di me, allora io mi oppongo, mi rifiuto — con tutte le mie forze — d’ingurgitare la pappetta della condivisione. N.d.Ar.]

    Come pure i diritti dei Migranti o degli stranieri in generale.
    Non che non si ritenga importante dare accoglienza a tutti e garantire a tutti un pari trattamento, ma ci sono tematiche che si danno per acquisite nel DNA del Partito Democratico (io dico di una società moderna in generale).
    Intendiamoci, passi in avanti se ne debbono comunque e ancora fare, ma non è scelta condivisa utilizzate queste tematiche come bandiere di una campagna elettorale.
    E sa perchè?
    Perchè talvolta sono state utilizzate (pensi per esempio a Giovanardi, che ci ha costruito la carriera su simili tematiche) per avere visibilità, a basso costo (non occorre fare tagli della spesa per parlare a favore del Matrimonio Gay o per raccogliere le firme contro la legge sull’omofobia come ho visto coi miei occhi al Meeting di Rimini da parte di associazioni collaterali a Comunione e Liberazione (che chissà perchè precisava di non volerlo fare direttamente)..
    Lavoro, Pensioni, territorio, Ambiente, Prospettive economiche sono i temi da sempre caldi.
    Sopratutto (e questo è un tasto su cui non si batte mai abbastanza i non garantiti.
    Sono 8 milioni le partite IVA (almeno 6 milioni penso siano partite IVA di poveracci che non arrivano a fatturare 25.000 Euro l’anno spese incluse) sono milioni i contratti a progetto, sono milioni i lavoratori a tempo determinato.
    Da qualche anno per gli assunti nel corso dell’anno, per esempio il 2012, si parla di contratto a tempo indeterminato per una percentuale del totale inferiore al 50%.
    Poi ci sono gli imprenditori e gli artigiani.
    Tutto questo, come la questione settentrionale è entrato a far parte delle discussioni ( e quindi delle proposte) del Partito Democratico.
    [Se ne parla, lo so. Si comincia a parlarne. Ci mancherebbe. Ma per fare qualcosa in concreto, occorrono le riforme. Occorre dare un calcio alle tutele delle quali gode la finanza parassitaria, occorre la riforma della giustizia (che è un problema strutturale), occorre mettere alla porta i professori inetti e avere una scuola severa e giusta, per promuovere la rinascita di quest’Italia familistica, nella quale le oligarchie si dicono “democratiche”, perché tanto a dirlo non si paga dazio e s’infinocchia la gente. Occorre mettere le masse impiegatizie inerti davanti a un aut aut: o accetti di convertirti a un lavoro utile, oppure lasci il posto di lavoro. Il Pd non è un partito riformista, è un partito conservatore. Se Renzi riuscirà a impadronirsene, sarà peggio che andar di notte. N.d.Ar.]

    Certo, si tratta di un percorso iniziato, non sviluppato del tutto, ma forse non è sfuggito che, per esempio, nelle ultime elezioni amministrative sono passate al PD (fresco reduce da una batosta elettorale nazionale) il Friuli Venezia Giulia e numerose città delle regioni del Nord (non parliamo di Emilia e Toscana) oltre a Roma.
    Il PDL ha mantenuto piazzaforti quasi solo in Calabria Sicilia e Campania. La lega? sparita tolte pochissime province del Nord.
    [Suggerirei al Pd di Curno di farci sapere che cosa pensa della Lega di Curno e del Pdl di Curno. Tanto per fare chiarezza. Secondo me, questa corazza di sobrietà rischia di diventare un sepolcro. Anche perché noi resistenti vigiliamo e faremo di tutto per togliere il velo al regime di ammucchiata istituzionale, mostrandone l’intrinseca bruttura. N.d.Ar.]

    Non è forse un caso se quando vien meno la spinta di Berlusconi (alle amministrative per esempio) il PDL si squagli come neve al sole, uomini proposte credibilità e presenza sul territorio evidentemente non convincono nemmeno gli elettori che alle Politiche di solito votano il centro destra.
    [Ecco, qui ci starebbe bene un bel discorso su Stella, Consolandi e Locatelli. Coraggio, parliamone! N.d.Ar.]

    Certo è anche una responsabilità importante, ma è chiaro che con tutti i difetti il PD è letto da molta parte dell’elettorato come movimeto affidabile. O magari come il meno peggio.
    Ci sono energie importanti nel partito, basti pensare che ormai si parla pochissimo di Bindi, Marini, Veltroni, D’Alema e perfino di Bersani.
    Cuperlo, Renzi, Letta, Serracchiani (passata in 3 anni da fenomeno del web a Presidente della Regione Friuli) le facce nuove ci sono.
    [Il problema non è se le facce siano nuove, ma che cosa ci sia dietro quelle facce. Cuperlo e Letta, pur così diversi, sono intelligenti: e qui mi fermo. Poi ci sarebbe il problema se abbiano voglia di fare le riforme. Letta è al governo con il preciso mandato di non farle. In fondo, il suo è stato un governo “balneare”, come si diceva un tempo. N.d.Ar.]
    A me continua a sembrare positivo che alla fine si confermino i congressi, le primarie e tutta la trafila democratica, che sarà anche pallosa, ingabbiata, a volte ridondante, ma resta pur sempre una parte della vita democratica. le par poco quando si sente parlare di Ereditarietà delle cariche (Marina dopo Silvio Berlusconi, ma non solo)?
    Buona Giornata

  12. Massimo permalink

    C’è evidentemente un problema tecnico, scrivevo per completare un concetto (ed evitare fraintendimenti) in un post.
    La precisazione era questa.
    Quando ci fu un’emergenza immigrazione (vera) che toccò Curno (decine di Tunisini a dormire nei giardini pubblici a seguito dei disordini in piazza) senza proclami ma concretamente alla sede (quella vecchia, in Largo Vittoria) venne organizzata la raccolta di abiti e beni di prima necessità e si attivarono canali per l’accoglienza (Cooperativa Ruà di sicuro e credo Caritas Diocesana).
    Non c’era bisogno di farci una campagna di comunicazione.
    Poi qualche settimana e l’emergenza tunisina (che toccò anche mozzo, per giorni sui giornali) si smontò, o almeno si smontò qui.
    Non vedo il commento cui riferire la precisazione pubblicato, ma tant’è.

    [Strano che in questa precisazione non si faccia menzione della sparata mediatica del Pedretti che si offriva di pagare il viaggio in Francia ai tunisini. E che poi, dopo i conigli mediatici e le interviste, ottenuto quel che si prefiggeva di ottenere, a costo zero (la pubblicità tabellare gli sarebbe costata un gruzzoletto di fetidi euro prodian-ciampisti) scomparve, come il solito. Vogliamo dire, o non vogliamo dire, che questo modo di fare politica, per accumulazione di sparate mediatiche, è spregevole? N.d.Ar.]

  13. Massimo permalink

    Delle sparate mediatiche altrui chieda agli interessati, che c’entro io?
    Nel merito il solo fatto che lei non ricordi questa iniziativa dimostra che uso si faccia al circolo del PD delle cosiddette “sparate mediatiche”.
    L’episodio cui mi riferisco era di due anni e mezzo fa, (prima emergenza umanitaria Tunisia).
    [Io mi riferivo all’episodio del quale leggiamo in questo articolo: Pedretti (Lega): gli immigrati vogliono la Francia? Il bus glielo pago io. Lei si riferisce a un altro episodio? Se ho parlato di sparate mediatiche, è perché questo è stato un modo di far politica del Pedretti, perché il Pd di Curno è impedrettato e perché anche nelle sparate mediatiche il Pd di Curno ha proceduto di pari passo con il Pedretti. Come dimenticare la campagna di disinformazione, con bordate mediatiche sinergiche del Pedretti e del Max Conti, riguardo al cosiddetto ecomostro? Tanto per cominciare, non era un ecomostro, ma era il progetto di un architetto di fama internazionale. I serrapedrettisti pretendevano — addirittura — che il progetto non fosse presentato all’approvazione in Consiglio (era un atto dovuto, peraltro). Quando si venne al dunque, furono quindi costretti a gettare la maschera, lo bocciarono con il concorso della quinta colonna del Pdl. Si noti che il cosiddetto ecomostro avrebbe portato nelle casse del Comune 5.000.000 € di entrate, svanite nel nulla. Ma era presentato da un operatore che non era iscritto nell’albo segreto degli attori del territorio “bene”, approvati e accettati. Se la politica non fosse quel tafanaio che Grillo dice (qualche volta Grillo ha anche ragione, forse anche spesso: il punto è che non possiamo consegnare il timone della Repubblica ai grillini), già da tempo ci sarebbe stato un accordo tra gentiluomini, per cui le sparate mediatiche, da qualunque parte vengano, sono immediatamente additate al pubblico disprezzo. La disapprovazione sociale è importante, come contraltare alle pubbliche relazioni e come controinformazione. N.d.Ar.]

    Per quanto riguarda invece i giudizi relativi alla gestione del PDL o della Lega Nord o di altri partiti (IDV o UDC o 5 stelle) chieda a loro.
    [Io, infatti, chiedo, ma loro sono sobri: una vera fetenzìa. Ma anche il Pd di Curno avrebbe il dovere di incalzarli, mi sembra, come fa il Pd nazionale. Invece questa specie di Pd di Curno preferisce l’ammucchiata, che chiama “condivisione”. Chiedo dunque (urbanamente, senza niente pretendere) al Pd di darci un giudizio politico su Lega e Pdl. Questa sobrietà, d’altra parte, mostra la corda. La pretesa dei rappresentanti del Pd curnense sarebbe quella di parlare sempre e comunque d’altro. Ora, parlare del partito in sé e per sé va anche bene: fra l’altro hanno il problema di come dissimulare il salto della quaglia in campo renzista, e posso anche comprenderli. Ma prendano esempio da noi resistenti: noi chiediamo conto al Pd curnense, al Pdl curnense e alla Lega curnense dei loro comportamenti politici. Loro preferiscono fare i sobri, alzano il sopracciglio, fanno quadrato? Meglio così. Faranno come quei ciechi nel quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, che illustra il passo del Vangelo dove leggiamo «se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa» (Mt, XV, 14). N.d.Ar.]
    Parabola dei ciechi

    L’unica iniziativa a cui ho partecipato da spettatore (in generale sono un osservatore della politica a Curno, ma sopratutto a Bergamo) è stata una iniziativa del movimento 5 Stelle di alcuni mesi fa maggio forse.
    Il tema i rifiuti. Presenti 13 persone, di Curno 7 tra cui io.
    In sè non una brutta iniziativa, forse però in ritardo di 5 o 10 anni in realtà come Curno o la Bergamasca in genere in cui la raccolta differenziata è già molto ben avviata. Dovrebbero fare un giro di conferenze simili in Sicilia dove lo scorso anno ho potuto riscontrare che nei rifiuti si buttava pure il vetro, non so se con Crocetta (appoggiato esternamente dai 5 stelle mi pare, o sbaglio?) le cose siano cambiate. Ma forse rende di più attraversare lo Stretto di Messina a nuoto, per restare alle sparate mediatiche.
    [Spregevole anche la sparata mediatica dell’attraversamento a nuoto dello Stretto, ovviamente. Ricorda il Mussolini trebbiatore, o la nuotata del presidente Mao. Fra l’altro, la foto di Mao era un fotomontaggio, invece Mussolini trebbiava per davvero. Dopo la trebbiatura, avrà incaricato qualche tirapiedi di prender nota delle contadinotte più vivaci, che successivamente, una al giorno, il fedele usciere Navarra avrà introdotto nella sala del Mappamondo, a Palazzo Venezia. Alla faccia degli Lgbt. N.d.Ar.]

    Nel 2013 di altre iniziative politiche da commentare non ho notizia.
    Come al solito, staremo a vedere.
    Inutile agitarsi, Panta Rei, tutto scorre inesorabilmente….
    Brutto no?
    [Mi sembra di capire che lei faccia l’auspicio che tutto corra e tutto possa essere dimenticato. Impossibile, finché noi avremo un briciolo di vita: noi non dimentichiamo, non dimenticheremo. Il πάντα ῥεῖ‎ (“panta rei”) che lei mi ha citato due volte, significa il contrario di quello che lei auspica: significa l’irreversibilità dei fenomeni naturali, sancita dal Secondo principio della termodinamica, che ci dà anche la direzione evolutiva dei fenomeni. Significa anche l’unicità delle esperienze umane. In altre parole, non si dà per scontata la sopravvivenza del Pd di Curno, così com’è, in particolare non si dà per scontato che Max Conti e la dott.ssa Serra — responsabili, con il loro impedrettamento, della perversione del Pd di Curno — possano evitare di pagare dazio. I nodi verranno al pettine, prima o poi. Forse sono già venuti. N.d.Ar.]

    • Beh, poiché evocando il Grillo nuotatore abbiamo parlato del Mussolini trebbiatore, ripassiamo la storia:

      Prendete nota dell’ordine perentorio, virile, ducesco (appunto): «Camerata macchinista, accendi il motore!».

      A proposito di ostentazione di virilità, pare che Dolce e Gabbana stiano approntando una nuova linea di capi d’abito, per le donne di tipo alfa, cioè dominatrici. Trattasi di tailleur-pantalone, che è un po’ la divisa delle donne in carriera. Le quali dicono di avere le palle, ma non le hanno. Ed ecco allora che il pantalone di Dolce e Gabbana per donne in carriera presenterà nella zona inguinale una sorta di accrocchio al quale si aggancia una sacca scrotale contenente due deliziose palle, realizzate in materiale biologico, aventi la consistenza, le dimensioni ecc. di testicoli veri. Dolce e Gabbana assicurano una perfetta “vestibilità” (ohibò!).

      Un semiologo potrebbe scriverci un libro, su quest’ordine, «Camerata macchinista, accendi il motore!». Mi viene in mente quel canto, accorato, delle mondine che finalmente tornano a casa, dove in tutt’altra cornice sentiamo un ordine, apparentemente simile. Ma non è un ordine, è un’implorazione:

      Macchinista macchinista faccia sporca
      metti l’olio nei stantuffi
      di risaia siamo stufi
      a casa nostra vogliamo andar.

      Maledetti, crudeli, determinati aziendalisti: come fate a rimanere indifferenti?

    • Hakuna matata permalink

      “Delle sparate mediatiche altrui chieda agli interessati, che c’entro io?”

      Infatti lei Massimo non c’entra niente, provi però a chiedere al Conti piccolo quando Pedretti sparava conigli, lui, fianco a fianco, gentilmente li passava nel caricatore (vedi ecomostro e attori del territorio), per entrambi il bersaglio era il sindaco del buongoverno, Gandolfi.
      E ricordiamo anche la questione moschea, dove avete definito Pedretti un “capro espiatorio”, vergogna!
      “Per quanto riguarda invece i giudizi relativi alla gestione del PDL o della Lega Nord o di altri partiti (IDV o UDC o 5 stelle) chieda a loro.”
      Per la gestione meglio chiedere a loro, per la “condivisione” chieda sempre a Contino, visto che si reca a casa del Pedretti per sorseggiare thè con i pasticcini.
      Hakuna matata/senza pensieri, detto anche vuoto pneumatico nella scatola cranica, di chi prima getta il sasso e poi scappa.
      Conigli, appunto!

  14. A.d.G. permalink

    Egregio Sig. Massimo,
    è corretto ricordare ai più che a Mozzo si montò una polemica mediatica sulla questione tunisini, accampati in condizioni ignobili in varie aree del paese, soprattutto per due motivi.
    Il primo fu per la terribile lentezza e inerzia della passata amministrazione verde-azzurrina incapace di decidere e coinvolgere la cittadinanza e le forze dell’ordine; acqua passata, per fortuna, anche se mi piacerebbe vedere gli attuali amministratori come si sarebbero comportati in quegli intensi momenti… lascio a voi l’immaginazione, alla luce della capacità dimostrata finora.
    Il secondo ebbe luogo per la pressione che la Chiesa locale subì da parte di un gruppo di “società civile attenta alla condivisione” che poi si è presentata alle elezioni, “società civile” che ha anche ora ottime entrature nel settore dei “media” locali, specialmente quelli marchettari, che il padrone di casa Aristide non manca elegantemente di descrivere ed evidenziare.
    Vogliamo ricordare anche la grande enfasi mediatica che provocò la famosa “cena di condivisione” dove furono presenti Sindaco, Chiesa, l’allora opposizione? Trovai l’iniziativa umiliante e offensiva per la dignità dei clandestini (usiamo le parole corrette: la loro condizione al tempo era quella!): furono trattati da “morti di fame”. In compenso gli organizzatori della serata ebbero un ritorno di visibilità che trovai vergognoso, una passerella sulle spalle altrui.

    [Ricordo questo episodio della cena, adesso che lei ce l’ha rammentato. E ha fatto benissimo. È schifoso lucrare sulle altrui disgrazie (o anche sulle proprie: vi ricordate di Maria Fida Moro, che poi divenne senatrice della Repubblica? Se avete dimenticato, meglio per voi. Io, purtroppo non riesco a dimenticare: né Maria Fida Moro, né la signora Calipari, che però si fa chiamare Rosa Maria Villecco, senatrice, membro della commissione Difesa, in quanto vedova — appunto — dell’agente del SISMI Nicola Calipari, ucciso in Iraq da “fuoco amico”, né tanti altri casi simili di sciacallaggio familistico). Vogliamo un esempio, al contrario, di generosità? Eccolo, è sui giornali proprio oggi: si veda sul Corriere della Sera l’articolo Il neonato massacrato dai genitori. Un “angelo” pagherà tutto, a vita. Il catenaccio dell’edizione reziale recita: «Un anonimo benefattore milanese sosterrà tutte le spese per le cure e il mantenimento. La commozione del primario». Capita la lezione? Se qualcuno fa finta di non capire, ebbene, facciamo opera di divulgazione, a prova di stupido: a) si è generosi, quando si è generosi, mettendo mano alla tasca propria, altrimenti si fa il sodomita con le natiche altrui; b) se si è generosi, quando si è generosi, non si cerca visibilità. N.d.Ar.]

    Grazie dell’ospitalità,
    A.d.G.

  15. Massimo permalink

    Non conosco molto le dinamiche interne del PDL, almeno non le conosco da inizio 2012.
    Allora la situazione era chiara pagnoncelliani da una parte e saffiottiani dall’altra.
    5 e 2.
    Hanno fatto percorsi diversi a Curno.
    E sostenuto due liste civiche diverse.
    Uno degli elementi di spicco di una delle due liste, ha avuto dei seri problemi di salute che credo sia superando, Sarei lieto che tornasse in qualche modo in campo, di certo, umanamente glielo auguro, ammesso che lo desideri.
    Non perchè abbia condiviso le sue precedenti battaglie, naturalmente, ma gli riconosco indubbia intelligenza e passione, ahimè al servizio di un progetto come quello del PDL che io non condivido.
    Credo però che questo “problema” personale, abbia in qualche modo condizionato la vita della lista dopo le elezioni. Per cui sospendo un giudizio che non sarebbe corretto esprimere.
    In consiglio siede a rappresentarli il Dott. Consolandi, medico con una passata esperienza di Amministratore a Curno con ruoli significativi, anche se parecchi anni fa. Personalmente non lo conosco per niente. non saprei che dire se non che in consiglio comunale ci da qualche saggio di un carattere sanguigno.
    Dell’altro pezzo so poco. Saffiotti di fatto non è più centrale nella scena politica bergamasca, dimissionato dopo lo scandalo rimborsi in regione e, mi dicono, parecchio incupito dopo questa vicenda. Non so come si siano posizionati i suoi e se la diaspora correntizzia si sia riassorbita.
    Da quando c’è Capelli filtra pochissimo, inoltre presto poca attenzione agli eventi del PDL orobico.
    A Curno non ho idea di come siano organizzati (le ha più informazioni?)
    In Consiglio siede Claudio Corti, manager di una squadra di ciclismo professionistico Colombiana.
    Mi sembra una brava persona (come mi sembra tale Fausto, il fratello) ma non mi pare sia organico al PDL (o della Lega) credo sia un indipendente.
    Della Lega so credo quanto sappiamo tutti a Curno.
    Dopo il mandato di Foresti (saluti TARCISIO) uomo direi della prima ora leghista è subentrato un ragazzo giovane, Marco Belotti.
    In lista c’erano alcuni giovani + Domenghini, unico con esperienza.
    Siccome non li conosco personalmente non esprimo giudizi.

    Se lei invece mi chiede un giudizio sull’esperienza amministrativa 2007-2012 lanciata dalla Lega Nord e dal PDL e benedetta dall’UDC, di fatto l’ultima e più recente esperienza amministrativa che Lega e PDL hanno avuto a Curno, beh, possiamo aprire un capitolo.

    Ma a che serve? E sopratutto a chi serve? Di natura non sono rancoroso nei confronti di nessuno, credo nella reversibilità dei comportamenti umani, mi piace stare con la gente, sono curioso, sopratutto nei confronti di chi non mi assomiglia e di chi non la pensa come me e sono ottimista.
    Perciò sono sempre portato a guardare avanti, mi annoia mortalmente continuare a pensare agli eventi passati.

    Per la cronaca conosco il significato del termine Panta Rei, e lho usato proprio per quel senso di ineluttabile scorrimento degli eventi umani (rivoluzioni e successive eterne restaurazioni incluse)..

    • Moriremo serrapedrettisti?

      Un po’ evasivo, mi pare.
      Se devo essere sincero, non mi piace questo riconoscimento tardivo e genericamente buonista all’intelligenza di Innocenti, adesso che non avete ragione di temere (in Consiglio) i suoi argomenti. Comunque è vero, era l’unico in grazia di Dio, in quel gruppo maldestramente guidato dal capitan Schettino. Come vede, lei e io apparentemente stiamo dicendo la stessa cosa, che cioè Innocenti, almeno lui, è intelligente: veda un po’ lei, però, la differenza del registro espressivo e dei contenuti espressi (e anche del contorno).
      Dico che il riconoscimento è tardivo, perché ricordo bene le smorfie di disgusto in Consiglio da parte dei similprogressisti, quando Innocenti prendeva la parola, oltre agli immancabili tentativi di castrazione del discorso.
      Lei ci dice che a Tarcisio è subentrato un “ragazzo giovane”, tale Marcobelotti. Ma, a parte il fatto che dovremmo stabilire che cosa significa l’essere giovane, se non altro in riferimento alla fascia anagrafica, l’essere giovane non è una qualità politica. Ed è proprio della qualità politica degli esponeneti dei partiti curnensi che si voleva parlare e della loro posizione s ui temi politici, nazionali e curnensi. Ma, in particolare per quanto riguarda la Lega nord curnense, a qualcuno risulta se il Marcobelotti si sia mai espresso? Qualcuno conosce il punto di vista dei bobomaroniti curnensi? E il loro rapporto con il conte zio, ci sanno dire qual esso sia? Ma al Max Conti si richiede, più specificamente ancora, di raccontarci come il Pd di Curno si relazione con la Lega di Curno. Qui però c’è sobrietà assoluta, e noi sappiamo bene che cosa sia questa sobrietà.
      Infine, riguardo al πάντα ῥεῖ‎ (“panta rei”), questo principio esclude sia l’immobilismo, sia le restaurazioni. È sempre così? No, per niente, purtroppo. I mali dell’italia nascono proprio dalla situazione di stallo. Ci sono quelli che dicono di cambiare tutto, addirittura di aver cambiato qualcosa, c’è Insieme per cambiare Curno che diventa Vivere Curno (e domani? Buggerare Curno, forse?), c’è un grande agitarsi mediatico, ma le ossa, la struttura, sono sempre quelle. Non ci sono riforme, molti aspettano i barbari (che non sono quelli sognanti bobomaroniti, quella è solo una trovata infinocchiante, altro che sognante), altri si sono rassegnati, pensano addirittura al suicidio, molti lavoratori non garantiti si suicidano sul serio.
      In ogni caso, πάντα ῥεῖ‎ (“panta rei”) significa che, a rigore, Max Conti e la dott.ssa Serra non dovrebbero rimanere al loro posto. Se il principio si avverasse, beninteso. Lei invece intende che πάντα ῥεῖ‎ debba valere per tutti, tranne che per Max conti e per la dott.ssa Serra. Sì, forse Vivere Curno cambierà ancora nome, ma MAx Conti e la dott.ssa Serra, con ruoli abilmente diversi, dovrebbero ancora far parte del novero dei rappresentanti designati dal sistema delle famiglie, per continuare a buggerare i curnensi. Questo è quel che ci pare di capire, queste sono le loro intenzioni, salvo resipiscenze. Ma noi resistenti, allora, che cosa ci stiamo a fare? E se la pacchia fosse finita?

      Perlita_Max Conti

  16. Massimo permalink

    Non mi pare di essere stato evasivo, anzi.
    Intanto la ringrazio per aver pubblicato questa fotografia.
    Perlita Serra è sempre molto fotogenica.
    Molto meno il losco e volgare figuro che l’accompagna..
    Per quanto riguarda Innocenti, ne ho sempre tenuto nel massimo del rispetto l’intelligenza, tanto è vero che, si dice, negli ultimi due anni l’Amministrazione Gandolfi si è retta sulle spalle dell’Architetto Innocenti.
    Non potrei dirlo (di informazioni filtrava poco e niente) ma siccome lo sostengono alcuni esponenti (plurale) della ex maggioranza allora può darsi che sia vero.
    Non per questo mi sento di condividere le scelte (quelle poche che ho conosciuto e approfondito) che perorava nella passata amministrazione, alcune in ambito urbanistico non le condividevo, ma ho sempre rispetto per l’intelligenza. Al punto che gli auguro un felice rientro in campo, sempre che questo gli interessi, naturalmente.
    Sulle dinamiche interne ai partiti ripeto, che dovrei dire?
    Ci creda o no non le conosco, Lei mi suggerisce di chiedere a Max Conti, quando avrò modo di conoscerlo di persona lo farò. ma a occhio e croce qui non si parla di un giudizio sulle persone che, a mio parere, per il solo fatto di impegnarsi con gratuità per un partito o per la cosa pubblica meritano rispetto, ma sulla azione politica. Ed ecco che torno a dirle, non ho elementi da giudicare. Lei ne ha? in concreto.
    Del resto entrambi i partiti sono in fase “evolutiva” la Lega avrà un congresso a quanto pare, più o meno concomitante con il PD. i militanti saranno (ipotesi mia) impegnati anche su quel versante.
    Del PDL si dice che a tutti i livelli (quindi anche quello locale) si stia lavorando “a tutto vapore” per il rebranding e il ritorno a Forza Italia.
    Le chiedo quindi: è corretto parlar male, criticare tanto per criticare, i dirigenti locali di un dato partito così, per il gusto di farlo? tanto per gettare fango addosso?
    [I dirigenti locali dei partiti curnensi hanno procurato disagi, povertà e disonore ai loro concittadini. Io sto combattendo una battaglia in nome dell’intelligenza, della cultura e dell’onestà. Sono dunque costretto a parlar male dei cosiddetti politici curnensi: in realtà delegati delle famiglie a occupare il sistema di rappresentanza politica. Sono dunque, costoro, uomini senza passione politica, direi piuttosto che sono parassiti della politica. N.d.Ar.]

    Se ben ricordo (adesso vado a sfogliare gli appunti che tengo sul mio notes) anni fa, per esempio, era stata fatta circolare ad arte (e lo dico perchè dopo le elezioni sempre due esponenti della vecchia giunta me l’hanno confermato) la notizia di feroci conflitti tra la dott.ssa Serra e M. Conti, il motivo? tutti e due avrebbero voluto fare il candidato sindaco (di questi tempi poi….un incarico di facile presa)
    L’idea era, se noi litighiamo, l’immagine che esce è di una grande litigiosità (forse non inventata dato che da quella esperienza sono nate 3 differenti liste) facciamo capire che anche di là litigano. E via così, senza un elemento, senza niente, per un semplice calcolo politico.
    Ora le chiedo, è un modo ragionevole di fare politica quello? del resto chiedo a Lei e ai lettori che cosa deducono dalla fotogrtafia da lei pubblicata…due persone in rotta, ovvio.
    [No, tutt’altro. Se furono concorrenti nel passato (ma l’ambizione di Max Conti non aveva speranza di esaudimento, considerato che la Serra aveva mosso molto bene le sue pedine, per esempio con la scuoletta di partito), ora sono sulla stessa barca. Ma quelli della foto sono i due personaggi che hanno trascinato il Pd nella palude dell’impedrettamento, facendo il male del Pd, macchiandosi di un grave peccato d’indifferenza etica e obiettivamente recando danno ai cittadini curnensi,. Non mi riferisco soltanto all’eversione dell’Amministrazione Gandolfi quaranta giorni prima della scadenza del mandato naturale. Mi riferisco al periodo in cui hanno spalleggiato il Pedretti nei tentativi di paralizzare l’Amministrazione Gandolfi, che ha fatto benissimo, moltissimo e molto onestamente. Ma avrebbe potuto fare di più, se non fosse stata impegnata a sventare gli agguati dei nemici interni ed esterni. ‘Si parva licet…’, e fatte le debite proporzioni, mi riferisco anche al fatto che con il Pedretti avevano piazzato un cannone contro 24035 Curno Bg, la rivista non assessorile che si sforzava di promuovere un salto di qualità nel dibattito politico curnense, dalla politichetta alla politica. Perciò noi chiediamo al Pd provinciale di correggere, se ne ha la forza, gli errori di questi due personaggi. Chiediamo che il Pd a Curno faccia politica, visto che è un partito politico, e non un’azienda, o un’emittente televisiva. Non è chiedere la luna nel pozzo. Anche la Lega a Curno non fa politica, ha fatto pedrettismo e ora tace, mette la testa sotto la sabbia: un comportamento che la espone a seri rischi. Del Pdl non parliamo, perché dovrei parlare del capitan Schettino, e sarebbe come sparare contro la Croce rossa. O dovrei dire dell’iracondo ma politicamente irrilevante Consolandi, o del buon Claudio Corti, che il Locatelli vorrebbe, adesso, più incisivo? Fra l’altro, varrà la pena considerare che uno dei pilastri dell’ammucchiata istituzionale, il Pedretti, è crollato. N.d.Ar.]

    Se fossi bravo come lei ad applicare la logica o la proprietà transitiva ne potrei dedurre che inventata la prima cosa, potrebbero essere inventati pure i rapporti tra Perlita Serra e Roberto Pedretti.
    Continuo infatti a non vedere molti punti in comune tra i due, gli argomenti portati sono risibili, a dir poco. A meno che si continuino a confondere i due piani, quello personale e quello politico e si scambi quindi la buona educazione con l’inciucio. Io la vedo così. Per lo meno per le scarne informazioni di quarta mano che ho.
    [Sono questioni personali, sì e no. Sarei tentato di dire che sono politiche, che si tratta di accordi politici. Ma a differenza delle sciacquette della società civile, io ho un’altissima opinione della politica. Dunque, diciamo che si tratta di rapporti di forza che passano per essere politici. Dunque non sono questioni personali nell’accezione comune dell’espressione. Comunque, non vorrà mica che le ripeta tutti i discorsi e le dimostrazioni passate. Per questo c’è Nusquamia, c’è anche un volantino che narra dieci buone ragioni per non votare per il Pd. E la colpa è del Pd curnense, mica di Bersani, al quale fra poco si daranno tutte le colpe. N.d.Ar.]

    Buon week end, l’ultimo dell’estate, purtroppo. da lunedì pioggia..L’autunno è alle porte. Si sta bene in casa.
    [A me piace stare a casa, se lo decido io. Se vi sono costretto dal cattivo tempo o impegni sgraditi, continuo a essere una persona educata e trattabile, ma dentro di me sento qualcosa che si sommuove. E non sno i borborigmi (verbali, non intestinali), pei quali va famoso un politico territoriale. N.d.Ar.]

  17. Coation permalink

    Ciao Max, sono Jessica. Te lo dico col cuore, mo’ c’hai rotto! Ma  come, semo disoccupati, nun c’avemo un euro bucato e ‘ntanto co’ la tu’ barbetta me stai a riconta’ ste fregnaccie? Ma ‘n vedi st’impunito. Dime ‘ndove che abiti, ché io, mio marito e tre figli venimo da te, tu ce mantieni, cossì te passa la voja de coionarce!

    • Mi è venuta in mente un’altra Jessica, quella del Viaggio di nozze, il film di Verdone, quella di “famolo strano”. Ma la Jessica del film di Verdone era una burinaccia piena di soldi. La Jessica che ha scritto a Nusquamia è un’italiana che soffre. Lei soffre, credo, anche parecchio, come ormai soffre la metà degli italiani, che soffrono per l’egoismo dell’altra metà degli italiani. Ma fra questi egoisti, soltanto pochi hanno fatto un affare: gli usurai e le alte magistrature dello Stato; gli altri tirano a campare, ma si tengono stretti i loro privilegi. In ogni caso, chi gode di privilegi, più o meno assurdi, non recede, non vuole arretrare di un millimetro, vuol tutto per sé. Fra l’altro, gli stessi privilegiati cominceranno ben presto a star male: una parte, ovviamente, cioè le masse impiegatizie inerti, che hanno versato il tributo maggiore per tenere in piedi l’infame patto sociale che paralizza lo sviluppo del paese, quello che dissangua la parte migliore degl’italiani. Consideriamo i dipendenti pubblici che fanno lavori inutili o addirittura lavori a danno dei cittadini onesti, come i birri che perseguitano i titolari di partita Iva con gli studi di settore. Bene, gli stessi dipendenti pubblici si vedranno tosato il proprio potere d’acquisto. Se l’Italia fosse sbullonata (era quel che aveva promesso Berlusconi, che invece ha aumentato gli stipendi agli statali), se l’economia fiorisse, e se gl’impiegatucci fossero appena intelligenti, potrebbero trovarsi occupazioni migliori ed essere uomini. Invece, così stando le cose, sono barricati nei loro ufficetti, non trovano occupazioni migliori e sono schiavi. Infatti, alcuni si dànno arie da monager, ma sempre schiavi sono (schiavi della peggior specie, come i calones al tempo dei romani, mica schiavi greci, che erano di tutto rispetto e avevano mansioni intellettuali). E continueranno a essere schiavi, se le cose non cambiano.
      In questo strafottuto paese non si può cambiare niente. Semmai si fa ammuìna, si cambia tutto (meglio: si dice di cambiar tutto) perché non cambi niente. Alcuni di questi profittatori di regime, siano essi i parassiti della politica, o i monager che hanno mandato in rovina l’economia italiana, parlano addirittura come se fossero rivoluzionari. Salvini si è detto pronto al supremo sacrificio, aspettiamo simili esternazioni da parte di Bobomaroni. Ma ve l’immaginate una rivoluzione con questa gente? Tanto vale immaginare la Rivoluzione francese, quella della presa della Bastiglia, capitanata dal re in persona. Fantasie, appunto.
      Ma intanto ripassiamo la Jessica di Verdone (una bravissima Claudia Gerini, non per niente svezzata da Gianni Boncompagni, gran pigmalione di fanciulle in fiore):

  18. Nota linguistica, a proposito del modo di evocare i grillini

    Cinquestelle

    Questa nota linguistica non riguarda il modo di denominqare i grillini: so bene che loro amano essere chiamati “Movimento cinque stelle”, ma proprio per questo continuerò a chiamarli “grillini”.
    Ecco però che, per far loro piacere, e non volendosi attardare a dire “Movimento cinque stelle” o “esponenente del Movimento cinque stelle” ecc., oggi si dice per lo più “pentastellati”.
    Non è un termine molto felice, perché “pentastellato” deriva da una parola greca (πέντε, “cinque”) e da una parola latina, stella. Sarebbe bene che le parole di nuovo conio, se composte, derivassero da radici esclusivamente greche, o esclusivamente latine. Per esempio, diciamo ottimamente “binocolo”, da due radici esclusivamente latine (da bini, “due per volta” + oculus, “occhio”); altrettanto bene diciamo emiparesi, da due radici esclusivamente greche (da ἡμι-, “mezzo, metà” + πάρεσις “rilassamento”)
    Oddio, non mancano esempi di parole composte da una radice greca e una latina, ormai invalse nell’uso, alle quali dobbiamo rassegnarci, per esempio:
    – televisione (dal gr. τηλε-, “di lontano” + lat. visio), ma lungivisione sarebbe stato meglio, oppure teleòrasi, componendo due radici greche;
    – aeroplano (che ci viene dal francese aéroplane, dal gr. ἀήρ, “aria” + lat. planus, “piano”, per indicare una macchina volante – nell’aria, ovviamente, perciò “aero-“ – per mezzo di superfici piane – perciò “-plano”, a differenza delle prime macchine volanti, che erano gli aerostati tondeggianti). Ma D’Annunzio, che aveva l’orecchio sensibile (un esteta vero, mica il Pedretti da Curno, che si permette di dire ecomostro di qui, ecomostro di là), e che fu aviatore lui stesso, preferiva dire “velivolo”. Questo vocabolo è preso pari pari dal lat. velivolus, che già esisteva, così composto, come epiteto delle navi che solcano i mari veloci (dunque “volano”) sospinte dalle vele (dunque “velivolo” deriva da velum, “vela” + volo, “volare”.
    Tornando ai grillini, esaminiamo tre modi di denotarli, con riferimento al nome del partito:
    pentastellato: è quello che va per la maggiore, ma sarebbe da evitare, per le ragioni dette, finché siamo in tempo.
    pentasidereo: mica tanto bene, perché anche in questo caso vediamo accostata parola greca πέντε, “cinque” accostata a una parola latina, sidus, “costellazione, stella”. Ma sarebbe meglio, qualora si dimostrasse che il lat. sidus è apparentato con il gr. σίδηρος, “ferro” (ricordando che al tempo della guerra di Troia il ferro era un metallo preziosissimo, cinque volte più dell’oro, perché l’unico che si conoscesse era di origine siderale: lo si raccoglieva dalle meteoriti piovute dalle stelle). Ma l’apparentamento non è dimostrato.
    pentastrale: questo termine è quello corretto (piacerebbe a D’Annunzio; non sappiamo se, eventualmente, possa piacere al Pedretti e ai suoi amici similprogressisti). Il termine è di ottimo conio, perché deriva dal radici greche: πέντε, “cinque” + ἀστήρ, “stella”.

  19. Amico di Aristide permalink

    Jessica jessica. Ho capito. Celata dietro prosa romanesca posticcia, capace solo di augurare malacci (citazione del compagno di merende Vanni) o dissenterie o legnate (secondo come si sveglia la mattina), mai uno straccio di proposta o ragionamento sensato, forse pero’ il genere e’ un altro: uomo 65 anni circa, capello grigio con riga in parte, coppola e loden. Chiedo al padrone di casa se gli piacciono le minacce contenute (non da prendersi sul serio, per carità’ visto il soggetto da cui provengono).
    Insomma, sappiamo dove abiti e se non la smetti ( di far cosa? Di scrivere sul blog?) veniamo noi a darti una lezione il succo de messaggio. Non molto elegante Aristide, conviene? Non si addice a un blog come il suo. In cui e’ il bon ton la cifra richiesta. Vogliamo condannare il maiuscolettatore e tollerare il flatulente jessico? Via Aristide…
    Già’ perché’ come mi hanno spiegato amici carabinieri nei blog viene in genere tollerato tutto (perche’ il mezzo si addice ad una critica piu’ libera) tranne pornografia, minacce, bestemmie ed espliciti riferimenti alla privacy delle persone (tipo chi sei, quanto guadagni, dove parcheggi, che auto hai, dove abiti ecc. Ecc.).
    Ora è’ chiaro che da certi soggetti valgono come il due di picche con briscola a spade, tuttavia….
    Che caduta di stile.
    Ps. Se crede invece di aderire alla educata richiesta di jessico ( rabbit forse? Ma non vuol dire coniglio? ) non ha che da dirlo. Me lo chieda pure.
    [Non ho capito che cosa dovrei chiederle. Quanto all’aderire alla richiesta di Jessica, immagino che lei intendesse dire “alle minacce di Jessica”, più che alle richieste. Ovvio, io sono contrario alle minacce, come testimoniano la mia vita, l’indole, l’educazione e – soprattutto, nel caso specifico – Nusquamia. Però, secondo me, come spiego nel commento che segue, Jessica non intendeva minacciare, non ha affermato “ti vengo a prendere a randellate”. Semplicemente ha detto: io ho un problema di sopravvivenza e poiché Max cincischia, quasi quasi vado da lui con la mia famiglia (con i pargoli, mica col randello) e mi faccio mantenere da lui. N.d.Ar.]

    • Il disagio sociale. A Milano usava piantare una tenda davanti al Duomo.

      1. Quello di Jessica era un grido di dolore, non una minaccia
      No, le minacce non mi piacciono. Ma mi pare che colei, o colui, che ha scritto con lo pseudonimo di Jessica alludesse a una forma di protesta “democratica”, come usava a Milano ai tempi del sindaco Tognoli (“il Tognolino”), quando si trattava di trovare una casa agli sfrattati. Gli inquilini a rischio si rivolgevano al Sunia, il sindacato degli inquilini, quindi s’iniziavano le trattative con il Comune di Milano. Se le trattative non avevano esito, si passava alla protesta, con tanto di tenda in Piazza del Duomo.
      Varrà la pena ricordare che il Comune di Milano possedeva, forse possiede ancora, un numero straordinario di alloggi, dei quali disponeva secondo criteri tutti suoi. Per esempio, a Mario Capanna fu assegnato un appartamento in via Ugo Foscolo, praticamente in Galleria; una nobildonna milanese, stravagante e spendacciona, ebbe una casa bellissima in zona Brera, una casa dell’Ottocento di due piani, perfettamente rimessa in sesto a cura degli architetti del Comune (sono sicuro di quel che dico, perché fu lei a confessarmelo).
      Ebbene, gli sfrattati dei quali il Sunia aveva assunto il patrocinio sapevano bene di non essere né Capanna né nobildonne, ma sapevano che il Comune possedeva gli appartamenti, “a disposizione”. Un’altra cosa che sapevano era che il Tognolino ci teneva a passare come sindaco “buono”, “democratico” ecc. Ecco allora che passavano ai fatti, piantavano una tenda in piazza del Duomo. Forse la cosa non piaceva neanche all’Arcivescovo. Nel giro di qualche giorno la soluzione si trovava.
      Ebbene, penso che Jessica si sia espressa in sintonia con questo precedente, o similmente. Cioè: io, Jessica non ho un lavoro, non ce l’ha mio marito e abbiamo tre figli da mandare avanti. Tu, Max, invece, “tieni vigne a mare” (appresi quest’espressione in piazza del Duomo da un meridionale, un contadino con la faccia cotta dal sole, intelligentissimo, capace di tener testa ai professoroni, che il Pci mandava a sostenere il punto di vista democratico nei dibattiti che allora si svolgevano liberamente in quell’agorà milanese: altri tempi). Ebbene, se tu tieni vigne a mare, e io mi trovo in difficoltà, sai che faccio? Vengo da te e mi faccio mantenere da te. Oppure tu mi risolvi il problema.
      Non per darmi arie di essere perspicace, ma avevo previsto una lettera come questa, perciò ho fatto seguire al messaggio di Jessica quell’altro mio commento, dove ho inserito il brano tratto dal film di Verdone. Sostenevo, in buona sostanza, che in Italia c’è un cumulo d’ingiustizia insopportabile e che tutti (e non soltanto Marchionne) dovrebbero darsi una regolata. Lasciavo intendere – lo lasciavo all’intelligenza degli “intendenti” (come dice Galileo, cioè di quelli che capiscono) – che il Pd potrebbe, dovrebbe far qualcosa per spezzare i vincoli di quel patto infame che immiserisce l’Italia. In altre parole (spero che si capisca, da parte dei più avveduti, anche se non pretendo di essere capito dalla sciura Rusina), il sindacato farà anche bene a tutelare l’inamovibilità degl’impiegatucci e la sacralità delle mansioni inutili, ma il Pd è un partito. Un partito, capito? Un partito dovrebbe avere un programma politico, un partito non è un collettore di consensi, come intende Renzi: quanto meno, non solo quello. E se è un partito, ed è un partito “progressista”, deve saper disegnare le riforme, deve riformare: senza fare macelleria sociale, beninteso. Ma sono cose che ho detto e ripetuto, più volte.
      Insomma, Jessica non ha minacciato di randellare Max, ha detto che volentieri avrebbe fatto mantenere la sua famiglia da Max. Però lei, caro amico, ha visto il diritto di Max, che tiene vigne a mare, a non essere disturbato da queste dimostrazioni “democratiche”, ma non ha visto il malessere che Jessica impersonava. Fra l’altro, le giuro che non so chi sia Jessica (non risulta dall’IP, che è unico, come il suo), ma se fosse una di quelle tre persone che mi vengono in mente, nessuna delle quali è quella che lei dice, le assicuro che c’è un problema reale di evanescenza del posto di lavoro, di disoccupazione di ritorno. Un problema che non si è risolto inviando centinaia e centinaia di profili alle aziende, e che certo non si risolve con quello sportello dei disoccupati istituito dalla dott.ssa Gamba, con tanto di riscontro mediatico. Non mi soffermo sulla disoccupazione giovanile, perché ho paura d’indignarmi, proprio io che sono contrario all’indignazione, maxime quando è “in apparato”.

      2. Un interessante parere dei carabinieri
      Dal suo messaggio apprendo che, secondo i suoi amici carabinieri, male – anzi, malissimo – fece Bergamo news, sotto la direzione di Cesare Zapperi, a pubblicare nome cognome e indirizzo di casa di Aristide. Tanto più che il maiuscolettatore più volte: a) disse di sapere dove abito; b) m’induceva al suicidio dal ponte di Trezzo che, in effetti, dista 70 m da casa mia.

  20. Roba da matti permalink

    Quando ho letto il commento di “Amico di Aristide” di primo acchito pensavo fosse uno scherzo in risposta a Jessica, invece no.
    Poi ho riletto e mi sono cascate le braccia, è stato scritto scientemente.
    Possibile che Massimo o Max o Conti o Amico di A. che sia, non abbia colto lo sfogo comprensibile di Jessica dopo aver letto una serie di commenti di Massimo qualificabili come un brodino insipido riscaldato confezionato in tetrapak preso in un qualsiasi supermercato.
    Questo dimostra esattamente quanto sia distante, o addirittura inesistente, l’attenzione della politica, in questo caso della sinistra ed è un’aggravante, verso la condizione in cui stanno sempre più sprofondando molte famiglie italiane.
    Ci hanno rincoglioniti con lo spread e altri termini inglesi per fare fumo e nascondere una situazione drammatica, ora l’ectoplasma Letta, che ricorderemo soprattutto per come suona bene il campanellino in consiglio dei ministri, ci dice che gli italiani vogliono delle risposte.
    Cerco, a fatica, di controllarmi ma di fronte a una situazione di questo tipo, con quello che a livello locale scrive o scrivono degli esponenti del Pd, e le prese per i fondelli (resto educato) a livello nazionale, sono propenso a pensare che tanto più la politica si allontana dalla gente, (alt non alla Pedretti) e dai suoi veri problemi ora sì quotidiani, tanto è più facile che qualche scintilla di esasperazione accenda il pagliaio irrimediabilmente.
    O che dalle ceneri si risorga per davvero?
    La frase attribuita a Maria Antonietta: “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche” mi ricorda la sensibilità attuale a riguardo dei nostri governanti.
    Maria Antonietta più tardi nel cesto non mise il pane come sappiamo, io le teste ritengo giusto che stiano al loro posto, e che lavorino al meglio
    Un consiglio a Massimo e i suoi discepoli: piantatela di parlare o scrivere solo per il gusto di ascoltarsi.
    Siete interessanti e noiosi quanto dei venditori di aspirapolvere a porta porta a congresso.

    • Leggo questo commento avendo appena (quasi) finito di leggere un Dialogo di Erasmo, Alcumistica, cioè “Alchimia”, dove si narra di un birbante che incarta uno sciocco promettendogli la conoscenza della “via lunga” alchemica, e mungendogli un bel po’ di soldi. È un’edizione stampata a Leyda nel 1664, che si legge su Gooogle books; è una meraviglia, con gran dispetto dei buzzurri che vogliono ridurre i curnensi sul lastrico, per rendere operativo quel Bibliomostro stramaledetto, che poi riempiranno di libriccini di propaganda Lgbt, immagino. Leggo dunque in una nota:

      Non tantum Alcumistae perversa philosophandi ratione utuntur, sed et absonis verbis et ineptis terminis ut artis futilitatem haud intellectis vocabulis abscondant.

      Cioè:

      Non solo gli alchimisti adoprano un loro modo distorto di ragionare, ma fanno ricorso a vocaboli assurdi, superflui, per nascondere, con vocaboli non intellegibili l’inconsistenza della propria scienza.

      Con riferimento agli uomini politici, quando sono intelligenti, tale considerazione può così essere adattata:

      Non solo i politicanti adoprano un loro modo distorto di ragionare, ma fanno ricorso a vocaboli assurdi, acronimi, paroline nuove, per nascondere, con vocaboli non intellegibili l’inconsistenza della lro proposta politca e del loro agire politico (sempre che si possa chiamare “politico”).

      Però il birbante del dialogo di Erasmo, come pure quello della commedia di Ben Jonson, L’alchimista (che gli somiglia parecchio), come pure Alessandro il falso profeta di Luciano di Samosata, come poi in seguito Cagliostro erano almeno intelligenti. Ma su quale base il Pedretti, il Max Conti, il Bobomaroni ecc. pretendono invece di uccellare noi? Passi che ci provi Giuliano Amato, non per niente soprannominato il “dottor sottile”, proprio come l’alchimista della commedia di Ben Jonson. Ma essere uccellati da costoro che ho testè nominato, non èproprio possibile! Eppure ci provano. Cose da pazzi! Proprio come dice lei.

  21. Giuli permalink

    @ amico di aristide. Premetto che non so chi lei sia nè mi interessa saperlo. Le parole vanno lette attentamente ed analizzate così da comprendere il significato delle frasi ed in ultima analisi quello del messaggio.
    Nelle poche righe popolane di Jessica io leggo una parola che è logicamente in contrasto con il senso che lei ad arte tenta di dargli; Jessica dice: “tu ce mantieni”. Ora se fosse stata una minaccia di una qualsiasi forma di violenza, la parola usata sarebbe stata altra. Viceversa nel suo messaggio si legge che lei si è rivolto ad amici Carabinieri per valutare la possibilità di una querela. Inoltre si legge un chiaro tentativo di attribuire ad una persona la paternità del messaggio al sol fine di creare “scarmazzo” (confusione) così da distogliere l’attenzione dal significato dirompente per il PD ma in ultima analisi per tutti i politicanti delle poche righe scritte da una popolana.
    Ancora utilizzando una metodica propria del familismo più sfrenato tipico delle organizzazioni mafiose (attenzione ho detto che lei copia una procedura, non che è mafioso) si firma amico di Aristide ci fa balenare l’idea che è meglio seguire i buoni consigli dati da un amico.
    Tutto ciò solo perchè Jessica, l’incarnazione metafisica di tutte le donne del popolo si permette di scrivere che se i politici, in particolare quelli di sinistra quelli che lei presumeva esserle vicini, non smettono di prenderla in giro – lei che per dare da mangiare ai figli non sa più a che santo rivolgersi – non avrà altra alternativa che trasferirsi a casa dei ” coionatori” per farsi mantenere.
    Potrei partire con una supercazzola di 10 pagine ma oramai lei caro “amico” ci ha fatto il callo, dico dunque una sola cosa tutti voi ed in particolare i fautori di una “Curno dove è bello vivere” (copyright Perlita Serra) null’altro siete che degli snob ai quali non importa niente delle persone, innamorati del suono della vostra voce, ma d’altra parte che ci si deve aspettare da chi è uso contrarre mutui scaricandoli sulle spalle dei cittadini, maggiorare le tasse solo per mantenere le promesse elettorali fatte ai propri lobbisti (mi riferisco a quelle associazioni di riferimento anch’esse attrici del territorio) raccontando però ai cittadini una verità parallela diversa da quella che risulta dalla contabilità, quest’ultimo dato è emerso in maniera incontrovertibile nel corso dell’ultimo consiglio comunale.
    I politici dovrebbero rispettare la povertà, osservarne la crescita esponenziale tra le persone per arginarla e se ciò non fosse possibile dare l’esempio almeno cambiando linguaggio ed atteggiamento, bene la sua risposta a Jessica indica esattamente ciò di cui lei è parte: la Casta!
    Vae vobis!

  22. A.d.G. permalink

    L’intervento di “amico di aristide” è chiaramente frutto di un pensiero che non utilizza la logica nell’analizzare le reali intenzioni comunicative di “Jessica”, bensì un’anima che usa concetti che deviano dal filo del discorso e ci ricama sopra deduzioni infamanti e umilianti senza tenere conto dei disagi che vengono esposti. In altri momenti storici una simile mancanza di sensibilità verso le persone con un disagio sarebbe stato indicato come egoista, individualista, “di destra”, insomma! Perciò mi viene da pensare che sia stato scritto da un diretto impegnato nella vita politica curnense, oserei aggiungere: facente parte della attuale maggioranza aziendalista, gente che se ne frega delle persone con disagio se non c’è anche un tornaconto mediatico.
    Fossimo a Mozzo, sarebbe facile individuare nell’autore del commento il delegato dal sindaco alla comunicazione (sì a Mozzo il Sindaco ha delegato una persona che si occupa solo di assicurare sempre la “bella figura” al Sindaco & Co, impegnatissimo!), colui che tiene i rapporti con i giornalisti locali di altissimo livello che spesso intervistano il sindaco, o il di lui delegato, su temi importantissimi che riguardano la vita pubblica dei cittadini. Stranamente questi articoli non hanno alcunchè di critica, sono redatti solo per esaltare le gesta dell’amministrazione “condividente e aggregante” e sono spesso conditi con foto molto “piacione”. Aspettiamoci a breve una bella marchetta con lodi sperticate alle capacità politiche e tecniche di preparazione del prossimo bilancio 2013…
    Quello che questi amministratori confinanti non riescono a capire (perchè non ci arrivano, non perchè non lo vogliano, sono distratti a rimirarsi allo specchio!) è semplicemente la risposta a queste chiarissime domande: quanto tempo pensano che la cosiddetta società civile” impiegherà a rendersi conto quanti interessi hanno tutelato questi pseudo-comunisti-aziendalisti a se stessi e ai loro amici, a scapito del resto della popolazione? A scapito delle future generazioni? Quanta faccia tosta hanno avuto a premiare i loro clienti-elettori con i capitali di tutta la cittadinanza pagante?
    L’attuale “incarognirsi” della crisi gioca a loro svantaggio, la rivoluzione è sempre più vicina.
    Periodo molto interessante, questo. Sono contento di poterlo vivere
    Grazie dell’ospitalità,
    A.d.G

  23. Davide permalink

    @Roba da Matti, Giuli e AdG.
    tre commenti basati nella sostanza sulle medesime riflessioni, anche io mi trovo d’accordo con quanto avete scritto.
    Aggiungo e sottolineo che la mano che ha scritto, presumibilmente la stessa, i commenti appertenenti all’area PD di Curno confermano quanto scrive da mesi Aristide.
    A Curno c’è una evasione etica dei rappresentanti dei partiti impressionante, Pedretti si è mosso impunemente per anni e mai sanzionato dai suoi, e penso visto il degrado che ha raggiunto la Lega non verrà mai sanzionato a dovere, probabilmente temono i suoi argomenti interni che riguardano il partito, una volta definito del riscatto morale.
    Ora il degrado colpisce in pieno i rappresentanti del PD che sbeffeggiano i cittadini con assemble “preconfezionate”, per poi rimangiarsi quanto detto al consiglio successivo, punto chiave l’aver promesso i fondi realizzati con la vendita della licenza della farmacia, non andata in porto.
    [In effetti, nell’assemblea “partecipata” hanno proiettato un grafico che presentava le mirabilia di questa amministrazione, dando per scontato che ci sarebbero state le entrate della nuova farmacia. In occasione del Consiglio comunale successivo, Gandolfi ha fatto presente la gherminella. Per tutta risposta, hanno provato a dare a Gandolfi una lezione di aziendalismo high tech: eh, sì, ma che cosa vuole, sarà anche vero che questa entrata è sub condicione, cioè salvo buon fine, e sarà anche vero che questa circostanza ci è stata fatta presente da un impiegato amministrativo, ma che cosa vuole, suvvia, ma lei com’è formalista, ma come è prevenuto, diamine, è la prassi, e lei non sa che cosa sia la prassi, e forse lei è pazzo e, come ha detto Consolandi, ci ha anche rotto i coglioni. Poco mancava che la Perlita Serra lo stendesse al tappeto con un sorrisetto asseverativo. Ha preferito fare il broncio, anche un po’ indignata. Adesso si è scoperto che quell’entrata non c’è stata. Sarebbe troppo chiedere che ci presentassero una nuova slàid, come lorsignori dicono in linguaggio aziendal-merdaceo, che illustra la nuova ripartizione delle spese, alla luce del fatto che quell’entrata non c’è più? Promettete che se vi chiediamo questo non v’indignate, non ci fate sorrisetti asseverativi e nemmeno la boccuccia a culo di gallina? E visto che siamo in argomento, posso sommessamente (Imho, nel linguaggio coglione degli aziendalisti e del gatto padano) ricordare a lorsignori che noi stiamo qui a soffrire per importi che si aggirano sui 100.000 €, laddove se lorsignori non avessero con il Pedretti organizzato la montatura dell’ecomostro, sarebbero affluiti nelle casse del Comune 5.000.000 €? E poi, che ecomostro e ecomostro… Beh, se dovessi dire tutto quello che penso, mi farebbero passare un guaio, perché lorsignori sono potenti, molto potenti. Meglio che mi taccia. Ma è giusto che sia così? N.d.Ar.]

    E ora i fondi promessi in assemblea e disattesi?
    Per correttezza nei confronti dei cittadini attendiamo spiegazioni.
    PDL non pervenuto.
    Torniamo ai “vertici” del PD locale, oltre ad essersi impedrettati per emulazione e per qualche convenienza governativa, rimane da chiedersi: ma certe figuracce, anche di basso livello intellettivo, sono tollerate e giustificate ai livelli superiori di un partito che si prefigge di rimanere a guida morale del paese?
    [Basso livello intellettuale: lei ha detto benissimo. Questi che sono andati alle elezioni buccinando che loro non erano Insieme per cambiare Curno, ma Vivere Curno, dunque un altro, miracoloso nuovo soggetto politico, una falange di anime belle che avrebbero con la loro bellezza ottenuto che Curno fosse bella da vivere, questi che ci dicevano i nostri laureati di qui, le nostre laureate di là, e l’altra faccia del mondo (adesso anche i contatti con il mondo Lgbt, a rimorchio del Comune di Bergamo) e le sinergie multinazionali, e i nuovi “midia” (Pronunciare “midia”, perché l’esotico piace allo zotico) e i giovani, e la condivisione, e la sobrietà, e le bibliomamme, e il colore arancione, e le biciclette ecc.: ebbene questi signori, sempre strombazzanti, appena allentiamo un po’ la sorveglianza, e soprattutto in campagna elettorale (poi diventano sobri, quasi quanto il marito dell’infermiera del Calderoli, che sarebbe lo stratega della Lega nord curnense), costoro che avevano tanta spocchia intellettuale, si sono rivelanti carenti in tutto, ma precipuamente sotto il profilo intellettuale. N.d.Ar.]

    La Lega con la questione Pedretti, protetto da Calderoli, ha perso ogni credibilità, ora anche il PD con la sua gestione aziendalista e fallimentare sta precipitando, trascinato dagli scritti di Massimo e dei suoi imitatori.
    Sono anziano e ricordo una pessima e vergognosa sceneggiata di un sindaco al potere che dava dei barboni e straccioni a dei lavoratori che lamentavano una situazione di disagio vera.
    Era un sindaco socialista, due anni dopo furono travolti dagli eventi, altro che onda lunga.

    [Il bello è che il Pillitteri, sindaco di Milano e cognato di Craxi (cognato, non cugino) si era recato in viale Palmanova, con i giornalisti e i teleoperatori. Questi dovevano riprendere il sindaco di Milano che “le cantava” ai lavoratori reprobi, sicuramente di sinistra, com’era giusto che fosse, ma incazzati con i rappresentanti della sinistra (cosiddetta) che facevano i progressisti a spese altrui. I lavoratori non avevano trovato udienza presso i partiti e nei sindacati di sinistra (cosiddetta) e si erano rivolti al sindacato della Lega nord, questa era la loro colpa. Qual era il problema? I dipendenti dell’Atm avevano la mensa, lì all’inizio di viale Palmanova, ma per entrare nella struttura prefabbricata dovevano guadare un acquitrino maleolente di piscio e merda che in parte filtrava, in parte scorreva da un vicino accampamento abusivo. Praticamente un pozzo nero che traboccava in superficie. Volevano che gli si risolvesse questo problema. I giornalisti erano stati convocati numerosi per registrare il trionfo del sindaco democratico, ma è stata una débâcle per il cognato, l’inizio della sua parabola discendente. Per quanto culilingui, i giornalisti si resero conto di avere in mano un materiale prezioso, e — almeno alcuni — montarono il servizio che la sera stessa era in onda. Manca nello spezzone una scena esilarante, quella in cui il sindaco progressista dà del terrone ai tranvieri: sì terroni venuti a Milano con le pezze nel culo (così disse) e che, evidentemente, in quanto terroni dovevano per recarsi alla mensa guadare la polla (gatti padani: proprio così, si dice polla) di piscio e merda squacquera. Guadare: zitti e mosca! Però, forse quei giornalisti non erano poi così culilingui, avevano il senso della misura, a differenza di altri. Lo scoop è scoop, e che diamine! Invece quando il Pedretti… Va be’, sapete già che alludo a quella tal notizia negata, nel dicembre 2009.
    Con il senno del poi, possiamo affermare che quell’episodio del sindaco cognato che fa il progressista con il culo dei tranvieri “terroni” e certe improvvide esternazioni del cardinale Martini (male consigliato da donnette che gravitavano intorno a Nando dalla Chiesa, quelle stesse che gli avevano preparato un piano di comunicazione basato sulla mistica delle latterie della vecchia Milano, che chi le conosce è bravo) furono due catalizzatori formidabili per il successo della Lega nord, prossimo venturo (nel frattempo, molta acqua è passata sotto i ponti, le trote risalivano il corso d’acqua, gingillini elettonici e casse di Chardonnay passavano da una riva all’altra del fiume).
    N.d.Ar.]

    Avete rovinato l’Italia, speriamo che l’onda vi spazzi via tutti.
    Scusate lo sfogo.

  24. Comico talentuoso permalink

    Suvvia non esagerate, non siate troppo severi con lui. Stava solo scherzando, abbiate comprensione è nella sua natura.

    http://www.atosa.es/it/catalogos/carnaval/accesorios-carnaval/12678-s-cart-occhiali-con-naso-baffi-e-sopracciglia.htm

    [La foto di Groucho Marx da bambino è troppo bella. Provvedo immediatamente a esplicitarla:

    Groucho bambino

    Groucho non se n’avrà a male, spero, per la pubblicazione di questa foto giovanile. N.d.Ar.]

  25. Vergogna!!!!!!!!! permalink

    @Jessica, guarda questa eletta più a sinistra del PD cosa ti combina.
    La Boldrini supersnob, lontana anni luce dai cittadini e dai loro problemi, si conferma per quello che è, una marziana caduta sulla terra.
    http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1309169/Cambia-idea-sull-auto-blu—Boldrini-col-macchinone–che-rifiuto-anche-Fini.html
    Questa sinistra da salotti si comporta così e poi certo che “Massimo e Amico di Aristide” straparlano, si sono montati la testa non capiscono un cacchio e seguono questi infami insegnamenti.
    Non sanno più vedere e riconoscere le fatiche quotidiane dei veri lavoratori, sentire il rumore delle officine e l’odore della terra coltivata, sono allergici al sudore questi damerini.
    Questi “signori” hanno le mani pulite, inorridiscono al pensiero di sporcarle di olio o di terra e hanno il coraggio di farsi fare la manicure, donne e uomini.
    Maledetti traditori del popolo, quello che fatica.

    • Ma la Boldrini dice che la colpa è del prefetto, come un Pedretti qualsiasi, il quale disse: «Sì, ho acquistato i gingillini elettronici e il vino Chardonnay con i soldi dei lombardi, ma io ho sentito il capogruppo, lui ha detto che è tutto regolare. (Ma si rende conto il Pedretti di quel che dice? Lui un cervello per ragionare, che lo aiuti a stabilire ciò che è decente e ciò che è indecente, non ce l’ha?)

      Comunque ammettiamo che sia così, che la Boldrini non avesse potuto far diversamente. Come esercizio di stile, lei che è così snob e a modino, lei che è così maestrina che più maestrina non si può, peggio della Irene Pivetti, quella che adesso si fa fotografare con tubino sadomaso e frustino in mano, la Boldrini che è così educata ed elegante che se uno dice “Quelli del Pd sono peggio di quelli del Pdl”, interrompe e con gaffeuse sicumera dice “Lei insulta il Pd, se afferma che i suoi rappresentanti sono come quelli del Pdl, o peggio” (evidentemente quelli del Pdl sono merda), ebbene, la Boldrini avrebbe potuto dire: «Ritiro la sparata mediatica sulla casta e sulle auto di grossa cilindrata».
      Così invece, se non ho capito male, lei ha incassato, allora, il beneficio d’immagine della sparata mediatica (con riscontro di squitti compiaciuti dal settore pesudoprogressista), e, adesso, il beneficio dell’auto di grossa cilindrata. Neanche la Boldrini, evidentemente, si ricorda del precetto evangelico: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra». In soldoni, a suo tempo avrebbe fatto bene a montare su un’utilitaria, senza parate mediatiche.

      A proposito di automobili, la dott.ssa Serra, se la memoria non mi falla, nell’intervista a Nando dalla Chiesa (che lei aveva chiamato a tenere una conferenza alla scuoletta di partito, grazie alla quale si qualificò “determinata” e fece fuori i concorrenti che ambissero a essere candidato sindaco per il neogruppo Vivere Curno, trasfigurazione mistica di Insieme per cambiare Curno) affermò:
      a) io vivo in trincea, altrove i leghisti avranno fatto anche bene, ma qui a Curno sono una schifezza;
      b) io sono progressista e vado in giro su un’auto italiana, su una Panda, e la mia Panda è alimentata a gas.
      Riguardo al primo punto, sappiamo com’è andata: la dott.ssa Serra è stata impedrettata fino al collo, fino all’altro ieri. Adesso che il Pedretti ha fatto naufragio, invece di prendere coraggio e di chiedere scusa (un po’ a tutti, in particolare ai cittadini curnensi e al Pd), la dott.ssa Serra spera che con la sua strategia di sobrietà e altera superiorità finisca tutto nel dimenticatoio (“Io non porto rancore”: disse così, una volta, come se fosse lei che generosamente, o — piuttosto — con regale degnazione, perdona le peccata altrui; ma colei che dev’essere perdonata è proprio lei! Cioè, sarà perdonata se avrà fatto pubblica ammenda, avrà recitato l’atto di contrizione ecc.).
      Riguardo al secondo punto, spero che la dott.ssa Serra circoli ancora con la Panda a gas, o con veicolo equivalente. La bicicletta non conta: quella è stata un’ostentazione un po’ pesantuccia, durante la campagna elettorale (comunque sempre meglio del caffè Corti, questo lo riconosco volentieri: il caffè Corti fu un pugno nello stomaco, un insulto all’intelligenza dell’elettore, sia quello leghista, sia non leghista).

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